giovedì 31 maggio 2007

La fecondità del silenzio



Contemplare
Contemplare significa guardare l’uomo e il mondo con gli occhi della preghiera, gettando lo sguardo sugli eventi della Scrittura per interpretarli come fatti che, oggi, ogni uomo può esperire. Non si tratta dunque di fuga dal presente, piuttosto di assunzione della propria storia come luogo della visione di Dio. Quello contemplativo è lo sguardo di fede fissato su Gesù. "Io lo guardo ed egli mi guarda"diceva al suo santo curato il contadino di Ars, pregando davanti al tabernacolo. La contemplazione è perciò la meta di ogni cammino meditativo: là dove è possibile restare in riposo e in silenzio con Dio. La contemplazione è un bisogno dell’uomo; la profonda necessità di cogliere l’unità delle cose divine ed umane.

Nella scena descritta Abramo realizza pienamente l’incontro con Dio; gli eventi della sua storia sono tutti considerati in riferimento all’Altro. Abramo si sfoga, affida a Jahvé la sua preghiera, la sua domanda, certo che Egli l’accoglie. Nel cuore dell’uomo capace di "stare davanti al Signore" cresce la consapevolezza che Dio ascolta e ama i suoi figli.



Davide invita alla lode: "Cercate il Signore e la sua forza, ricercate sempre il suo volto". Oggetto della contemplazione non è un’idea astratta, ma una Persona, Qualcuno; colui nel quale è riposta ogni speranza, ogni gioia, ogni desiderio umano. Per questo dobbiamo parlare di incontro.



Contemplare è custodire nel segreto del proprio cuore il dono della Parola; è rendere memoria di ogni incontro vissuto con il Signore. Maria lo insegna.



"Dio sarà il tuo splendore". Contemplare è godere della luce eterna, collocarsi nell’orizzonte dello splendore divino, non temere il buio. La luce dello sguardo di Gesù insegna a vedere tutto nella luce della sua verità e della sua compassione per gli uomini.