mercoledì 10 ottobre 2007

CANTO IN LINGUE E "INTERFERENZE ANGELICHE"

Nei nostri incontri di preghiera ci sono momenti in cui dall'assemblea si leva come un mormorìo di voci, che somiglia al mormorìo delle acque di un ruscello, al fruscìo delle foglie degli alberi del bosco solcati da una brezza, e la preghiera vocale si trasforma in un canto, in cui ognuno dei partecipanti interviene con una sua melodia, e tutti insieme concorrono a produrre un'armonia strana ma bella. Il canto può assumere la forma del giubilo, noto alle prime generazioni cristiane di cui parla anche S. Agostino, commentando il salmo 32 (33), versetto 3: " Cantate al Signore un canto nuovo", o " in iubilatione ", come legge nella sua traduzione spiega quella " iubilatio " (o giubilo) come l'immagine dei lavoratori dei campi, i quali, quando mietono o quando vendemmiano o quando sono occupati in qualsiasi altro lavoro, cominciano ad esultare usando le parole dei canti, ma poi, inondati di letizia incontenibile, e non potendo esprimersi in parole, lasciano cadere le sillabe delle parole e si abbandonano al suono del giubilo, intendendo così spiegare senza parole quello che sentono nel cuore. Allora la gioia si dilata al di là dei limiti delle sillabe.

Questo canto improvvisato senza parole lo troviamo nelle antiche liturgie, soprattutto pasquali, fino al IX secolo, quando la melodia spontanea e libera che seguiva l'ultima nota del canto venne sostituita dalla sequenza, con parole fisse e melodia prestabilita. Nella preghiera privata la pratica del giubilo, ossia del canto improvvisato senza parole, o con fonemi propri la ritroviamo nel Medio Evo e nell' Età Moderna, come ci testimoniano le vite dei santi:S. Francesco d'Assisi, S. Teresa d'Avila, S. Giovanni della Croce.

Il giubilo, oggi, nel risveglio dei carismi, è comune nei Gruppi di Rinnovamento e nella preghiera privata di molti carismatici. E forse quel " prego nello Spirito " di S. Paolo può essere inteso in questo senso. Oltre che la forma del giubilo, il canto in lingue può assumere forme di un canto polifonico con parole articolate come se fossero vere lingue, e non è escluso che a tratti, lo siano. Le persone, quasi ascoltandosi tra di loro, convergono nell'esprimere un unico sentimento di lode o di ringraziamento o anche di implorazione di perdono. Succede talvolta, durante questi canti, di udire altre voci, come voci di un coro lontano che si avvicina e si unisce al canto dell'assemblea; succede anche di sentire il suono di altri strumenti, diversi da quelli usati dall'assemblea, che potenziano la musica e danno la sensazione di una deliziosa armonia celeste che integra quella terrena. La percezione di questi suoni (arpe, flauti, campane) talvolta è avvertita da alcuni dei partecipanti; a volte invece sembra captata da tutti o quasi tutti i presenti. Che si tratti, in questo caso, non di un fatto soggettivo personale, di una forma di suggestione collettiva, ma di un fenomeno reale oggettivo, trova conferma nella registrazione delle cassette. Riascoltando i nastri sonori, rileviamo con meraviglia queste " interferenze ", che convenzionalmente chiamiamo " interferenze angeliche " o " canti degli angeli ". Pensiamo che ci siano presenze celesti che si uniscono a noi nel lodare l'unico Signore del cielo e della terra.

Ma gli angeli effettivamente cantano e suonano strumenti, se sono puri spiriti?Nell'Apocalisse assistiamo a solenni liturgie, in cui gli angeli, nei diversi ordini, intervengono con canti e suoni di arpe e di altri strumenti musicali. Si parla anche di trombe, di voci possenti, di tuoni come il fragore di molte acque, di cori angelici, di canti particolari. Si tratta evidentemente di visioni o di audizioni dell'autore dell'Apocalisse. Però attraverso questi segni, Dio narra la storia della Chiesa, il passato, il presente, il futuro, e fa intendere i misteri del Regno; osteggiato dal malvagio, che alla fine sarà distrutto con la vittoria definitiva dell'Agnello. Il canto degli angeli è la traduzione, in termini comprensibili a noi, di quella lode che gli spiriti celesti e tutte le creature rivolgono a Dio; una partecipazione del cielo alla lode che sale dalla terra, una condiscendenza di Dio alla nostra preghiera, facendo usare agli angeli il nostro linguaggio...Possiamo anche formulare un'altra ipotesi, almeno in alcuni casi. Nessuna voce, nessun canto isolato o corale si perde nell'universo.. Dio, con un particolare suo intervento, può farci riudire tratti di cori liturgici di altre epoche, o suoni di strumenti di altri tempi, effettivamente eseguiti, lembi di lode corale del passato, per dire che tutto, passato e presente, si fonde in un'unica lode.
Qualsiasi spiegazione è buona se l'accettiamo col cuore di bambini, grati a Dio di quello che fa per attirare l'attenzione sulla sua presenza in mezzo a noi.










P. Matteo La Grua

lunedì 8 ottobre 2007

Francesco e Chiara, due giovani cristiani … d’oggi.


A quasi 800 anni dalla loro salita al cielo si può dire senza paura di essere smentiti che questi due giovani possono incarnare perfettamente i giovani del 2007. I loro caratteri, le loro ambizioni, i sogni, i loro contrasti, i turbamenti, la loro apparente assenza di Dio sono gli stessi dei giovani contemporanei.
Francesco ad esempio, è un giovane allegro, gioviale, amato dagli amici, spensierato, viziato, egoista, come tutti i giovani di allora e di oggi aspirava ad un grande sogno: divenire cavaliere! Non tanto per le gesta eroiche, non era un prode guerriero, ma per il passaggio ad un “rango” più consono alle facoltose possibilità del padre che si produsse in sacrifici estremi pur di accontentare il figlio e soprattutto se stesso.
Anche il personaggio paterno è incarnabile nel tessuto sociale moderno,infatti quale padre non vorrebbe il meglio per il proprio figlio? E quale non sarebbe disposto a toglierlo dai guai, a pagargli “gli sfizi” o a viziarlo fino a renderlo “schiavo” di un meccanismo di comodo da cui è impossibile staccarsi.
Il giovane ne è soggiogato ma gli fa comodo perché comprende che la potenza economica paterna sarà il mezzo per ottenere i suoi obbiettivi. E’ il discorso di molti figli di oggi e di sempre un “tantinello” opportunisti … non trovate.
E Chiara … sicuramente bella, di nobile famiglia, ricca, potente, con aspirazioni regali e principesche, gentile, laboriosa e tanto sensibile. Forse a differenza di Francesco maggiormente attratta e naturalmente incline al bene, che ottemperava verso i bisognosi quasi naturalmente.
Ad un certo punto accade l'incalcolabile, ciò che stravolge il nostro "bigotto" punto di vista delle cose e della Chiesa, e entriamo in contatto con la "radicalita" del Vangelo! E così oggi come allora nelle nostre città quando accade qualcosa di clamoroso la notizia fa il giro delle piazze e dei vicoli! Francesco è impazzito! Che cosa è accaduto al brillante assisiano degno di essere protagonista delle migliori novelle e leggende medioevali che decanterebbero la sua prodezza militare ed il suo nobile coraggio … è impazzito! No, piuttosto: ha fallito!
Proprio così! A volte capita che non basta essere ricchi, non serve avere grandi sogni, abiti belli, possedimenti … prima o poi devi fare i conti con te stesso, con la tua anima che anela Dio … prima o poi dopo i tuoi fallimenti c’è il volto di Dio!
ciò che prima mi appariva ripugnante ed amaro ora mi era dolcissimo dirà Francesco. Il contatto con la sofferenza umana, con la miseria, con la sua indigenza, con il suo fallimento gli apri il cuore ad una nuova dimensione: non più IO ma DIO! Attraverso il suo fallimento e il ridimensionamento dei suoi sogni l’Eterno gli propone un sogno più grande… e tu, sei pronto a rinunciare ai tuoi sogni per sognare quelli di Dio per te?!?!
Quale miracolo più lucente per la sensibilissima e dolcissima Chiara di Favarone d’Olfreduccio, se un uomo così “carnale” ed egoista come Francesco incontra Dio e cambia vita nei lebbrosi, nei poveri e negli ammalati, quale stimolo per lei, quale segno più chiaro ai suoi turbamenti e alla scelto del suo vero futuro.
Gesù diceva:

Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D`ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre (Lc 12,52-53)

Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà trovato la sua vita, la perderà: e chi avrà perduto la sua vita per causa mia, la troverà
. (Mt 10,37-39)

Gesù è chiarissimo! Il primo ostacolo per molte vocazioni (matrimoniali, sacerdotali, religiose, spirituali, contemplative, missionarie …) è proprio la comodità e la paura di deludere le aspettative dei genitori e per un senso di riconoscenza per tutti i sacrifici fatti che obbligano i due giovani a scelte di “schiavitù” sentimentale. Entrambe sono turbati, indecisi e fortemente titubanti … ma poi c’è l’incontro. E sì fratelli miei se non c’è un’incontro con il Signore non c’è poi la forza di prendere decisioni stravolgenti. Francesco e Chiara attraverso la preghiera, il silenzio, l’adorazione giungono alla scelta radicale di seguire Cristo povero e crocefisso. Si parla delle loro gesta come se si trattasse di una vita scritta su di un copione e solo da interpretare per onorare gli impegni teatrali presi. No fratelli, la scelta costa lacrime, sangue e sacrificio, rinunce, e solchi sulle ginocchia, ore immersi in un silenzio di un Dio che parla a bassa voce e spesso tace, ma non smette mai di eserci. La scelta, qualsiasi essa sia è dolorosa; scegliere Cristo al posto di compiacere gli amici che non ti capiscono, dei genitori che ti credono pazzo, della gente che non ha più stima per te, gettare il tuo perbenismo religioso, sottostare a regole secolari di comodità di ricchezza… a volte si è soli, forse spesso; a volte si ha fame, forse tanta; a volte si è criticati e fraintesi, forse sempre … ma di sicuro ne vale la pena

In verità vi dico: non c`è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, che non riceva già al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna. (
Mc10,30)

Allora giovani, coraggio Gesù ci attende, coraggio sposi, coraggio cuori contemplativi, coraggio cavalieri del Grande Re, rendiamo la vita a Dio arrendiamoci al Suo Amore e vedremo le Sue meraviglie e contempleremo il Suo volto. Non turbiamoci se il mondo non ci comprende, noi non siamo del mondo, scegliere Gesù no vuol dire solo farsi frate o suora, vuol dire non accettare compromessi con il peccato, con il nemico e con nessuno, essere solo di Gesù a costo di rimanere da soli … e se non ci comprenderanno ..?

Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e v`insulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dell`uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
(Lc 6,22-23)

Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato. (
Gv15,24)

Giosuè