martedì 22 gennaio 2008

JOSHUA E' VIVO !!!


Pace a voi fratelli benedetti ed amati da Jeshua, Joshua è tornato!

Chiedo perdono a tutti per questo lungo periodo in cui il BLOG non è stato aggiornato per problemi tecnici ma come avete potuto vedere ho "sfoderato" le armi dell'adorazione con una nuova raccolta di brani veramente speciale che spero vi serva come aiuto nel vostro ministero o per la vostra vita di adoratori.

Dio vi benedica vostro Joshua!

Il worship leader più bravo del mondo

Dal blog Cuoredilode.it - Autore Andrea Merli

Ron Kenoly? Darlene Zschech? Paul Baloche? Matt Redman? Chris Tomlin? Kirk Franklin? Don Moen? Noel Richards? I Delirious? Tim Hughes?

Chi è il migliore worship leader di questi anni? Chi è il più famoso, il più “carismatico”, il più dotato vocalmente, il più “unto”, il maggiore “trascinatore di folle”?
Chi ha vinto più Dove Award (il corrispondente cristiano del Grammy)?
Chi ha venduto di più? Insomma chi è il più bravo?
Ho il massimo rispetto e molta stima per questi e molti altri worship leaders che hanno fatto così tanto attraverso i loro concerti e i loro cd per aiutarci ad entrare nella presenza di Dio. Credo che tutti noi, che abbiamo il privilegio di essere parte di un ministero di lode e adorazione abbiamo tanto da imparare dall’esperienza di questi uomini e queste donne di Dio, che hanno davvero fatto della lode e dell’adorazione uno stile di vita prima personale e poi pubblico. In questi ultimi anni apprezzo in particolare il grande esempio e lo stile di persone semplici e consacrate a Dio come Matt Redman, che al di fuori dello stile “che va di più” stanno portando avanti un’adorazione alternativa, fresca, più profonda e basata sulla “rivelazione” della grandezza di Dio. Non parlo tanto di stile musicale (anche se personalmente quello di Matt mi piace), ma soprattutto parlo di testi profondi, poetici, fortemente profetici, brani che incarnano un grido dell’anima che sta crescendo dentro di noi, vogliamo vedere la gloria di Dio con tutto noi stessi e siamo consapevoli di cosa questo significhi, disposti a pagarne il prezzo! Ci sono canzoni che ci portano più vicino al Dio che siede sul trono, non solo al Dio che ci benedice e che ci ama, ma a quel Dio imperscrutabile, infinito e santo, che attende di avere una relazione intima e profonda con il nostro essere. In America la musica di lode e adorazione è già un megabusiness discografico, non sono per niente contrario a questo, anzi, che anche in Italia accada che le case discografiche secolari si accorgano che produrre musica cristiana conviene!!! Dobbiamo solo fare un po’ di attenzione e non cadere nella trappola di credere che questa “macchina” produttiva sia l’adorazione. Vogliamo un impatto in questa società, per questo puntiamo alla migliore qualità tecnica possibile e sicuramente preghiamo che Dio ci dia tutti i mezzi necessari per realizzare la nostra musica. Ma in tutto questo, non facciamoci ingannare; non tralasciamo la dimensione dell'artista genuino, che è nato per esprimere il suo cuore attraverso il suo talento e non si preoccupa di numeri e marketing. Soprattutto, non perdiamo di vista la dimensione spirituale e l’attitudine del nostro cuore mentre lavoriamo con l’etichetta dei “worship leaders”, che a me piace poco, perché trovo che descriverebbe meglio un "job profile" aziendale piuttosto che il nostro status di sacerdoti al servizio di Dio. Io voglio avere la stessa attitudine del cuore di Davide, quando suonava l’arpa davanti a Dio senza pensare ad avere una posizione o un titolo "riconosciuto", senza preoccuparsi se i pezzi che cantava avrebbero venduto bene, se avrebbero potuto far parte di una compilation di successi “cristiani”. Quando la cosa diventa “un bell'affare” ci vuole più saggezza per discernere i prodotti genuini da quelli fatti per correre dietro alla remunerativa "moda" musicale del momento, perlomeno in America. Adoratori in prima linea, riscopriamo una dimensione nuova della conduzione della lode!! Alla domanda: chi è il miglior Worship leader? c’è soltanto un’unica eterna risposta: lo Spirito Santo.
E’ Lui che ci guida al Padre ed il Padre si aspetta di trovare degli adoratori che lo adorino in “Spirito e verità” (Giov. 4). Nell’adorazione c’è solo un posto d’onore, un solo protagonista, una sola grande star, un solo unico e vero conduttore della lode. Non c'è proprio posto per chi vuole attirare l'attenzione su di sè o autopromuoversi. E poi, per favore non fatevi chiamare più “worship leaders”. Tu che “conduci” la lode, ti senti di più un “worship LEADER” o un “WORSHIP leader”? Persino in America, come già in UK, i più sensibili hanno iniziato a farsi chiamare “lead worshippers”, perché è sull’adoratore che deve essere l’enfasi, non tanto sul leader. Noi dobbiamo solo preoccuparci di essere noi stessi e dare l’esempio, senza impartire ordini, senza farci notare, come angeli invisibili che preparano la via aiutando le persone ad entrare nella presenza di Dio.
Colui che gestisce tutto il resto, il vero leader è e sarà sempre lo Spirito Santo. Con questo non voglio sminuire la responsabilità e il punto di riferimento che chi conduce rappresenta, ma troppe volte c’è così tanta pressione sulle nostre spalle, come se tutto o quasi dovesse dipendere da noi, troppe esortazioni, troppi tentativi umani e talvolta invadenti di far adorare le persone, che spesso ottengono l’effetto contrario: invece di farle guardare su, si mantiene la loro attenzione giù!! Non siamo noi a dover convincere le persone ad adorare. Niente può essere più lontano dal vero, io ho scoperto che bisogna sì essere attenti, pronti e svegli per continuare a seguire il fiume di Dio, ma è importante anche essere tranquilli e rilassati, perché ancora una volta è Lui che fa l’opera. La conduzione c’è, ma deve essere discreta e quasi invisibile. Nell’adorazione non c’è spazio per l’uomo e per le parole umane, per i leaders manipolatori, per i performers che attirano l’attenzione solo su se stessi. Nei momenti di celebrazione fai tutto il rumore che vuoi, gioisci, danza, coinvolgi le persone con il ritmo della musica, fa che si esaltino per Dio, ma assicurati che non diventi uno show fine a sè stesso, e ricordati che questa è solo una parte del tuo compito. Anzi, se vuoi essere un bravo lead worshipper, fai di tutto perché gli altri non ti notino, cerca di fare in modo che concentrino il loro sguardo su Gesù. Se riuscirai in questa impresa, allora la tua conduzione avrà successo. La Parola dice: “nessun uomo si vanti davanti a Dio”. Quando salgo su di un palco per iniziare l’adorazione penso sempre a Giovanni Battista. Per quanto mi riguarda, il verso chiave di ogni lead worshipper che si prepara ad agevolare un momento di adorazione è:
Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca. (Giovanni 3:30)
Ricordiamocene quando ci chiamano “worship leaders”, quando saliamo sul palco con la nostra band, abbandoniamo il mettersi in mostra, il controllare lo Spirito e il manipolare le persone, in modo che "l’uomo" resti giù, mentre l’unico nome degno di essere innalzato, notato e ricordato possa essere quello del nostro Signore. E che "il worship leader più bravo del mondo" si compiaccia di condurci dritti per la via che porta alla Sua tremenda presenza.
Sì, nella via dei tuoi giudizi, Signore, noi speriamo in te; al Tuo nome e al tuo ricordo si volge tutto il nostro desiderio. (Isaia 26:8)

Che significa Adorare


di Chiara Lubik

"Adora il Signore Dio tuo e a Lui solo rendi culto"

"..... " Fu proprio nel deserto, mentre stava andando verso la terra promessa, che il popolo d'Israele abbandonò, per un momento, il suo Dio e adorò il vitello d'oro. Anche Gesù ripercorre lo stesso cammino nel deserto e anche lui è tentato da Satana di adorare il successo e il potere. Ma egli taglia netto con ogni lusinga del male e si rivolge con decisione verso l'Unico Bene: Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto. Come è stato per il popolo ebraico e per Gesù, così anche per noi, nel nostro quotidiano, non mancano le tentazioni a farci deviare verso percorsi più facili. Esse ci invitano a cercare la nostra gioia e a riporre la nostra sicurezza nell'efficienza, nella bellezza, nel divertimento, nel possesso, nel potere..., realtà di per sé positive, ma che possono essere assolutizzate e che spesso la società propone come autentici idoli. E quando non si riconosce e non si adora Dio, subentrano inevitabilmente altri dèi ed ecco riapparire il culto dell'astrologia, della magia... Gesù ci ricorda che la pienezza del nostro essere non sta nella ricerca di queste cose che passano, ma nel metterci davanti a Dio, dal quale tutto proviene, e riconoscerlo per quello che egli veramente è: il Creatore, il Signore della storia, il nostro Tutto: Dio! Se lassù in Cielo, dove siamo incamminati, lo loderemo incessantemente, perché non anticipare fin da adesso la nostra lode a lui? Che sete sentiamo, a volte, anche noi di adorare, lodandolo nel fondo del nostro cuore, vivo nel silenzio dei tabernacoli e nella festante assemblea dell'Eucaristia... Ma che cosa significa adorare Dio? È un atteggiamento che va diretto solo a lui.Adorare significa dire a Dio: Tu sei tutto, cioè: Sei quello che sei; ed io ho il privilegio immenso della vita per riconoscerlo.Adorare significa anche aggiungere: Io sono nulla. E non dirlo solo a parole. Per adorare Dio occorre annientare noi stessi e far trionfare lui in noi e nel mondo. Questo implica il costante abbattimento dei falsi idoli che siamo tentati di costruirci nella vita.Ma la via più sicura per giungere alla proclamazione esistenziale del nulla di noi e del tutto di Dio è tutta positiva.Per annientare i nostri pensieri non abbiamo che da pensare a Dio ed avere i suoi pensieri che ci sono rivelati nel Vangelo. Per annientare la nostra volontà non abbiamo che da compiere la sua volontà che ci viene indicata nel momento presente. Per annientare i nostri affetti disordinati basta aver in cuore l'amore verso di lui ed amare i nostri prossimi condividendone le ansie, le pene, i problemi, le gioie.Se siamo amore sempre, noi, senza che ce ne accorgiamo, siamo per noi stessi nulla. E perché viviamo il nostro nulla, affermiamo con la vita la superiorità di Dio, il suo essere tutto, aprendoci alla vera adorazione di Dio"....."Il risultato del nostro annullarci per amore era che il nostro nulla veniva riempito dal Tutto, Dio, che entrava nel nostro cuore.

DAVIDE L'ADORATORE DI DIO


del Past. Silvano Lilli

"Io ho trovato Davide, figlio di Iesse, uomo secondo il mio cuore, che eseguirà ogni mio volere" (Atti 13:22 )

Davide è un modello buono di come dovrebbe essere l'uomo di Dio, cioè in armonia con la parte più intima di Dio. Ci sono figli che toccano il cuore dei genitori anche se questi cercano di amarli tutti con lo stesso amore. C'è quindi una qualità nel figlio che riesce a toccare il cuore di Dio. Il cuore di Davide era in sintonia col suo Dio e così libero dalle opinioni degli uomini che è stato uno dei più grandi adoratori, perché gli interessava l'opinione di Dio, di cui aveva molta considerazione, più di quella che aveva per gli uomini.
Se abbiamo un cuore secondo Dio, lasceremo un segno nella storia, perché saremo usati. Davide non ha mai perso una battaglia! Se noi abbiamo il cuore secondo Dio, sono convinto, non perderemo una battaglia. Quelli che vivono il cristianesimo nella mente, nella razionalità, non entrano in un rapporto intimo con Dio.
Davide si è relazionato molto bene con lo spirituale e con il materiale. Nel Salmo 139:14 dice "Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere, e l'anima mia lo sa molto bene", celebra se stesso ma dando gloria a Dio che lo ha fatto. Quante volte c'è falsa umiltà nella nostra vita e dobbiamo esprimerla per non scandalizzare.
Davide, che con quello che gli era stato affidato faceva il massimo. Noi siamo chiamati a fare la volontà di Dio esattamente dove Lui ci vuole. Davide aveva scoperto questo e in ogni situazione dava il massimo. Era lasciato fuori delle decisioni della famiglia, ma non aveva per questo invidia, faceva bene ciò che gli competeva. Sapete che è più difficile essere "secondi" che "primi"? Valutate delle chiese che hanno problemi e vedrete dei "secondi" che non sanno fare i "secondi".
Davide aveva chiaro un concetto, come si doveva rapportare con Dio, con la famiglia, col popolo. La sua grande sorpresa davanti alle ingiurie di Golia è stata quella di vedere che qualcuno non svolgeva il suo compito: i soldati. In qualche modo Davide ha imparato a portare le proprie responsabilità e anche noi dobbiamo farlo. Quando l'ha imparato? Quando era solo con Dio. Se la vostra solitudine con Dio non vi aiuta a portare le responsabilità, vuol dire che la vostra è solo solitudine, senza Dio.
Cosa avreste fatto di fronte ad un leone o ad un orso? Davide non aveva armi sofisticate, ma una rudimentale che sapeva usare. Quando si presenta il "leone" che vuole le "pecore", noi dobbiamo difenderle anche con armi rudimentali. Tutti soffrono se qualcun gli ruba un "agnello", e se c'è uno che non soffre, questi è un pastore strano! Non solo Davide difendeva le pecore, ma faceva di più, "Ma Davide rispose a Saul: "Il tuo servo pascolava il gregge di suo padre quando un leone o un orso veniva a portar via una pecora dal gregge, io lo inseguivo, lo colpivo e la strappavo dalle sue fauci; se poi quello si rivoltava contro di me, io l'afferravo per la criniera, lo colpivo e l'ammazzavo" . (1Sam 17:34-35 )

Era una fortuna per il leone se restituiva solo la pecora! Si è formato sui pascoli per poi essere re. La passione di vedere Dio vittorioso, l'ha spinto ad affrontare Golia.
Devo fare tutto quello che è nelle mie possibilità per portare a termine quello che Dio mi ha affidato. Nessun predatore ha il diritto di rubare una "pecora". Abbiamo delle regole spirituali ma dobbiamo verificare se sono da Dio e secondo la Parola. Molto spesso esitiamo troppo sul pericolo piuttosto che confidare in Dio. Davide si riconosceva nella giustizia e nell'economia di Dio. Se volete qualche cosa di soprannaturale dovete credere nella Parola. Nell'economia di Dio voi siete principi nascenti e se i predatori vi sottovalutano faranno brutte esperienze come le fecero i filistei. Non siamo chiamati a fuggire i problemi, ma ad affrontarli e risolverli.
Era sicuro della sua identità e la sottolineava "Ma chi è mai questo Filisteo incirconciso, che osa insultare le schiere del DIO vivente?" (1Sam. 17:26) (Se perdiamo identità perdiamo la nostra forza).
Come Davide ha pianto Absalom perché lo amava, così dobbiamo imparare ad amare i nostri figli, anche se non stanno comprendendo il nostro ministerio. Quante volte, per non dispiacere la chiesa, abbiamo trascurato i nostri figli? Davide non alimenta il risentimento. Sa con certezza chi lo ha chiamato. Va in esilio in pace, sa che c'è un tempo per la prova "Lasciatelo stare e lasciate che maledica, perché glielo ha ordinato l'Eterno. Forse l'Eterno vedrà la mia afflizione e l'Eterno mi farà del bene in cambio delle sue maledizioni di oggi". (2Sam. 16:11-12)

Quando ritorna a Gerusalemme sa perdonare Scimei che lo aveva maledetto ma che ha chiesto perdono "Il re disse quindi a Scimei: Tu non morrai!". (2Sam. 19: 23)
Che tutti noi possiamo diventare sempre più uomini col cuore secondo Dio!

NATI PER ADORARE (di Rick Warren )

vi propongo questo meraviglioso studio sull'adorazione di questo autore che sono certo troverete utile ed interessante, lo dividerò in più temi per comodità e perchè è molto lungo e tenderei a stancarvi, bevetene a piccoli sorsi ... buona lettura !

La vita con uno scopo: Esisti per "L'adorazione"

Gli antropologi hanno notato come la gente in ogni cultura istintivamente adori qualcosa. Questo è un desiderio universale, con il quale Dio ha avvolto ogni fibra del nostro essere, un desiderio innato di avere una relazione con Lui. Se non possiamo adorare Dio, troviamo sempre qualcosa con cui sostituirlo, anche se finisce con l’essere noi stessi. "...offriamo a Dio un culto gradito, con riverenza e timore!" (Ebrei 12:28) La ragione per cui Dio ci ha creati con questo desiderio è perché egli desidera degli adoratori! Gesù ha detto in Giovanni 4:23, “i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori”.
Fin ora abbiamo visto che l’adorazione dà piacere a Dio, e che ci sono molti modi con cui compierla: affidandoglisi, amandolo, obbedendogli, ringraziandolo, sottomettendosi, usando i nostri talenti per la Sua gloria e sviluppando un’amicizia intima con Lui.L’adorazione è il primo proposito della nostra vita; siamo stati creati per adorare Dio e ci è stato richiesto di adorarlo. E’ la nostra responsabilità più grande, il nostro più alto privilegio, e dovrebbe avere priorità su qualsiasi altra cosa."Siamo stati creati per adorare Dio....
E'...il nostro più alto privilegio, e dovrebbe avere priorità su qualsiasi altra cosa.

Quando a Gesù fu chiesto quale fosse il più grande comandamento egli rispose: "ADORARE DIO!"
Egli disse, "Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua". (Marco 12:30)
Ogni volta che esprimi amore verso Dio, tu stai adorando; non importa se sei da solo, in famiglia o in una comunità di credenti. Una donna samaritana una volta tentò di disputare con Gesù circa il miglior momento, il miglior posto ed il miglior stile per l’adorazione. Gesù rispose che questi problemi esterni sono irrilevanti: ciò che conta è il tuo cuore.
Il dove tu stia adorando non è così importante rispetto al come ed al perché. Gesù disse: "I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori". (Giovanni 4:23)
Queste due affermazioni di Gesù spiegano il tipo di adorazione che piace a Dio.

L’adorazione che piace a Dio ... è basata sulle Scritture “adoreranno…in verità”
Noi dobbiamo adorare Dio così come è veramente rivelato nella Bibbia; ogni altra cosa è idolatria.Non puoi creare la tua immagine di Dio ed adorare quella. La vera adorazione è radicata nella Parola; è basata sulla verità, non sulla nostra immaginazione.
Più conosci la Bibbia, più capisci le verità circa Dio, specialmente la sua grazia; questo ti obbligherà ad adorare in maniera appassionata. Ogni volta che ti senti indifferente, apatico o annoiato adorando, significa che hai dimenticato quanto sia meravigliosa la grazia di Dio.

L’adorazione che piace a Dio viene dal cuore

"Dio ha disegnato il tuo spirito per comunicare con Lui".
“Adoreranno…in spirito”. Qui “spirito” non si riferisce allo Spirito Santo, ma al tuo spirito. Fatto ad immagine di Dio, tu sei uno spirito che risiede in un corpo, e Dio ha disegnato il tuo spirito per comunicare con Lui. L’adorazione è il nostro spirito che risponde allo Spirito di Dio.
Gesù l’ha espresso in una maniera differente quando ha detto: “Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua”. (Matteo 12:30) L’adorazione deve essere genuina e nascere dal cuore; non è solo una questione di dire le parole giuste; ciò che stai dicendo lo devi dire sul serio. Adorare senza cuore non è affatto adorare . La Bibbia dice: l'uomo guarda all'apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore. (1 Samuele 16:7b, NR) Dato che l’adorazione è deliziarsi e godere di Dio, essa coinvolge le tue emozioni. Dio ti ha dato emozioni così che tu possa adorarlo con sentimenti profondi, ma queste emozioni debbono essere genuine, non false. Dio odia l’ipocrisia. Egli non vuole uno spettacolo, una finzione, o una farsa nell’adorazione; Egli desidera il tuo onesto e vero amore. Possiamo adorare Dio in maniera imperfetta, ma non possiamo adorarlo in maniera non sincera.Chiaramente, la sola sincerità non è abbastanza; tu puoi essere sinceramente in errore. E’ per questo che sia lo spirito che la verità sono necessari; l’adorazione deve essere sia autentica che accurata. L’adorazione che piace a Dio è profondamente emotiva e profondamente dottrinale. Noi usiamo sia i nostri cuori che le nostre menti.Voglio enfatizzare ancora una volta che l’adorazione è più della sola musica. In effetti l’adorazione precede nel tempo la musica. Adamo adorava Dio nel giardino dell’Eden, ma la musica non è menzionata fino a Genesi 4:21 con la nascita di Iubal. Se l’adorazione fosse solo la musica, allora coloro che non sono musicisti non potrebbero mai adorare. La vera adorazione avviene quando lo spirito risponde a Dio, non a qualche nota musicale.Sfortunatamente, molti ritengono uguale l’essere toccati emozionalmente dalla musica e l’essere toccati dallo Spirito, ma queste non sono la stessa cosa. Infatti alcune canzoni introspettive e sentimentali impediscono l’adorazione in quanto allontanano l’attenzione da Dio e la focalizzano sui nostri sentimenti. La tua più grande distrazione nell’adorare sei te stesso, i tuoi interessi e le tue preoccupazioni circa quello che gli altri pensano di te.
Il migliore stile di adorazione

I credenti spesso non sono d’accordo circa la maniera più appropriata di esprimere adorazione a Dio. Ma queste discussioni sono di norma dovute a differenti personalità ed origini. Molte forme di adorazione sono menzionate nella Bibbia: confessare il proprio amore, cantare, gridare, stare in piedi, inginocchiarsi, ballare, mandare grida di gioia, dare testimonianza, suonare strumenti ed alzare le mani sono soltanto alcune di esse.
Quale è il migliore stile di adorazione? La risposta è: lo stile che rappresenta più autenticamente il tuo amore per Dio, basato sulle origini e personalità che Dio ha scelto per te.
Il mio amico Gary Thomas ha notato come molti credenti sembrino bloccati su un binario di adorazione, una routine insoddisfacente, piuttosto che avere una vibrante amicizia con Dio. Ha scoperto che parte del problema nasce perché molte persone si sforzano di usare dei metodi devozionali o stili di adorazione che non rispecchiano la maniera unica in cui Dio li ha creati. Questo li lascia frustrati e confusi: “Perché, visto che amo veramente Dio, mi annoio adorandolo?”

Il migliore stile di adorazione è lo stile che rappresenta
più autenticamente il tuo amore per Dio

Gary ha pensato: “Se Dio ci ha intenzionalmente creati ciascuno differente dall’altro, perché ci si aspetta che ognuno adori Dio nello stesso modo?” Questa domanda ha dato il via alla ricerca per identificare i differenti modi con cui le persone sviluppano una amicizia con Dio. Leggendo i classici cristiani ed intervistando altri credenti, egli ha scoperto molti diversi sentieri che i credenti usano da 2000 anni per godere dell’intimità con Dio: stare all’aperto, studiare, cantare, leggere, ballare, fare dell’arte, servire gli altri, essere da soli, avere comunione fraterna, e dozzine di altre attività.
Nel suo libro Sacred Pathways” (Sacri Sentieri) Gary ha identificato nove modi con cui la gente si accosta a Dio: i Naturalisti sono più ispirati amando Dio all’aperto, in un ambiente naturale; i Sensitivi amano Dio con i loro sensi, ed apprezzano i culti di adorazione che coinvolgono la loro vista, il gusto, l’olfatto ed il tatto, non esclusivamente il loro udito; i Tradizionalisti si avvicinano a Dio attraverso la ritualità, le liturgie, i simboli ed una struttura che non cambia; gli Asceti preferiscono amare Dio in solitudine e nella semplicità; gli Attivisti amano Dio affrontando il male, lottando contro le ingiustizie e lavorando per fare del Mondo un posto migliore; gli Aiutatori amano Dio amando gli altri e venendo incontro ai loro bisogni; gli Entusiasti amano Dio attraverso la celebrazione; i Contemplativi amano Dio attraverso l’adorazione; gli Intellettuali amano Dio studiando ed utilizzando le loro menti.
Non esiste un approccio che vada bene per tutti nell’adorare e nello sviluppare l’amicizia con Dio. Una cosa è certa: tu non porti gloria a Dio cercando di essere qualcuno differente da quello che Egli ha deciso tu sia.
"Sviluppa il tuo proprio rapporto con Dio ma non imponilo sugli altri".
"...ecco il tipo di persona per chi cerca il Padre: quelli che sono semplicemente ed onestamente loro stessi davanti a Lui nella loro adorazione".(Parafrasi di Giovani 4:23)
L’adorazione che piace a Dio è meditata

Gesù per quattro volte ha comandato, “Ama dunque il Signore Dio tuo…con tutta la mente". A Dio non piace un’adorazione che non sia meditata; canti fatti in modo irriflessivo, ripetizioni meccaniche di preghiere, o non curanti esclamazioni di “Sia lodato il Signore” perché non riusciamo a pensare qualcos’altro da dire in quel momento. Se la tua mente non è coinvolta, l’adorazione diviene un moto senza senso o un’emozione vuota.
Questo è ciò che Gesù ha chiamato "vane ripetizioni".
Persino i termini biblici divengono dei noiosi stereotipi se li si usa troppo. In questo modo smettiamo di pensare al loro significato. È così semplice offrire degli stereotipi nell’adorare piuttosto che sforzarsi di onorare Dio con nuove parole e nuovi modi. E’ per questo che ti incoraggio a leggere diverse traduzioni delle Scritture; questo amplierà i tuoi modi di adorazione.
Ti voglio proporre una sfida: prova ad adorare Dio senza usare le parole lodare, alleluia, grazie o amen. Invece di dire “Ti vogliamo lodare” fai una lista di sinonimi ed usa nuove parole come ammirare, rispettare, stimare, riverire, onorare ed apprezzare.
Sii specifico, inoltre; se qualcuno si avvicinasse a te e ti ripetesse “io ti lodo” dieci volte, tu probabilmente ti chiederesti, “Per che cosa mi loda?” Preferiresti ricevere due complimenti specifici piuttosto che venti vaghi e generici. Lo stesso vale per Dio.
Un’altra idea è quella di fare una lista di tutti i differenti nomi di Dio e di focalizzarsi su di essi. I nomi che Dio ha non sono dei nomi generici, essi ci raccontano differenti aspetti del suo carattere. Nell’Antico Testamento, Dio si è rivelato in modo graduale ad Israele introducendo nuovi nomi per se stesso, e Dio ci comanda di lodare il Suo nome.
Dio vuole che anche i nostri incontri fraterni siano meditati. Paolo a questo dedica un intero capitolo in 1 Corinzi 14, concludendo “ma ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine”.
A questo proposito, Dio insiste che i nostri culti siano comprensibili per i non credenti quando siano presenti. Per una completa spiegazione di questo, vedi il capitolo “L’adorazione può essere una testimonianza” in Chiesa Condotta da Propositi.
“Supponi che degli estranei siano presenti al vostro culto, mentre state lodando Dio nello spirito. Se essi non vi capiscono, come potranno dire “Amen”? Voi potreste adorare Dio in un modo meraviglioso, ma nessun altro sarebbe incoraggiato.”
Essere sensibili verso i non credenti che visitano il vostro culto è un comandamento biblico, non una moda passeggera. Ignorare questo comandamento sarebbe una disobbedienza ed una mancanza di amore.
L’adorazione che piace a Dio è un sacrificio

Nell’Antico Testamento Dio si compiacque dei molti sacrifici di adorazione poiché preannunciavano il sacrificio di Gesù per noi sulla croce. Ma dato che Gesù ha pagato definitivamente per i nostri peccati, i sacrifici di espiazione non sono più necessari.
Ora Dio si compiace di diversi sacrifici di adorazione: le nostre vite, il nostro amore, il rendere grazie, la lode, l’umiltà, il pentimento, l’offerta di danaro, la preghiera e anche servire gli altri e condividere con i bisognosi.
La vera adorazione costa. Davide aveva capito questo quando diceva, "non offrirò al SIGNORE, al mio Dio, olocausti che non mi costino nulla". (2 Samuele 24:24, NR)
La lode da sola è un’adorazione incompleta; noi dobbiamo arrenderci, sottometterci, offrire e concedere noi stessi a Lui. E’ questo il cuore dell’adorazione.
Uno dei prezzi dell’adorazione è il rinunciare al nostro egocentrismo. Non puoi esaltare Dio e te stesso allo stesso tempo. Tu non adori per essere visto dagli altri o per far piacere a te stesso; deliberatamente tu sposti l’attenzione lontano da te.

"Quando Gesù ha detto, "Ama dunque il Signore Dio tuo…
con tutta la forza tua", ha messo in evidenza che
l’adorazione richiede sforzo ed energia".

Non è sempre conveniente o confortevole, e talvolta è un puro atto di volontà, un sacrificio di volontà. Lodare richiede sforzo. Quando adori Dio anche se non te la senti, quando ti alzi dal letto per andare ad adorare e sei stanco, o quando aiuti il tuo prossimo anche se sei logoro, tu stai offrendo un sacrificio di adorazione a Dio.
Paolo disse, "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale". (Romani 12:1, NR)

L’adorazione che piace a Dio è continua

L’adorazione non riguarda esclusivamente i culti in chiesa. Ci è stato detto di “adorarlo del continuo” e di adorarlo “dalla nascita del sole fino al suo tramonto”. Nella Bibbia le persone adoravano Dio al lavoro, a casa, in battaglia, in prigione, e persino al letto! La lode dovrebbe essere la tua prima attività quando apri gli occhi al mattino e quando li chiudi la sera. Davide disse: Sia la mia bocca piena della tua lode, ed esalti ogni giorno la tua gloria! (Salmi 71:8, NR)

"L’adorazione non è una parte della tua vita; è la tua vita...".

L’adorazione non è una parte della tua vita; è la tua vita, ed ogni attività può essere trasformata in un atto di adorazione quando lo fai a lode, gloria e piacere di Dio. La Bibbia dice: Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio (1 Corinzi 10:31, NR). Martin Lutero disse: “Un allevatore può mungere le mucche alla gloria di Dio”.
Come è possibile fare tutto alla gloria di Dio? Facendo ogni cosa come se lo stesti facendo per Gesù e avendo una conversazione continua con lui mentre fai le cose. La Bibbia dice: non servendo per essere visti, come per piacere agli uomini, ma come servi di Cristo. Fate la volontà di Dio di buon animo, servendo con benevolenza, come se serviste il Signore e non gli uomini (Efesini 6:6-7, NR).
E’ questo il segreto per una vita di adorazione: fare ogni cosa come se lo si facesse per il Signore. Il lavoro diviene adorazione quando lo dedichi a Dio, svolgendolo con la consapevolezza della sua presenza. Parafrasando Romani 12:1 si può dire: "Prendi la tua vita comune di tutti i giorni: il tuo sonno, i tuoi pasti, il tuo andare al lavoro, il tuo camminare intorno alla tua vita, e ponilo dinanzi a Dio come una offerta".
Quando mi sono innamorato di mia moglie, pensavo costantemente a lei; facendo colazione, andando a scuola, durante le lezioni, facendo la coda al supermercato, mettendo benzina…. Non potevo fare a meno di pensare a quella donna! Spesso parlavo tra me e me di lei, e pensavo a tutte le cose che mi piacevano di lei. Questo mi aiutava a sentirmi più vicino a Kay, anche se vivevamo a molte centinaia di chilometri di distanza, frequentando università differenti. Pensando in maniera costante a lei, io dimoravo nel suo amore.

La vita di adorazione è semplicemente innamorarsi di Gesù: due libri classici ti possono insegnare come si fa. Il primo, risalente al 17° secolo, è “La pratica della presenza di Dio” di Fratel Lorenzo, un umile cuoco di un monastero francese. Fratel Lorenzo era capace di trasformare anche il luogo più comune e l’occupazione più umile, come preparare il cibo e pulire i piatti, in un atto di adorazione e di comunione con Dio.
La chiave dell’amicizia con Dio, diceva egli, non era cambiare ciò che si fa, ma cambiare l’attitudine verso quello che si fa. Quello che normalmente fai per te stesso, inizi a farlo per Dio, che sia mangiare, lavarsi, lavorare, riposarsi, o svuotare la pattumiera.
Al giorno d’oggi noi sentiamo spesso che dobbiamo fuggire dalla nostra routine quotidiana per poter adorare Dio, ma questo è esclusivamente perché non abbiamo imparato a sperimentare la sua presenza in ogni momento. Fratel Lorenzo trovava così semplice adorare Dio attraverso le attività comuni della vita. Egli non doveva andarsene per un ritiro spirituale straordinario.
Questa è l’idea di Dio. Nell’Eden l’adorazione non era un evento a cui partecipare, ma un’attitudine costante. Adamo ed Eva erano in comunione costante con Dio. Dato che Dio è con te in ogni momento, nessun posto è più vicino a Dio del posto dove tu sei in questo momento. La Bibbia ci dice che Egli comanda ogni cosa, che è in ogni luogo e che è ogni cosa.
Un’altra delle idee utili di Fratel Lorenzo era di pregare piccole preghiere colloquiali durante la giornata, piuttosto che provare di pregare lunghe sessioni di preghiere complicate. Per mantenere la concentrazione e reagire ai pensieri che lo distraevano, egli diceva: “Non ti consiglio di usare una grande molteplicità di parole nelle preghiere, dato che i discorsi lunghi sono spesso occasione per le distrazioni.” In un’epoca di scarsa attenzione, questo suggerimento vecchio di 350 anni che tende alla semplicità sembra particolarmente interessante.
Molti credenti usano le “preghiere in un respiro” durante il giorno. Si sceglie una breve frase o una frase semplice che possa essere ripetuta a Gesù in un respiro: “Tu sei con me”, “Ricevo la tua grazia”, “Dipendo da te”, “Ti voglio conoscere”, “Ti appartengo”, “Aiutami ad avere fiducia in te”. Si può anche usare una breve frase delle Scritture: “Per me vivere è Cristo”, “Non ti abbandonerò mai”, “Tu sei il mio Dio”. Pregale il più possibile così da radicarle nel tuo cuore. Sii solamente sicuro che la tua motivazione sia di onorare Dio, non di avere controllo su di Lui.

"Ogni giorno ti benedirò e loderò il tuo nome per sempre".
Salmo 145:2

"Non cessate mai di pregare".
1 Tess. 5:17

"La maniera più rapida di riconnetterti a Dio...
è di fermarsi in silenzio per pochi secondi".

La maniera più rapida di riconnetterti a Dio durante la giornata è di fermarsi in silenzio per pochi secondi. Fermati a pensare a quello che stai facendo, guardati intorno con una nuova consapevolezza, ed ascolta in silenzio la voce di Dio. Il silenzio onora Dio e ci permette di sentirlo mentre parla al nostro cuore. Se tu ami Dio, allora lo sentirai.

Sperimentare la presenza di Dio è una capacità, un’abitudine che puoi sviluppare. Proprio come i musicisti fanno scale musicali ogni giorno per poter suonare della bella musica con facilità, tu ti devi sforzare di pensare a Dio in diversi momenti della giornata; devi allenare la tua mente per ricordarti di Dio.
Sulle prime, ti sarà necessario creare qualcosa che ti rammenti con regolarità di riportarti alla consapevolezza che Dio è con te in quel momento. Col tempo, sarà più naturale pensare a Dio più spesso, parlare con Dio di qualsiasi cosa e percepire la sua presenza in ogni luogo.
Il secondo classico sull’adorazione è il libretto di Franck Laubach “Il gioco dei minuti”. Laubach, fondatore del World Literacy Movement, sfidò se stesso per vedere quanto spesso durante un giorno potesse ricordarsi che Dio era con lui. Si pose il traguardo di pensare alla presenza di Dio almeno ogni mezz’ora, e sviluppò dei metodi che lo aiutavano a farlo. Progredì quindi pensando a Dio ogni quindici minuti. Alla fine la sua consapevolezza di Dio divenne così radicata che egli parlava con Dio costantemente di ogni persona vedesse e di ogni avvenimento sperimentasse.
Se ciò ti sembra impossibile, ricordati che questa è un’abitudine che sviluppi con l’allenamento. Come tutte le relazioni, un’amicizia con Dio ha bisogno di tempo; non la costruisci in una notte. Inizia mettendoti attorno qualcosa di visibile che ti ricordi di farlo; potresti mettere piccole note che dicono: Dio è con me ed è per me proprio ora.
I monaci benedettini usano le campane di un orologio che suona ogni ora che rammenta loro di fermarsi e pregare. Se hai un orologio o un telefono cellulare con una sveglia potresti fare lo stesso. Se i musulmani si fermano per inginocchiarsi e pregare cinque volte al giorno, perché non possiamo noi? Alcune volte sentirai la Sua presenza, altre volte no. Il tuo obiettivo non è una sensazione, ma una continua consapevolezza della realtà che Dio è sempre presente.
Se stai cercando di sperimentare la Sua presenza attraverso tutto ciò, stai sbagliando. Dio non può essere controllato o manipolato a tuo piacimento. Tu esisti per il suo piacere. Noi non adoriamo Dio per sentirci bere, ma per fare il bene.
Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso:
Temi Dio e osserva i suoi comandamenti,
perché questo è il tutto per l'uomo.
Ecclesiaste 12:13

LA CONTEMPLAZIONE ... E' PER TUTTI! PAROLA DI ANTONIO!

Testo di Antonio Giuseppe Nocilli, adattato da p. Paolo Floretta


Sant'Antonio da Padova ritiene che tutti i cristiani sono chiamati alla contemplazione infusa in genere, senza specificazione di grado, perché la contemplazione è necessaria alla perfezione delle virtù: "Quelli che vogliono acquistare tutta la giustizia, cioè la fede in Dio, la carità verso il prossimo, la penitenza verso se stessi, è necessario che vivano... nella quiete dello spirito e nella dolcezza della contemplazione".
La vocazione alla contemplazione mistica suppone che l'anima abbia i requisiti per riceverla. Tra questi, Antonio enumera:
1) la purezza di cuore, che si estende al distacco da ogni cosa creata;
2) la povertà, che esige lo spogliamento completo, almeno affettivo, dei beni terreni;
3) l’umiltà, che è una povertà superiore, perché spogliamento del proprio io e riconoscimento della miseria e nullità della natura umana.
Un'altra virtù che dispone particolarmente alla contemplazione è la castità perfetta. Pochissimi autori mistici fanno menzione di questo requisito riservato a una schiera limitata di anime. Sant'Antonio parla indubbiamente di un'esperienza personale. Egli fu un giglio candidissimo di purezza. Per la maggioranza dei cristiani che vive nel matrimonio è sufficiente la purezza di mente (mentis puritate), conciliabile con il loro stato.

ECCO L'AGNELLO DI DIO (Giovanni 1, 29-34.)


di Pd Raniero Cantalamessa


Nel Vangelo ascoltiamo Giovanni Battista che, presentando Gesù al mondo, esclama: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!” L’agnello, nella Bibbia, come del resto in altre culture, è il simbolo dell’essere innocente, che non può fare del male ad alcuno, ma solo riceverlo. Proseguendo questo simbolismo, la prima lettera di Pietro chiama Cristo “l’agnello senza macchia”, che, “oltraggiato, non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta”. Gesù, in altre parole, è, per eccellenza, l’Innocente che soffre. È stato scritto che il dolore degli innocenti “è la roccia dell’ateismo”. Dopo Auschwitz, il problema si è posto in maniera ancora più acuta. Non si contano i libri e i drammi scritti intorno a questo tema. Sembra di essere in un processo e di ascoltare la voce del giudice che ordina all’imputato di alzarsi. L’imputato in questo caso è Dio, la fede.Che ha da rispondere la fede a tutto ciò? Anzitutto, è necessario che ci mettiamo tutti, credenti e non credenti, in un atteggiamento di umiltà, perché se non è in grado la fede di “spiegare” il dolore, ancor meno lo è la ragione. Il dolore degli innocenti è qualcosa di troppo puro e misterioso per poterlo racchiudere dentro le nostre povere “spiegazioni”. Gesù, che di spiegazioni da dare ne aveva certo più di noi, davanti al dolore della vedova di Naim e delle sorelle di Lazzaro, non seppe far di meglio che commuoversi e piangere.La risposta cristiana al problema del dolore innocente è racchiusa in un nome: Gesù Cristo! Gesù non è venuto a darci delle dotte spiegazioni sul dolore, ma è venuto a prenderlo silenziosamente su di sé. Prendendolo su di sé, però, lo ha cambiato dall’interno: da segno di maledizione, ne ha fatto uno strumento di redenzione. Di più: ne ha fatto il valore supremo, l’ordine di grandezza più alto in questo mondo. Dopo il peccato, la vera grandezza di una creatura umana si misura dal fatto di portare su di sé il minimo possibile di colpa e il massimo possibile di pena del peccato stesso. Non sta tanto nell’una nell’altra cosa presa separatamente -cioè o nell’innocenza o nella sofferenza-, quanto nella compresenza delle due cose nella stessa persona. Questo è un tipo di sofferenza che avvicina a Dio. Solo Dio, infatti, se soffre, soffre da innocente in senso assoluto.Gesù non ha dato però solo un senso al dolore innocente, gli ha conferito anche un potere nuovo, una misteriosa fecondità. Guardiamo cosa scaturì dalla sofferenza di Cristo: la risurrezione e la speranza per tutto il genere umano. Ma guardiamo a quello che succede anche intorno a noi. Quante energie ed eroismi suscita spesso, in una coppia, l’accettazione di un figlio minorato, inchiodato al letto per anni! Quanta solidarietà insospettata intorno ad essi! Quanta capacità d’amore altrimenti sconosciuta!La cosa più importante però, quando si parla di dolore innocente, non è spiegarlo; è non aumentarlo con i nostri atti e con le nostre omissioni. Non basta neppure non aumentare il dolore innocente; bisogna anche cercare di alleviare quello che c’è! Dinanzi allo spettacolo di una bimba intirizzita di freddo che piangeva per i morsi della fame, un uomo gridò, un giorno, nel suo cuore a Dio: “O Dio, dove sei? Perché non fai qualcosa per quella bambina innocente?” E Dio gli rispose: “Certo che ho fatto qualcosa per lei: ho fatto te!”.

COME STA IL TUO CUORE?

"Un cuore allegro è un buon rimedio (oppure : fa bene alla salute)" (Proverbi 17:22)

Lo stato del cuore condiziona lo stato di salute. Sul piano fisico innanzi tutto, ma ancora di più sul piano morale e spirituale. La Bibbia fa numerose allusioni al cuore, sede degli affetti e delle volontà.

"Il cuore dell'uomo concepisce disegni malvagi sin dall'adolescenza" (Genesi 8:21): è la diagnosi di Dio.

"Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa, poiché da esso provengono le sorgenti della vita" (Proverbi 4:23).

Motore dell'organismo, il cuore è un organo vitale, sia in senso proprio che figurato. In che modo "custodirlo?"

"Applica il tuo cuore all'istruzione" (Proverbi 23:12): ascoltiamo allora l'insegnamento di Dio, rivelato nella Bibbia.

"Oggi se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori" (Ebrei 4:7): è la voce di Dio.

"Dio che conosce i cuori.... ha purificato i loro cuori mediante la fede.... Noi crediamo che siamo salvati mediante la grazia del Signore Gesù" (Atti 15:8-9-11):
solo il sangue di Gesù Cristo purifica il peccatore.

"Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato" (Romani 10:9). Questo perchè credere col cuore porta alla giustizia, e confessare con la bocca porta alla salvezza. La vera fede è dichiarata ed è vissuta.

"Figlio mio, dammi il tuo cuore" (Proverbi 23:26). E' il richiamo del Dio che ti ama e che vuole renderti felice.

Francesco e Chiara due innamorati, ma di chi?


(di Pd.Raniero Cantalamessa tratto da Avvenire 20/10/07)

È divenuto un luogo comune parlare dell’amicizia tra Chiara e Francesco in termini di amore umano. Nel suo noto saggio su Innamoramento e amore Francesco Alberoni scrive che “il rapporto fra santa Chiara e san Francesco ha tutti i caratteri di un innamoramento trasferito (o sublimato) nella divinità”. “Francesco e Chiara”di Fabrizio Costa, la fiction televisiva in onda su Rai Uno nei giorni 6 e 7 Ottobre, meglio forse di “Fratello Sole e sorella Luna” di Zeffirelli, ha saputo evitare questo cedimento al romanticismo, senza nulla togliere alla bellezza anche umana di un tale incontro. Come ogni uomo, anche se santo, Francesco può aver sperimentato il richiamo della donna e del sesso. Le fonti riferiscono che per vincere una tentazione del genere una volta il santo si rotolò d’inverno nella neve. Ma non si trattava di Chiara! Quando tra un uomo e una donna sono uniti in Dio, questo vincolo, se è autentico, esclude ogni attrazione di tipo erotico, senza neppure che ci sia lotta. È come messo al riparo. È un altro tipo di rapporto. Tra Chiara e Francesco c’era certamente un fortissimo legame anche umano, ma di tipo paterno e filiale, non sponsale. Francesco chiamava Chiara la sua “pianticella” e Chiara chiamava Francesco “il nostro Padre”. L’intesa straordinariamente profonda tra Francesco e Chiara che caratterizza l’epopea francescana non viene “dalla carne e dal sangue”. Non è, per fare un esempio altrettanto celebre, come quella tra Eloisa ed Abelardo, tra Dante e Beatrice. Se così fosse stato, avrebbe lasciato forse una traccia nella letteratura, ma non nella storia della santità. Con una nota espressione di Goethe, potremmo chiamare quella di Francesco e Chiara una “affinità elettiva”, a patto di intendere “elettiva” non solo nel senso di persone che si sono scelte a vicenda, ma nel senso di persone che hanno fatto la stessa scelta. Antoine de Saint-Exupéry ha scritto che “amarsi non vuol dire guardarsi l’un l’altro, ma guardare insieme nella stessa direzione”. Chiara e Francesco non hanno davvero passato la vita a guardarsi l’un l’altro, a stare bene insieme. Si sono scambiati tra loro pochissime parole, quasi solo quelle riferite nelle fonti. C’era una stupenda riservatezza tra loro, tanto che il santo veniva a volte rimproverato amabilmente dai suoi frati di essere troppo duro con Chiara. Solo alla fine della vita, vediamo questo rigore nei rapporti attenuarsi e Francesco cercare sempre più spesso conforto e conferma presso la sua “Pianticella”. È a San Damiano che si rifugia prossimo alla morte, divorato da malattie, ed è vicino a lei che intona il cantico di Frate Sole e di sorella Luna, con quell’elogio di “Sora Acqua”, “utile et humile et pretiosa et casta”, che sembra scritto pensando a Chiara.Invece di guardarsi l’un l’altro, Chiara e Francesco hanno guardato nella stessa direzione. E si sa qual è stata per loro questa “direzione”. Chiara e Francesco erano come i due occhi che guardano sempre nella stessa direzione. Due occhi non sono solo due occhi, cioè un occhio ripetuto due volte; nessuno dei due è solo un occhio di riserva o di ricambio. Due occhi che fissano l’oggetto da angolature diverse danno profondità, rilievo all’oggetto, permettono di “avvolgerlo” con lo sguardo. Così è stato per Chiara e Francesco. Essi hanno guardato lo stesso Dio, lo stesso Signore Gesù, lo stesso Crocifisso, la stessa Eucaristia, ma da “angolature”, con doni e sensibilità propri: quelli maschili e quelli femminili. Insieme hanno colto di più di quanto avrebbero potuto fare due Francesco o due Chiara. Se c’è una lacuna nella fiction su Francesco e Chiara è forse l’insufficiente rilievo dato alla preghiera e con essa alla dimensione soprannaturale della loro vita. Una lacuna forse inevitabile quando la vita dei santi è portata sullo schermo. La preghiera è silenzio, quiete, solitudine, mentre la parola “cinema” viene dal greco kinema che significa movimento! Ha fatto eccezione il film “Il grande silenzio” sulla vita dei certosini, ma anch’esso non reggerebbe sul piccolo schermo.In passato si tendeva a presentare la personalità di Chiara troppo subordinata a quella di Francesco, appunto come “sorella Luna” che vive di riflesso della luce di “fratello Sole”. L’ultimo esempio in questo senso è il libro uscito nell’estate scorsa su “l’amicizia tra Francesco e Chiara” (John M. Sweeney, Light in the Dark Age: the Friendship of Francis and Clare of Assisi, Paraclete Press 2007 ). Tanto più quindi è da lodare, nella fiction televisiva, la scelta di presentare Francesco e Chiara come due vite parallele, che si intrecciano e si svolgono in sincronia, con uguale spazio dato all’uno e all’altra. È la prima volta che avviene, in questa forma. Ciò risponde alla sensibilità attuale tesa a mettere in luce l’importanza della presenza femminile nella storia, ma nel caso nostro corrisponde alla realtà e non è una forzatura. La scena che mi ha colpito di più vedendo, in anteprima, la fiction “Francesco e Chiara” è quella emblematica iniziale, una specie di chiave di lettura di tutta la storia. Francesco cammina su un prato, Chiara lo segue mettendo i suoi piedi, quasi per gioco, sulle orme lasciate da Francesco e alla domanda di lui: “Stai seguendo le mie orme?”, risponde luminosa: “No, altre molto più profonde”.

Le regole del Discernimento (S.Ignazio di Loyola)

S. Ignazio ha indubbiamente ricevuto da Dio un particolare carisma di discernimento. Alla fine del suo libro sugli esercizi spirituali, aggiunge alcune pagine estremamente preziose sui criteri da adottare nel discernimento degli spiriti. Qui riprenderemo solo le più importanti che verranno esposte in forma molto sintetica.
1. "Alle persone che vanno di peccato in peccato, il nemico propone sempre nuovi piaceri e godimenti, perché essi persistano e crescano nei loro vizi". S. Ignazio intende dire che lo spirito del Male agisce in un determinato modo con quelli che gli appartengono e in un altro con coloro che non gli appartengono. Se quelli che gli appartengono lui li conferma nel male mediante nuove proposte di peccato, quelli che appartengono a Cristo lui li porta fuori strada proponendo il bene, ma, come abbiamo detto, un bene non richiesto da Dio e quindi falsificato.
2. "E' proprio del cattivo spirito rimordere, rattristare, creare impedimenti, turbando con false ragioni affinché non si vada avanti". Fin dall'inizio delle regole, siamo messi in guardia da un inganno tremendo: tutti i pensieri che vengono in mente, e che possono essere anche credibili o persuasivi, non devono essere accettati come veri se producono gli effetti che sono propri dello spirito del Male: senso di colpa, tristezza, impedimenti, turbamenti.
3. "E' proprio dello spirito buono dare coraggio, forza, consolazioni, lacrime, ispirazioni e pace, rendendo facili le cose e togliendo ogni impedimento, affinché si vada avanti nel bene operare". Se i pensieri sono accompagnati da questi fenomeni, allora si può essere tranquilli di non cadere nell'inganno del diavolo. Anzi, S. Ignazio raccomanda anche vivamente di non prendere mai decisioni quando il proprio animo non ha le caratteristiche dell'opera dello Spirito, perché il rischio che la decisione sia ispirata dal male è in agguato. Al contrario, prima di prendere una decisione importante occorre attendere che nell'animo passi ogni forma di turbamento e ritornino la pace e la consolazione dello Spirito.
4. S. Ignazio specifica anche che i fenomeni interiori generati dallo Spirito di Dio lui li racchiude in una sola parola: "consolazione". Con questo termine S. Ignazio intende lo stato di calma e di pacificazione interiore e, di conseguenza, l'assenza di ogni ombra o turbamento, che vengono solo dal Maligno. Inoltre, specifica che le lacrime che provengono dallo Spirito non sono lacrime di tristezza ma lacrime che danno un senso di liberazione e accendono la persona a nuove decisioni di servizio a Dio, al Vangelo e all'uomo. La "consolazione" comporta anche un senso di elevazione verso Dio, un gusto delle cose spirituali e l'aumento intensivo delle virtù teologali.
5. Il contrario della consolazione è la "desolazione". Con questa parola Ignazio sintetizza tutti i fenomeni che la vicinanza del Maligno produce nell'animo umano, e li elenca così: oscurità dell'anima, turbamento, inclinazione alle cose terrene, sfiducia, mancanza di speranza e di amore, tiepidezza, pigrizia e tristezza.
6. "In tempo di desolazione non si facciano mai mutamenti, ma si resti saldi e costanti nei propositi e nelle decisioni che si avevano nel tempo della consolazione". Questa regola è la diretta conseguenza di quanto è stato affermato prima: se l'anima è in stato di turbamento, ciò significa che non è sotto l'influsso dello Spirito di Dio ma sotto il suo contrario, e se non è sotto l'influsso dello Spirito di Dio, tutti i pensieri che nascono in quello stato, per quanto possano essere convincenti nelle loro argomentazioni, sono tuttavia illuminati dalla luce menzognera e dalla suggestione di Satana, E QUINDI NON AFFIDABILI. Per questo, solo al ritorno della consolazione interiore, si potrà tornare ad avere fiducia nei propri pensieri.