martedì 10 giugno 2008

3020
Non mi piace essere autocelebrativo né enfatizzare più di tanto o più del dovuto un qualsiasi evento, ma consentitemi di stupirmi e meravigliarmi continuamente per quello che ogni giorno vedo nel contatore del blog, in soli tre mesi più di mille visite.
Ora che è abbondantemente superata quota 3000 mi è d'obbligo benedirvi e ringraziarvi nel Suo Santissimo Nome.
Io non uso testi o articoli miei non mi permetterei mai anche perchè sono estremamente consapevole dei miei limiti, raccolgo quanto di prezioso possa essere per la mia vita di adoratore nel web e lo sottopongo prima a me stesso e poi lo condivido con voi. Questa formula permette non di raccontare le mie esperienze ma di condividere gli immensi tesori che i grandi testimoni cristiani del passato o di oggi condividono con il popolo di Dio:la Chiesa.
Comprendo quindi che Jeshua benedice quest'opera "poverella" che è di innalzare il Suo Nome sopra ogni cosa e forgiare, scaturire, aiutare, sostenere, incoraggiare e radunare tutti gli adoratori, quell'armata che un giorno si leverà al suono del grande shofar, pronta con la lampada accesa, cinti i fianchi e con le lodi di Dio (adorazione) sulla bocca e la spada (parola) a due tagli nelle mani.
Grazie a tutti nel nome di Jeshua per questo affetto e per le vostre 3020 visite!
Molti di voi li conosco perchè si "postano", molti so che frequentano il blog in "anonimato", molti non ho il dono di conoscerli, ma sono sicuro che tutti abbiamo il cuore per Jeshua ed in Lui tutti siamo una sola cosa, ovunque siamo, comunque la pensiamo.
Con amore in Jeshua il Re
Joshua

LA VITA CONTEMPLATIVA di Antonio da Padova

Fratelli, ho scovato questa "perla" e permettetemi di dirvi che nella mia piccola esperienza e grandissima ignoranza non ho mai letto e mai ascoltato nessun discernere il tema della contemplazione con la poesia, la dolcezza,l'attualità e la forza di Antonio da Padova. Consentitemi di consigliarvi una lettura più pacata e lenta del solito, simile ad una meditazione, questo per assorbirne la bellezza e la profondità, inoltre sono certo lo troverete utilissimo anche per la vostra vita di adoratori! Joshua

L’uomo che vive la vita attiva percorre i sentieri del mondo in cerca di bisognosi da soccorrere, come il pesce scorre le vie del mare. Il contemplativo invece assomiglia all’uccello e si solleva sulle ali della preghiera...E in quel modo l’uccello dal petto largo fende più difficilmente l’aria dell’uccello che ha invece il petto sottile e ristretto, così l’anima del contemplativo che si distrae e si dilata in molti pensieri ritarda il suo volo; colui invece che, nel suo volo, incentra in un punto solo il suo sforzo, si eleva con slancio verso il cielo e si riempie del gaudio della contemplazione.
La soavità della vita contemplativa è più preziosa di tutta le opere, e tutto ciò che si possa desiderare non può essere paragonato a questa. La soavità della vita contemplativa conserva l’anima nella gioventù della grazia. Onde è scritto: La tua giovinezza si rinnoverà come quella dell’aquila.
La vita contemplativa, che consiste nella compunzione dell’anima, è posta in opposizione alla vita attiva perché, con l’orazione, con la compunzione delle lacrime, temperi il fervore del lavoro, il calore della tentazione, la quale deve vincersi con l’umiltà del cuore.
L’uomo spirituale, allontanandosi dalla sollecitudine delle cose temporali, dall’inquietudine dei pensieri mondani, ed entrando nel sacrario della coscienza, chiusa la porta dei cinque sensi, riposa con la sapienza, assorto con la divina contemplazione, nella quale gusta la quiete nella superna dolcezza. Giacchè la conversazione dei sapienti non ha amaritudine, cioè la dilettazione del peccato, non apporta nessun veleno al palato a cui si avvicina, e il suo convito non produce tedio. Le delizio dello spirito gustate accrescono sempre più il desiderio di goderle e di amarle, trovandosi in esse letizia e godimento.
La nostra conversazione è nei cieli, dice l’apostolo. Nota bene che l’apostolo dice non nel cielo, ma nei cieli. Questi cieli sono tre: la sottile speculazione della verità, l’amore della giustizia, la pienezza dell’eterna beatitudine. Se la luce della verità ti circonfulge, sei nel primo cielo; se ti incendia la fiamma dell’amore, sei nel secondo; se provi il gusto dell’interiore soavità, sei ammesso al terzo. Tale gusto è l’unione della sposa con lo sposo, dell’anima cioè con Dio.
L’uomo contemplativo, quando è attratto dalle cose superiori, non sa più quale via seguire, perché la contemplazione non sta nell’arbitrio del contemplatore, ma nel volere di colui che è contemplato, il quale infonde dolcezze in chi vuole, quando vuole e come vuole.
Vuoi tu possedere sempre Dio nella tua mente? Abbi sempre te dinanzi a te: dov’è l’occhio ivi è la mente. Tieni sempre l’occhio sopra di te. Ti propongo, dunque, tre cose: occhio, mente e te. Dio è nella tua mente, la mente negli occhi, gli occhi in te. Se dunque, tieni gli occhi sopra di te, hai Dio in te. Vuoi sempre ritenere Dio nella tua mente? Conservati quale egli ti creò. Non voler andare in cerca di un altro diverso da te. Non desiderare di trasformarti da quello che ti fece Iddio. Ama te come ti fece colui che ti amò. Odiati quale ti sei trasfigurato da te stesso. Sostieni la tua parte superiore, conculca la parte inferiore!
Chi desidera alzarsi a volo fino al cielo si accinga così: distacchi, in primo luogo, l’animo suo dalla terra; poi tenga in afflizione il suo corpo, quindi incominci a pregare costantemente e a versar lacrime di penitenza, giacchè la preghiera lenisce Dio, la lacrima lo spinge a dare ciò che gli si domanda.
Il Signore ama riposare in un’anima umile, che si eleva dalle cose terrene in una contemplazione delle cose eterne. Allora le sedi dei cinque sensi si riempiono della divina maestà, l’uomo riposa in pace quando ha il Signore nella sua mente. Quando il Signore è nella mente, le nostre operazioni sanno di Dio, perché sono operazioni di umiltà che edificano il prossimo.
I santi sono simili agli uccelli: essi si librano nell’aria sulle ali della contemplazione. Vengono, in questo modo, alienati dal mondo, in guisa che non si curano più della terra, non si affannano più per le cose temporali, ma vivono solo delle cose celesti.
In un’acqua torbida e agitata non si riesce più a scorgere il volto di chi vi si specchia. Se tu vuoi che nel tuo cuore appaia il volto di Cristo che ti sta a guardare, raccogliti in silenzio, come gli apostoli nel Cenacolo; chiudi le porte dell’anima al tumulto delle cose esteriori.
Quando tu ti spendi per il prossimo, fallo pure di tutta lena; ma quando volgi l’anima a Dio, ritira dalle ,creature i tuoi affetti per poter volare a lui in libertà. Deponi, pregando, il pensiero di uffici e prestazioni che hai dato o stai per dare ai fratelli, perché queste immaginazioni, che sogliono presentarsi durante l’orazione, la ostacolano assai.
La discrezione è necessaria nella contemplazione, affinché non vogliamo assaporare della celeste sapienza più di quanto è necessario... Sia, dunque, la discrezione come una sentinella tra l’occhio della fede e il gusto della contemplazione, affinché la faccia dell’anima nostra risplenda come il sole... in modo che quello che si ritiene per fede si manifesti con le opere, e il bene che discerniamo al di dentro, per virtù della discrezione, si estrinsechi nella purità dell’opera, e ciò che si gusta di Dio nella contemplazione si manifesti pieno di fervore nell’amore del prossimo, e così la nostra faccia risplenderà come il sole.
Come la madre volendo sopportare il suo pargoletto, unge il petto di assenzio, e quegli, cercando il dolce, trova l’amaro, per cui viene tolto dal suo dolcissimo cibo; così lo Spirito Santo sparge di tribolazioni le soavità delle sue grazie affinché l’uomo non si affezioni alle dolcezze più che alle amarezze, ma vada in cerca solo di quel dolce che è vero, perché eternamente dura.

UNA DIMORA PER DIO



di David Wilkerson 4 Settembre 2000


"In lui voi pure entrate a far parte dell'edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito." (Efesini 2:22). Una dimora è un luogo dove si risiede. La parola greca per dimora in questo verso significa "una residenza stabile".
Qualunque cristiano sa che Dio non abita in templi fatti da mano d'uomo. Infatti il nostro Signore ha scelto di vivere in sembianze umane - cioè nel cuore e nell'anima del Suo popolo. Chiunque sia in Cristo fa del suo corpo un tempio - la Sua dimora , la Sua residenza stabile. Ogni credente può vantarsi con sicurezza: "Dio vive in me".
Dio non ha altre residenze fisiche - nessuna nazione, nessuna capitale (neanche Gerusalemme), nessuna vetta di montagna. Egli non abita nelle nuvole o nel cielo, nell'oscurità o nella luce, nel sole, nella luna o le stelle. Senza dubbio il Signore è ovunque, la Sua presenza riempie ogni cosa. Ma secondo la Sua parola, Dio fa del Suo popolo la Sua dimora. Un cuore nettato dal sangue di Gesù è la sua residenza permanente.
Ma quando Dio ha cominciato ad abitare in noi? Lo ha fatto da quando noi abbiamo dato il nostro cuore a Gesù. In quel momento la presenza di Cristo ha riempito la nostra esistenza. Ma ancora oltre, Gesù ci ha portato alla pienezza della deità: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Egli testimonia: "In quel giorno conoscerete che io sono nel Padre mio.... Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui." (Giovanni 14:20-23).
Proverbi 8 rivela gloriosamente il patto tra Dio ed il Suo Figlioloriguardante la loro dimora nel genere umano
Molto prima che il mondo fosse creato, il Padre celeste ed il Suo Figliolo convenirono che il genere umano fosse la loro dimora. Fecero un patto secondo il quale Gesù sarebbe venuto sulla terra per abitare nei cuori e nei corpi delle persone prescelte. Vediamolo attraverso le Scritture.
L'apostolo Paolo si riferisce a Cristo come Colui che è sapienza: "Ed è grazie a lui che voi siete in Cristo Gesù, che da Dio è stato fatto per noi sapienza, ossia giustizia, santificazione e redenzione" (1 Corinzi 1:30).
Proverbi 8 ci parla anche di sapienza, in un modo che puo essere riferito soltanto a Gesù. Nel verso 30 la sapienza dice: "Io ero presso di lui come un artefice; ero sempre esuberante di gioia giorno dopo giorno, mi rallegravo in ogni tempo in sua presenza". Come facciamo a sapere che questo verso si riferisce a Gesù? Egli soltanto era la delizia del Padre. Dio non si deliziava nella sapienza, ma nel Suo Figliolo.
Sappiamo che Cristo era con Dio prima ancora che la terra fosse creata: "Il SIGNORE mi ebbe con sé al principio dei suoi atti, prima di fare alcuna delle sue opere più antiche. Fui stabilita fin dall'eternità, dal principio, prima che la terra fosse." (Proverbi 8:22-23). Potete immaginare il piacere provato reciprocamente sia dal Padre che dal Figlio? Erano insieme nella gloria dei cieli, nella felicità perfetta.
Ricordate: questo accadeva prima che Gesù conoscesse qualcosa della tristezza umana. Ancora non era entrato in un corpo di carne, con tutto il suo fardello e le sue prove. Non era ancora stato toccato da alcuna infermità umana - non era stato rigettato, disprezzato, schernito, sputato addosso, oppresso dai peccati umani. E doveva ancora andare sulla croce. Doveva ancora provare l'esperienza del Proprio Padre celeste che nascondeva la faccia da Lui. E non aveva ancora gustato la morte.
A questo punto si inserisce il piano del Nuovo Patto. In questo, Dio - avendo creato l'uomo in modo tale che potesse avere libera volontà - vide che l'uomo peccatore aveva bisogno di un redentore. Quindi il Padre chiese al Figlio di fare da mediatore nel Nuovo Patto. Il Signore chiese: "Vuoi prendere un corpo umano e diventare il sacrificio che redima l'intera umanità? Vuoi prendere su di te tutti i loro peccati, per liberarli dal diritto che il male ha acquisito sulle loro vite?"
Gesù comprese pienamente la terribile prospettiva. Antivedeva le battiture, la corona di spine, l'odio ed il rifiuto da parte del popolo di Dio. Ed egli vedeva la croce che veniva innalzata per Lui. Ma la Scrittura dice che Gesù era felice di dare la Sua vita per noi. Egli calcolò il costo e rispose: "Dio mio, desidero fare la tua volontà, la tua legge è dentro il mio cuore" (Salmo 40:8).
Il Figlio pronunciò anche queste incredibile parole: "Mi rallegravo nella parte abitabile della sua terra, trovavo la mia gioia tra i figli degli uomini" (Proverbi 8:31). Vi rendete conto di quello che Cristo sta dicendo? Tra tutte le meravigliose galassie ancora non scoperte dall'uomo, tra tutti i pianeti senza numero, Dio ha scelto di dimorare su questa piccola sfera chiamata terra. E ha scelto l'uomo come il luogo nel quale desiderava abitare. Noi eravamo la "parte abitabile della sua terra".
Questa è la chiave del mio messaggio: Gesù sapeva che non avrebbe più gioito della beata comunione che aveva con il Padre. Ma Egli fu deliziato della prospettiva di venire ad abitare in noi: "trovavo la mia gioia tra i figli degli uomini" (Proverbi 8:31). Stava dicendo: "Sto per portare un popolo nel mio cuore. E sto per essere uno con loro, per gioire della loro amicizia". Egli fu deliziato al pensiero della dolce comunione con noi!
Perchè Gesù si rallegrò alla prospettiva che l'uomodivenisse un tempio nel quale poteva dimorare?
Io credo nell'assoluta preveggenza di Dio. E credo che il nostro Signore conoscesse, molto prima che noi esistessimo, quanto chiunque di noi fosse pronto ad accettare l'evangelo. Ora, io non credo ad una limitata riconciliazione; Dio non ha scelto di dannare alcune persone e salvarne altre. Gesù morì per tutti e chiunque viene a Lui può essere salvato. Il nostro Signore non vuole che alcuno perisca (vedi Giovanni 3:15-17, 2 Pietro 3:9). Ma se Egli preconosceva i nostri nomi, Egli conosceva anche se noi avremmo accettato o rigettato il Suo sacrificio.
Essendo intimamente in contatto con Dio, Cristo condivideva questa preconoscenza. E credo che egli vedesse in anticipo qualunque persona che lo avesse ricevuto come Re e Signore nel proprio cuore. Egli conosceva ognuno di noi, sia che viviamo in Cina, Russia, America, nelle nazioni africane o qualunque altra nazione. Ed egli gioiva alla prospettiva di venire a dimorare in noi.
Vi ricordate il giorno in cui foste salvati? Potete rivivere i sentimenti che avete sperimentato - le promesse che avete fatto a Gesù, promettendo di perdonare gli altri e seguirlo? Gesù lo vedeva accadere, eoni prima nell'eternità - ed Egli era deliziato in te. Sapeva che lo avresti ricevuto, molto prima che tu fossi formato nel grembo di tua madre.
Davide scrisse: "Sì, tu m'hai tratto dal seno materno; m'hai fatto riposar fiducioso sulle mammelle di mia madre. A te fui affidato fin dalla mia nascita, tu sei il mio Dio fin dal seno di mia madre." (Salmo 22:9-10). "I tuoi occhi videro la massa informe del mio corpo e nel tuo libro erano tutti scritti i giorni che mi eran destinati, quando nessuno d'essi era sorto ancora." (Salmo 139:16).
Quando non eri neanche un seme, Dio stava prendendo nota di tutte le membra del tuo corpo nel Suo libro. Sapeva ogni cosa di te. Ed il Suo Figliolo, Gesù, era deliziato nel sapere che saresti cresciuto per essere la Sua dimora.
Vi offro tre ragioni per le quali Gesù èdeliziato che voi siate la Sua dimora
1. Gesù gioì per voi come vostro sposo. Pregustava di avere intimità e comunione con la Sua sposa.
La Bibbia offre numerose descrizione della nostra identità in Cristo. Siamo chiamati il Suo corpo, la Sua pecora, vergini, igli, servitori, amici. Ma il più intimo di tutte queste descrizioni è questa: noi siamo la sposa di Cristo. "Come la sposa è la gioia dello sposo, così tu sarai la gioia del tuo Dio." (Isaia 62:5).
Se sei sposato, ricorderai il tempo quando tu e la tua amata eravate fidanzati. Avevate perso la testa l'uno per l'altra. E contavate i giorni che vi separavano da essere una sola carne, in una perfetta unione con la vostra consorte.
Così è Gesù. Egli non vedeva l'ora di essere con te, acconsentì di lasciare la perfetta comunione che aveva con il padre. Guardava al giorno quando tu finalmente saresti stato la sua sposa. Ed ai suoi occhi sarebbe un matrimonio d'amore. Egli sarebbe stato la pupilla dei tuoi occhi, e tu saresti stato tutto per Lui. Questo era il motivo della Sua gioia.
Il tuo promesso sposo pregusta l'ora quando vai a Lui ogni giorno nella stanzetta segreta, gioendo in Lui. Potete passare ore insieme - tagliati fuori dal mondo, condividendo il vostro amore, gioendo della dolce comunione. Ed Egli sarà felice di darti le Sue cure, rallegrandosi con te: "Egli si rallegrerà con gran gioia per causa tua; si acqueterà nel suo amore, esulterà, per causa tua, con grida di gioia" (Sofonia 3:17).
Adesso ripensate al tempo quando avete amato per la prima volta Gesù. Lo cercavate con tutto il vostro cuore. Eravate eccitati all'idea di andare alla casa di Dio per amarlo ed adorarlo.
Agli occhi di Gesù, ogni giorno trascorso con voi è come fosse un giorno di nozze. Egli ha dichiarato: "qui è dove costruirò la mia casa. Io abiterò in chiunque mi vuole più di ogni casa al mondo."
Mia moglie Gwen ed io abbiamo avuto questo tipo di amore nel nostro matrimonio. Se eravamo lontani per sole ventiquattro ore, finivamo per chiamarci almeno tre volte al giorno. Questo è durato per cinquant'anni di matrimonio. Potete immaginare che tipo di amore Gesù si aspetta di avere con voi?
2. Gesù gioisce al pensiero di condividere con voi i Suoi più reconditi segreti.
Una delle più grandi espressioni del vero amore è di condividere i più intimi segreti con la persona che amate - cose che nessun altro può conoscere. Come qualunque promesso sposo, Cristo ha preannunciato di condividere con voi i Suoi segreti. E ha già pregustato che voi vogliate condividere i segreti del vostro cuore con Lui.
Ciò è quello che fanno gli innamorati, anche in una normale relazione carnale. Sebbene Sansone avesse un diletto carnale verso Dalila, non le nascose nulla (vedi Giudici 16:4). Il suo amore per lei lo convinse a rivelarle il segreto della sua forza - costandogli la propria vita.
Rallegrandosi per te Gesù pregustava che non saresti stato solo la Sua sposa ma anche il Suo amico del cuore. Egli ti antivedeva nella tua cameretta segreta a pregare, completamente consacrato a Lui. E rallegrandosi al pensiero di aprire la sua parola verso te, rivelando cose che altri credenti non potranno vedere o udire. "... ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio." (Giovanni 15:15).
Egli prevedeva di condividere con voi i più nascosti segreti della sua natura divina. La Sua parola dice: "ma la sua amicizia è per gli uomini retti." (Proverbi 3:32). Ed ancora il Signore non compie alcuna delle sue più grandi opere senza prima dirlo a coloro che Lo amano. Amos scrive: "Poiché il Signore, DIO, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti." (Amos 3:7).
Gesù vuole dirvi le intime rivelazioni della mente di Dio: ciò che desidera realizzare, nel mondo e nella tua vita ... la magnificenza del Nuovo Patto e del Suo santo Nome ... la beltà del Suo sacrificio. Successivamente egli ha pregustato il fatto che tu voglia condividere con Lui ogni tuo bisogno e problema, ferita e sconfitta, speranza e desiderio, sogno ed incubo. Egli vorrebbe essere colui sul quale alleggerisci il tuo cuore.
3. Gesù gioì nel fatto che la Sua sposa volesse deliziarsi nella Sua Parola.
"Beato l'uomo che mi ascolta, che veglia ogni giorno alle mie porte, che vigila alla soglia della mia casa!" (Proverbi 8:34). Cristo sta dicendoci: "Questa è la persona nel quale vivo e dimoro - qualcuno che ascolta con attenzione ogni Mia parola. Ogni giorno, la mia amata attende alle mie porte, solo per ricevere una parola da Me. Ansiosamente attende la mia voce. E gioisce in quello che gli dico".
Come Sua sposa rispondiamo a queste parole dicendo: "Mia colomba, che stai nelle fessure delle rocce, nel nascondiglio delle balze, mostrami il tuo viso, fammi udire la tua voce; poiché la tua voce è soave, e il tuo viso è bello." (Cantico dei Cantici 2:14).
Davide era uno di questi credenti che attendeva ogni giorno di ricevere la parola di Dio. Ed egli gioiva in quella che aveva ricevuto. Testimoniava: "Mi diletterò nei tuoi statuti e non dimenticherò la tua parola." (Salmo 119:16). "Le tue testimonianze sono la mia gioia; esse sono i miei consiglieri." (Salmo 119:24). "Troverò gioia nei tuoi comandamenti, perché li amo." (Salmo 119:47). "Venga su di me la tua compassione, e vivrò; perché la tua legge è la mia gioia." (Salmo 119:77). In ebraico la traduzione letterale di quest'ultimo verso è: "Io gioisco nella tua parola."
Vorrei ora focalizzarmi su due frasi dal verso che abbiamo menzionato prima, cioè Proverbi 8:34: "che veglia ogni giorno alle mie porte," e "che vigila alla soglia della mia casa". Prima domanda: a cosa sono riferite qui le porte?
Il salmista ci indica una risposta: "Apritemi le porte della giustizia; io vi entrerò, e celebrerò il SIGNORE." (Salmo 118:19). Credo che queste "porte di giustizia" sono anche le "porte strette" di cui Gesù ci parla. Si riferiscono a chiunque giorno dopo giorno si rivolge a Dio per imparare la Sua giustizia.
Questo tipo di credente è determinato a camminare dritto davanti al Signore. È eccitato ad ogni rivelazione che lo pone sul sentiero di una cammino santo. Dice a se stesso: "Voglio verità nel mio uomo interiore. Non voglio ottenerla solo ascoltando delle predicazioni registrate o leggendo dei libri. Attenderò pazientemente il Signore, fino a che aprirà le Sue porte per me".
Fedelmente, il Santo Spirito di Dio viene ad incontrare ogni giorno questi credenti. E li invita, sussurrando: "Benvenuti, amici. Lasciate che vi mostri qualcosa di nuovo sulla giustizia di Dio".
Secondo, cosa significa: "che vigila alla soglia della mia casa"? Ciò si riferisce a qualunque credente che trema alla parola di Dio. La frase proviene da Isaia 6, quando il profeta vigilava alla soglia del tempio, bramando di udire la voce di Dio.
Mentre Isaia era in attesa, udì i serafini cantare: "Santo, santo," il cielo era ripieno delle loro lodi. Quindi subitamente, una potente voce venne fuori dal cielo. Questa era forte e chiara, scuotendo ogni cosa: "Le porte furono scosse fin dalle loro fondamenta dalla voce di loro che gridavano, e la casa fu piena di fumo" (Isaia 6:4).
Questa gran voce scosse Isaia fino alle interiora. Lo stimolò a sentirsi peccatore al punto tale che gridò: "Guai a me, sono perduto! Perché io sono un uomo dalle labbra impure" (Isaia 6:5). Il profeta tremò sentendo la voce di Dio.
Isaia è un esempio di qualcuno che "vigila alla soglia della mia casa". Questo credente desidera ardentemente ascoltare la parola di Dio. E quando la parola viene, egli ammette di essere perduto nella sua anima. La parola di Dio ci dice di queste persone: "Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola." (66:2).
Abbiamo già visto come Gesù abbia gioito per noi prima della fondazione del mondo. Egli vide in anticipo la Sua venuta ad abitare in noi eleggendoci a sua dimora. Ed egli gioì sapendo che ci saremmo stretti a Lui, dimenticandoci di tutti gli altri. Vorremmo vederlo ogni giorno e trascorrere del buon tempo insieme a Lui. Vorremmo gioire nelle Sue vie, cercando nella Sua parola per la rivelazione della Sua giustizia. E tremeremmo alle rivelazioni che la Sua parola ci dona.
Come può la tua vita essere all'altezza di questa descrizione?
La Bibbia dichiara esplicitamente cosa Gesù si aspetta di trovare in noi, la Sua dimora. Quindi stai soddisfacendo le Sue attese? Egli ha previsto di trascorrere una vita con te. La tua intimità con Lui sta crescendo? Oppure lo stai trascurando da troppi giorni?
Il tuo promesso sposo ha in mente di stringerti più vicino a Lui. Vuole aprire il Suo cuore a te, per avere una più dolce amicizia con te ogni giorno. Brama di mostrarti molte cose, cose che nessun altro ha mai visto. Egli desidera modellare la tua vita, per far crescere il frutto dello Spirito in te. E vuole portare via la tua debolezza, le tue paure, i tuoi sentimenti di insufficienza.
Ora tu sarai la delizia del Suo cuore, per le tue lacrime, la tua intimità, la tua stringente devozione. Le tue parole verso di Lui devono essere quelle di una sposa: "Io desidero sedermi alla sua ombra, il suo frutto è dolce al mio palato." (Cantico dei Cantici 2:3). "Fammi udire la tua voce; poiché la tua voce è soave, e il tuo viso è bello." (2:14).
Il solo pensiero verso questa relazione, ha fatto gioire Cristo, molto prima che il mondo fosse creato. Ma ora che il tempo di gioire per questa relazione è giunto, tu stai trascurando ed ignorando il Signore. Trovi il tempo di guardare la TV, di fare acquisti, navigare in internet, curare il tuo giardino - ma non hai tempo per Gesù. Ti chiedo: credi che Egli abiterebbe nel luogo dove c'è una sposa che è annoiata di Lui? Perché continuerebbe ad abitare in qualcuno che non ha tempo per stare con Lui, parlarGli ed ascoltarLo?
Questo è un solenne avviso: Gesù non vuole dimorare in coloro che Lo trascurano ed ignorano. Potreste obiettare: "Ma io amo il mio Signore. Non L'ho trattato con indifferenza". Il fatto è che se avete trascurato la preghiera e la Sua parola per settimane - se non avete una privata, intima relazione con Lui - avete proprio commesso il fatto. È come se aveste dichiarato: "le mie azioni testimoniano che io non provo un amore appassionato per Gesù. La mia famiglia, la carriera ed i miei personali desideri vengono prima".
Attenzione a non essere abbandonati al sale
La parola di Dio avverte chiaramente: "Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza?" (Ebrei 2:3). C'è un gran prezzo da pagare se ingoriamo Cristo. La bibbia avvisa che se trascuriamo il Suo dono della salvezza saremo trasformati in sale. Lasciate che vi spieghi.
Ezechiele 47 racconta di un fiume di vita che sgorga dal trono di Dio. Questo fiume è composto di acqua santa che guarisce. Come essa scorre attraverso il deserto, porta vita a qualunque cosa tocchi. Si espande sempre più largo e profondo fino ad esserci abbastanza acqua da poterci nuotare dentro.
"Egli mi disse: "Queste acque si dirigono verso la regione orientale, scenderanno nella pianura ed entreranno nel mare; quando saranno entrate nel mare, le acque del mare saranno rese sane. Avverrà che ogni essere vivente che si muove, dovunque giungerà il torrente ingrossato, vivrà, e ci sarà grande abbondanza di pesce; poiché queste acque entreranno là; quelle del mare saranno risanate, e tutto vivrà dovunque arriverà il torrente." (Ezechiele 47:8-9).
Questo fiume di vita rappresenta la predicazione del Vangelo. La buona novella di Cristo inizia come una goccia d'acqua, attraverso la predicazione dei Suoi dodici discepoli. Quindi la parola si diffonde. Fu predicata estesamente dall'apostolo Paolo, e dopo da coloro che si erano convertiti. Prestamente si diffonde in tutto il mondo. Oggigiorno migliaia di migliaia di servitori di Dio predicano il Suo evangelo in tutta la terra. Perciò ora ci sono dei fiumi dove poter nuotare. "E tutto vivrà dovunque arriverà il torrente." (47:9).
Questo fiume sta scorrendo dal Calvario. Oggi milioni di persone che ascoltano e ricevono la parola di Dio sono guariti. La verità di Cristo li risveglia dalla trascuratezza, pigrizia ed apatia. Adesso i loro occhi sono completamente aperti e gioiscono in Gesù. Lo cercano ogni giorno, amano la Sua parola, assaporano l'intimità insieme a Lui. Stanno imparano cose nello Spirito che non avrebbero nemmeno immaginato. Gli vengono rivelati i segreti del cuore di Dio - e vengono guariti.
Cosa sta accadendo a te? Stai nuotando nelle acque di guarigione di Dio? Oppure stai permettendo che ti passi vicino senza sfiorarti? Badate a cosa accade nella pianura dove queste acque non scorrono: "Ma le sue paludi e le sue lagune non saranno rese sane; saranno abbandonate al sale." (Ezechiele 47:11).
Forse sei colpevole di ignorare Gesù. Sei stato senza pregare per molto tempo, disobbediente, negligente verso la Sua parola. Hai ascoltato sermoni convincenti ed hai permesso che risvegliassero qualcosa dentro di te, ma continuamente vi siete voltati verso la vostra compiacenza. Ed ora la vostra negligenza è diventata un modo di vivere. In verità avete mandato in fallimento tutte le aspettative che Gesù aveva avuto per voi.
Che cosa vuol dire essere "abbandonati al sale", come dice Ezechiele? Significa totale sterilità .... Infruttuosità, vacuità, aridità, solitudine. Immaginate il Mar Morto in Israele. È una massa d'acqua totalmente satura di sale. Nessun pesce potrebbe sopravviverci. Nessuna pianta può crescerci dentro o nelle vicinanze. È completamente sterile.
Sei diventato come questa specie di pantano - una isolata, prosciugata palude? La tua vita è sterile o porta frutto a Dio? La tua vita di ogni giorno è vuota, arida, solitaria? Forse sei stato abbandonato al sale? Tutto intorno a te, altri portano frutto e crescono in Cristo? Loro sono stati guariti dalle sante acque di Dio. Ma tu non possiedi alcuna delle loro risorse. Sei diventato un Cristiano soltanto di nome.
Se questo messaggio sta risvegliando qualcosa in voi oppure vi sta convincendo di peccato, ho buone notizie per voi:
Non è mai troppo tardi per ricominciare. Quando il fiumedi guarigione di Dio scorre, guarisce ogni infermità.
Quando il Nuovo Patto fu scritto, il Padre celeste ed il Suo Figliolo antividero che molti avrebbero trascurato Cristo. Queste persone sarebbero cresciute tiepide o fredde, ed alla fine sarebbero cadute. Perciò il Padre ed il Figlio fecero questo accordo: se qualche pecora si fosse perduta fuori dalla retta via, Gesù l'avrebbe seguita per riportarla nelle Sue braccia.
La verità è: l'umanità morta può essere riportata alla vita da una fresca ondata delle acque di guarigione. "Queste acque .... entreranno nel mare; quando saranno entrate nel mare, le acque del mare saranno rese sane" (Ezechiele 47:8). Quando le acque di guarigione di Dio cominciano a scorrere, le piante cominciano a crescere ovunque - un ciuffo d'erba qui, una piccola pianta là. E presto un intero giardino fiorisce.
Cari santi, Dio ancora vi desidera. Ed ha ancora dei piani per voi. Infatti la vostra vita può cominciare oggi stesso. Egli ha promesso di restaurare qualunque cosa che sia stata devastata e rovinata nella vostra vita, senza preoccuparsi di quanto tempo sia durata la vostra rovina. "Vi compenserò delle annate divorate dal grillo, dalla cavalletta, dalla locusta e dal bruco" (Gioele 2:25).
Potete ancora essere la Sua dimora - imparare ancora i Suoi segreti e ricevere le Sue rivelazioni. Questa è la via per tornare a Lui: riconoscete di averLo trascurato. Ammettete che siete stati occupati per ogni cosa ma non per Lui. Confessate che non avete ascoltato quando vi ha chiamato. "Risvégliati, o tu che dormi, e risorgi dai morti, e Cristo ti inonderà di luce" (Efesini 5:14).
Gridate a Lui ora: "O Dio guariscimi. Risveglia la mia anima. Scuotimi da questo sonno. Voglio cambiare. Io so che hai compiuto un lavoro in me, Signore. Io bramo di nuovo il tuo tocco".
Geremia ci mostra il cuore di Dio verso un popolo che Lo ha trascurato e dimenticato: "Torna, o infedele Israele...io non vi mostrerò un viso accigliato, poiché io sono misericordioso", dice il SIGNORE...Soltanto riconosci la tua iniquità....Tornate, o figli traviati", dice il SIGNORE, poiché io sono il vostro Signore... Tornate, figli traviati, io vi guarirò dei vostri traviamenti" (Geremia 3:12-14,22).
Isaia aggiunge questa rassicurazione: "Infatti così parla Colui che è l'Alto, l'eccelso, che abita l'eternità, e che si chiama il Santo. "Io dimoro nel luogo eccelso e santo, ma sto vicino a chi è oppresso e umile di spirito per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare il cuore degli oppressi. Io infatti non voglio contendere per sempre né serbare l'ira in eterno....Io metterò la lode sulle sue labbra. Pace, pace a chi è lontano... io lo guarirò!" (Isaia 57:15-19).
Dio ti sta dicendo: "Figliolo mio, per un tempo sono stato adirato con te. Ho permesso che ci fosse in te più che vuoto e solitudine. Ma ora io sto per restaurare ogni cosa che il diavolo ha distrutto".
La tua vita può essere di nuovo un giardino. Non è ancora tardi per ricominciare, lascia che il Signore stabilisca questo come il primo giorno di un nuovo inizio per te.

GESU' E LA SAMARITANA

Meravigliosa analisi sull'episodio evangelico a noi tutti noto ma con uno sguardo approfondito sul cuore del messaggio:l'adorazione a Dio!

I farisei avevano sentito dire che Gesù battezzava e faceva più discepoli di Giovanni. Quando Gesù lo seppe, lasciò il territorio della Giudea e se ne andò verso la Galilea. Per andare in Galilea, Gesù doveva attraversare la Samaria. Così arrivò alla città di Sicar. Lì vicino c'era il campo che anticamente Giacobbe aveva dato a suo figlio Giuseppe, e c'era anche il pozzo di Giacobbe. Gesù era stanco di camminare, e si fermò seduto sul pozzo. Era circa mezzogiorno.I discepoli entrarono in città per comperare qualcosa da mangiare. Intanto una donna della Samaria viene al pozzo a prendere l'acqua. Gesù le dice: "Dammi un po' d'acqua da bere".Risponde la donna: "Perché tu che vieni dalla Giudea chiedi da bere a me che sono samaritana?" (Si sa che i Giudei non hanno buoni rapporti con i samaritani).Gesù le dice: "Tu non sai chi è che ti ha chiesto da bere e non sai che cosa Dio può darti per mezzo di lui. Se tu sapessi, saresti tu a chiederglielo, ed egli ti darebbe acqua viva".La donna osserva: "Signore, tu non hai un secchio, e il pozzo è profondo. Dove la prendi, l'acqua viva? Non sei mica più grande di Giacobbe, nostro padre, che usò questo pozzo per sé, per i suoi figli e per le sue bestie, e poi lo lasciò a noi!"Gesù risponde alla donna: "Chiunque beve di quest'acqua avrà di nuovo sete. Invece, se uno beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; l'acqua che io darò diventerà per lui sorgente per l'eternità".La donna dice a Gesù: "Signore, dammela quest'acqua, così non avrò più sete e non dovrò più venire qui a prendere acqua".Gesù dice alla donna: "Và a chiamare tuo marito e torna qui".La donna gli risponde: "Non ho marito".Gesù le fa: "Giusto. E' vero che non hai marito: Ne hai avuti cinque, di mariti, e l'uomo che hai ora non è tuo marito".La donna esclama: "Signore, vedo che sei un profeta! I nostri padri, samaritani, adoravano Dio su questo monte; voi in Giudea, dite che il posto per adorare Dio è a Gerusalemme":Gesù le dice: "Voi samaritani adorate Dio senza conoscerlo; noi in Giudea lo adoriamo e lo conosciamo, perché Dio salva gli uomini cominciando dal nostro popolo. Ma credimi: viene il momento in cui l'adorazione di Dio non sarà più legata a questo monte o a Gerusalemme, viene un'ora, anzi è già venuta, in cui gli uomini adoreranno il Padre guidati dallo Spirito e dalla verità di Dio. Dio è spirito. Chi lo adora deve lasciarsi guidare dallo Spirito e dalla verità di Dio".La donna gli risponde: "So che deve venire un Messia, cioè il Cristo, l'inviato di Dio. Quando verrà, ci spiegherà ogni cosa".E Gesù: "Sono io il Messia, io che parlo con te". (….)Molti samaritani di quella città cedettero in lui per le parole della donna che dichiarava: "Mi ha detto tutto quello che ho fatto". E quando i samaritani giunsero da lui, lo pregarono di fermarsi con loro ed egli vi rimase due giorni. Molti di più cedettero per la sua parola e dicevano alla donna: "Non è più per la tua parola che noi crediamo; ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo". (Gv.4,1-42).

L'episodio della Samaritana è il più lungo dialogo riportato tra tutti i Vangeli. Anzi, questo quadro della vita di Gesù, comprende, in realtà, due grandi dialoghi, inquadrati da alcuni versetti narrativi. E' importante che ha parlare con Gesù sia una donna, e che l'interlocutrice riunisca in sé una triplice irregolarità: è donna, poi è samaritana, quindi malvista; la sia vita, infine, non è stata irreprensibile.
I dialoghi si sviluppano secondo lo schema letterario dell'evangelista Giovanni: l'alternanza delle rivelazioni di Gesù e l'incomprensione degli uomini. Il colloquio è tutto un gioco che mette in luce la fatica intellettiva e del cuore dell'uomo di fronte al mistero di Dio, e la pazienza di Dio che non solo soddisfa le attese dell'uomo, ma le suscita.Infatti, lo spazio relativamente ampio occupato dalla donna non deve ingannare: psicologia e vicende personali della samaritana che Gesù incontra non hanno un interesse autonomo per l'evangelista Giovanni, il quale intende invece rilevare la missione di Gesù e la sua rivelazione. Tuttavia, ciò non toglie che il ruolo evangelico della samaritana (e per tutti noi) sia importante e, ancora una volta, sotto molteplici aspetti dirompente e trasgressivo.
Non dobbiamo dimenticare che tra Ebrei e samaritani non correva buon sangue da quando questi ultimi si erano formati un regno ed un culto autonomo. Erano degli scismatici, e per di più mescolati con coloni stranieri (assiri) praticanti culti pagani. I rapporti erano improntati ad ostilità: condannati quelli personali, evitato persino l'attraversamento della regione, situata tra Giudea e Galilea, seguendo un percorso ben più lungo, pur di evitarli. I Samaritani al Tempio di Gerusalemme contrapponevano il loro sul monte Garizim. E' chiaro che per i Giudei questo rappresentava un fatto gravissimo, poiché essi consideravano essenziale l'unicità del Tempio, segno della presenza di Jahvé in mezzo al popolo.
L'episodio narrato è ambientato al pozzo di Giacobbe: infatti, tutto il racconto prende le mosse dall'A.T. (Rebecca e l'incontro con Isacco, Genesi 24, 10-67). Dopo una breve introduzione, il dialogo tocca tre temi: il tema dell'acqua, quello del marito della donna, e quello del culto. Ma il cammino per entrare nel mistero di Gesù non è facile per la donna (con Gesù è sempre così: non riusciamo mai ad uscire dalla nostra cecità).L'incontro è veramente un dialogo pieno, attraversato dall'affettività come dalla ricerca del senso del vivere, della morale e dalla spiritualità, in cui tutte le dimensioni della donna emergono e trovano un'armonia fino allora per lei insperata.
Gesù le dice:"Dammi un po' d'acqua da bere".
La donna si meraviglia che un giudeo le chieda dell'acqua. Come ho già rammentato i Giudei non andavano d'accordo con i samaritani. Per un Giudeo non vi era insulto più grave che essere paragonato ad un samaritano. Dunque la donna si meraviglia di questo Giudeo che non si comporta come gli altri. Ma il paradosso sta altrove. Sta nel fatto che Gesù chiede dell'acqua, mente dovrebbe essere il contrario. E', se ben ci pensiamo, il paradosso di un Dio che si fa bisognoso e mendicante. Cioè il mistero di un Dio che si è fatto uomo, per avere il pretesto di incontrare l'uomo e di donare loro l'acqua che disseta. E' la meraviglia di un Dio che chiede per dare. In tal modo l'accoglienza di una donna samaritana da parte di un giudeo appare segno dell'accoglienza dell'uomo da parte di Dio.
Gesù le dice: "Tu non sai chi è che ti ha chiesto da bere e non sai che cosa Dio può darti per mezzo di lui. Se tu sapessi, saresti tu a chiederglielo, ed egli ti darebbe acqua viva".
La donna ha sentito la domanda di Gesù, ma la sua preoccupazione va a ciò che la separa da lui: essi appartengono a due popoli diversi e antagonisti. Sembra che il dialogo tra loro non sia possibile. Inoltre la donna non sembra minimamente intenzionata a dissetare Gesù, affaticato e senza mezzi per attingere acqua. Eppure i due, poiché si sono scambiate alcune parole, hanno già infranto le barriere. E Gesù continua a farlo; e anche la donna, ribadendo parola su parola. Ad un certo punto Gesù parla di un'altra acqua, e la sua parola fa comprendere alla samaritana di non sapere chi è colui che le parla.
Eppure avrebbe bisogno di conoscerlo e di conoscerlo come il dono di Dio o come uno che, conosciuto e accolto, può donarle un'acqua viva. Perché è lei, la samaritana, che si trova in una situazione d'assetata ( la vera tentazione d'ogni credente è sempre quella di chiudere il dono di Dio entro la propria attesa; tuttavia Dio non si lascia ridurre a questa pretesa dell'uomo e porta il discorso in altre direzioni).Quando poi la donna scopre che Gesù è profeta, essa tenta di chiedere a Dio la soluzione di un problema (il problema dove adorare Dio). Ma ancora una volta la risposta di Gesù va di là dalla questione, perché Dio non si limita a rispondere all'uomo, ma vuole far crescere l'uomo.
"Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe?"
I versetti che seguono sono giustamente considerati il punto centrale del dialogo. La domanda della donna era una curiosità motivata dal fatto che giudei e samaritani discutevano molto su quel punto.. Sta di fatto che Gesù si serve della domanda per fare una rivelazione più importante. La domanda della donna è racchiusa nel passato, Gesù la costringe a guardare al futuro e a prendere coscienza che nel mondo è arrivata la novità tanto attesa e che questa rinnova il problema dalle fondamenta. Ecco perché la problematica del luogo non ha più senso, perché Gesù afferma l'universalismo, quindi non è questione di adorare Dio qui o là, ma perché addirittura il culto si è compiuto con lui.
Lo Spirito, a questo punto, non è una realtà spirituale che si oppone al corpo, una realtà interiore che si oppone alla realtà esteriore. Perciò il culto dello Spirito non è il culto interiore, spirituale, individuale, in contrapposizione al culto esteriore e pubblico. Lo Spirito è la realtà divina che solleva l'uomo dalla sua impotenza, dalla sua cecità secolare. E la Verità è la rivelazione di Dio manifestatasi nelle parole, nella storia e nella persona di Gesù. Quindi il culto "in spirito e verità" è il culto dell'uomo nuovo che ha gettato l'abito vecchio, colui che ha accolto la Parola ed è stato rinnovato dallo Spirito.
E' importante sottolineare, per quanto detto, che il tema posto dalla donna non è stato tralasciato, ma che la risposta di Gesù tratta del luogo del vero culto, del vero Tempio che è Gesù stesso il nostro tempio che sostituisce da quell'istante il santuario del mente Garizim e quello di Gerusalemme, perché solo lui è la porta attraverso la quale si arriva al Padre celeste.
La donna dice: "So che deve venire il Messia"; e Gesù: "Sono io il Messia, io che parlo con te".
I versetti contengono un'esplicita autorivelazione messianica di Gesù. I samaritani descrivevano il Messia come una figura umana, mortale e pensavano che sarebbe stato sepolto sul monte Garizim. Essi si ispiravano in particolare al Deuteronomio 18,15-18, un passo dove Mosé dice al popolo che il Signore Dio susciterà per essi, tra loro, tra i fratelli un profeta simile a sé medesimo; e che dovevano dargli ascolto. Ecco perché i samaritani attendevano il Messia quale nuovo Mosé, un Mosé redivivo: che come lui sarebbe stato profeta, avrebbe indicato la verità svelando ogni cosa che era nascosta. Inoltre avrebbe insegnato la Legge (ovviamente quella samaritana) ai giudei e a tutto il mondo: vale a dire che sarebbe stato lo strumento che portava al mondo la vera Legge e la restaurazione religiosa e politica in Israele.
Nella prospettiva di questa attesa messianica tipica dei samaritani, comprendiamo meglio le affermazioni disseminate nello svolgersi del dialogo tra Gesù e la donna: il riconoscimento di Gesù come profeta; la proclamazione del nuovo culto, le parole della donna "so che deve venire un Messia chiamato Cristo, quando verrà ci annuncerà ogni cosa".
Con la sua solenne proclamazione messianica: "Sono io, io che ti parlo", Gesù dichiara di essere colui che compie le attese dei samaritani. Egli è il profeta, il rivelatore, il restauratore del vero culto.Come prima dell'arrivo della donna i discepoli si erano recati in città; così ora, al ritorno dei discepoli, è la donna che se ne va. La samaritana va a portare l'annuncio di Gesù ai suoi concittadini.
"Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto". "Che sia egli il Cristo?"
E' rea confessa, se ben ci pensiamo. Nulla è detto di un perdono concessole. Eppure era il pentimento che a Gesù soprattutto interessava. Ma Gesù sa valutare e attendere. Possiamo supporre che quella donna non avesse il senso del peccato; nessun accenno o gesto in merito. Tuttavia il fondo religioso manca, lo si comprende dalla problematica che imposta e dal fatto che al sopraggiungere dei discepoli, mossa dalla rivelazione e dall'inizio del senso di peccato, va a fare "pubblica confessione" ai concittadini, ritenendo che Gesù possa essere il Messia, il rappresentante di Dio e invita a chiarire un aspetto tanto importante.
Certamente non può essere stata lei a guidare a Gesù quanti cedettero alle sue parole. E se costoro lo trattengono per due giorni, indubbiamente Gesù ha annunciato l'avvento del Regno di Dio. E la donna è con loro ad ascoltarlo. Infatti, alla fine dichiarano: "Non è più per la tua parola che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il Salvatore del mondo", è segno che la donna ha sostenuto la parte di protagonista nel condurre a Gesù i concittadini e seguirli. Elementi più che sufficienti per rivoluzionare la vita e ottenere da Gesù segni di grazie, bastevoli per sentirsi rappacificata con Dio.
L'incontro con Cristo si fa contagioso, e l'incontro si fa testimonianza. In questo dialogo Gesù vuole dirci, come del resto in tutti i Vangeli, che la salvezza è per tutti. Le barriere del giudaismo sono crollate. Infatti, questo episodio è prefiguratore dell'universalità della Chiesa per via della conversione dei samaritani. Inoltre si tratta del primo significato missionario e quindi prefiguratore dell'universalismo cristiano. Gesù dice ai suoi che la messe è pronta.
Per dire che l'attesa di Israele è compiuta e la missione è urgente. Per sottolineare che la missione si muove in un contesto di umiltà e gratuità: è Cristo che ha seminato, ma è lo Spirito che ha fatto maturare. Una situazione di grazia che si riflette nella Chiesa: altri è chi semina, altri è chi miete. L'episodio della samaritana termina ricordando la conversione dei samaritani e l'accoglienza fatta a Gesù. Tutto questo è veramente l'anticipo della conversione dei non giudei, di cui la comunità farà in seguito esperienza.
Ma dobbiamo sottolineare il concetto di fede: la fede si fa contagiosa, l'incontro con i testimoni di Cristo è solo il primo passo. La vera fede sorge quando si incontra personalmente il Cristo.
Fratelli e sorelle, come la samaritana, tutti noi dovremmo essere umili e chiedere al Signore il dono dell'acqua che sgorga dal suo cuore e che ha il potere di renderci felici per la vita eterna. Sono certo che nella misura in cui ci impegneremo nella ricerca di quest'acqua, il Signore Gesù ci ricompenserà, anzi, ci darà molto di più di quanto osiamo sperare, come ci ricorda l'apostolo Paolo: "Le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi "(Rm.8,18).
Amen,alleluia,amen.

IL CRESCENTE DESIDERIO DI CONTEMPLARE DIO

Gregorio di Nissa, Commento al Cantico dei cantici, 11

Supponiamo che qualcuno si fosse trovato nei pressi di quella sorgente che, sgorgata in principio dalla terra, secondo la Scrittura, dava origine a un fiume talmente cospicuo da circondare tutta quanta la terra. Ebbene, costui, nel vedere quella straordinaria quantità d`acqua scaturire continuamente da quella fonte, non avrebbe tuttavia affermato di aver visto tutta l`acqua che vi era: in che modo, infatti, avrebbe mai potuto scorgere ciò che si nasconde nelle viscere della terra? Anche nel caso in cui questi si fosse trattenuto a lungo presso la sorgente, sarebbe sempre stato come se avesse intrapreso in quell`istante a contemplare quell`acqua. Quest`ultima, infatti, non s`interrompe mai: sgorga senza posa, come se, in ogni momento, cominciasse allora a scaturire.
Non diversamente, anche colui che guarda verso l`infinita bellezza di Dio, si meraviglia di ciò che continuamente appare e non viene mai meno al desiderio di contemplare, giacché ciò che viene di volta in volta scoperto si presenta come assai più nuovo e straordinario di ciò che è già stato compreso: quello che è atteso, infatti, diventa più divino e grandioso di ciò che si ha già sotto gli occhi.



LA PREGHIERA CONTINUA di FRANCESCO D'ASSISI


Pensavate che il "nostro" Francesco d'Assisi fosse oggetto di studio approfondito e mistico della Chiesa Ortodossa e motivo di meditazione? Non c'è veramente da sorprendersi se gli Ortodossi studiano i santi cattolici, i cattolici, meditano insegnamenti evangelici, gli evangelici approfondiscono la mistica cattolica ... allora siamo pronti per il vero ecumenismo quello non di parole ed "abbracci fraterni" ma di sangue e di adorazione, che attende il ritorno del Re unitamente, senza differenze e senza fare alcun rumore ...


La preghiera del cuore

La preghiera del cuore è uno “stato” spirituale nel quale l’orante è costantemente immerso in Dio e lo contempla in ogni istante. Se questa affermazione, è vera, significa che la preghiera del cuore non è da considerarsi una specie di “monopolio” di coloro i quali praticano la preghiera di Gesù – sia essa effettuata secondo il metodo di san Giovanni Climaco o secondo lo schema esicasta – ma può essere raggiunta da tutti. Perché il Signore è vicino a quanti lo invocano, a quanti lo cercano con cuore sincero (Sal 145, 18). Il Signore si mostra a quanti cercano il suo volto, il suo cuore. Se la preghiera continua è dono dello Spirito Santo, perché è lo Spirito di Dio che continuamente geme di fronte al volto del Signore (Gal 4, 6), significa che l’orante è abitato in profondità dalla Sua presenza, è pneumatoforo (portatore dello Spirito Santo), è santo.
In questa prospettiva possiamo certamente allargare l’orizzonte ecclesiale e culturale della preghiera del cuore. A guardare con obiettività la questione ci si può rendere perfettamente conto che non solo nella Chiesa d’Oriente abita questa possibilità di contemplazione della presenza di Dio, ma anche nella chiesa d’Occidente non mancano le testimonianze in merito a questa “universalità” della preghiera del cuore, perché dove c’è la santità c’è la presenza dello Spirito di Dio.


San Francesco: santo ecumenico
Che San Francesco sia stato un uomo particolarmente carismatico e che la sua santità sembra coniugarsi bene con la spiritualità orientale, questo appare in maniera evidente dai suoi scritti, dalle regole che egli ha redatto e dalle varie biografie.
Padre Spiteris nel suo libro “Francesco e l’Oriente cristiano, un confronto” sottolinea molto bene questa concordanza tra l’esperienza francescana e la santità orientale. In uno dei capitolo del suo libro egli affronta il tema della preghiera sottolineando come l’esperienza di preghiera di San Francesco sia un’esperienza di preghiera pura, di preghiera del cuore.
In questo contesto di confronto irenico tra la figura di San Francesco e la santità orientale ci sembra importante sottolineare alcuni dei punti di contatto tra questi due mondi, quelli che a nostro parere sembrano essere più significativi


San Francesco: un “Pazzo per Cristo”
Nella tradizione delle Chiese d’Oriente esiste una tipologia agiografica che non è contemplata nella Chiesa d’Occidente e che è propriamente chiamata “pazzia per Cristo”.
I pazzi per Cristo sono chiamati in greco saloi e in russo yurodivij. A fondamento di questa categoria di santi c’è un versetto della prima lettera ai Corinzi di san Paolo (1Cor 4,10): «Noi stolti a causa di Cristo». I pazzi in Cristo hanno rigettato la saggezza umana per acquisire solamente la saggezza spirituale ; essi appaiono dapprima nell’ambiente monastico dell’Egitto e della Siria, e solo successivamente – nel XVI sec. – arrivano in Russia.
Uno degli aspetti peculiari della pazzia per Cristo è il desiderio di identificazione con il Cristo povero e crocifisso e l’atteggiamento di denuncia che essi hanno nei confronti del malcostume degli uomini o dei monaci. Tra i pazzi per Cristo ricordiamo una figura esemplare come quella di san Nicola Pellegrino detto Kyrie eleison, del quale riportiamo alcuni tratti biografici:
Nicola nasce nel 1075 circa in un villaggio nei pressi del Monastero di San Luca di Stirion da poveri agricoltori; non riceve alcuna istruzione e, all'età di otto anni circa, è mandato a pascolare le pecore. Illuminato tuttavia dalle increate Energie, un giorno, all’improvviso, comincia a gridare: Kyrie eleison!
La madre ricorre a minacce e botte, nell'intento di far rinsavire il figlio; quando si rende conto di non riuscire a distoglierlo da quella pratica, lo caccia di casa. I monaci chiudono Nicola in una torre, e fermano la porta con un macigno: verso la mezzanotte, ecco un tuono, il macigno rotola e il ragazzo può uscire liberamente e si reca in chiesa, esclamando come al solito Kyrie eleison.
A Oraco e continua a intagliare croci di legno di cedro. E’ così occupato quando gli viene incontro, a cavallo, il monaco Massimo, economo del monastero di Stirio, uomo violento e severo, il santo lo saluta con umiltà e gli dice: - Perché maltratti i lavoratori a te soggetti e li opprimi e affliggi ingiustamente?

Sotto questo aspetto la figura sembra essere molto affine alla figura di molti pazzi per Cristo. Ricordiamo che san Francesco dice di sé: «Il Signore mi ha rivelato essere suo volere che io fossi pazzo nel mondo: questa è la scienza alla quale Dio vuole che ci dedichiamo». Nella sua “confessione” poi egli dice di essere un “ignorante e illetterato”.
Un altro aspetto che accomuna san Francesco all’esperienza dei saloi è rappresentato dagli episodi della sua vita nei quali egli rimane nudo: all’indomani della sua conversione san Francesco decide di vivere la radicalità evangelica, lascia tutto e si spoglia di fronte al vescovo. Altri episodi sono narrati nelle Fonti Francescane e culminano nell’episodio della sua morte quando vuole essere deposto «nudo sulla terra nuda »:
Quando sentì vicini gli ultimi giorni, nei quali alla luce effimera sarebbe succeduta la luce eterna, mostrò con l’esempio delle sue virtù che non aveva niente in comune con il mondo. Sfinito da quella malattia così grave, che mise termine ad ogni sua sofferenza, si fece deporre nudo sulla terra nuda, per essere preparato in quell’ora estrema, in cui il nemico avrebbe potuto ancora sfogare la sua ira, a lottare nudo con un avversario nudo.

San Francesco contempla la bellezza del creato: theôria physikê
Un altro aspetto che accomuna San Francesco alla santità dell’Oriente cristiano è la contemplazione del Creato, quella che i Padri chiamano theôria physikê. Afferma padre Špidlìk :
La conoscenza di Dio attraverso le opere è proclamata da tutti i Padri. Così ogni uomo è capace di pervenire alla conoscenza di Dio attraverso la creazione. L’universo visibile diventa quindi un libro aperto per gli amici di Dio, una scuola per le anime. Dio vide che ciò era buono (Gen 1,9), perché contemplava i logoi delle cose che sono già pronti per la messa (Gv 4,35).
La contemplazione della Creazione è una “scala” che ci conduce a Dio, è uno strumento – il più immediato che l’uomo conosca – per poter intravedere la Sua presenza nel mondo. Il Creato ha la capacità di far scorgere all’uomo un lembo del Paradiso, alimenta in lui il desiderio di incontrare il volto dell’Altissimo, suscita in lui un fervente “ricordo di Dio”: Il prof. Panaghiotis Yfantis descrive bene questa dinamica applicandola all’esperienza di San Francesco:
I Santi considerano la creazione con discrezione: non la divinizzano, né la disprezzano. La rispettano perché in essa vedono un mezzo anagogico, capace di condurre alla visione di Dio. Negli occhi spirituali di Francesco, tutte le creature formano una “scala” verso il Creatore. Nelle sue biografie leggiamo che amava molto l’allodola, perché questo uccello gli sembrava portare la cuffia monacale ed era umile, e il suo volto simboleggia i frati buoni che isolati dal mondo lodano Dio[…] Questo metodo esemplaristico ha il suo corrispettivo nel tentativo continuo dei santi orientali di avere sempre la mente orientata a Dio.
Questa capacità di San Francesco di cogliere la presenza di Dio in ogni cosa, non in modo panteistico, emerge in maniera chiara dalla comprensione che egli stesso ha delle creature. Il santo chiama ognuna “fratello” e “sorella”. Questo aspetto specifico della spiritualità francescana è risultato essere, nel corso dei secoli, anche il più malinteso tanto che San Francesco, a titolo di esempio, è diventato il “santo dell’ecologia”.
Ma la comprensione che il santo aveva della creazione è ben lungi dall’essere “animalista” od “ecologista”: egli proclamava, semplicemente, la bontà del creato come opera delle mani di Dio. Il mondo è una “teofania” di Dio, un “sacramento” della Sua presenza come tutta la tradizione patristica ha sempre sottolineato. È mirabile questo “sentire” di san Francesco ed egli lo esprime in maniera geniale nel suo Cantico di frate Sole, nel quale sembra farsi presente l’invito di san Paolo: «State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie» (1 Ts 5, 16-17):



Altissimu, onnipotente, bon Signore,
Tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
Ad Te solo, Altissimo, se konfano,
et nullu homo ène dignu Te mentovare.

Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le Tue creature,
spetialmente messor lo frate Sole,
lo quale è iorno et allumini noi per lui.
Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
de Te, Altissimo, porta significatione.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora Luna e le stelle:
in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Vento
et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
per lo quale a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si’, mi’ Signore, per sor’Acqua,
la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si’, mi’ Signore, per frate Focu,
per lo quale ennallumini la nocte:
ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra,
la quale ne sustenta et governa,
et produce diversi fructi con coloriti fiori et herba.

Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo Tuo amore
et sostengo infirmitate et tribulatione.
Beati quelli ke ’I sosterrano in pace,
ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po’ skappare:
guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali;
beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,
ka la morte secunda no ’I farrà male.

Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
e serviateli cum grande humilitate.



Lo Spirito Santo nella vita di san Francesco: la théosis
Uno degli aspetti che san Francesco sottolinea volentieri è l’”acquisizione dello Spirito Santo”: anche per lui la santità di una persona deriva dall’intima unione con la SS. Trinità che abita nel cuore del servo di Dio. Sarà lo stesso santo a esortare i suoi frati nella Regola non bollata ad accogliere questa inabitazione della Trinità.
È interessante notare che per san Francesco l’obiettivo principale da raggiungere, lo scopo da conseguire nella vita dei “penitenti” è l’acquisizione dello Spirito: per il santo di Assisi non deve abitare nel cuore altra preoccupazione che non sia quella di rendere operante la grazia di Dio nel proprio cuore; questa grazia si “attiva” solo in un cuore puro da ogni passione:
Ammonisco, poi, ed esorto nel Signore Gesù Cristo, che si guardino i frati da ogni superbia, vana gloria, invidia, avarizia, cure e preoccupazioni di questo mondo, dalla detrazione e dalla mormorazione.
E coloro che non sanno di lettere, non si preoccupino di apprenderle, ma facciano attenzione che ciò che devono desiderare sopra ogni cosa è di avere lo Spirito del Signore e la sua santa operazione, di pregarlo sempre con cuore puro e avere umiltà, pazienza nella persecuzione e nella infermità e di amare quelli che ci perseguitano e ci riprendono e ci calunniano.
Un consiglio simile, in merito all’acquisizione dello Spirito Santo, è riscontrabile anche in un noto santo della Chiesa Ortodossa, san Serafino di Sarov, il quale definisce il fine della vita cristiana in vista dell’inabitazione dello Spirito Santo nell’uomo. Questi, per il santo russo, deve praticare il commercio spirituale: l’uomo è chiamato a pregare per ottenere lo Spirito del Signore e attraverso di Lui il maggior numero possibile di grazie. Riportiamo, a tale proposito, un brano dal “Colloquio con Motovilov”:
Il vero fine della vita cristiana consiste quindi nell’acquisizione di questo Spirito di Dio, mentre la preghiera, le veglie, il digiuno, l’elemosina e le altre azioni virtuose fatte in nome di Cristo sono solo dei mezzi per acquistarlo.
- Come “l’acquisizione”? – Chiesi a Padre Serafino. – Non capisco perfettamente.
- L’acquisizione è la stessa cosa dell’ottenimento. Sai cosa significa acquisire denaro? Per lo Spirito Santo è lo stesso. Per la gente normale il fine della vita consiste nell’acquisizione del denaro, del guadagno. I nobili inoltre desiderano ottenere onori, medaglie ed altre ricompense per servizi resi allo Stato. Anche l’acquisizione dello Spirito Santo è un capitale, ma un capitale eterno, dispensatore di grazie, analogo ai capitali temporali e che si ottiene con gli stessi procedimenti.
[…] – Cerca di ottenere le grazie dello Spirito Santo facendo fruttificare in nome di Cristo tutte le virtù possibili, fanne un commercio spirituale, traffica con quelle che danno il maggior numero di benefici.
[…] Come nel commercio il fine è quello di ottenere il maggior guadagno possibile, così nella vita cristiana il fine dev’essere non solo quello di pregare e fare il bene, ma anche quello di ottenere il maggior numero di grazie.

San Francesco preghiera vivente: la preghiera del cuore
In questo paragrafo vogliamo affrontare in maniera specifica il tema della preghiera nell’esperienza di San Francesco il quale a più riprese nei suoi scritti esorta i frati ad avere sempre un cuore disponibile a Dio e tutto rivolto a Lui, sempre pronto alla preghiera, come è scritto nel commento al Padre nostro:
[Tutti] ti amiamo con tutto il cuore, sempre pensando a te; con tutta l’anima, sempre desiderando te; con tutta la mente, orientando a te tutte le nostre intenzioni e in ogni cosa cercando il tuo onore; e con tutte le nostre forze, spendendo tutte le nostre energie e sensibilità dell’anima e del corpo a servizio del tuo amore e non per altro; e affinché possiamo amare i nostri prossimi come noi stessi, trascinando tutti con ogni nostro potere al tuo amore, godendo dei beni altrui come dei nostri e nei mali soffrendo insieme con loro e non recando nessuna offesa a nessuno.
E ancora nella Regola non bollata troviamo questa ammonizione di san Francesco;
E ovunque, noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, e ogni giorno e ininterrottamente crediamo veramente e umilmente e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo, adoriamo, serviamo, lodiamo e rendiamo grazie all’altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui che è senza inizio e senza fine.
Questa necessità di essere sempre alla presenza di Dio richiede che il servo di Dio abbia un cuore puro, distaccato – come direbbero i Padri – da ogni attaccamento passionale e preoccupazione. Così è scritto nella Regola non bollata:
Sempre costruiamo in noi una casa e una dimora permanente a Lui, che è il Signore Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo, e che dice: Vigilate dunque e pregate in ogni tempo, affinché possiate sfuggire tutti i mali che accadranno e stare davanti al Figlio dell’uomo. E quando vi mettete a pregare, dite: Padre nostro che sei nei cieli. E adoriamolo con cuore puro, poiché bisogna sempre pregare senza stancarsi mai; infatti il Padre cerca tali adoratori .
È interessante vedere come in san Francesco la “purità di cuore” non ha solo l’accezione di una sorta di “pulizia morale” ma è l’atteggiamento che rende possibile la contemplazione di Dio; a tal proposito lo stesso santo nell’Ammonizione XXVII ha un’espressione che ricorda da molto vicino il modo in cui gli esicasti intendevano la purezza del cuore:

Dove è il timore del Signore a custodire la sua casa (il cuore), ivi il nemico non può trovare via d’entrata.
Per San Francesco la purezza di cuore è dunque la libertà da ogni preoccupazione terrena, è saper custodire la casa interiore da ogni attacco del nemico. Nei paragrafi precedenti abbiamo avuto modo di affrontare questo tema a proposito della custodia del cuore: solo un cuore puro può vedere il Volto dell’Amato, può contemplarLo.
La visione di Dio, nella preghiera pura degli esicasti, è detta theoria , essa ha sempre le radici in un cuore limpido, che sa disprezzare le cose del mondo:
Beati i puri di cuore, poiché essi vedranno Dio. Veramente puri di cuore sono coloro che di­sdegnano le cose terrene e cercano le cose celesti, e non cessano mai di adorare e vedere il Signore Dio, vivo e vero, con cuore ed animo puro.
Un cuore e una mente inquinati dalle passioni, da pensieri impuri, dal peccato non possono assolutamente contemplare la luce divina: per poter godere dello splendore di Dio è necessario che l’uomo riacquisti la bellezza originaria, ritornando alla condizione naturale. L’uomo è trasformato dallo Spirito: passa dall’immagine alla somiglianza con il Prototipo che é Cristo.
Solo così i sensi spirituali possono godere della presenza di Dio: l’uomo prova così anche compassione per tutto il creato, per ogni creatura, come scrive Isacco di Ninive :

Quando fai il bene, non darti pensiero dello scopo della ricompensa immediata e sarai ricompensato doppiamente da Dio. E se è possibile, [non agire] neppure per la ricompensa futura. Ma sii virtuoso al di sopra di tutto, per amore del servizio di Dio. Il desiderio dell’amore è più intimo del servizio di Dio, e più di quest’ultimo è intimo nei misteri di lui. Più di quanto l’anima sia intima al corpo […]. Cos’è la purezza? È un cuore misericordioso per ogni creatura […]. E che cos’è un cuore misericordioso? È l’incendio del cuore per ogni creatura: per gli uomini, per gli uccelli, per le bestie, per i demoni e per tutto ciò che esiste. Al loro ricordo e alla loro vista, gli occhi [di un tale individuo] versano lacrime, per la violenza della misericordia che stringe il [suo] cuore a motivo della grande compassione. Il cuore si scioglie e non può sopportare di udire o vedere un danno o una piccola sofferenza di qualche creatura. E’ per questo che egli offre preghiere con lacrime in ogni tempo, anche per gli esseri che non sono dotati di ragione, e per i nemici della verità e per coloro che la avversano, perché siano custoditi e rinsaldati; e perfino per i rettili; a motivo della sua grande misericordia, che nel suo cuore sgorga senza misura, a immagine di Dio.

Anche san Francesco aveva il dono della preghiera continua, «la sua disposizione stabile era tale che, dove poteva, pregava. Questa era la sua normale disposizione del cuore», come viene descritto bene da Tommaso da Celano nella sua biografia seconda:

Quando [invece] pregava nelle selve e in luoghi solitari, riempiva i boschi di gemiti, bagnava la terra di lacrime, si batteva con la mano il petto; e lì, quasi approfittando di un luogo più intimo e riservato, dialogava spesso ad alta voce col suo Signore: rendeva conto al Giudice, supplicava il Padre, parlava all’Amico, scherzava amabilmente con lo Sposo. E in realtà, per offrire a Dio in molteplice olocausto tutte le fibre del suo cuore, considerava sotto diversi aspetti Colui che è sommamente Uno. Spesso senza muovere le labbra, meditava a lungo dentro di sé e, concentrando all’interno le potenze esteriori, si alzava con lo spirito al cielo. In tale modo dirigeva tutta la mente e l’affetto a quell’unica cosa che chiedeva, Dio: non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente.

È evidente che per san Francesco la preghiera non è tanto un modo di rapportarsi a Dio ma è un atteggiamento vitale. Come il corpo ha necessità di respirare, così il cuore dell’uomo ha costantemente bisogno di attingere, nella preghiera, allo Spirito del Signore, per non morire, per non indurirsi.
Tutti gli aspetti della spiritualità francescana che abbiamo finora esposto sono comunicanti tra loro, infatti:
à un cuore limpido è purificato dalle passioni e disprezza ogni attaccamento mondano;
à il cuore puro è abitato dallo Spirito del Signore che trasforma dal di dentro l’uomo; l’opera del nemico viene dall’esterno del cuore giacchè, attraverso i logismoi, egli vuole entrare nel giardino interiore. L’azione dello Spirito Santo, al contrario, opera dal di dentro dell’uomo, lo trasforma dall’immagine alla somiglianza con il Prototipo che é Cristo;
à il cuore purificato ha l’occhio profondo e scorge i logoi in tutta la creazione che non è più nemica dell’uomo.
à ogni creatura diventa “fratello” e “sorella”, anche la morte; la creazione eleva la mente e il cuore a Dio;
à un cuore abitato dallo Spirito del Signore geme continuamente di fronte al volto del Signore; esso ha in dono dal Signore la preghiera continua.

Ristabilire il Tabernacolo di Davide

di Susan Perkins McNally, Ph. D.

Vi pubblico l'intero insegnamento sul tema del Tabernacolo Davidico, sono sicuro che sarà per tutti noi un'intenso aiuto per l'adorazione ed un rinnovato slancio per coloro che siano stati unti dal Signore per far parte dell'armata della nuova costruzione mistica del tabernacolo di Davide nell'Adorazione a Jeshua il vivente! Quest'insegnamento ha proprio il cuore pulsante del blog, trovo che incarni l'ideale vero e l'obbiettivo unico per cui è nato e per cui sussiste. Possa essere utile per voi così come è stato fondamentale per me, e che Jeshua ci doni d'incarnare nelle nostre vite il desiderio di adorarLo e la forza per non arrenderci alle difficoltà che incontreremo per il cammino al monte Sion, luogo della Sua Gloria e della Sua Eterna Presenza! Buona meditazione a tutti! Joshua.

prima parte

Questi è uno dei due messaggi che sono stati dati in un seminario “Aglow”, nell'Agosto 1996. Sono poi stati pubblicati e diffusi. Vi rendete conto che nell'anno 1995 il popolo d'Israele, e coloro che amano la Parola del Signore e il Signore della Parola, hanno celebrato l'anniversario di 3.000 anni della fondazione della città di Gerusalemme da parte del Re Davide? E' stato un momento speciale sia per questo capitolo che per il Signore. Il Nemico era venuto come una furia contro di noi perché sapeva che ciò che avrebbe avuto luogo gli provocava gran timore. Egli non vuole che voi apprendiate queste cose e, soprattutto, e che le mettiate in pratica. Il compito dei profeti degli ultimi giorni è quello di dire: “Pentitevi, perché il Giorno del Signore è alle porte!” e di annunziare la venuta del Signore come il Leone della tribù di Giuda e l'Agnello come lo Sposo. Il compito degli apostoli degli ultimi giorni è quello di guidare il corpo di Cristo (il Messia) ad avere un'intimità con il nostro Sposo ed anche quello di restaurare le antiche rovine. Il Tabernacolo di Davide è una parte di quest'opera di restaurazione. Sicuramente, il ristabilire il Tabernacolo di Davide è una parte incredibilmente imponente del piano di Dio, per renderci partecipi della fondazione del Suo Regno. Tramite la restaurazione del Tabernacolo di Davide avrà origine lo spirito Apostolico così che potremo entrare in nuovi territori, abbattere fortezze, selezionare, addestrare e far uscire nuove guide pronte per i loro incarichi e con la giusta unzione, e così stabilire il regno di Dio in tutta la terra. Questa importantissima restaurazione non avverrà semplicemente in due o tre giorni nel corso di un convegno d'adorazione. Non avrà luogo nemmeno nello spazio di un paio d'anni. Le fondamenta di questo tabernacolo sono poste in questi giorni ed in altri che sono già stati designati per l'adorazione, ma l'intera opera richiederà molti anni. Nel mondo dei doni naturali e della religiosità, siate aperti e pronti ad imparare. Possa il Signore benedirvi grandemente per aver scelto di avvicinarvi a Dio e passare un tempo in lode e adorazione.

Nel tempo in cui mi preparavo per questa presentazione, il Signore mi dette una parola: Il Signore vuole dirvi: “Alzatevi, figlie Mie; alzatevi, figli Miei! Risvegliatevi dal vostro sonno e cercate il Mio volto, perché ora, proprio adesso Mi accingo a giudicare la terra, e ad apparire su di voi, i Miei bambini. Alzatevi, alzatevi e splendete, figlie Mie; alzatevi e splendete, figli Miei, perché Io, il Signore Dio d'Israele sono venuto come il fuoco del raffinatore, e come il sapone del tintore. Io brucerò le vostre scorie con il Mio splendore. Io consumerò le vostre tenebre. Io vi trasformerò a somiglianza di Mio Figlio. Io ristabilirò i vostri giudici come ho promesso, e dopo che avrete passato il vostro travaglio, dopo che vi sarete pentiti, sarete chiamati la città della giustizia, la città fedele. Alzatevi e splendete, perché la vostra Luce si avvicina; Egli è alle porte. Poiché vedete che le tenebre stanno coprendo la terra, e delle tenebre fitte i popoli, ma il Signore si alzerà su di voi, su coloro che Mi cercano nell'adorazione, nella preghiera, nel digiuno,e la Mia gloria sarà su di voi! Isaia è un libro molto importante per questi ultimi giorni e se lo conoscete, insieme ai libri degli altri profeti, riuscirete a vedere che la parola che ho ricevuto è un aggiornamento di alcune delle cose che il Signore ha detto allora. Quello che è successo ad Azusa Street all'inizio del secolo ha rivoluzionato il mondo. Da quell'effusione, il battesimo dello Spirito Santo (Ruach ha Kodesh) si è esteso per tutta la terra. Quello che è in arrivo eclisserà ciò che è avvenuto ad Azusa Street. Un giorno d'adorazione ad Azusa Street poteva iniziare il mattino ed arrivare sino ad oltre la mezzanotte. L'adorazione sotto forma di cantare e battere le mani poteva durare da 15 minuti a 2 ore. A volte era come se la folla radunata si fosse dimenticata come cantare in inglese; nuove lingue e meravigliose armonie fluivano semplicemente dalle loro voci. Azusa St. è considerata l'evento nella storia in cui è stata manifestata la più grande effusione dello Spirito Santo e tuttavia sappiamo che il Signore ha conservato il vino migliore per ultimo. Avete sete?
Torniamo indietro e rivediamo: Come fu stabilito il Tabernacolo di Davide.
I capitoli attinenti si trovano in I Samuele 4-7 e I Cronache 13. Dopo che gli Israeliti conquistarono Canaan, l'Arca del Patto, che era il luogo della presenza di Dio, fu collocata nel Tabernacolo di Mosè a Sciloh. Durante il declino spirituale del sacerdozio di Eli e dei suoi figli, l'Arca fu catturata dai Filistei (I Sam. 4:10-11, 22). I Filistei restituirono l'Arca ad Israele dopo che Dio li colpì con delle piaghe a motivo dell'Arca (I Sam. 5; 6:1-18). Gli uomini di Beth-Scemesh ricevettero l'Arca dai Filistei, ma Dio colpì anche loro con una piaga perché guardarono dentro (I Sam. 6:19-20). La città di Kiriath-Jearim poi ricevette l'Arca. Essa rimase nella casa di Abinadab per vent'anni, perché Saul non si era mai interessato ad essa! (I Sam. 7:1-2; I Cron. 13:3; I Sam. 6:7-12) Quando Davide divenne re, portò l'Arca con tutto Israele verso Gerusalemme, ma Dio li giudicò per averla trasportata illegittimamente su di un carro (nel modo in cui era venuta dai Filistei). Nella Sua Parola il Signore aveva dato istruzioni ai Leviti di trasportare l'Arca su delle stanghe. Durante questo viaggio verso Gerusalemme il luogo scelto da Dio, il carro toccò una pietra ed iniziò a capovolgersi, tanto che Uzza, slanciatosi per fermarla, la toccò. Il Signore colpì istantaneamente Uzza facendolo morire per aver trasgredito i Suoi ordini. Davide si arrabbiò con il Signore ed ebbe paura di Lui. Lasciò l'Arca nella casa di Obed-Edom, e l'uomo e la sua famiglia furono grandemente benedetti. (I Cron. 13:6-14). Davide tornò a casa e si prostrò con la faccia a terra in preghiera e ricercò intensamente Dio nella Parola apprendendo, così, il metodo giusto per trasportare l'Arca. Dopo che Davide cercò il Signore con tutto il suo cuore , gli fu data una rivelazione dell'importanza dell'adorazione in cielo ed una chiave per vincere le battaglie degli ultimi giorni. Apocalisse 19:4 “E i ventiquattro anziani e le quattro creature viventi si gettarono giù e adorarono Iddio che siede sul trono, dicendo: Amen! Alleluia!” L'ordine del giorno in cielo è l'adorazione continua , ed essa sarà ristabilita prima del Suo ritorno. Apocalisse 4:8 “E le quattro creature viventi avevano ognuna sei ali, ed erano piene d'occhi all'intorno e di dentro, e non smettevano mai, giorno e notte, di dire: Santo, Santo, Santo è il Signore Iddio, l'Onnipotente, che era, che è , e che viene.” Dopo aver visto l'adorazione celeste, Davide con tutto Israele portò l'Arca al Tabernacolo di Sion a Gerusalemme che Davide aveva costruito intenzionalmente. (I Cron. 15:11-18 Num. 4:15) A questo punto Davide depose le sue vesti regali e fece una cosa strana; danzò davanti all'Arca nelle vesti di lino di un sacerdote, così come noi dobbiamo fare oggi e nei giorni che verranno. Selah; meditate su questo. Che cos'è Sion? “Sion, Ebraico Si-yon – una capitale permanente; considerevole; un pilastro monumentale o di guida. Dalla radice s-w-n deriva il significato di proteggere, difendere; da qui il nome ha preso il significato di un posto di difesa o di una fortezza. E' chiamata la Città di Davide. In Ebraico la frase “…essi entreranno per attendere al servizio del tabernacolo…” significa: “combattere la guerra del tabernacolo!” Il Signore sta preparando un potente esercito di guerrieri. Molti saranno assegnati a Gerusalemme. Sion è il posto dove sarà combattuta la battaglia della fine di quest'era; è il luogo di dimora di Dio. Il Suo nome è Emanuele, Dio è con noi! Baruch hashem! A motivo della rivelazione che Dio diede a Davide, egli fece molte cose nuove nel ristabilire il tabernacolo per l'Arca. Il Signore guidò Davide a stabilire un secondo tabernacolo. Davide pose l'Arca in un nuovo tabernacolo invece di riporla nel tabernacolo di Mosè dove si trovava originariamente. (I Cron. 16:1) Egli diede anche istruzioni a Davide per un nuovo posto dove sistemare questo nuovo tabernacolo. Il tabernacolo di Mosè si trovava a Gabaon, un luogo di collina a diversi chilometri di distanza al nord di Gerusalemme. Davide costruì il suo tabernacolo a Sion, la città di Davide, adiacente a Gerusalemme. Il luogo di Sion venne da allora in poi indicato come il luogo della presenza di Dio e il luogo dell'adorazione. Il Signore guidò Davide anche ad ordinare un nuovo sacerdozio (non prescritto nei libri Levitici di Mosè) affinché ministrassero nell'adorazione e nella lode al cospetto del Signore e che si muovevano profeticamente mediante lo Spirito di Dio (Ruach ha Kodesh). Un ministero guidato dallo spirito! (I Cron. 16:1, 4-7) Dal momento che Dio guidò il Suo popolo in tutto questo, ci fu una nuova audacia alla presenza di Dio. Dal momento che Davide era stato introdotto in Sua presenza e gli era stata data una rivelazione di quello che Gesù avrebbe realizzato con la Sua morte, lo squarciamento della cortina, ricevette istruzioni di far ministrare il sacerdozio di Sion “davanti all'Arca”, una cosa proibita sotto la Legge di Mosè. (I Cron. 16:4) Il Re Davide istituì un ordine completamente nuovo d'adorazione con l'ordinazione di un nuovo sacerdozio di cantori e musicisti che adoravano e lodavano il Signore continuamente davanti all'Arca. (I Cronache 15 e 16) Quest'adorazione intensificata portò alla composizione di nuove canzoni, canzoni profetiche. Una delle parole principali in Ebraico per “canzone” è “massah”. Questa parola ha un triplice significato: una canzone profetica; un peso (profetico) che è innalzato; l'innalzamento dell'arca. Il sacerdozio di Sion imparò ad andare davanti alla presenza del Signore non con sacrifici animali, ma con il canto e la composizione musicale, sotto l'unzione divina. (Salmo 100, Ebrei 13:15; Salmo 50:8-14; 51:15-17) Il nuovo Tabernacolo di Davide fu edificato mentre contemporaneamente le cerimonie più tradizionali e ritualistiche erano osservate nel Tabernacolo di Mosè a Gabaon, a nord di Sion. (I Cron. 16:37-39) I sacerdoti nel Tabernacolo di Mosè non potevano mai oltrepassare la cortina ed entrare nel Santissimo dove si trovava l'Arca del Patto, ma dovevano attuare i loro rituali cerimoniali al di fuori. A rendere peggiore questo stato di cose, durante il ministero di Samuele, fu la cattura dell'Arca del Patto da parte dei Filistei e al suo ritorno non fu mai rimessa dal Re Saul nel Santissimo, così durante tutto il regno sia di Saul che di Davide, il sacerdozio Levitico nel Tabernacolo di Mosè compiva i rituali senza l'arca dietro la cortina. Il luogo Santissimo era vuoto! Una tipologia dei servizi Giudeo-Cristiani vuoti, senza la presenza del Signore! I servizi nel Tabernacolo di Davide erano contrassegnati dal canto, dal gioire nella danza, dal battere le mani di gioia, dalle grida di gioia, dall'adorazione con gli strumenti e il profetizzare nuove canzoni del Signore: Una “Azusa Street” di quei tempi. I servizi nel Tabernacolo di Mosè continuavano a compiere sacrifici animali, accensione di candele, bruciare l'incenso, presentazione del pane, ecc.; tutti simbolismi importanti. Durante il regno del Re Davide, Dio parlò in modo profetico dicendo che Egli aveva abbandonato il cerimonialismo del Tabernacolo di Mosè scegliendo invece la lode e l'adorazione profetica del Tabernacolo di Davide sul Monte di Sion. (Salmo 78:60, 68) Dio era talmente compiaciuto dall'amore e dall'adorazione di Davide che la Shekinah (Gloria di Dio) adesso era posta sul Tabernacolo di Davide a Sion dove era stata collocata l'Arca del Patto. Davide doveva ancora mantenere l'offerta di sacrifici animali ordinati da Mosè a Gabaon, in quanto il sacrificio finale del Messia non era ancora stato offerto.

seconda parte
Il profeta Amos rivelò che l'adorazione di Davide, la restaurazione del Tabernacolo di Davide:
È LA VOLONTÀ DI DIO PER GLI ULTIMI GIORNI.
Amos 9:11-13
"In quel giorno, io rialzerò la tenda di Davide che è caduta, ne riparerò le rotture, ne rileverò le rovine, la ricostruirò com'era ai giorni antichi, affinché possegga il resto d'Edom e tutte le nazioni sulle quali è invocato il mio nome, dice l'Eterno che farà questo. Ecco, i giorni vengono, dice l'Eterno, quando l'aratore raggiungerà il mietitore, e il pigiatore d'uva colui che sparge il seme; (questo riguarda il raccolto di anime per il Regno di Dio degli ultimi tempi) quando i monti stilleranno mosto, e tutti i colli si struggeranno".
L'apostolo Giacomo, applicò la profezia di Amos alla chiesa del Nuovo Patto. (Atti 15:13-16)
"Siamo chiamati a venire a Sion; a nascere a Sion e a fare di Sion la nostra dimora". (Salmo 87; Isaia 10:24; Geremia 40:4-5; Ebrei 12:18-22)
La chiesa che adora è chiamata Sion.
Noi siamo la dimora di Dio. (Salmo 132:13-16; Isaia 10:24; 12:6:51:11,16; 60:14b; 62:11-12)
“Manda dei gridi, dei gridi di gioia, o abitatrice di Sion! Poiché il Santo d'Israele è grande in mezzo a te.” (Isaia 12:6)
C'è una canzone esclusiva, celestiale che proviene da Sion.
E' la canzone della sposa che è appassionatamente innamorata del Suo sposo.
(Salmo 126:1-2; 137:1-4; 149:1-3; Isaia 35:10; 51:11; 52:8; Geremia 31;12; Sofonia 3:14; Zaccaria 2:10)
Nel ristabilito Tabernacolo di Davide le canzoni celesti si canteranno, come agli inizi del secolo si cantarono ad Azusa Street. Dobbiamo aprirci alla musica del cielo e aprire i nostri cuori a Jeshua (Gesù).
Quando nasciamo a Sion, Dio registra il nostro nome. Quando staremo davanti al Signore per il giudizio, Egli aprirà i cinque libri nei quali ha registrato ogni aspetto delle nostre vite. Notate la parola “libri” al plurale in Apocalisse 20:12. Soltanto Dio è in grado di essere pienamente equo e giusto nel giudizio ed ogni importante dettaglio della nostra vita è registrato in questi cinque libri: pertanto dobbiamo desumere che tutti questi libri hanno un valore e un significato supremo nel piano eterno di Dio.
Questi libri sono:
Il libro della vita dell'Agnello (Salmo 69:28; Filippesi 4:3; Apo. 3:5; 13:8; 20:12-15)
Il libro della nostra sostanza (corpo, DNA), e i giorni che ci sono stati dati da vivere (Salmo 139:15-16)
Il libro delle nostre lacrime (Salmo 56:8)
Il libro di coloro che temono (riveriscono, obbediscono) il Signore e pensano al Suo nome (Malachia 3:16-17)
Il libro di coloro che sono nati a Sion (Salmo 87). In questo libro Dio registra coloro che amano la Sua presenza, coloro che hanno reso i propri cuori una dimora per Lui. Non dobbiamo andare ad Israele e avere un'esperienza di “rinascita”, ma dobbiamo prendere una decisione interiore riguardo il fare della Sua presenza una priorità nelle nostre vite. Un adoratore è una persona che adora amarLo, e adora compiacerLo in ogni sfera della sua vita.
Diventare un reale sacerdozio; i sette sacrifici spirituali da ministrare a Dio.
A Davide sono stati mostrati i seguenti sacrifici:
Il Sacrificio di Gioia (Salmo 27:6)
Il Sacrificio di uno Spirito Rotto (Salmo 51:16-17)
Il Sacrificio di Giustizia (Salmo 51:19)
Il Sacrificio di Ringraziamento (Salmo 107:22) Il profeta Geremia conferma ciò che è stato dato a Davide:
Il Sacrificio di Lode (Geremia 17:26; 33:11; Ebrei 13:15)
Il Nuovo Patto aggiunge:
Dare qualcosa a cui si tiene veramente
Pagare oltre al dovuto
Perdita che implica un grosso dolore personale
Il Sacrificio del Fare il Bene/Fraternizzazione (Ebrei 13:15-16)
Il Sacrificio dei Nostri Corpi/Vite (Romani 12:1)
Pensieri comunemente associati al sacrificio:
Quando l'inferno intero ci viene contro può sembrare difficile lodare, ma in Ebrei 13:15 veniamo ammoniti ad “offrire del continuo a Dio un sacrificio di lode”.
Come facciamo a nascere a Sion?
1 . Focalizziamo i nostri desideri sul Signore (Salmo 21:4; 84:2) e diventiamo diligenti riguardo le cose della casa e della presenza di Dio (Salmo 130:5)
2. Adoriamo dove ci troviamo. (Salmo 78:70-71). Non aspettate che l'adorazione arrivi sino a voi. Iniziate a adorare a casa vostra e dovunque vi trovate.
3. Adorate continuamente. Efesini 5:19
“parlandovi con salmi ed inni e canzoni spirituali, cantando e salmeggiando col cuore vostro al Signore”
Colossesi 3:16
“La parola di Cristo abiti in voi abbondantemente; ammaestrandovi ed ammonendovi gli uni gli altri con ogni sapienza, cantando di cuore a Dio, sotto l'impulso della grazia, salmi, inni e cantici spirituali.”
Lo scopo principale di Dio nel formarci come un popolo di Sion è quello di fare di noi dei ministri della Sua Gloria in tutte le nazioni. (Salmo 87; Isaia 43:21; Geremia 3:17; Michea 4:1-13; Zaccaria 2:10-11)
C'è un travaglio a Sion per portare alla luce dei bambini. (Isaia 62:1-7;66:7-9;Michea 4:10)
Questo è un luogo d'intercessione.
A volte dobbiamo dare alla luce persone e congregazioni a Sion attraverso la preghiera.
L'ADORAZIONE AL TABERNACOLO DI DAVIDE
ERA UN'ADORAZIONE CHE DURAVA 24 ORE AL GIORNO
Il Signore rispondeva con cantici profetici e con la Sua Gloria, la Shekinah.
Il nemico non vuole che venga posta la restaurazione di questo tabernacolo perché la sua presenza gli causerà gravi danni. Le porte dell'inferno non potranno sostenere la venuta della gloria di Dio.
Se il granello del seme che era la mortalità di Gesù non fosse caduto nella terra, non avrebbe potuto produrre i molteplici semi che Egli ha vivificato con il dono del Suo Spirito Santo. Satana ha pensato sconsideratamente di aver causato la morte di Gesù sulla croce, ma quella morte ci ha dato la vita nel Messia (Cristo), e Satana è stato sconfitto esattamente in quel luogo dove aveva cercato il trionfo.
Proprio come Gesù (Jeshua) ha moltiplicato la Sua presenza mandando il Suo Spirito, (Ruach ha Kodesh) così la Sua presenza con l'Arca sarà moltiplicata.
Il Signore disse al Dottor Bill Bright che questo paese avrebbe sperimentato un risveglio dopo che 2 milioni di persone avrebbero pregato e digiunato. Dopo questo risveglio il nemico attaccherà con furore. Per tre anni e mezzo i santi saranno colpiti dal potere della Bestia. Saremo fiaccati, ma le porte dell'inferno non prevarranno contro l'esercito di Dio del tempo della fine, il Suo esercito unito, che ha un unico cuore e un'unica mente e adora giorno e notte in completo accordo. Questo è il significato di quanto stiamo facendo oggi. E' una pratica profetica di ciò che sarà adempiuto che è stata pronunciata dal profeta Amos nel capitolo 9, versetto 11:
“In quel giorno, io rialzerò la tenda di Davide che è caduta, ne riparerò le rotture, ne rileverò le rovine, la ricostruirò com'era ai giorni antichi.”
Quando veniamo purificati, Cristo (il Messia) diventa sempre più manifesto in noi. Quando Lo adoriamo, l'Arca del Patto è manifestata nella dimensione dello spirito in molte comunità di credenti sulla terra. Quando avremo un'adorazione unita e l'Arca sarà manifesta, grandi miracoli diventeranno eventi comuni come pure le elargizioni di grandi doni e le fondamenta delle porte dell'inferno saranno scosse.
Oggi sarete preparati a rialzare le sue rovine. Ho toccato soltanto brevemente il punto di chiudere le brecce, poiché dobbiamo incorporare la gente di Giuda così come quelle persone che ancora non sono state raggiunte dalla Parola del Signore. Non siamo completi senza il popolo Ebraico come pure senza gli altri popoli del mondo, perché il Signore ha detto – e sarà adempiuto – che la Sua Casa, il Suo Tabernacolo, sarà una casa di preghiera per tutte le nazioni, tribù e lingue. Amen e amen.
Il nostro Signore, Jeshua, ha sopportato la vergogna della croce per la gioia che Gli era posta davanti. La parola Ebraica “gil” viene spesso tradotta come “gioire”, ma significa letteralmente “girare vorticosamente per la gioia”.
Sofonia 3:17 dice:
“L'Eterno, il tuo Dio, è in mezzo a te, come un Potente che salva; egli si rallegrerà con gran gioia per via di te, si acquieterà nell'amor suo, esulterà, per via di te, con gridi di gioia.”
La parola che è tradotta qui “egli si rallegrerà” è “yagil”. La traduzione letterale allora sarebbe “Dio danza e canta a motivo di noi con gioia”. Poiché Jeshua ha la libertà di danzare e cantare a motivo della Sua sposa, quanto più noi dovremmo deporre le nostre vecchie vesti di corredo religioso e danzare e cantare con gioia dal momento che Egli è in mezzo a noi?
Avete notato che il Signore dice: “… si acquieterà nell'amor suo”. Il Signore riposa a Sion. Dio sta venendo per gioire e riposare a Sion, nella Sua Santa Città, la Nuova Gerusalemme.
“Oh, dolce Sposa, figlia Mia, Mia sposa, quanto desidero prenderti tra le Mie braccia e cantare il Mio cantico. La Canzone dell'Agnello che gioisce a motivo di te.”
Quando avremo questa relazione con il Signore qui sulla terra, il Suo potere qui sarà completo, e noi saremo in grado di portare dentro il raccolto, di portare intere nazioni a Gesù e alla Sua Luce. Noi ministreremo la Sua Gloria a Tutte le Nazioni.
Quasi 2.000 anni fa, Gesù disse agli Ebrei nella vecchia città di Gerusalemme: “Voi non mi vedrete più di nuovo sino a quando direte; ‘Baruch ha ba bashem Adonai', ‘Benedetto colui che viene nel nome del Signore'. DiamoGli il benvenuto nella nostra vita qui ed oggi con queste parole.
La canzone: “Ha Ba Bashem Adonai” da “Shalom Jerusalem” di Paul Wilber.
(Nota dell'Editore: Durante questa giornata abbiamo ballato e abbiamo visto un video di una danza di guerra spirituale che veniva da una sinagoga Messianica. Vorrei incoraggiare vivamente i leader dei gruppi giovanili a far entrare i giovani e altre persone che hanno resistenza in periodi prolungati di adorazione per ristabilire il Tabernacolo di Davide. )