mercoledì 21 novembre 2007

VENGA IL TUO REGNO


«La preghiera» di Origène(Cap. 25; PG 11, 495-499)

Il regno di Dio, secondo la parola del nostro Signore e Salvatore, non viene in modo da attirare l'attenzione e nessuno dirà: Eccolo qui o eccolo là; il regno di Dio è in mezzo a noi (cfr. Lc 16, 21), poiché assai vicina è la sua parola sulla nostra bocca e sul nostro cuore (cfr. Rm 10,8). Perciò, senza dubbio, colui che prega che venga il regno di Dio, prega in realtà che si sviluppi, produca i suoi frutti e giunga al suo compimento quel regno di Dio che egli ha in sé. Dio regna nell'anima dei santi ed essi obbediscono alle leggi spirituali di Dio che in lui abita. Così l'anima del santo diventa proprio come una città ben governata.
Nell'anima dei giusti è presente il Padre e col Padre anche Cristo, secondo quell'affermazione: «Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Ma questo regno di Dio, che è in noi, col nostro instancabile procedere giungerà al suo compimento, quando si avvererà ciò che afferma l'Apostolo del Cristo. Quando cioè egli, dopo aver sottomesso tutti i suoi nemici, consegnerà il regno a Dio Padre, perché Dio sia tutto in tutti (cfr. 1Cor 15, 24.28).

Perciò preghiamo senza stancarci!

Facciamolo con una disposizione interiore sublimata e come divinizzata dalla presenza del Verbo. Diciamo al nostro Padre che è in cielo: «Sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno» (Mt 6, 9-10). Ricordiamo che il regno di Dio non può accordarsi con il regno del peccato, come non vi è rapporto tra la giustizia e l'iniquità né unione tra la luce e le tenebre né intesa tra Cristo e Beliar (cfr. 2Cor 6, 14-15). Se vogliamo quindi che Dio regni in noi, in nessun modo «regni il peccato nel nostro corpo mortale» (Rm 6, 12). Mortifichiamo le nostre «membra che appartengono alla terra» (Col 3, 5). Facciamo frutti nello Spirito, perché Dio possa dimorare in noi come in un paradiso spirituale. Regni in noi solo Dio Padre col suo Cristo. Sia in noi Cristo assiso alla destra di quella potenza spirituale che pure noi desideriamo ricevere. Rimanga finché tutti i suoi nemici, che si trovano in noi, diventino «sgabello dei suoi piedi» (Sal 98,5), e così sia allontanato da noi ogni loro dominio, potere ed influsso.
Tutto ciò può avvenire in ognuno di noi. Allora, alla fine, «ultima nemica sarà distrutta la morte» (1 Cor 15, 26). Allora Cristo potrà dire anche dentro di noi: «Dov'è o morte il tuo pungiglione? Dov'è o morte la tua vittoria?» (Os 13, 14; 1 Cor 15, 55). Fin d'ora perciò il nostro «corpo corruttibile» si rivesta di santità e di «incorruttibilità; e ciò che è mortale cacci via la morte, si ricopra dell'immortalità» del Padre (1 Cor 15, 54).
Così regnando Dio in noi, possiamo già godere dei beni della rigenerazione e della risurrezione.

GESU' SOVRANO VERO


commento al brano evangelico di Lc 23, 35-43

Cristo è chiamato a guidare il popolo di Dio, ad esserne condottiero; la sua regalità è di origine divina ed ha il primato su tutto, perché in lui il Padre ha posto la pienezza di tutte le cose . Eppure il vangelo di Luca presenta la regalità di Gesù riportando la parodia della sua investitura a re dei Giudei sulla croce, che richiama fortemente l’altra parodia avvenuta nel pretorio di Pilato e riportata dagli altri evangelisti. L’investitura regale di Gesù si svolge attorno alla croce, trono improvvisato del nuovo Messia. Per rendere più evidente questo accostamento, Luca ricorda l’iscrizione che domina la croce (v. 38), ma senza dire che si tratta di un motivo di condanna (cf Mt 27,37). Così l’iscrizione tiene il posto della parola di investitura, simile a quella del Padre che investì il proprio Figlio al battesimo (Lc 3,22). Luca, inoltre, introduce qui un episodio riportato altrove (v. 36a; cf Mt 27,48) e vi aggiunge una frase (v. 37b) con la quale la folla attende di conoscere i titoli di Gesù alla regalità, titoli esteriori che Gesù si rifiuta di fornire: egli non vuole che la sua regalità gli venga dallo sfuggire alla sua sorte, ma dalla sua fedeltà alla medesima!Cristo, re di riconciliazione.
Come ogni cosa importante nella legge mosaica, è necessario che l’intronizzazione sia riconosciuta da due testimoni. Ma, mentre i testimoni della investitura regale della trasfigurazione sono due fra i principali personaggi dell’Antico Testamento (Lc 9,28-36) e i testimoni della risurrezione sono pure misteriosi (Lc 24,4), i due testimoni dell’intronizzazione del Golgota sono soltanto due volgari briganti. Investitura ridicola di colui che non sarà re se non andando fino al fondo della beffa!Luca fa seguire a questo brano l’episodio dei due ladroni, quasi ad indicare che per Cristo il modo di esercitare la sua regalità su tutti gli uomini, compresi i suoi nemici, è quello di offrire loro il perdono (vv. 34a.39-43).
Luca è sensibilissimo a questa idea in tutto il racconto della passione, ma qui essa tocca il vertice. Con questo perdono, Cristo si presenta come rovello Adamo, colui che può aiutare l’umanità a reintegrare il paradiso perduto dal primo uomo (cf Lc 3,38). Occorre ancora che questa umanità nuova accetti il perdono di Dio e non si ripieghi orgogliosamente su se stessa. Cristo arriva al momento della sua vita in cui potrà inaugurare una nuova umanità, liberata dalle alienazioni dei peccato; egli offre al buon ladrone di farne parte, perché la sua volontà di perdono è senza limiti. Il regno di Cristo si esercita su dei convertiti.Cristo, re di perdonoI termini Re e Messia risuonano intorno alla croce in frasi beffarde e provocanti. In questa situazione Gesù compie un gesto veramente regale e assicura al malfattore pentito l’ingresso nel regno del Padre. Anche nei confronti degli avversari più accaniti, Gesù dirà parole di perdono: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Gesù, quindi, esercita e manifesta la sua regalità non nella affermazione di un potere dispotico, ma nel servizio di un perdono che tende alla riconciliazione.Egli è il primogenito di tutte le creature (seconda lettura) e come tutte le cose sono state create in lui, così «piacque a Dio di riconciliare a sé per mezzo di lui, tutte le cose, stabilendo la pace nel sangue della sua croce».
Cristo è re perché perdonando e morendo per la remissione dei peccati, crea una nuova unità fra gli uomini. Spezzando la spirale dell’odio offre la possibilità di un nuovo futuro.Un re venuto a servireRiconoscendo che Gesù è re, noi crediamo che con lui Dio ha manifestato in modo pieno che la realizzazione dell’uomo può avvenire solo nell’obbedienza alla sua volontà. Non c’è azione dell’uomo che non sia sotto il giudizio di Dio, non c’è spazio nella storia che possa fare a meno dei rapporto con Dio per mezzo di Gesù. La dottrina della signoria di Cristo ci insegna ancora che la vita a cui siamo chiamati è la stessa vita che ha vissuto Gesù Cristo: vita di servizio ai fratelli. Vivendola noi confessiamo la sua signoria e diventiamo a nostra volta uomini di pace e di riconciliazione. Nella Chiesa di Cristo, come in ogni comunità, il ministero (= servizio) della autorità, è dato non per l’affermazione personale, ma in funzione dell’unità e della carità.
Cristo, buon pastore, è venuto non per essere servito ma per servire (Mt 20,28; Mc 10,45) e dare la sua vita (Gv 10,11). Queste affermazioni aiutano a evitare le ambiguità inerenti al concetto di regalità non inteso nel senso di Cristo.

martedì 20 novembre 2007

LO VEDI TU ?


di David Wilkerson


Isaia Lo vide in tutto il Suo regale splendore ed esclamò forte:"Allora la gloria dell'Eterno sarà rivelata, e ogni carne, ad un tempo, lo vedrà; perché la bocca dell'Eterno l'ha detto"(40:5). Davide Lo vide che cavalcava per il cielo sul Suo cavallo bianco, regnando in tutta la Sua potenza:" a Colui che cavalca sui cieli dei cieli eterni! Ecco, Egli fa risonar la Sua voce, la Sua voce potente"(Salmo 68:33). Isaia vide questo Re di gloria che galoppava e abbatteva gli idoli:"Ecco l'Eterno, che cavalca portato da una nuvola leggera, e viene in Egitto; gli idoli d'Egitto tremano davanti a Lui, e all'Egitto si strugge, dentro, il cuore"(19:1).
Lo vedi tu, accampato attorno alla tua casa? Vedi gli eserciti vestiti di bianco? Lo vedi nel loro mezzo? E il Suo cavallo bianco pronto alla battaglia? "E vidi, ed ecco un cavallo bianco; e Colui che lo cavalcava aveva un arco; e gli fu data una corona, ed Egli uscì fuori da vincitore, e per vincere"(Apoc.6:2). Santi di Dio: IO LO VEDO! Il mio velo è tolto! Egli è qui! Egli è con voi, adesso! Egli è qui per mettere in fuga ogni nemico! Egli è qui in potenza e in splendore! Egli è qui per conquistare e abbattere ogni fortezza del nemico! Aprite i vostri occhi, togliete il velo! Credete a quello che disse:" io Lo vedo, sul Suo cavallo bianco, con l'arco nelle Sue mani, un
"Si rallegri Israele in Colui che lo ha fatto, esultino i figliuoli di Sion nel loro Re. odino il Suo Nome con danze, gli salmeggino col timpano e la cetra, perché l'Eterno prende piacere nel Suo popolo, Egli adorna di salvezza gli umili. Esultino i fedeli adorni di gloria, cantini di gioia sui loro letti"(Salmo 149:2-5).
Io ti dico, con l'autorità della Santa Parola di Dio: Re Gesù ha circondato la tua casa con un esercito di carri e cavalieri reali, vestiti di bianco con Se stesso a capo, cavalcando maestosamente il Suo cavallo bianco! Nessun nemico nell'universo oserà avvicinarsi a te! I demoni sono fuggiti terrorizzati! I principati e le potestà delle tenebre son in rotta, Satana trema, perché il Re della gloria è qui!
LO VEDI TU?!

FIGLI DI RE


di David Wilkerson

Noi siamo i figli del Re della gloria sebbene viviamo come se fossimo abbandonati e senza aiuto. Pochi di noi sono consapevoli di essere i figli amati di un potente Sovrano che domina sui nostri interessi con una bacchetta di ferro. Se veramente i nostri veli sono stati rimossi, e se abbiamo realizzato che Cristo sta regnando per noi, dovremmo essere indignati per ogni attacco satanico che ci tocca! Ci dovremmo levare con indignazione spirituale e gridare:"Diavolo, non puoi farmi questo, nè a me, nè alla mia famiglia e a chiunque mi appartiene! Sono figlio del Re dell'universo ed Egli ti schiaccerà alla mia parola. Io ti lego; ti rigetto; ti rimando alle tue tenebre, nel Suo poderoso Nome!".
Non dovremmo giacere come figli deboli e confusi, lasciando alle potenze delle tenebre la libertà di tormentarci e calpestarci, confonderci, ferirci, irritare le nostre menti, le nostre case, i nostri congiunti e i nostri figli. Dovremmo, invece, levarci in fede, pienamente sicuri, dimorando nella gloria e nella potenza del nostro incoronato Re! Re Gesù dovrebbe essere il nostro riposo! Re Gesù dovrebbe combattere le nostre battaglie. Egli dovrebbe dare la caccia al nostro nemico! Dovremmo avere una perfetta confidenza di vittoria in tutte le cose, perché stiamo confidando pienamente nella Sua potenza onnipotente. La situazione è questa:" CREDI TU CHE GLI E' STATO DATO UN REGNO? Credi insieme agli eserciti del cielo e ai ventiquattro anziani che ha preso dominio su tutto e che tutti i regni di questo mondo sono Suoi, e che regna come Signore di tutto? Se è così, credi tu che ha tutta la potenza della Deità nel Suo corpo celeste? Credi tu che ha sconfitto il diavolo e tutte le sue forze? Credi tu che ha conquistato l'ultimo nemico, la morte?
Se Egli è Re, se ha tutta la potenza, se l'intero universo è Suo, se ogni cosa in cielo e sulla terra s'inchina davanti a Lui, e se lo stesso Re ha fatto la Sua dimora in me e ora è il Re e il Signore che sta regnando in me con gloria e potenza PERCHE' DOVREI TEMERE? Cosa mi potrebbe irritare? Tutte le cose sono possibili ora! Tutte le cose sono sotto la Sua autorità e il Suo dominio.
Perché allora ci sono così tanti cristiani che vivono nella sconfitta, nella disperazione, nella solitudine, combattendo una battaglia perduta contro la tentazione, senza una direzione, senza pace, senza sicurezza, senza nessuna cosa meravigliosa rimasta? E' perché hanno un velo di incredulità sui loro occhi e sui loro cuori!Hanno un Re che sta regnando e non lo sanno! Hanno tutto ciò di cui hanno bisogno ma non lo vedono. Hanno tutta la potenza sugli inganni del nemico, ma sono ciechi a riguardo! Dal modo confuso nel quale i cristiani vivono stiamo dicendo a Dio e al mondo intero:"non abbiamo un Re! Siamo senza potenza! Non ci sono eserciti dalla nostra parte! Dipendiamo dalla misericordia dei nostri nemici!".
Questa è senz'altro una bugia! E' un oltraggio d'incredulità contro il Re della gloria!Noi siamo alla corte di Re Gesù come dei perduti, come figli senza aiuto con un cappuccio in testa, non vedendo e non ascoltando niente, mentre tutti gli eserciti del cielo sono inchinati davanti a Lui proclamando LA SUA ASCESA AL POTERE!
Davide gridò:"l'Eterno regna; tremino i popoli la terra sia scossa. L'Eterno è grande in Sion, ed eccelso sopra tutti i popoli. Lodino essi il Tuo Nome grande e tremendo. Egli è Santo"(Salmo 99:1-3),"l'Eterno regna, Egli s'è rivestito di Maestà; l'Eterno s'è rivestito,s'è cinto di forza il Tuo trono è saldo ab antico, Te sei ab eterno"(Salmo 93:1,2).
La testimonianza di ogni singolo credente dovrebbe essere: "IO CREDO CHE RE GESU', ADESSO, PROPRIO ORA, REGNA IN GLORIOSA POTENZA!" Isaia disse: "quanto son belli, sui monti, i piedi del messaggero di buone novelle, che annunzia la pace, ch'è araldo di notizie liete, che annunzia la salvezza, che dice a Sion: IL TUO DIO REGNA!"(52:7). Davide disse:"dite fra le nazioni: L'ETERNO REGNA "(Salmo 96:10).

ADORARE DIO SENZA VELI


di David Wilkerson

Non attribuiamo a Gesù tutta la Sua potenza, la Sua gloria e la Sua possanza, non realizziamo che stiamo andando alla presenza di un Re che regna. Questo potente Re, con tutta la Sua potenza in cielo e in terra, ci dice che i Suoi occhi sono su di noi e che le Sue orecchie sono aperte e attente alle nostre richieste. Ci dice che se solo ci ascolta, abbiamo già le risposte alle domande che Gli abbiamo rivolto. Ma chi realmente crede questo?Abbiamo difficoltà anche a credere che il Re della gloria sia là, nel luogo segreto, in tutto il Suo splendore, seduto come un Re maestoso che ci invita ad andare arditamente nella Sua corte reale per ricevere tutta la misericordia e la grazia di cui abbiamo bisogno nei nostri travagli terreni. Il velo d'incredulità è sui nostri cuori! Mostratemi un credente in questo mondo che nel momento in cui egli sta in comunione ed in preghiera con Dio, abbia la consapevolezza e la sicurezza che il Re di gloria è proprio là, in reale presenza per impiegare le Sue potenze eterne in suo favore. Quanti credono che un tal glorioso Re aspetta che il Suo popolo venga alla Sua presenza con lodi, che si diletti in quella comunione e che manifesti e riveli la Sua presenza in un modo intimo e familiare?
Se realmente non abbiamo nessun velo di incredulità sui nostri cuori, ci dovremo approssimare a Lui come a UNO che ora regna, come a UNO che ha la pienezza della Deità pronta per essere usata in nostro favore! Dovremmo adorare con la consapevolezza che siamo nella Sua reale presenza. Dovremmo lodare sapendo che Egli è proprio là per accettare le nostre offerte sul posto. Dovremmo chiedere in fede, sapendo che sarà fatto, perché Egli ci ascolta e ha tutta la potenza per farlo. Uscire dalla Sua presenza non credendo che Egli ha ascoltato e risposto, significa non credere che Egli è proprio là ed è Re di tutto!
Se Egli dimora in me, deve essere il Re di tutto! Quando mi arrendo a Lui, non Lo sto facendo Re, ma è Lui che prende la mia vita come Re! Dio incoronò Lui, non me! Egli ha già un regno, io fui semplicemente trasferito dal mio regno di tenebre al Suo glorioso regno di luce e, per entrare nel Suo regno devo morire! Quando tu muori al peccato, quando muori con Cristo, tu sei innalzato nel regno dove Egli sta regnando! Qualcuno dirà:"ma il regno di Cristo è in me! Tutta la Sua potenza di Re è in me! ". Si, ma è sempre la Sua potenza! "Or a Colui che può, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente al di la di quello che domandiamo o pensiamo..."(Ef.3:20). Quella potenza è SUA, sovrana potenza di Dio.

GESU' E' RE!


di David Wilkerson

"Ed il settimo angelo sonò, e si fecero gran voci nel cielo, che dicevano: il regno del mondo è venuto ad essere del nostro Signor e del Suo Cristo; ed Egli regnerà nei secoli dei secoli" (Apoc. 11:15).
Giovanni, il rivelatore, vide la gloriosa visione di Cristo incoronato Re dell'universo. Lo Spirito Santo aveva vivificato il corpo di Gesù dopo la morte; Egli aveva vinto l'ultimo nemico, la morte, ed era risorto trionfante!
La scena che ora vede Giovanni è il ritorno di Cristo dal Cielo per reclamare il Suo trono. E' l'incoronazione del Signore come Re dei re! Ci furono delle gran voci attraverso il cielo, lodi giubilanti degli angeli, Serafini e Cherubini e di tutti gli eserciti della gloria. Re Gesù, l'uomo glorificato, è tornato ad essere il Signore di tutto. Che tuonante e rumoroso benvenuto ha dovuto essere, con tutte le voci celesti che gridavano forte:" il regno del mondo è venuto ad essere il Regno di Cristo, ed Egli regnerà per sempre! i ventiquattro anziani caddero dalle loro sedie, con le facce al suolo lodando e gridando:" noi Ti ringraziamo, o Signore Iddio Onnipotente che Sei e che Eri, perché hai preso in mano il Tuo gran potere, ed hai assunto il Regno"(Apoc.11:17).
Noi non possiamo incoronare Gesù Cristo come Re! Egli già lo è! Non possiamo farlo Signore di tutto, Egli è già Signore di tutto. Dio il Padre, lo ha ripreso nella gloria, incoronandoLo Re e Signore di tutto e gli ha dato tutta la potenza della Deità! "Poiché in Lui si compiacque il Padre di far abitare tutta la pienezza"(Colossesi 1:19)," poiché in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della Deità Egli è il capo d'ogni principato e d'ogni potestà"(Col.2:9,10).
Paolo ebbe la stessa visione, cioè di Cristo seduto come Re e Signore di tutte le cose. Egli parlò della potente efficacia delle Sua forza per noi:" e qual sia verso noi che crediamo, l'immensità della Sua potenza. La qual potente efficacia della Sua forza Egli ha spiegata in Cristo,quando Lo resuscitò dai morti e Lo fece sedere alla propria destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato e autorità e potestà e signoria, e di ogni altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello a venire. Ogni cosa Ei gli ha posto sotto ai piedi e l'Ha dato per capo supremo della chiesa, che è il corpo di Lui, il compimento di Colui che porta a compimento ogni coda in tutti"(Ef.1:19-23).
Potreste immaginare voi, un umile e mansueto Nazareno che sta alla porta del vostro cuore, sperando che Lo facciate Signore della vostra vita. Egli non è più l'uomo rigettato, Egli è il Re della gloria!Egli viene fuori dalla tomba nella piena potenza della resurrezione, Egli ascende al Suo trono eterno, Egli prese tutta la potenza e il dominio e in questo preciso momento sta regnando sopra tutte le potenze e i regni di questo universo. L'ultimo nemico fu la morte, e Cristo anche di quella ne fece un Suo sgabello! Se la morte fu l'ultimo nemico allora, vuol dire che tutti gli altri sono stati sconfitti! Cristo non sta cercando di fare il braccio di ferro con Satana. La guerra è finita, Satana fu sconfitto e Cristo lo buttò giù in un disonore vergognoso. Il calcagno di Cristo ha schiacciato la testa del serpente:"e vi fu battaglia in cielo: Michele e i suoi angeli combatterono col dragone, e il dragone e i suoi angeli combatterono, ma non vinsero, e il luogo loro nonfu più trovato nel cielo. E il gran dragone, il serpente antico, che è chiamato Diavolo e Satana, il seduttore di tutto il mondo, fu gettato giù "(Apoc.12:7-9)," e avendo spogliato i principati e le potestà, ne ha fatto un pubblico spettacolo, trionfando su di loro per mezzo della croce"(Col.2:15),"ed io udii nel cielo una gran voce che diceva: ora è venuta la salvezza e la potenza ed il regno dell'Iddio nostro, e la potestà del Suo Cristo, perché è stato gettato giù l'accusatore dei nostri fratelli, che li accusava giorno e notte, dinanzi all'Iddio nostro"(Apoc.12:10).
In questo mondo ci sono ancora delle persone che si dilettano nel pensare di permettere a Cristo di venire nei loro cuori. Sono arrivati persino al punto di pensare che potrebbero incoronarLo Signore delle loro vite. E come se Gli stessero dicendo:" Gesù, se giochi le Tue carte nel modo giusto, forse Ti faccio entrare! Se mi dai felicità, se mi guarisci, se rispondi alle mie preghiere, se mi mostri un segno o al limite due, se mi fai un miracolo: forse finirai con l'essere incoronato Re della mia vita". Come siamo ridicolmente ciechi! Là, ora Egli siede, in tutta la Sua sbalorditiva potenza e gloria, con tutti gli eserciti del cielo adoranti ai Suoi piedi, con i ventiquattro anziani chinati sulle loro facce davanti a Lui, con Dio che ha riversato su Lui tutta la potenza della Deità, con un diavolo ammaccato e sconfitto che scappa alla Sua presenza, con tutti i principati e le potestà in cielo e sulla terra inchinati davanti alla Sua potenza e alla Sua maestà!
E invece qui abbiamo un esercito di ciechi, carnali e tiepidi cristiani, per metà decisi peccatori, che pensano di star facendo un favore a Gesù permettendoGli di regnare nelle loro vite. Che stoltezza! Mentre Egli con un solo respiro della Sua bocca potrebbe soffiare via regni e sovrani."Ecco, le nazioni sono, agli occhi Suoi, come una gocciola nella secchia, come la polvere minuta delle bilance; ecco, le isole sono come pulviscolo che vola. Tutte le nazioni sono come nulla dinanzi a Lui; Ei le reputa meno che nulla, una vanità" (Isaia 40:15-17).
Cosa è la Russia, con tutti i suoi missili e i suoi armamenti? Essa è una gocciola in una secchia! Cosa è la Cina con i suoi innumerevoli eserciti? Niente! Cosa è l'America, ch'è leader nel mondo e che fa tremare le nazioni? Niente! Esse sono polvere, come niente davanti a Re Gesù! "Tutti gli abitanti della terra son reputati nulla da Lui; Egli agisce come vuole con l'esercito del cielo e con gli abitanti della terra; e non v'è alcuno che possa fermare la Sua mano o dirGli: che fai?" (Daniele 4:35).

TU LO DICI, IO SONO RE! (commento Gv 18 di S.Agostino)

In questo discorso dobbiamo esaminare e spiegare che cosa disse Pilato a Cristo, e cosa egli rispose a Pilato.
Dopo aver detto ai giudei: «Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge», e dopo che essi gli ebbero risposto: «Non è permesso a noi dare la morte ad alcuno», "Pilato rientrò nel pretorio, e chiamò Gesú e gli disse: «Tu sei il re dei giudei?». Rispose Gesú: «Da te lo dici, ovvero altri te l`hanno detto di me?»" (Gv 18,33-34). Il Signore sapeva bene quel che chiedeva a Pilato, come pure sapeva cosa egli gli avrebbe risposto; tuttavia, volle che fosse detto ciò, non per sapere quanto già sapeva, ma perché fosse scritto quanto voleva che giungesse a nostra conoscenza. "Rispose Pilato: «Sono io forse giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me: che hai fatto?». Rispose Gesú: «Il mio regno non è di questo mondo. Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servi avrebbero certamente combattuto perché io non fossi dato nelle mani dei giudei; invece il mio regno non è di quaggiú»" (Gv 18,35-36).
Questo è quanto il buon maestro ci volle insegnare: ma prima era necessario dimostrarci quanto vana fosse l`opinione che del suo regno avevano sia i gentili sia i giudei, dai quali Pilato l`aveva appresa. Essi pretendevano che egli dovesse esser messo a morte nerché aveva cercato di impadronirsi ingiustamente del regno; oppure perché sia i romani che i giudei dovevano temere, come avverso al loro potere, il suo regno, in quanto appunto i detentori del potere sono soliti temere ed esser gelosi di chi potrebbe prendere il loro posto. Il Signore avrebbe potuto rispondere subito alla prima domanda di Pilato: «sei tu il re dei giudei?», dicendo: «il mio regno non è di questo mondo». Ma egli, chiedendo a sua volta se quanto Pilato domandava, lo diceva da sé, cioè fosse la sua opinione personale, oppure l`avesse inteso da altri, volle che fosse palese, attraverso la risposta di Pilato, che erano i giudei a formulare tale accusa contro di lui. Egli ci mostra cosí la vanità dei pensieri degli uomini (cf. Sal 93,11), che ben conosceva, e rispondendo loro, giudei e gentili insieme, con parole piú opportune ed efficaci, dopo quanto ha detto Pilato, dice: «Il mio regno non è di questo mondo».
Se avesse fatto questa dichiarazione subito dopo la prima domanda di Pilato, si sarebbe potuto pensare che egli rispondesse, non anche ai giudei ma ai soli gentili, come se fossero stati solo questi ad avere di lui una tale opinione. Poiché invece Pilato risponde: «Sono io forse giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me», allontana da sé ogni sospetto che si possa ritenere che egli abbia spontaneamente detto, e non piuttosto sentito dai giudei, che Gesú aveva affermato di essere re dei giudei. E Pilato, inoltre, col chiedergli: «che hai tu fatto?», lascia intendere che egli era stato condotto a motivo di un delitto. E` come se Pilato dicesse: Se non sei re, che hai fatto di male da essere consegnato a me? Quasi non fosse già straordinario il fatto che si consegnasse al giudice per essere punito chi diceva di essere re, ecco che se non avesse detto ciò, il giudice deve chiedere cos`altro abbia fatto di male per essere condotto da lui ad essere giudicato.
Ascoltate dunque, giudei e gentili, ascoltate circoncisi e incirconcisi; tutti i regni della terra prestino orecchio: Io non danneggio il vostro potere in questo mondo, dice in sostanza il Signore, perché «il mio regno non è di questo mondo». Non fatevi prendere dall`assurdo timore che colse Erode, quando apprese la nascita di Cristo, e si spaventò tanto che fece uccidere tutti i neonati, sperando di uccidere anche Gesú tra quelli, mostrandosi cosí sanguinario e crudele piú per la paura che non per la collera (cf. Mt 2,3-16). «Il mio regno» - dice il Signore - «non è di questo mondo». Che volete di piú? Venite dunque nel regno che non è di questo mondo; venite credendo, e guardatevi dalla crudeltà ispirata dalla paura. E` vero che in una profezia, il Figlio, parlando di Dio Padre, ha detto: "Sono stato consacrato re da lui su Sion, il sacro suo monte" (Sal 2,6), ma questo monte e quella Sion non sono dl questo mondo. Di chi è composto il suo regno, se non di coloro che credono in lui, ai quali egli ha detto: «Non siete del mondo, cosí come io non sono del mondo»? Senza dubbio egli voleva che essi dimorassero nel mondo, e per questo chiese al Padre: «Non domando che tu li tolga via dal mondo, ma che li custodisca dal male». Notate che anche ora non dice: Il mio regno non è in questo mondo; ma dice: «il mio regno non è di questo mondo». E dopo aver provato la sua asserzione, soggiungendo: «Se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servi avrebbero certamente combattuto perché io non fossi dato nelle mani dei Giudei», non dice: invece il mio regno non è qui, ma dice: «il mio regno non è di quaggiú». In realtà, il suo regno è qui, sulla terra, fino alla fine dei secoli, dove la zizzania è mischiata al buon grano sino alla mietitura che sarà alla fine dei tempi quando verranno i mietitori, cioè gli angeli, e toglieranno dal suo regno tutti gli scandalosi (cf. Mt 13,38-41). E questo non potrebbe accadere, se il suo regno non fosse sulla terra. Tuttavia, esso non è di quaggiú, perché è esiliato nel mondo. E` al suo regno, cioè a questi pellegrini nel mondo, che egli dice: «Voi non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo». Essi erano del mondo, quando ancora non facevano parte del suo regno ma appartenevano al principe di questo mondo. Tutto quanto negli uomini è stato creato da Dio, ma che ha avuto origine dalla stirpe colpevole e dannata di Adamo, appartiene al mondo; e tutto quanto è stato rigenerato in Cristo fa parte del regno e non appartiene piú al mondo. E` in questo modo che Dio ci ha sottratti al potere delle tenebre (cf. Col 1,13) e ci ha trasferiti nel regno del Figlio del suo amore. Ed è appunto di questo regno che egli dice: «Il mio regno non è di questo mondo», oppure: «Il mio regno non è di quaggiú».
"Gli disse allora Pilato: «Dunque tu sei re?». E Gesú rispose: «Tu dici che io sono re»" (Gv 18,37).
Il Signore non teme di riconoscersi re, ma la sua espressione: «tu lo dici», è cosí calibrata che non nega di essere re (re, si intende, il cui regno non è di questo mondo), ma neppure afferma di esserlo, in quanto ciò potrebbe far pensare che il suo regno è di questo mondo. In questo senso infatti pensava Pilato, col dire: «dunque tu sei re?». Gesú risponde: «tu lo dici», cioè tu sei della terra, e secondo la carne cosí ti esprimi.