martedì 10 aprile 2007

E' risorto!

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio!
Quando si manifesterà Cristo, la vostra vita, allora anche voi sarete manifestati con lui nella gloria.
Col 3, 1-4

Alleluia Gesù è risorto!
Con la resurrezione di Gesù tutta la storia dell’umanità è cambiata, infatti prima di allora non s’èra mai sentito nessuno risalire dalla morte alla vita. Prima di Gesù nessuno aveva potentemente sconfitto chi da sempre fa tremare il cuore dell’uomo: la morte! Essa non ha più forza né potere sull’umanità e questa è una novità, una buona novità, una buona novella, un vangelo … E’ questa notizia che l’umanità intera attendeva, che ha disorientato chi ha cercato e cerca ancora di soffocare la vita e le opere di Gloria che Gesù sulla terra ha manifestato e manifesta tutt’oggi. E’ il prodigio dei prodigi! Fratelli dico, comprendiamo quello detto nei vangeli? Gesù è VERAMENTE risorto!
Allora chiediamoci perché in molti di noi questa notizia è vissuta con superficialità e religiosità che si ottempera nel giro del triduo pasquale denso di liturgie suntuose e celebrazioni che lasciano ancora il vuoto in noi. Perché? Perché questa notizia non ci fa sussultare, non ci sconvolge la vita e non ci rallegra?
Perché le cose di questo mondo affollano i nostri pensieri ed intasano i nostri cuori e lo Spirito Santo che è in noi è costipato ed ostacolato dalla paura di un cambiamento anche minimo della vita nostra, è quasi meglio tacerla questa notizia, sussurrarla, moderarla, controllarla, insomma ignorarla!
Il nostro compito è tuttavia semplice, Gesù lo puoi anche raccontare ma se non lo incontri difficilmente hai l’esperienza del Risorto, cercarlo è doveroso, cercarlo è saggio, cercarle le “cose di lassù” e ricordarsi che noi siamo pellegrini e forestieri in questa terra, questo ci renderà risorti!

Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l`animo in ansia: di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta. Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo regno.
Lc 12,29-32

Che dolce notizia e che privilegio ereditare il Regno del nostro Onnipotente Padre! Vale la pena provare a vive con la “testa ed il cuore tra le nuvole”!
Si proprio così, vivere ad un palmo da terra, impermeabili all’indifferenza, superiori alle incomprensioni, estranei all’accaparramento dei beni materiali, ma avidi collezionisti di glorie spirituali. Per il mondo che gode la vita nel senso “carnale” del termine questo stile di vita è inutile, è quasi uno spreco, quasi sarebbe meglio che non fosse vissuta!
Allora quando si manifesterà Gesù, che è la nostra vita, vedremo la stessa cambiare e volare e quasi ci sembrerà che essa non ci appartenga più, quasi che, se non vissuta per Cristo, essa ci apparirà inutile, allora lo Spirito Santo ci stimolerà a desiderare di più, ad anelare, a bramare “le cose di lassù” ci darà attraverso la preghiera di “sbirciare” nella sala del Trono dove risiede l’Eterno e dopo averlo fatto ne avremo sempre nostalgia.
Ma in che modo si manifesta Gesù? Questa è la domanda che ricorre più frequentemente nei miei dialoghi con i fratelli, certo non subito, magari non nella confusione, nella fretta, tra la gente, forse non in chiesa almeno non dal principio, non in una riunione di lode magari, ma allora quando e soprattutto dove?!

Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
Mt 6,5-6

Ecco il segreto ! E’ nell’intimità di un luogo appartato, silenzioso, dove si può dialogare, ascoltare, amare ed essere amati … attendere con fiducia, pazienza e senza ombra di dubbio Gesù verrà, perché …

è giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorarlo in spirito e verità».
Gv 4,23-24

Ecco fratelli, fare l’esperienza del risorto implica una ricerca paziente e costante del volto di Dio, e leggendo Giovanni 4 anche Dio sente la nostalgia di anime, cuori e uomini che desiderano stare con Lui in intimità, senza fretta.

Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto
Lc 11,9-10

Questa è la promessa e se è Gesù a farla non oso pensare che non l’adempirà Egli è la Verità ed è Fedele per sempre, diamogli fiducia, FEDE ed Egli ci ricompenserà.
Auguri!

Giosuè

E' Pasqua!

E` la Pasqua del Signore, è la Pasqua, sì, la Pasqua, diciamolo ancora a gloria della Trinità. E` per noi la festa delle feste, la solennità delle solennità. Come il sole supera le stelle col suo splendore, così essa supera tutte le altre feste, e non solo quelle degli uomini, che sono puramente terrene, ma anche quelle che sono di Cristo stesso e che si celebrano in suo onore... Ieri l`Agnello veniva immolato e gli stipiti delle porte aspersi di sangue. Mentre l`Egitto piangeva i suoi primogeniti, noi, protetti da quel sangue prezioso, sfuggivamo all`angelo sterminatore, a cui quel segno incuteva timore e rispetto. Oggi abbiamo definitivamente lasciato l`Egitto, la tirannia del faraone crudele e l`oppressione dei sorveglianti; siamo stati liberati dal lavoro dell`argilla e dei mattoni. Nessuno può impedirci di celebrare, a gloria del Signore nostro Dio, la festa dell`Esodo, e di celebrarla non con il vecchio lievito della malizia e della malvagità, ma con gli azzimi della sincerità e della verità (1Cor 5,8), perché ormai non portiamo più niente con noi dell`empio lievito dell`Egitto.
Giorno della risurrezione: un fausto inizio! Accendiamo la nostra luce in questo giorno di festa. Abbracciamoci l`un l`altro. Rivolgiamoci, o fratelli, anche a coloro che ci odiano, non soltanto a chi, per amore, abbia compiuto o sofferto qualcosa per noi. Rimettiamo tutto alla risurrezione e perdoniamoci l`un l`altro...
Ieri ero crocifisso con Cristo, oggi sono glorificato assieme a lui; ieri morivo con lui, oggi veniamo entrambi vivificati; ieri ero seppellito insieme con Cristo, oggi io e lui risorgiamo. Rechiamo, dunque, offerte a colui che ha patito ed è risorto per noi. Voi pensate, forse, che io intenda dire oro o argento o tessuti o pietre lucenti e preziose: materia corruttibile, insomma, che proviene dalla terra e sulla terra è destinata a rimanere, in proprietà, per lo più, di gente malvagia e schiava del mondo e del suo principe. Io dico, invece, che dobbiamo offrire a Dio tutti noi stessi: questa è l`offerta a lui più gradita e conveniente. Restituiamo all`immagine [l`impronta divina presente nell`uomo] quanto le si addice, riconosciamo la dignità che ci è ascritta, rendiamo onore all`archetipo, adoperiamoci a intendere l`importanza del mistero e a capire nel nome di chi Cristo è morto.
Cerchiamo di essere come Cristo, giacché anche Cristo è divenuto come noi; di diventare dèi per mezzo di lui, dal momento che lui stesso, per il nostro tramite, è diventato uomo. Prese il peggio su di sé, per farci dono del meglio: si fece povero perché noi, grazie alla sua povertà, divenissimo ricchi (cf. 2Cor 8,9); assunse l`aspetto d`un servo (cf. Fil 2,7), perché ottenessimo la libertà; discese in basso, perché noi fossimo elevati in alto; subì la tentazione, perché noi riuscissimo a vincerla; si lasciò disprezzare, per donare a noi la gloria; morì, per recarci la salvezza; salì al cielo, per attirare a sé coloro che giacciono a terra, dopo esser caduti a causa del peccato.
Ciascuno, dunque, doni tutto, offra in sacrificio tutto a colui che diede in cambio se stesso per la nostra redenzione (cf. Mt 20,28). Il dono più grande che potremo fare, d`altronde, sarà proprio quello di donare tutti noi stessi, dopo aver compreso il significato di un tale mistero ed esserci resi conto del fatto che egli ha compiuto ogni cosa per noi.

Gregorio di Nazianzo

E' VERAMENTE RISORTO!

Ci sono uomini - lo vediamo nel fenomeno dei terroristi kamikaze - che muiono per una causa sbagliata o addirittura iniqua, ritenendo, a torto, ma in buona fede, che sia buona. Anche la morte di Cristo, per sé, non testimonia della verità della sua causa, ma solo del fatto che egli credeva nella verità di essa. La morte di Cristo è testimonianza suprema della sua carità, ma non della sua verità. Questa è testimoniata adeguatamente solo dalla risurrezione. “La fede dei cristiani, dice S. Agostino, è la risurrezione di Cristo. Non è gran cosa credere che Gesù è morto; questo lo credono anche i pagani, tutti lo credono. Ma la cosa veramente grande è credere che egli è risorto”.
Noi però, attenendoci allo scopo che ci ha guidato fin qui, siamo costretti a lasciare da parte per il momento la fede per attenerci alla storia. Vorremmo cercare di rispondere alla domanda: Possiamo, o no, definire la risurrezione di Cristo un evento storico, nel senso comune del termine, cioè di “realmente accaduto”? Quello che si offre alla considerazione dello storico e gli permette di parlare della risurrezione, sono due fatti: primo, l’improvvisa e inspiegabile fede dei discepoli, una fede così tenace da resistere perfino alla prova del martirio; secondo, la spiegazione che di tale fede gli interessati, cioè i discepoli, ci hanno lasciato. Nel momento decisivo, quando Gesù fu catturato e giustiziato, i discepoli non nutrivano alcuna attesa di una risurrezione. Essi fuggirono e dettero per finito il caso di Gesù. Dovette quindi intervenire qualcosa che in poco tempo non solo provocò il cambiamento radicale del loro stato d’animo, ma li portò anche a un’attività del tutto nuova e alla fondazione della Chiesa. Questo “qualcosa” è il nucleo storico della fede di Pasqua”. La più antica testimonianza della risurrezione è quella di Paolo ed essa dice così:
“Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto” (1 Cor 15, 3-8).
La data in cui furono scritte queste parole è il 56, o il 57 d.C. Il nucleo centrale del testo, tuttavia, è costituito da un credo anteriore che san Paolo dice di avere egli stesso ricevuto da altri. Tenendo conto che Paolo apprese tali formule subito dopo la sua conversione, possiamo farle risalire a circa il 35 d.C., cioè a cinque, sei anni dopo la morte di Cristo. Testimonianza dunque di raro valore storico. I racconti degli evangelisti furono scritti alcuni decenni più tardi e rispecchiano una fase ulteriore della riflessione della Chiesa. Il nucleo centrale della testimonianza però permane immutato: il Signore è risorto ed è apparso vivo. A ciò si aggiunge un elemento nuovo, forse determinato da preoccupazione apologetica e perciò di minor varore storico: l’insistenza sul fatto del sepolcro vuoto.
Anche per i vangeli il fatto decisivo restano le apparizioni del Risorto. Le apparizioni, tuttavia, testimoniano anche la nuova dimensione del Risorto, il suo modo di essere “secondo lo Spirito”, che è nuovo e diverso rispetto al modo di esistere anteriore, “secondo la carne”. Egli, per esempio, può essere riconosciuto non da chiunque lo vede, ma solo da colui al quale egli stesso si dà a conoscere. La sua corporeità è diversa da quella di prima. È libero dalle leggi fisiche: entra ed esce a porte chiuse; compare e scompare.
Una spiegazione diversa della risurrezione, avanzata da Rudolf Bultmann e tuttora riproposta da alcuni, è che si trattò di visioni psicogene, cioè di fenomeni soggettivi, del genere delle allucinazioni. Ma questo, se fosse vero, costituirebbe, alla fine, un miracolo non meno grande di quello che si vuole evitare di ammettere. Suppone infatti che persone diverse, in situazioni e luoghi diversi, abbiano avuto tutte la stessa impressione, o allucinazione. I discepoli non poterono ingannarsi: erano gente concreta, pescatori, tutt’altro che portati alle visioni. Sulle prime non credono; Gesù deve quasi sopraffare la loro resistenza: “O tardi di cuore a credere!”. Neppure poterono volere ingannare gli altri. Tutti i loro interessi vi si opponevano; sarebbero stati i primi a sentirsi ingannati da Gesù. Se egli non fosse risorto, a che scopo affrontare la persecuzione e la morte per lui? Quale vantaggio materiale ne traevano?
Negato il carattere storico, cioè il carattere oggettivo e non solo soggettivo, della risurrezione, la nascita della Chiesa e della fede, diventa un mistero più inspiegabile della risurrezione stessa. È stato giustamente notato: “L’idea che l’imponente edificio della storia del cristianesimo sia come un’enorme piramide posta in bilico su un fatto insignificante è certamente meno credibile dell’affermazione che l’intero evento – e cioè il dato di fatto più il significato a esso inerente – abbia realmente occupato un posto nella storia paragonabile a quello che gli attribuisce il Nuovo Testamento”.
Qual è allora il punto di arrivo della ricerca storica a proposito della risurrezione? Possiamo coglierlo nelle parole dei discepoli di Emmaus: alcuni discepoli il mattino di Pasqua sono andati al sepolcro di Gesù e hanno trovato che le cose stavano come avevano riferito le donne, andate prima di loro, “ma lui non l’hanno visto”. Anche la storia si reca al sepolcro di Gesù e deve constatare che le cose stanno così come i testimoni hanno detto. Ma lui, il Risorto, non lo vede. Non basta constatare storicamente, bisogna vedere il Risorto e questo non lo può dare la storia, ma solo la fede. L’angelo che apparve alle donne, il mattino di Pasqua, disse loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?” (Lc 24, 5).
Vi confesso che al termine di queste riflessioni sento questo rimprovero come rivolto anche a me. Come se l’angelo mi dicesse: “Perché ti attardi a cercare tra i morti argomenti umani della storia, colui che è vivo e operante nella Chiesa e nel mondo? Va’ piuttosto e di’ ai tuoi fratelli che egli è risorto”.

Pd Raniero Cantalamessa (OFMCapp)