lunedì 17 marzo 2008

SULLA CROCE GESÙ HA COMPLETATO LA SUA MISSIONE DI REDENTORE, MA ANCHE DI MAESTRO


di Pd.Enzo Ridolfi

Sulla croce Gesù ha completato la sua missione di Redentore, ma anche di Maestro.Ci ha insegnato il perdono, con le parole: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Vangelo di Luca 23,34), perdonando ai suoi uccisori e a chi lo offendeva come Dio e come morente.Ci ha insegnato ad aver fede nella misericordia concessa a chi si pente, con le parole: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso" (Vangelo di Luca 23,43), promettendo il paradiso a Disma (Vangelo di Luca 23,43).Ci ha insegnato a chi andare per non sentirvi soli, a Maria che ci è Madre, con le parole: "Ecco la tua madre" (Vangelo di Giovanni 19,27).Ci ha insegnato a chiedere umilmente ed a soffrire pazientemente, anche delle necessità corporali, con le parole: "Ho sete" (Vangelo di Giovanni 19,28), chiedendo un sorso per le sue labbra arse. Ci ha insegnato a non lamentarci se quel sorso è aceto e fiele. Aceto e fiele che è dato non soltanto alle labbra, ma spesso al cuore che chiede di amare e riceve ripulse e offese. II nostro Gesù, di questa amarissima mistura, ne ha avuto saturo il cuore.Ci ha insegnato chi invocare nelle ore in cui il dolore si precipita su noi e ci pare che tutti, anche Dio, ci abbiano abbandonato, con le parole: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Vangelo di Matteo 27,46).Gesù era, per necessità di Redenzione, realmente abbandonato dal Padre, ma l'ha ugualmente invocato. Così dobbiamo fare anche noi nelle ore di prova e di dolore.Se anche Dio ci pare lontano, chiamarlo lo stesso in soccorso. Dargli sempre filiale amore. Egli ci darà i suoi doni. Potranno non essere quelli che invochiamo. Saranno altri ancora più utili a noi. Dobbiamo fidarci dei Padre nostro. Egli ama e provvede (Libro della Genesi 22,14). Dio premia chi crede nella sua bontà.Sulla croce Gesù ci ha insegnato il grande valore che ha l'anima, con le parole: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Vangelo di Luca 23,46).L'estrema sollecitudine del Morente va al suo spirito, prossimo a liberarsi dalla carne per tornare all'Origine da cui era venuto. Lo raccomanda al Padre.Gesù ci ha insegnato che una sola cosa e preziosa nella vita e preziosa oltre la vita: lo spirito. Esso deve avere tutte le nostre cure durante l'esistenza e le nostre previdenze nell'ora della morte.Valore immisurabile del nostro vivere di uomini è lo spirito, signore del nostro essere. Tutto quanto possediamo sulla terra è cosa che muore con la carne. Nulla ci segue nell'altra vita. Ma lo spirito resta e ci precede (Vangelo di Giovanni 6,63). Si presenta al Giudice e riceve la prima sentenza, poi riscuote la carne nell'ora dell'ultimo Giudizio e la fa di nuovo viva, beata con lo spirito o con esso maledetta. Secoli o attimi di morte conosce la carne avanti la sua risurrezione, ma lo spirito non conosce che una morte da quella non risorge. Di questa dobbiamo aver paura (Vangelo di Matteo 10,28; Libro dell'Apocalisse 20,14 15;21,8).Affidiamo in vita e in morte il nostro spirito al Potente, al Santo, al Misericordioso Iddio. Allo spirito che si affida a Lui poco può nuocere Satana sulla terra allo spirito che nell'agonia invoca Dio sono risparmiati terrori che il Nemico suscita per ultima vendetta; allo spirito che spira in Dio gli viene aperto il cielo e da morte passa a vita eterna, santa, beata.Sulla croce Gesù ci ha insegnato la gioia che viene dal compiere la volontà di Dio, con le parole: "Tutto è compiuto" (Vangelo di Giovanni 19,30).Al dolore angoscioso di quella morte, subentrò in Gesù la gioia d'averci conquistato la Vita. Così avvienE anche per noi quando moriamo in grazia di Dio.

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