sabato 9 febbraio 2008

SHEKINAH

di aymon de tigliettem

Il nome SHEKINAH di origine ebraica ha un significato di notevole intensità. Shekinah è la presenza di Dio nel Tempio, indica la pienezza della partecipazione della divinità alla vita dell’uomo. Per la religione ebraica questo termine traduce efficacemente e con forza la sua potenza unificante. Shekinah si lega intrinsecamente con l’azione dello Spirito Santo: è presenza che guida e muove i passi dell’uomo.Scegliere e accettare il nome shekinah è impegnativo. Ciascuno è chiamato ad essere la shekinah di Dio nella vita dell’uomo, nella storia umana. Come dice un antico testo: "noi siamo le braccia, le mani, i piedi di Dio". Esprime una presenza che ha sapore, illumina, unisce le speranze delle persone, attorno alla Speranza: Gesù Risorto.

Tutta la Gloria a Dio

Sia dunque che mangiate, sia che beviate,
sia che facciate alcun’altra cosa, fate tutte le cose alla gloria di Dio.

E qualunque cosa facciate, fatelo di buon animo,
come per il Signore e non per gli uomini,

Chi parla, lo faccia come se annunciasse gli oracoli di Dio; chi fa un servizio,
lo faccia nella forza che gli è fornita da Dio,
affinché in ogni cosa sia glorificato Dio per mezzo di Gesú Cristo,
a cui appartiene la gloria e il dominio per i secoli dei secoli. Amen.

Cosa è Gloria?
La definizione della parola "Gloria" è piuttosto sfuggevole, ma, ci sono diverse definizioni che rendono l’idea:
1. Reputazione di buona opinione. Fama di altissimo onore di grandi virtù, meriti eccezionali,
2. Gli attribuiti di una persona di grande valore, da esserne orgogliosi,
3. Di splendore, di grande luce, di bellezza, di fulgidezza, di forte attrazione,
4. Della trionfante maestà di Dio tra cori angelici e dei santi, teofania,
5. La beatitudine delle anime in Paradiso.
Il significato principale della Gloria con riguardo a Dio si riferisce alla natura e agli atti di Dio nella manifestazione di Se stesso. Quello che Lui essenzialmente È, e cosa fa, di come Si rivela, specialmente nella persona di Cristo, che è la Sua Gloria. Gli atti di Cristo rivelano la Sua Gloria. Da qui si conosce la Gloria della sua Fama.
Gloria nei Suoi attributi; come: Amore, Giustizia, Sovranità, Onnipotenza, Onniscienza, eccetera
Gloria del Suo splendore, nella gran luce, nella trionfale presenza. La Gloria è la rappresentazione fisica del carattere e presenza di Dio. È più di una stimolazione visuale, ma una esplosione di tutti i sensi in un colpo, la Gloria di Dio ha una dimensione fisica che è visibile, trasferibile e potente.
Questa Shekinah Gloria è quella che si vide parzialmente sul monte con Mosè, sull’Arca fra i cherubini, all’inaugurazione del Tempio di Salomone, quella che vide Isaia nel tempio, quella che vide Ezechiele sul fiume e la stessa sul monte della trasfigurazione, con Gesù
Quando parliamo di portare Gloria a Dio ci riferiamo all’onorare la Sua Fama, nel riconoscere chi Lui è, e nel sottometterci a fare quello che Lui comanda. Il contrario di portare Gloria a Dio è di non riconoscere chi Lui è, né di ubbidirlo in quello che Lui comanda nella Sua Parola.
Siamo comandati di fare tutte le cose alla Gloria di Dio.
Questo significa che qualsiasi cosa facciamo; nel naturale, civile o religioso, nel predicare, nell’ascoltare, nel digiuno, nel donare e qualsiasi altra cosa, che sia: nell’armadietto, nella famiglia, nella chiesa, nel mondo, nel privato o in pubblico, tutto, deve essere fatto alla Gloria di Dio. Niente lasciato fuori. Tutto è TUTTO.
La Gloria di Dio è il fine di tutti i Suoi lavori e azioni: nella creazione, provvidenza, nella grazia in elezione, nei testamenti, nelle benedizioni e promesse, in redenzione e chiamata effettiva e nel portare tanti figli nella Sua gloria. Egli ha creato tutto e tiene in vita tutto per la Sua Gloria. «Degno sei, o Signore, di ricevere la gloria, l’onore e la potenza, perché tu hai creato tutte le cose, e per tua volontà esistono e sono state create». (Apocalisse 4:11)
Lo stesso è il fine di tutte le azioni di Cristo, come uomo e Mediatore: nelle sue dottrine e miracoli, nella sua obbedienza, sofferenza e morte in questo mondo. Egli diede la Sua vita e continua ad intercedere per i Suoi, per la Gloria di Dio. Gesù fece tutto, ma tutto, per la Gloria di Suo Padre.
È evidente che anche per noi la Gloria di Dio deve essere il fine di tutte le nostre azioni. D’altronde nessuna nostra azione che non sia alla Gloria di Dio si può chiamare buona, se un uomo cerca la sua gloria, un popolare applauso, o ha motivi egoistici come fine di quello che vuol fare, fa soltanto lavori inutili.
Anche quando uno è occupato nel mangiare e bere e nel business della vita, uno non deve farlo solo per beneficio corporale, ma perché sia sano e forte per fare il volere del Creatore.
Un pastore diceva che l’uomo carnale lavora per guadagnare, per mangiare e bere, per stare bene, per poter ... lavorare. Mentre l’uomo spirituale lavora per guadagnare, per mangiare e bere, per avere forza per mettere in atto il lavoro del Signore. Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e di compiere l’opera sua. (Giovanni 4:34)
Dio ci ha creati per la Sua Gloria, non per la nostra. Ci ha creati e ci tiene in vita per portare onore alla Sua Gloria.... (continua)

martedì 5 febbraio 2008

Salmo 144 di Davide.

di Joshua

1 Benedetto il Signore, mia roccia,
che addestra le mie mani alla guerra,
le mie dita alla battaglia.
2 Mia grazia e mia fortezza,
mio rifugio e mia liberazione,
mio scudo in cui confido,


Non ho la competenza né gli studi per poterlo fare, pertanto mi appello allo Spirito Santo per provare a mettere in parola quello che dalla Parola fuoriesce e colpisce il cuore …
Di Davide si sa molto, che era Re potente in Israele, musicista, un cuore di adoratore, ma anche un guerriero ed è facile pensare che questo salmo l’abbia cantato davanti al Signore, tra i fumi dell’incenso mentre suonava la sua cetra magistralmente e con l’anima toccava il cuore di Dio. Certo, lo ringraziava per un successo in battaglia e benediva l’Eterno suo rifugio … Ma questo lo comprendono tutti e meglio di me, quello che lo Spirito Santo mi ha donato di vedere è l’immagine di un’esperienza, consentitemi, molto personale.


Benedetto il Signore, mia roccia,


ho provato tutta la vita a costruire qualcosa su di un terreno instabile (Mt 7,24) e scommetto che anche voi sapete di cosa parlo, ho confidato in uomini, e sogni d’uomo e ben presto tutto è franato alla prima bufera, ma “conquistarsi” un posto su di una roccia, scomoda, fredda, solitaria ma bene salda è esperienza di questi ultimi tre anni della mia vita. Sii benedetto per questo Jeshua nostra roccia eterna, salda, compatta che non delude mai…

che addestra le mie mani alla guerra,
le mie dita alla battaglia.
Suono il pianoforte da più di trent’anni per il Signore nostro Dio, molti dei quali l’ho servito in pubblico, troppi dei quali l’ho tradito in pubblico, e chi suona è come chi combatte, sa che lo strumento o l’arma va utilizzato quotidianamente, calibrato alle tue potenzialità, và studiato ed adattato alle tue capacità, con lo strumento si deve osare coraggiosamente ad entrare ed esplorare territori nello Spirito mai esplorati prima e se sei un guerriero, lo strumento serve per combattere. Esercizio, disciplina, pazienza, umiltà … addestramento! Chi suona uno strumento con impegno, tutto questo lo sa benissimo, un qualsiasi strumento. Dopo, il tempo, farà come sempre, la sua parte e nel tempo l’immaturità, la fretta e la spavalderia della gioventù cederanno il passo all’esperienza e alla disciplina. Così il suono diventa più caldo, corposo, denso, proprio come la coltre di fumo che sale al cielo nel tabernacolo davidico, che ti nasconde, copre il tuo “fetore”, ma permette anche a Dio di scendere e lasciarti vivo. Impari dunque, a capire quali note possano piacere all’Eterno e quali tasti toccare per “toccargli”(Lc 8,46) il cuore. Sai anche che se la tua melodia e grave Egli si piegherà dal Suo trono e ti soccorrerà prestissimo e sai che se sarà lieta Egli danzerà insieme alle ombre del buio della tua stanza di preghiera dove sei “rinchiuso” (Mt 6,6) con Dio … ed è melodia, che si fa poesia, note che si fanno silenzio, silenzio che si fa preghiera … e le mani volano sui tasti del tuo pianoforte lì dove lo Spirito le porta …

Mia grazia e mia fortezza,
mio rifugio e mia liberazione,
mio scudo in cui confido
Nasce e scaturisce un canto che nessuno ha udito mai e mai lo udrà perché da Lui proviene e da Lui giunge, prendi coscienza del dono della Sua presenza, e che quello che hai non ti è stato donato per le tue capacità, nulla di ciò che fai e che hai è tuo, tutto ti è dato in dono e per grazia. La salvezza, il Suo amore, la Sua intimità, la Sua dolcissima presenza, la musica, il silenzio … Prendi coscienza che quel luogo dell’incontro è divenuto un luogo segreto, un rifugio dove amanti avidi d’amore si scambiano tenerezze attirati dall’Amore stesso (Ct 1,4). A te spetta solo andare all’appuntamento anche quando o forse soprattutto quando non ne hai voglia, perché la ricompensa è talmente grande che consideri come Paolo di Tarso “spazzatura” (Fil 3,8) tutto il resto. Ti senti scevro, povero, sfrondato dagli orpelli e finalmente libero non condizionato da spartiti, note, scalette, stili, leader, corali, team, band, esigenze, tempo … suoni per Lui e solo per Lui e Lui suona con te e solo con te. T’accorgi che Egli t’offre la Sua protezione e ti ripari all'ombra delle sue ali (Sal 17,8) perché sai che è sempre sul più bello che il nemico viene a guastarti la festa, un pensiero, un problema, il citofono, il telefono e sei subito nella traettoria dei “dardi infuocati” (Ef 6,16). Con l’esperienza comprendi che i colpi si affondano solo quando gli arcieri nemici hanno scoccato le loro frecce, ma per attendere c’è bisogno di uno scudo e quale meglio di Jeshua, chi ti protegge meglio di Lui.

7Il Signore è con me, è mio aiuto,
sfiderò i miei nemici.
8E` meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nell`uomo.
9E` meglio rifugiarsi nel Signore che confidare nei potenti.
(Sal 118)

Sono certo che una “vera” lode corale arriva al cuore di Dio ed ho avuto il dono di farne esperienza, ma sono convinto che una vera adorazione personale ti dà la consapevolezza di essere nel cuore di Dio. La lode corale è santa ma non può vivere senza quella personale, chi ci riesce è come quel padre che vive lontano da casa sua e quando si "ricorda" di tornarvi la trova devastata; o quel marito che vive le nozze quotidiane con la su sposa senza aver sufficientemente investito il suo tempo nell’approfondimento della conoscenza intima dell’amata … quell’unione “occasionale” sarà solo sterilità. Chi ha fatto esperienza d’intimità sa di cosa parlo ed ha già comparato le due esperienze. (per questi concetti rimando ai libri di Tommy Tenney Inseguitori di Dio e La casa preferita da Dio, o il Libro di Don Potter "Di fronte al muro" ed "al Di là delle cose" di Carlo Carretto) Mi auguro di aver suscitato con questa esperienza soprattutto curiosità, fame d’intimità, desiderio di esplorare l’inenarrabile, di aver incoraggiato a perseverare nelle difficoltà di questo irto cammino contemplativo, certi di una “certezza”

Il Signore è con me, non ho timore; che cosa può farmi l`uomo?

Sal 118,6

Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

Mt 28,20

lunedì 4 febbraio 2008

La figura del Re Davide - nei Libri di Samuele e dei Re


Re Davide, come uomo e come re, campeggia con autorita’ nella storia di Israele e rimane come anticipazione e preludio del Messia che doveva nascere e che era ardentemente atteso.A partire da quel tempo l’alleanza tra Dio e il popolo diventa l’alleanza con il re, tanto in lui si concentrano le aspettative degli Israeliti (cf. Sir 47, 2-11) e il regno di Israele si materializza nel regno di Davide ( Lc 1,32).Le sue vittorie prefigurano il trionfo del Messia che ristabilira’ la giustizia e la pace. E Gesu’ con la sua risurrezione portera’ a compimento le promesse fatte da Dio a Davide (At 13, 32-37) e dara’ pieno significato agli eventi storici (Ap 5,5).Come si e’ potuto realizzare tutto questo nella persona del Betlemmita ?Davide viene scelto da Dio e consacrato con l’unzione (1 Sam 16, 1-13).Davide si rivela costantemente il “benedetto” da Dio, colui che Dio assiste e sostiene con la Sua presenza.E proprio perche’ Dio e’ con lui, egli ha successo in tutte le sue imprese (16,18): nel combattimento con Golia (17,45ss), nelle sue guerre al servizio di Saul (18,14ss), e anche in quelle che intraprende come re e liberatore di Israele.Come Mose’, Davide fu scelto da Dio come il pastore di Israele (2 Sam 5,2).Egli eredita le promesse fatte ai patriarchi, prima di tutto quella della terra di Canaan, la cui conquista ebbe termine con la presa di Gerusalemme (5,6-10), che viene chiamata “Citta’ di Davide” e diventa la capitale.Le dodici tribu’ vengono unificate e l’ingresso dell’Arca, che qui avra’ la sua sede definitiva, consacra Gerusalemme come “Citta’ Santa” (6,1-19).Davide, alla divina elezione e chiamata risponde con un rapporto molto stretto con Dio desiderando soprattutto di compiere la Sua volonta’.Cosi’, anche avendone occasione, rifiuta di attentare alla vita di Saul che pure lo cercava per ucciderlo (1 Sam 24; 26).Accetta pertanto di essere guidato completamente da Dio e affronta ogni circostanza che gli viene offerta con incrollabile fiducia (2 Sam 15, 25ss), con la ferma speranza che il Signore puo’ cambiare il male in benedizione (16,10ss).Davide rimane cosi’ il servo fedele, ricolmo dei favori celesti che lo superano, ma mantiene la sua umilta’ e la costante disponibilita’ a servire il Signore (2 Sam 7,18-29).A Davide, “cantore di Israele” (2 Sam 23,1), i Leviti attribuiscono numerosi salmi (2 Sam 23,1), come pure il progetto del tempio (1 Cr 22; 28) e l’organizzazione del culto (23-25).I Libri di Samuele e dei Re evidenziano dunque la grandezza del re, ma anche le sue debolezze, i suoi numerosi errori, i suoi peccati, rivelando la sua intensa, ricca e vibrante umanita’.Quanta magnanimita’ nella sua fedele amicizia nei confronti di Gionata…Nella circostanza in cui Davide provoca la morte di Uria, un suo valoroso ufficiale, per impadronirsi della moglie di lui, e’ la passione che ha il sopravvento.Ma il profeta Nathan gli fa prendere coscienza del suo grande peccato e Davide riconosce la sua colpa, disponendosi ad accettarne tutte le conseguenze negative (2 Sam 12,19ss).Il Salmo 50, di Davide, il Miserere, rimane un esempio unico di pentimento sincero.Nella pienezza dei tempi, Cristo e’ chiamato “Figlio di Davide” (Mt 1,1), e Gesu’ ha sempre accettato questo titolo.Tuttavia, fin dall’inizio Gesu’ afferma di essere piu’ grande di Davide (Mt 22, 42-45). Infatti Gesu’ non e’ semplicemente “il servo pastore del popolo di Dio” (cf. Ez 34,23ss); Egli e’ Dio stesso che viene per nutrire e salvare il suo popolo (34,15ss), germoglio della stirpe di Davide, il cui ritorno, atteso dallo Spirito e dalla sposa e’ invocato in preghiera (Ap 22,16ss).

A.A.A. CERCANSI ADORATORI


Ho trovato invitante e "gustoso" quest'articolo di questo fratello adoratore sicuramente sarà utilissimo e validissimo per tutti gli amici del blog nell'irto cammino verso le vette dell'adorazione pura... buona lettura!


di Geoffrey Allen

I discepoli si scandalizzarono. Parlava con una donna! E con quale donna!!
Eppure fu proprio alla Samaritana dai "cinque mariti" che Gesù fece la sua celebre affermazione: "I veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori" (Giovanni 4:23).
Anche se altre versioni della Bibbia traducono "cerca" con la parola "richiede", il significato del termine greco è proprio "cerca", come dice la versione "Nuova Riveduta". IL PADRE CERCA ADORATORI! Non tanto evangelizzatori, profeti, persone che fanno buone opere (anche se Egli vuole che facciamo tutte queste cose), quanto adoratori.
La profezia, infatti, cesserà, come Paolo ci ricorda in 1a Corinzi 13. L'evangelizzazione un giorno non servirà più, perché "tutta la terra sarà ripiena della gloria del SIGNORE" (Numeri 14:21). Di buone opere non ci sarà più bisogno. Ma l'adorazione non finirà mai! Sarà questa la principale occupazione dei redenti per tutta l'eternità.
Già ora, il cielo è pieno di innumerevoli esseri spirituali – angeli, serafini, cherubini, ed altri ancora – che non fanno altro che continuamente glorificare, lodare e benedire il Creatore e Re dell'universo (Apocalisse 4 e 5). E la Bibbia ci lascia capire che anche l'uomo, sebbene destinato alla sfera terrestre, fu creato per lo stesso scopo; non certo per "mangiare e bere, perché domani morirà" - per lavorare, accumulare, divertirsi, fare figli, e poi tornare nella polvere - come purtroppo oggi vive la maggior parte dell'umanità.
E neanche fu creato solo per "lavorare e custodire il giardino" ed esercitare dominio sulla terra (Genesi 1:28, 2:15). Ma, come dice un'espressione classica del Catechismo di Westminster: "Qual è il principale fine dell'uomo? – È quello di glorificare Dio e goderLo per sempre".
Già nel giardino di Eden vediamo Dio che "cerca" l'uomo: "Dio il SIGNORE chiamò l'uomo e gli disse: «Dove sei?»" (Genesi 3:9). Purtroppo l'uomo e la donna, coscienti ormai del loro peccato, si erano nascosti, e da allora in poi Dio dovette operare per porre rimedio alla situazione, mandando infine Gesù "per cercare e salvare ciò che era perduto" (Luca 19:10). Ma ciò non è fine a sè stesso. Dio vuole restaurare l'uomo alla sua posizione originale. Quello che cerca è la nostra comunione, amicizia, amore e adorazione.

Mosche bianche?
Il fatto che il Padre "cerca" adoratori suggerisce che non ce ne siano molti. Uno non si mette a cercare ciò che si può trovare ad ogni angolo di strada! Di "credenti", forse, ce ne sono molti nel mondo; i "predicatori" non mancano. Ma il Padre cerca adoratori. Avrà, dunque, la gioia di trovare in me e in te quello che cerca?
Notiamo, infatti, che non cerca "adorazione", ma "adoratori". Il mondo è pieno di chiese, e in ognuna di esse, più volte la settimana, si cantano inni di lode, si fanno preghiere di ringraziamento, si offre un "culto" a Dio. In parecchie, senz'altro, queste cose non sono fatte in modo formale, ma di vero cuore e con lo spirito. No, Dio non ha bisogno di cercare adorazione (del resto ne riceve già tanta nel cielo!). Ciò che gli manca, invece, sono persone che fanno dell'adorazione un'abitudine, l'occupazione principale della loro vita. È questo ciò che il Padre cerca!
L'adorazione, la lode, il ringraziamento non possono ridursi ad essere semplici attività della domenica, esercizi religiosi limitati a tempi e luoghi particolari. È proprio questo che Gesù intendeva quando disse alla Samaritana: "Né su questo monte né a Gerusalemme": ma "in spirito e verità" (Giovanni 4:21, 23). Come ben dice Juan Carlos Ortiz nel suo libro Discepolo: "La lode è la lingua del Regno di Dio. I cittadini di questo Regno parlano la sua lingua, e ci riconosciamo dal nostro accento... Ci sono, però, cittadini del Regno di Dio che usano quasi sempre la lingua sbagliata. Vanno in chiesa e cantano 'Alleluia, alleluia', poi escono fuori dopo la riunione e dicono: 'Che brutta giornata!' Chi ha fatto quella giornata? Il Signore. Forse dovrebbero correggere qualche loro coro, in modo da cantare: 'Questo è il dí che il Signore ha fatto; Lo criticheremo e ci lagneremo...'"

Più della lode
L'adorazione, comunque, non è soltanto lode e ringraziamento. Queste sono cose che si fanno essenzialmente con le parole, con la bocca: "Offriamo continuamente a Dio un sacrificio di lode: cioè, il frutto di labbra che confessano il suo nome!" (Ebrei 13:15).
L'adorazione, invece, è un atteggiamento di spirito. La parola greca tradotta "adorare", proskuneo, ed anche la corrispondente parola ebraica, significano letteralmente "prostrarsi davanti a qualcuno, baciargli i piedi". Ed è proprio cosí che viene tradotto, per esempio, in Marco 5:6 e Giovanni 9:38: "gli si prostrò davanti". Era l'atto di omaggio e di sottomissione che si compiva davanti ad un imperatore o a un generale vittorioso.
Ovviamente, è possibile fare un tale atto di omaggio solo esteriormente, col corpo, per paura o per obbligo. Gesù, invece, ha detto che "i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità, poiché tali sono gli adoratori che il Padre richiede".
I veri adoratori, cioè, quelli che il Padre cerca, sono coloro che si prostrano davanti a Lui, Gli baciano i piedi, Lo riconoscono come Re e Sovrano della loro vita, mettendosi interamente a Sua disposizione e cedendoGli il potere di vita e di morte sulla loro esistenza. Giurano di servirLo fedelmente, di rispondere ad ogni sua chiamata, di ubbidire alla Sua volontà e di combattere nel Suo esercito. E questo lo fanno non solo simbolicamente, una volta tanto, ma "in spirito": cioè col cuore e con l'atteggiamento interiore, e "in verità": senza riserve e ipocrisie, sinceramente e per sempre.
È questo che dice il Salmo 95: "Venite, adoriamo e inchiniamoci, inginocchiamoci davanti al SIGNORE, che ci ha fatti! Poiché Egli è il nostro Dio, e noi siamo il popolo di cui ha cura, e il gregge che la sua mano conduce" (vv. 6-7).

Espressioni dell'adorazione
Detto questo, l'adorazione, come l'amore, ha bisogno di esprimersi. I baci, i fiori, le parole dolci non costituiscono l'amore; ma quando l'amore c'è, queste sono maniere di esprimerlo e di comunicarlo. Similmente l'adorazione, che è essenzialmente interiore, "in spirito e verità", non consiste in queste espressioni, ma viene esternata e comunicata per mezzo di esse. Eccone alcune:

Lodare. La lode, come abbiamo già notato, è essenzialmente verbale. Lodare qualcuno vuol dire elogiarlo, riconoscere i suoi meriti. Nella Bibbia troviamo spesso accoppiato "lodare" con il sinonimo "benedire", cioè "dire bene". Per esempio, Salmo 34:1-6: "Io benedirò il SIGNORE in ogni tempo; la sua lode sarà sempre nella mia bocca... Celebrate con me il SIGNORE, esaltiamo il suo nome tutti insieme. Ho cercato il SIGNORE, ed egli mi ha risposto e mi ha liberato da tutto ciò che m'incuteva terrore. Quelli che lo guardano sono illuminati, nei loro volti non c'è delusione. Quest'afflitto ha gridato, e il SIGNORE l'ha esaudito; l'ha salvato da tutte le sue disgrazie..." Possiamo lodare Dio per quello che è e per quello che fa; ma Lo lodiamo sempre per qualcosa. Ha detto ancora J.C. Ortiz: "Dobbiamo sapere perché lodiamo il Signore; altrimenti, inganniamo noi stessi, pensando di lodarLo, quando in realtà stiamo solo declamando parole... Dio non vuole parole, vuole lode. Non gli interessano le scatole; vuole il contenuto" (Discepolo, cap.9)

Cantare. A Dio piace la musica (l'ha inventata Lui!), perciò è contento se gli cantiamo le nostre lodi, oltre a dirgliele. Lo possiamo fare con i Salmi di Davide e con gli inni di Wesley o di Rossetti, ma tante volte la Bibbia ci esorta: "Cantate al SIGNORE un cantico nuovo". Come una fidanzata può essere contenta di ricevere dal suo ragazzo le parole di una poesia d'amore presa da un libro, ma lo sarà molto di più per una sua poesia originale fatta appositamente per lei, cosí è con Dio. Considera molto di più l'intenzione che non la qualità artistica! Allora possiamo cantare e salmeggiarGli anche con i salmi di Gigi e con gli inni di Annamaria!

Gridare. Avete visto come fanno i bambini piccoli quando arriva il gelato? Ebbene, Gesù ha detto che bisogna diventare come loro per entrare nel Regno di Dio. Perciò la Bibbia dice: "Fate acclamazioni a Dio, voi tutti abitanti della terra" (questo comprende anche voi, no?); "Mandate grida di gioia al SIGNORE" ... chi? "...abitanti di tutta la terra"! (Salmo 66:1, 100:1)

Danzare. Come il re Davide, che "saltava e danzava a tutta forza davanti al SIGNORE" (2° Samuele 6:14, 16) per "fare festa davanti a Lui" (v. 21), cosí anche noi possiamo usare il nostro corpo, i gesti, i movimenti per esprimere la gioia di appartenerGli. "Lodatelo con le danze", ci esorta il Salmo 150:4.

Battere le mani. "Battete le mani, o popoli tutti; acclamate Dio con grida di gioia!" (Salmo 47:1). Non parliamo solo del battito di mani ritmico che accompagna il canto, usando il corpo come strumento musicale; ma di applausi ed acclamazioni ,come al passaggio di un grande re o di un eroe popolare. Ricordate le manifestazioni di gioia e di entusiasmo quando l'Italia ha vinto i mondiali di calcio (forse qualcuno vi ha anche partecipato)? Non dovremmo noi fare molto di più per la vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte?!

Suonare strumenti. "Salmeggiare" (Efesini 5:19) vuol dire letteralmente "cantare accompagnandosi con la cetra" (simile a una nostra chitarra). Nel cielo, oltre agli angeli con le trombe, troviamo quattro creature viventi e ventiquattro anziani che cantano accompagnandosi con la cetra (Apocalisse 5:8-9). Nell'Antico Testamento si usava ogni sorta di strumenti: "Lodatelo col suono della tromba, lodatelo col salterio e con la cetra... col timpano... con gli strumenti a corda e col flauto... con cembali risonanti..." (Salmo 150:3-5).

Prostrarci. L'adorazione deve essere "in spirito e verità". Ma si può esprimere anche con il corpo. Inginocchiarci, prostrarci davanti alla Sua Maestà è un modo di esprimerGli la nostra soggezione, il nostro omaggio; di riconoscere la Sua grandezza, sovranità e santità. Anzi, è spesso una reazione spontanea alla manifestazione della sua presenza gloriosa. "Era un'apparizione dell'immagine della gloria del SIGNORE. A quella vista caddi sulla mia faccia", racconta Ezechiele (1:28). Anche Giovanni, quando ebbe la sua visione di Gesù nella sua gloria, dice: "Quando lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto" (Apocalisse 1:17).

Stare nel silenzio. Ci sono dei momenti in cui Dio manifesta la Sua maestosa presenza in tal modo che la migliore risposta è quella di accoglierLo con un profondo silenzio di rispetto e di ascolto. "Il SIGNORE è nel suo tempio santo; tutta la terra faccia silenzio in sua presenza!" esclama il profeta (Habacuc 2:20). Certamente non è la regola questa – troppi silenzi nelle riunioni di preghiera o di adorazione sono silenzi "morti" perché si è deconcentrati, perché la presenza di Dio non si è manifestata e non si sa che altro dire o fare – ma ha il suo posto. Anche nel cielo, solitamente pieno di rumore, di canti, di lodi, di grida (Ap 4,5-11; 5,8-14; 7,9-12), avviene una volta un silenzio di mezz'ora (8,1). Talvolta è necessario fare silenzio "dentro di noi" per prepararci ad ascoltare quello che Egli desidera comunicarci.

Dare offerte. "Dov'è il tuo tesoro, lí sarà anche il tuo cuore". C'è un intimo legame tra l'adorazione e il dare a Dio: "Date al SIGNORE la gloria dovuta al suo nome, portategli offerte e venite nei suoi cortili. Prostratevi davanti al SIGNORE... tremate davanti a Lui, abitanti di tutta la terra!" (Salmo 96:8- 9). Forse non si è abituati in molte chiese a considerare l'offerta come una parte dell'adorazione, ma invece deve essere vista cosí. Anche i magi che erano "venuti per adorare" il Re dei Giudei, quando lo trovarono, "prostratisi, lo adorarono; aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni" (Matteo 2:2,11).

Servire ed ubbidire. Se "adorare" vuol dire riconoscere la maestà e la sovranità di Dio, è chiaro che la riconosciamo anche ubbidendo praticamente ai Suoi ordini e alla Sua volontà e servendo il Suo disegno. Forse sarebbe meglio dire che questo non fa parte dell'adorazione, ma è la conseguenza indispensabile dell'adorazione, senza la quale questa non è più "in verità", anzi diventa una menzogna. Gesù disse: "Perché mi chiamate 'Signore, Signore', e non fate quello che dico?" (Luca 6:46).

DIO CERCA ADORATORI! Se vogliamo piacerGli, dunque, dobbiamo deciderci che, prima di ogni altra cosa, vogliamo diventare quello che Egli cerca. Solo cosí potremo dire: "Venga il tuo Regno!"

LODE E ADORAZIONE


di Marco Biancardi e Massimo Loda

Nel cielo, Dio è immerso in un clima di lode e di adorazione. Miriadi di angeli e di altre creature spirituali non cessano mai di renderGli gloria e onore (Apoc. 4:8-11, 5:8-14), tanto che è un avvenimento degno di nota quando, per una volta, si fa silenzio in cielo per lo spazio di mezz'ora (8:1).
Anche sulla terra, Egli desidera che la Chiesa riconosca ed esalti la Sua maestà, perché vuole abitare in mezzo a noi, manifestando la Sua gloriosa presenza. Dio infatti "siede circondato dalle lodi d'Israele" (Sal. 22:3).
Ma il genere di lode e di adorazione che Egli si aspetta da noi va al di là di quelle che possono essere le nostre opinioni o i nostri schemi. La preghiera che Gesù ci ha insegnato è che la Sua volontà sia fatta qui sulla terra come già viene eseguita in cielo (Matt. 6:10). E là, in cielo, si vive un'adorazione perenne, non limitata a momenti particolari della giornata o della settimana.

Secondo il modello
Se confrontiamo il capitolo 4 dell'Apocalisse, dove è descritta la visione di Dio sul trono, con l'esperienza del tabernacolo costruita da Davide a Gerusalemme per ospitare l'arca di Dio, la cui organizzazione è trattata nei capitoli 16 e 25 del 1 libro di Cronache, possiamo notare molte caratteristiche comuni. Anche dei sacerdoti che servivano nel Tempio, la Bibbia dice che erano ministri in qualcosa che era "l'ombra delle cose celesti" (Ebr. 8:5a). I santuari dell'Antico Testamento sono dunque la proiezione di realtà che esistono in cielo.
Come a Mosè fu dato l'ordine di costruire per il servizio a Jahvè un tabernacolo secondo un modello ben preciso, quello mostratogli sul monte (Ebr. 8:5b), anche noi abbiamo dunque un modello da seguire accuratamente, non più materiale, bensí spirituale: il modello celeste, che ha la sua proiezione nella tenda di Davide.
Dio vuole che anche noi oggi realizziamo nelle nostre chiese le cose rappresentate in questa tenda. Essa segnò l'inizio di una nuova era, caratterizzata da uno spirito nuovo, che doveva durare in eterno, essendo destinata a sopravvivere al Tabernacolo di Mosè (già esistente) e al tempio di Salomone che doveva essere ancora costruito. Era l'espressione di un culto realmente gradito a Dio.
Essa era, sotto molti aspetti, trasgressiva: infrangeva gli schemi fino allora esistenti, introducendo una forma di culto spontanea e partecipata. Nella tenda di Davide, infatti, a differenza di quella di Mosè, esisteva solo il "luogo santissimo", al quale tutto il popolo era ammesso, partecipando con grida di gioia, canti e danze. Non si era mai visto niente di simile in Israele!
Vennero istituiti numerosi turni di sacerdoti che adorassero senza interruzione, simbolo del sacerdozio esteso a tutti i credenti e della comunione ininterrotta col Padre. Furono adoperati tutti gli strumenti musicali possibili per produrre una musica che fosse già di per sè espressione di lode e che accompagnasse anche i numerosi canti di gioia che continuamente venivano composti per esaltare il nome del Signore.
Durante il regno di Davide, le dodici tribù furono riunite, Sion edificata e l'arca di Dio finalmente posta nel luogo giusto in mezzo al suo popolo: ora tutte le nazioni avrebbero riconosciuto che l'Eterno regna (1 Cron. 16:30-31). Dio voleva manifestarsi al suo popolo e, nello stesso tempo, esprimersi attraverso il suo popolo.

Vera adorazione
In Israele non c'era posto per l'individualismo. Israele era "il popolo" di Dio. La Chiesa è oggi il nuovo Israele, la santa nazione di Dio, e oggi come allora la lode e l'adorazione assumono un'importanza fondamentale per la vita della chiesa. Ed è una lode non più legata a ciò che l'individuo sente o vive in fatto di emozioni e sentimenti, ma che scaturisce da una chiara coscienza di ciò che Dio stesso è.
Dio non cambia, a seconda di ciò che noi abbiamo nel cuore. Egli è lo stesso da sempre e per sempre, e il suo desiderio è di ricevere dal Suo popolo la lode e l'adorazione che gli sono dovute.
Nel cielo, i ventiquattro anziani che stanno davanti al trono di Dio si prostrano continuamente, gettando le loro corone ai Suoi piedi. Questo è altamente significativo: l'adorazione passa attraverso la morte a noi stessi, la crocifissione del nostro io, la rinuncia alle nostre proprie "corone", per incoronare invece il Signore Gesù.
Le stesse cose cominciano a realizzarsi oggi anche nella Chiesa: lo Spirito Santo sta unendo i credenti delle varie "tribù" (denominazioni), sta riedificando Sion (nel senso che sta portando la Chiesa al livello di santità e di amore che Egli ha sempre previsto); l'arca di Dio (la potente manifestazione della Sua presenza) sta ritornando in mezzo a noi. Tutto ciò è solo all'inizio, ma fra i credenti di tutto il mondo si sta facendo sempre più forte il desiderio di vedere realizzato il regno di Dio nella Chiesa. In Atti 15:16-17, si fa riferimento proprio alla tenda di Davide che deve essere restaurata quale chiave per la salvezza di un gran numero di persone.

Lode e adorazione
Certamente "lode" e "adorazione" non sono la stessa cosa. Molto sinteticamente, potremmo dire che la lode è ciò che esprimiamo verso Dio, mentre l'adorazione è ciò che realizziamo interiormente. Esse vengono menzionate insieme perché l'una produce l'altra e al tempo stesso ne è il risultato. Infatti la lode, pur essendo uno degli aspetti dell'adorazione, ne è senz'altro una parte importantissima. Quando offriamo al Signore un sacrificio di lode (Ebr. 13:15), cioè quando le labbra che confessano il Suo nome proclamano con fede la Sua grandezza, la Sua bontà, la Sua giustizia e la Sua signoria, noi acquistiamo una maggiore consapevolezza di ciò che Egli è realmente; e questo ci porta a prostrarci e ad adorarLo.
È nell'adorazione che Egli si rivela a noi e, mentre le cose della vita terrena vengono ridimensionate, la Sua presenza ci riempie fino a farci traboccare. Ecco perché nuove lodi, canti e danze scaturiscono dall'adorazione! Quando la lode e l'adorazione sono autentiche, non possono terminare con la fine della riunione o del culto, ma continuano nella vita di tutti i giorni e gradatamente la trasformano.
Naturalmente spetta a noi "difendere" quella pace profonda che Egli mette in noi, il che a volte implica molti cambiamenti nelle nostre attitudini e nelle azioni della nostra vita quotidiana. A che servirebbe, altrimenti, tornare alla riunione e proclamarlo "Signore"? Questo significherebbe adorarlo "sotto la legge", anche se ci sforzassimo di imitare il modello davidico nelle sue manifestazioni esteriori.
È importante, invece, che ne comprendiamo lo spirito, che impariamo ad avere il cuore e l'attitudine di Davide nell'adorazione, vale a dire non "adorare" solo ogni tanto, ma permettere allo Spirito Santo di investire tutto il nostro essere per diventare dei veri adoratori (Giov. 4:23).

LA PREGHIERA D'INTERCESSIONE


dal sito "Cristo Maestro"

La prima preghiera di intercessione registrata dalla Bibbia risale all’epoca patriarcale ed è pronunciata da Abramo presso le querce di Mamre. Qui Dio gli svela il proposito di distruggere le città di Sodoma e Gomorra (cfr. Gen 18,16ss), allora Abramo ricorre a una argomentazione molto efficace: “Davvero sterminerai il giusto con l’empio? Forse ci sono cinquanta giusti nella città” (Gen 18,23-24). Dio si lascia convincere da Abramo e si dichiara disposto a risparmiare tutta la città in forza non di cinquanta ma anche di dieci giusti. Il testo intende sottolineare l’importanza della preghiera di intercessione, con la quale molti mali possono essere evitati, perché Dio non gode della rovina dell’uomo. Il Signore vuole che l’uomo sia consapevole del peccato e del dolore che travagliano il mondo, ma non per schierarsi contro e accusare l’umanità, ma per schierarsi in favore come fa un avvocato difensore. Dio, in sostanza, non ha bisogno di essere “difeso” davanti all’umanità peccatrice; ha bisogno solo di avvocati difensori che attenuino la sua giustizia verso di essa. Egli infatti non gradisce quelli che si calano nel ruolo di avvocati difensori della sua causa, ma a scapito dell’umanità. A Dio va riconosciuta la gloria e la giustizia che gli sono proprie, ma il peccato del mondo va riconosciuto unitamente alla richiesta della divina misericordia. Vi sono diversi esempi biblici che rendono chiara questa intenzione di Dio. Uno di questi è senz’altro la figura di Giona (cfr. Il libro di Giona), mandato a Ninive per annunciare un castigo imminente, che si sarebbe verificato entro quaranta giorni. La popolazione prende sul serio l’avvertimento del profeta e si sprofonda nella penitenza e nel digiuno. Dio allora revoca la sua sentenza e il castigo non si verifica. A questo punto Giona ci rimane molto male: si sente preso in giro da Dio che lo aveva mandato ad annunciare una cosa che poi non si è verificata. Il testo sottolinea a più riprese la grettezza della mentalità del profeta, che non capisce che Dio avrebbe preferito avere in lui non un giudice ma un intercessore.Un altro caso significativo è quello dei tre amici di Giobbe che vanno a trovarlo nel tempo della sua malattia. Rimangono accanto a lui per una settimana senza dire neanche una parola, ma poi cominciano a parlare. I loro discorsi ruotano tutti intorno a un nucleo centrale che si può sintetizzare così: se un uomo viene colpito dalla sventura, allora è segno che egli è sotto la divina riprovazione. Giobbe professa la sua innocenza, ma gli amici non accettano di considerarlo un uomo giusto, perché se fosse giusto non sarebbe stato colpito così dalla sventura. In sostanza, l’atteggiamento dei tre amici di Giobbe è quello che Dio non vuole trovare nei suoi servi: gli amici di Giobbe non fanno altro che affermare la giustizia e l’impeccabilità di Dio, ma a prezzo di calpestare la dignità di Giobbe, che al peso della malattia sente aggiungersi quello del biasimo morale dei suoi amici: “Dio ti ha colpito; non puoi che essere un peccatore. Dio è infinitamente giusto, se ti ha colpito ha sicuramente una buona ragione per farlo”. Alla fine entra in scena Dio stesso, condannando i ragionamenti teologici falsi degli amici di Giobbe e affidandoli alla sua preghiera di intercessione (cfr. Gb 42,7-8). Dal discorso di Dio si comprende che anche qui Egli avrebbe voluto trovare nei tre amici di Giobbe non tre teologi che esaltano la giustizia di Dio schiacciando la persona umana, ma tre intercessori che si schierano accanto alle miserie umane e pregano perché Dio faccia grazia.Nei libri dell’Esodo e dei Numeri viene particolarmente sottolineata la preghiera di intercessione di Mosè. Prima della partenza dall’Egitto, egli intercede per far cessare le piaghe che tormentano il faraone e il suo popolo. Dopo la liberazione, l’intercessione di Mosè si rivolge unicamente a Israele. Essa ha tre fondamentali sfaccettature, che si ritrovano anche nelle altre parti della Scrittura: è preghiera di richiesta di perdono, è preghiera di guarigione e di liberazione. La prima grande preghiera di intercessione di Mosè è quella che si collega al peccato del vitello d’oro. Fino a quel momento, l’Israele uscito dall’Egitto aveva avuto soltanto impennate dinanzi alle difficoltà del deserto e moti di ribellione o di mormorazione. La produzione del vitello d’oro rappresenta il primo peccato organizzato in grande stile e lucidamente studiato. Mosè si trova ancora sul monte, quando Dio gli rivela che Israele si è fatto un vitello d’oro per adorarlo, e aggiunge il suo proposito di annientarlo: “Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te farò invece una grande nazione” (Es 32,10). Mosè non accetta la prospettiva di divenire capostipite di una grande nazione a prezzo dell’annientamento di Israele e innalza a Dio una preghiera di intercessione che comprende i vv. 11-13 del cap. 32 dell’Esodo. Altri episodi in cui Mosè intercede hanno luogo dopo la partenza dal Sinai e sono narrarti dal libro dei Numeri
Dopo la partenza dal Sinai, il popolo comincia a lamentarsi a motivo della scarsità del cibo. Più precisamente, il problema non consiste nella mancanza di cibo, ma nel fatto che a un certo momento tutti si stancano di mangiare sempre manna (cfr. Nm 11,4-9). Lo sdegno del Signore divampò, ma l’intercessione di Mosè ottiene al popolo le quaglie e a se stesso la collaborazione di settanta uomini saggi, su cui si posa lo Spirito del Signore, per suddividere il peso del governo del popolo. Mosè intercede ancora per guarire la propria sorella dalla lebbra, che l’aveva colpita per la sua maldicenza nei confronti di Mosè (cfr. Nm 12, 1-15). Nella stessa maniera, quando la mormorazione contro Mosè assume un carattere organizzato o assembleare e viene messa in discussione la sua legittima autorità, l’ira del Signore si accende e il popolo viene colpito da un qualche castigo; allora è sempre l’intercessione di Mosè che libera il popolo dalla piaga che lo tormenta (cfr. Nm 14 e 16). Dall’insieme dello svolgimento dell’intercessione di Mosè si comprende come Dio, nella sua giustizia, non possa lasciare impunito il peccato dell’uomo, ma al tempo stesso, nel suo amore, Egli cerca ansiosamente qualcuno che fermi la sua Mano, intercedendo per i propri fratelli colpevoli. Mosè intercede sempre per Israele, anche quando la colpa è stata commessa direttamente contro di lui.Un altro grande intercessore per Israele è il profeta Samuele. Per lui sarebbe addirittura un peccato contro Dio tralasciare la preghiera di intercessione: “Quanto a me, non sia mai che io pecchi contro il Signore, tralasciando di supplicare per voi” (1 Sam 12,23). Nella stessa linea, anche Elia esercita un ministero di intercessione in favore di Israele e ottiene la pioggia in un periodo di estrema siccità (cfr. 1 Re 18,41-46). Anche il re Salomone, nel giorno della consacrazione del Tempio di Gerusalemme, innalza a Dio una lunga preghiera di intercessione, chiedendogli di ascoltare chiunque venisse a pregare in quel luogo per svariate necessità (cfr. 1 Re 8,22-53).
Uno dei compiti di cui si sentono investiti i profeti di Israele è la preghiera di intercessione. Isaia riceve una parola per gli abitanti di Gerusalemme: “Popolo di Sion… tu non dovrai più piangere; a un tuo grido di supplica il Signore ti farà grazia; appena udrà, ti darà risposta” (Is 30,19). Il profeta Amos, viene avvertito da Dio circa l’imminenza di due castighi: le cavallette e la siccità. Entrambi vengono scongiurati grazie alla preghiera di intercessione del profeta (cfr. Am 7,1-6). Il profeta Ezechiele riceve da Dio una parola durissima nei confronti dei peccati di Gerusalemme e profetizza un saccheggio e uno sterminio della popolazione; ma mentre profetizza egli stesso si sente sopraffatto dalla visione del castigo: “Io mi gettai con la faccia a terra e gridai con tutta la voce: Ah! Signore Dio, vuoi proprio distruggere quanto resta di Israele?” (Ez 11,13). Il Signore risponde manifestando al profeta il suo progetto di radunare il popolo dopo la sua dispersione, insieme al dono di un cuore nuovo (cfr. Ez 11,14-21). Nel NT, sia nei Vangeli che nel libro degli Atti, sono molto numerose le allusioni alla preghiera di intercessione sia da parte del singolo Apostolo, sia da parte della comunità cristiana nel suo insieme. In Gv 11,3 gli Apostoli si rivolgono a Gesù in occasione della malattia di Lazzaro: “Signore, il tuo amico è malato”; in questo caso, la preghiera di intercessione ha il taglio specifico della richiesta di guarigione. Come sappiamo dal seguito del cap. 11, nei confronti di Lazzaro, Cristo intervenuto a modo suo, e da ciò si comprende come la risposta di Dio alla preghiera dell’uomo c’è sempre, anche se non sempre è data nella medesima linea delle aspettative dell’orante. In At 12,5, mentre Pietro si trova in carcere, tutta la chiesa prega per lui incessantemente, e Dio manda un angelo a liberarlo. La comunità cristiana non deve mai tralasciare la preghiera per i suoi pastori, e infatti nella celebrazione eucaristica è prevista la preghiera di intercessione per il Papa, per il Vescovo del luogo e in generale per tutto l’ordine sacerdotale. Dall’altro lato, anche l’Apostolo mette la comunità tra gli obiettivi primari della sua preghiera di intercessione: “Quel Dio, a cui rendo culto nel mio spirito, annunziando il Vangelo del Figlio suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi” (Rm 1,9). Intercessione apostolica, a cui fa eco la preghiera della comunità: “Vi esorto… a lottare con me nelle preghiere che rivolgete per me a Dio” (Rm 15,30). La preghiera di intercessione per le necessità della Chiesa non ha limiti e può abbracciare tutto l’arco dei bisogni da quelli concreti, come la rimozione degli ostacoli di ordine materiale, a quelli spirituali, come la conoscenza del progetto di Dio; la comunità degli Atti si raduna in preghiera sia per chiedere a Dio il soccorso nei momenti di persecuzione (cfr. At 4,23-31), sia per conoscere in pieno la volontà di Dio (cfr. 13,2; Col 1,9-12). La preghiera di intercessione della Chiesa deve infine farsi carico anche dei bisogni della società civile (cfr. 1 Tm 2,1-4)

I LUOGHI DELL'ADORAZIONE

Cambuslang, Scozia
Nel 1741 Cambuslang era una cittadina a sud-est di Glasgow, in Scozia, con circa 200 famiglie (2.000 residenti). Il clima spirituale era freddo e spento. I gruppi di preghiera (chiamati “società di preghiera”) smisero di incontrarsi. Il pastore locale William M’Culloch era un uomo di Dio, ma non era un gran predicatore. Non c’era alcun segno di risveglio spirituale. La chiesa sprofondò sempre di più in un pantano di peccato, morte spirituale e apatia. Durante questo tempo, M’Culloch sentì parlare di un risveglio a Northampton, nel New England (U.S.A.) dal pastore Jonathan Edwards. M’Culloch desiderava lo stesso risveglio spirituale per Cambuslang. Con rinnovata passione cominciò a leggere alla sua congregazione i rapporti di ciò che Dio stava facendo negli Stati Uniti. M’Culloch desiderava accendere il desiderio per il risveglio nel cuore del suo gregge. Nel 1741 la Scozia fu devastata da forti tempeste di vento. A questo seguì una grave siccità nel 1742 e circa 2.000 persone morirono di fame.Durante il 1741 il famoso predicatore George Whitefield, condusse dei culti a Cambusland per cinque giorni. La situazione di crisi nel paese fece sì che le persone accettarono in modo diverso la Parola di Dio. Alla fine di gennaio 1742, due membri della congregazione portarono a tutti i residenti della città una petizione in cui chiedevano che il pastore istituisse un culto a metà settimana. Egli era più che felice di farlo. M’Culloch iniziò anche a distribuire delle guide di preghiera per far sì che la congregazione potesse pregare in unità riguardo al alcune questioni. Queste preghiere che perseguivano un unico scopo erano chiamate “concerti di preghiera”.Nel giro di pochi giorni la fame per la Parola di Dio crebbe in modo tale che M’Culloch dovette fare un culto ogni giorno della settimana. Nel giro di due mesi 300 persone testimoniarono di essersi pentite. La chiesa era piena zeppa ogni sera e le persone delle zone circostanti vennero a conoscenza di ciò che Dio stava facendo. Andarono per vedere ed ascoltare ed i loro cuori vennero toccati. Alcuni culti continuavano per tutta la notte. Alla fine, la mole di lavoro divenne così pesante che M’Culloch chiese aiuto. Altri pastori della zona dovettero andare a Cambuslang ad aiutarlo e attraverso di loro il risveglio si sparse velocemente per tutti i bassopiani scozzesi. Nel luglio 1742 il risveglio aveva raggiunto grandi proporzioni. Fu chiesto a George Whitefield di tornare e condurre ulteriori culti in Scozzia. Improvvisamente la partecipazione alle società di preghiera non era più limitata solo ai poveri, ma gli incontri vantavano la più grande partecipazione della città! C’erano momenti giornalieri di preghiera comune. In ogni luogo le persone si rivolgevano a Dio perché operasse in mezzo a loro con potenza sempre maggiore. Questi gruppi pregavano spesso per tutta la notte.Whitefield diede 3 motivi per questo risveglio: 1) Il risveglio non era stato qualcosa programmato dalle persone, ma era stato chiaramente l’opera sovrana dello Spirito Santo. 2) Ebbe luogo durante il ministero di un uomo, William M’Culloch, che non aveva un dono particolare di predicazione, ma che semplicemente portava avanti le sue responsabilità giornaliere con diligenza. 3) Il risveglio era nato da una gran quantità di preghiera e, in cambio, generò una gran quantità di preghiera. M’Culloch e Robe (di Glasgow) erano uomini di preghiera e sotto la loro influenza le società di preghiera nelle loro zone erano diventate forti e piene di vita. I cristiani iniziarono a pregare con nuova intensità e convinzione.In Scozia furono stabilite centinaia di società di preghiera. I giovani cominciarono a pregare appassionatamente e migliaia di persone diedero la loro vita a Cristo. Durante il mese di luglio del 1742 Whitefield predicò a 20.000 persone in Cambuslang. (Tenete presente che gli abitanti della città erano solo 2.000!) Folle accettarono la fede e caddero a terra e piansero confessando i loro peccati. In agosto, Whitefield tornò per ulteriori culti. Circa 30.000 persone vennero per ascoltarlo. Nell’ottobre 1742 John Erskine scrisse che il risveglio di Cambuslang era solo il primo frutto di ciò che ancora doveva venire. Molti si riferirono a Cambuslang come alla “piccola nuvola” di 1 Re 18:44. Si aspettavano un’effusione dello Spirito più grande e così accadde. Nel 1744 un numero di pastori si incontrarono e decisero di applicare il modello di preghiera di Cambuslang in tutto il paese. L’intera nazione venne organizzata, coordinata e mobilitata in un movimento di preghiera gigante. I pastori sentivano che questo avrebbe assicurato l’impatto più grande. I gruppi di preghiera dovevano incontrarsi almeno una volta alla settimana, mentre tutti i gruppi si riunivano a pregare nella chiesa una volta ogni tre mesi. (Dovevano incontrarsi anche come congregazione). Durante il tempo di preghiera si concentravano su due argomenti: a) il risveglio nella chiesa del Signore; b) l’estensione del Regno di Dio su tutta la terra. John Wesley udì di questo programma e lo appoggiò. Anche Jonathan Edwards negli Stati Uniti ne venne a conoscenza e promosse l’idea anche nel suo paese. Il risveglio si sparse nel Galles, in Inghilterra, Irlanda ed anche nel continente Europeo. Dio benedì veramente questa iniziativa di preghiera.Da questo risveglio possiamo imparare molto sulla potenza della preghiera unita e l’importanza della preghiera coordinata. Impariamo che è importante che le persone si concentrino sugli stessi argomenti di preghiera. Nella preghiera unita, sostenuta c’è grande potenza. Questo è confermato dalla Scrittura in Atti 1 dove è scritto che i discepoli pregarono per dieci giorni. Al momento lo Spirito Santo sta chiamando milioni di persone a pregare in unità. Credo che al momento presente ci sia un potente movimento che mobilita i credenti a pregare insieme più intensamente. La stessa cosa accadde prima di altri risvegli nella storia, per esempio tra il 1900 – 1919. Nel 1896 lo Spirito di Dio chiamò i credenti in India, negli U.S.A., Sud Africa, Galles, Australia ed altri paesi alla preghiera in unità. Questo diede vita ad un’ondata di preghiera che crebbe di forza in forza fino a che il risveglio scoppiò in Galles nel 1904. Durante lo stesso decennio ci furono risvegli in Corea, Sud Africa, Inghilterra, U.S.A., India Australia ed altri paesi.
Una rassegna storica delle veglie di preghiera di 24 ore: Modelli diversi I paragrafi seguenti danno alcuni esempi di preghiere durate giorno e notte nella storia della chiesa.

Antico Testamento: In Esodo e Levitico leggiamo che i sacerdoti dovevano tenere sempre accese le lampade nel tempio. Il Signore era molto rigoroso nel richiedere che il fuoco dell’altare non si spegnesse mai. I sacerdoti erano suddivisi in turni affinché il tempio fosse ripieno di preghiera, adorazione e canti per 24 ore al giorno. (Lev. 6:12-13).

Esseni: Ai tempi di Gesù, una delle 4 branche principali del giudaismo, gli Esseni, credevano nel pregare per 24 ore.Durante la notte un terzo della comunità (a rotazione) rimaneva sveglio a pregare e cantare.

La Chiesa Cristiana dei Primi Tempi: nacque dalla preghiera 24 ore. E’ di credo comune che gli apostoli avessero pregato per 10 giorni prima della manifestazione dello Spirito il giorno della Pentecoste.

Il deserto egiziano: Nel terzo e quarto secolo molti cristiani in Egitto andavano nel deserto a pregare e meditare. Molti uomini e donne devoti si stabilirono nel deserto. Anche oggi le opere di alcune di queste persone sono tuttora dei fari di luce. Questo periodo viene spesso indicato come il tempo dei padri del deserto. Quello che segue è un esempio di uno di questi movimenti di preghiera: Nella parte occidentale del deserto Egiziano, in un’area conosciuta come Wadi El Natrun (la Valle del Sale), San Macario costruì quattro monasteri. (Questi non furono gli unici monasteri costruiti in quell’area, ma servono da esempio). Da 8.000 a 10.000 monaci vivevano in isolamento in prossimità di questi monasteri (per un totale di circa 40.000). La preghiera era il loro compito più importante. Pregavano dalle 12 alle 20 ore al giorno. Pregavano giornalmente in modo sistematico attraverso i 150 Salmi, i Profeti e ampie sezioni del Nuovo Testamento!Queste preghiere, che venivano offerte giorno e notte, portarono ad un risveglio che si sparse come il fuoco dall’Egitto all’Etiopia, Siria, Grecia ed altre parti dell’Europa e Russia. Il vangelo si sparse attraverso l’intero Nord Africa. I monaci erano, infatti, occupati nella preghiera di 24 ore. Pregavano la Scrittura e le promesse di Dio giorno e notte. I credenti possono imparare molto dallo stile di vita di preghiera dei padri del deserto. Molto di ciò che avviene oggi nel campo del movimento di preghiera è la preghiera collettiva/del corpo. In questo principio c’è potenza, ma anche debolezza perché non promuove necessariamente la vita di preghiera personale di un credente.

Origine dei monasteri: Con la comparsa dei monasteri attorno al 500 D.C. la preghiera di 24 ore è stata praticata per secoli. Indubbiamente questi fuochi di preghiera hanno permesso alla chiesa di restare in vita durante i tempi difficili. I monasteri erano dei centri in cui si pregava più o meno giorno e notte. C’era una forte enfasi su pregare usando la Scrittura. Il compito più importante dei monici (e delle suore nei monasteri per donne) era la preghiera.

Una veglia di preghiera Celtica a Bangor: Nel 558 D.C. un uomo di nome Cumgall iniziò una veglia di preghiera fra i Celti a Bangor, vicino a Belfast. Pregavano i Salmi di Davide 24 ore al giorno. Circa 3.000 uomini, divisi in gruppi di 1.000 ciascuno, si alternavano in turni di 8 ore per pregare i Salmi. Scoppiò un risveglio fra i Celti che, attraverso le Isole Britanniche, si sparse anche all’Europa. La veglia di preghiera continuò giorno e notte per quasi 300 anni.

Veglie di preghiera in Francia: A metà del VIII secolo un uomo di nome Columbanus andò in Francia per fondarvi un monastero basato sui principi del modello di Cumgall in Bangor. I suoi seguaci continuarono la preghiera giorno e notte per 150 anni. Come risultato ci fu una nuova ondata di risveglio in alcune parti dell’Europa.

San Bernardo di Chiaravalle: Nel XII secolo S. Bernardo di Chiaravalle in Francia studiò l’opera di Columbanus e Cumgall e mise in pratica, più o meno, lo stesso modello di preghiera (giorno e notte) nei suoi monasteri. Nei successivi quarant’anni ci fu un risveglio in molte parti della Francia, d'Italia e dell’Europa.

Moravi: Nel 1727 I Moravi a Herrnhut iniziarono una veglia di preghiera 24 ore che continuò per 125 anni. Iniziò con 48 uomini e donne che pregavano in gruppi di due per un’ora ciascuno. In seguito altri credenti si unirono a loro, anche giovani e bambini. Nei primi 25 anni la piccola chiesa morava di circa 600 membri mandò più missionari di quanti ne avesse mandati l’intera chiesa Protestante nel corso dei 200 anni precedenti. Tra le altre cose, si possono ricondurre a questa veglia di preghiera il risveglio all’inizio del XVIII secolo, la fondazione di chiese morave in molti paesi, e l’origine della chiesa Metodista.

Inizi del XX secolo: Appena prima dell’inizio del secolo, nel 1900, iniziò negli U.S.A. una veglia di preghiera 24 ore che fu il diretto risultato del movimento Pentecostale che iniziò nel 1906.

Gli ultimi vent’anni:(1980+): Durante gli ultimi vent’anni, dalla fine del 1980 sono state iniziate centinaia di veglie 24 ore in quasi 150 paesi. E’ diventato un fenomeno a livello mondiale e si sta ancora espandendo come un fuoco selvaggio fuoco. Queste veglie di preghiera vengono stabilite in modi diversi e si focalizzano su cose diverse. Quanto sopra sono solo alcuni esempi dalla storia che mostrano che la preghiera 24 ore fa parte della storia della chiesa e non è un fenomeno nuovo o strano.

International House of Prayer (IHOP– Kansas City)(Casa Internazionale di Preghiera): Nella metà degli anni ottanta il Signore chiamò Mike Bickle a seguire una vita di preghiera. Egli stabilì dei gruppi di preghiera ed incoraggiò le persone a trascorrere più tempo in preghiera ogni giorno. Dopo circa 13 anni, questi gruppi iniziarono una veglia di preghiera di 12 ore al giorno e dal 1999 è continuata a Kansas City una veglia 24 ore . Si chiama International House of Prayer(Casa Internazionale di preghiera) e la missione di questi intercessori è di stabilire veglie di preghiera simili in tutto il mondo. Mike Bickle ed il gruppo che lavora con lui hanno ideato un modello di preghiera chiamato "Harp and Bowl" (“Arpa e Coppa”). Il modello unisce la lode, la battaglia spirituale e l’intercessione e ne fa un tutt’uno (sito web: www.fotb.com). Questo modello di preghiera potrebbe esser descritto come una fornace per la preghiera: nello spirito del tabernacolo di Davide la preghiera viene innalzata 24 ore al giorno.

Jerusalem House of Prayer for all Nations(Casa di preghiera di Gerusalemme per tutte le nazioni): La Jerusalem House of Prayer for all Nations è stata fondata da Tom Hess. Nel 1987, andò a Gerusalemme per stabilirvi una veglia di preghiera di 24 ore per pregare per la pace di Gerusalemme e per le nazioni del mondo. La Gates of Jerusalem Watch (Veglia delle Porte di Gerusalemme) fa parte di questa iniziativa: 12 gruppi di preghiera pregano giornalmente per 2 ore alle 12 porte di Gerusalemme. Nel settembre 1999, Hess organizzò la prima convocazione per veglie di preghiera di 24 ore a cui parteciparono molte nazioni e sta attualmente lavorando duramente per stabilire veglie di preghiera di 24 ore in tutto il mondo. Nel corso dell’ultimo decennio sono state istituite in Israele numerose altre veglie di preghiera (jhophan@jhophan.org).

World Trumpet Mission Uganda: Dal 1995, (Missione Tromba del Mondo) ed il Watchman Intercessors Network (Network degli Intercessori Sentinella), sotto la guida di John Mulinde, Laban Jumba ed altri, hanno aiutato ad istituire veglie di preghiera di 24 ore in 43 distretti dell’Uganda ed insegnano agli intercessori ad essere delle sentinelle sulle loro città e comunità per liberare il loro paese dalle potenze delle tenebre. Ci sono storie stupefacenti di quello che Dio sta facendo in Uganda in risposta alle preghiere.

The "Waechterruf Initiative" (Iniziativa Chiamata della Sentinella), Germania: Questo progetto è stato lanciato nel febbraio 2000. In base al loro modello ogni città deve pregare per la salvezza della Germania, la salvezza delle persone ed i bisogni dei propri residenti ed il governo 1 giorno al mese (dalle ore 00:00 alle ore 24:00). Berlino ha accettato la responsabilità per il primo giorno di ogni mese, Stoccarda per il secondo e così via. Entro la fine del 2002 più di 300 città erano coinvolte in questa veglia di preghiera.

Cathe ("il luogo dove uno chiede"), Nagaland Christian Revival Prayer Houses (Case di Preghiera del Risveglio cristiano di Nagaland), India del Nord: Nel 1962 fu istituito un movimento di risveglio che comprendeva veglie di preghiera. Le chiese venivano chiamate “case di preghiera”. Oggi più del 95% della popolazione di Nagaland è cristiana. La sede del movimento è a Cathe dove sono state costruite circa 60 case per persone che, come Simone e Anna nella Bibbia, desiderano dedicare le loro vite alla preghiera. In queste case si tiene una veglia di preghiera di 24 ore. Le cittadine dei dintorni provvedono il cibo e le altre necessità richieste da coloro che sono coinvolti nella veglia. A Nagaland sono state istituite anche altre veglie di preghiera ed entro la fine del 2000 D.C. vi erano circa 100 veglie attive.

US/DC Prayer Watch (Veglia di preghiera), Washington DC, USA: Nel 1988 un gruppo di leader cristiani nazionali organizzarono una settimana di 24 ore di preghiera in un luogo strategico a Washington, DC. I risultati furono incoraggianti. I leader sentirono che il Signore voleva che continuassero a concentrarsi nella preghiera, ma non riuscirono a portare a termine questa chiamata. Tuttavia, nel 1997 ci fu una nuova chiamata alla preghiera ed fu istituita la US/DC Prayer Watch come veglia di preghiera nazionale per pregare 24 ore al giorno per gli USA, concentrandosi in particolare su Washington DC, il Presidente ed il ruolo strategico degli USA nel piano di Dio per il mondo. Viene compilato un calendario centrale di preghiera con i nomi delle persone e dei gruppi di preghiera che hanno preso l’impegno di pregare ad un’ora specifica ogni settimana, o per almeno un’ora, in un momento specifico, una volta al mese. Nel 2005 più di 3 milioni di intercessori erano coinvolti in questa veglia di preghiera.

Prayer towers (Torri di preghiera) in Indonesia: In Indonesia, attraverso l’opera del network nazionale di preghiera, è stato istituito un network di preghiera in più di 500 città. Si stima che più di 5 milioni di intercessori da ogni parte del paese siano uniti in un network. Ci sono torri di preghiera in diverse città e gli intercessori coprono una settimana di 24 ore , durante la quale 16 o più intercessori a tempo pieno pregano solitamente in turni di quattro ore ogni giorno. Durante la settimana anche altre persone che desiderano pregare (individui e gruppi) vanno alla torre per un periodo di tempo o due. A volte gli intercessori restano sul luogo per un mese, o giù di lì, prima di essere sostituiti da altri che vanno a prendere posto nella torre di preghiera per un periodo di tempo simile. Al momento in funzione 69 torri di preghiera.

Veglia di preghiera per i tossicodipendenti : La moglie di un pastore di Pretoria, in Sud Africa, il cui figlio era tossicodipendente, si rifiutò di arrendere la vita di suo figlio ed iniziò a pregare con fervore. Con il tempo, riunì un gruppo di genitori che si incontravano ogni ultimo venerdì del mese per pregare tutta la notte per i loro figli che erano stati intrappolati dalla droga. Nel giro di tre anni (2002-2005) questo gruppo è cresciuto e ci sono ora nove catene, o veglie, di preghiera 24 ore per pregare per i figli che sono tossicodipendenti.

Stanze di preghiera nelle chiese: Negli anni 90 il Pastore Terry Tekyl (USA) istituì una stanza di preghiera di 24 ore al giorno nella sua chiesa. Ebbe molto successo e da allora Tekyl è attivamente coinvolto nel cercare di rendere accetto questo concetto negli USA ed anche in altri paesi del mondo.

Città in un ciclo di preghiera di 5 settimane: In un’area agricola, in una delle province del Sud Africa, un gruppo di 28 intercessori pregò notte e giorno duranti i 31 giorni di preghiera nel Maggio 2004, dopo di ché contattarono 15 piccole città perché partecipassero ad una veglia di preghiera che durasse tutto il giorno e la notte. Tre città dividono fra di loro una settimana di 168 ore e si prendono la responsabilità per una sessione di preghiera 24 ore ogni quinta settimana. Attualmente stanno lavorando per istituire veglie di preghiera simili in altre quattro aree.

Una città al giorno: Nella provincia di Mpumalanga in Sud Africa, c’è un network che richiede che varie città prendano l’impegno di pregare per 24 ore in un giorno specifico della settimana. Diverse città si sono già unite a questa veglia di preghiera di 24 ore . Un distretto amministrativo saturato con la preghiera: Un gruppo di credenti in un distretto amministrativo chiamato Orange Farm, con 1.5 milioni di abitanti, a sud di Soweto in Sud Africa, ha avuto l’idea di saturare l’intero distretto amministrativo con la preghiera. Hanno diviso il distretto in 10 settori in cui hanno incluso le 10 piccole città attorno a Orange Farm. Un pastore ha istituito veglie di preghiera in ogni settore. Le veglie iniziarono ad essere operative nel corso di circa un anno ed hanno avuto come risultato la diminuzione del crimine in quell’area ed un flusso di persone che hanno accettato il Signore come loro Salvatore. In 11 mesi sono state istituite 24 veglie.

Veglia di preghera alla stazione di polizia a Soweto: Il commissario capo di Sophiatown, una delle stazioni di polizia di Soweto, iniziò una veglia di preghiera 24 ore nella stazione di polizia. L’area in cui è situata la stazione era al secondo posto per la percentuale di crimini e violenza rispetto alle altre 19 stazioni in quella zona. Dopo alcuni mesi di preghiera giorno e notte, a cui parteciparono i credenti nella comunità, i poliziotti e le donne che conoscono il Signore, la situazione cominciò a cambiare drammaticamente. La statistica del crimine per quella stazione di polizia divenne la più bassa dell’area.

I giovani e le 24 ore : Uno dei movimenti di preghiera più dinamici è quello che inizò fra i giovani in Inghilterra nel 1999. Nel settembre del ’99 Pete Greig spronò 200 giovani di una chiesa nella cittadina di Chichester, vicino a Southampton in Inghilterra, a pregare per i loro coetanei per 24 ore al giorno per 30 giorni. Pregarono giorno e notte per più di tre mesi. Entro il dicembre 1999 fu istituito un nuovo movimento di preghiera. Attualmente il movimento è conosciuto fra i giovani come 24 ore . Gruppi di giovani decorano in modo creativo un luogo che serve come stanza di preghiera ed iniziano poi a pregare lì per 168 ore, di solito dal lunedì alla domenica. In alcuni casi una veglia di preghiera viene portata avanti per alcune settimane. Quando queste diventano delle veglie 24 ore , allora prendono il nome di Boiler Rooms (Locale Caldaia). Entro l’inizio del 2005, il movimento di preghiera 24 ore aveva già preso piede in 85 paesi ed era in crescita; ha avuto l’effetto di una valanga. (http://www.24-7prayer.com/).

Denominazioni e organizzazioni cristiane: Dal movimento di preghiera 24 ore che iniziò fra i giovani in Inghilterra, si fece strada gradualmente una nuova tendenza. L’Esercito della Salvezza, prima in Australia e poi in Inghilterra, chiese a 52 delle proprie sedi di pregare, seguendo il modello 24 ore , per una settimana ciascuna. Quasi immediatamente queste sedi cominciarono a testimoniare un cambiamento di atmosfera. Alcune riferirono che il numero di persone che si convertivano a Cristo era triplicato e che stavano avendo una crescita straordinaria. Gioventù in missione, con 16 sedi nell’Europa Occidentale, per un anno intero portò avanti la preghiera 24 ore ed ogni sede aveva la responsabilità di coprire, a turno, una settimana. Agli inizi del 2005 nella sola Inghilterra ci furono 13 denominazioni e organizzazioni cristiane che iniziarono a coprire l’anno con la preghiera 24 ore (http://www.24-7prayer.com/).

Un milione di ore di lode: In Inghilterra una donna, Cathryn Brown, diede l’avvio a un milione di ore di lode e adorazione che si svilupparono in seguito in una lode e adorazione giorno e notte. Gruppi di adorazione di ogni parte del mondo vengono incoraggiati a partecipare a questo movimento.

Montagne di preghiera –La Corea del Sud è ben conosciuta per le montagne di preghiera. Diverse denominazioni hanno stabilito delle località specifiche in montagna dove le persone possono andare a pregare giorno e notte. Molti di questi luoghi danno alloggi adeguati, hanno una cappella, sale di lettura, stazioni di preghiera e cabine di preghiera dove le persone possono pregare da sole. Spesso i cristiani vanno in questi luoghi per pregare (e anche digiunare) per periodi che possono arrivare fino 40 a giorni. Nella maggior parte di queste montagne di preghiera c’è un flusso costante di visitatori che vanno a pregare, sia per questioni personali che per il paese, per la Corea del Nord, per il mondo. Secondo la chiesa della Corea del Sud, la preservazione e la stabilità politica del paese, così come la crescita della chiesa, sono da attribuirsi alle preghiere innalzate in questi luoghi sulle montagne.

Veglie della Parola: Durante i 10 giorni di 24 ore di preghiera del 6-15 maggio 2005, una chiesa di Pretoria, in Sud Africa, istituì tre veglie di preghiera in cui si pregavano solo passi della Scrittura. La chiamarono Veglia della Parola. Nella prima stanza di preghiera gli intercessori lessero la Bibbia dalla Genesi all’Apocalisse e pregarono per 240 ore. Nella seconda lessero i Salmi, le preghiere di Gesù e molte altre preghiere dal Vecchio Testamento. Nella terza lessero un libro di passi scelti dalla Scrittura (migliaia di promesse, comandamenti, le preghiere degli apostoli nel N.T., Scritture sul carattere di Dio ed il Suo proponimento per il genere umano, ecc.).

LIBERI D'ADORARE


Vi sottopongo questa edificante esperienza fatta da un cristiano di tradizione evangelica, ma come consueto per il nostro blog è utilissimo per tutti i tipi di cristiani, di chiese, di gruppi e soprattutto di stili di adorazione, provate a personalizzarla e la troverete calzata per la vostra "timidezza" nello Spirito. Buona lettura Joshua

di M. Stephen Newman

La vostra lode è sterile ?
Uno sguardo a Mical

Ho trascorso molti dei miei anni in una chiesa “tradizionale”, sia come cristiano che come responsabile.
A causa di questa mia “tradizione”cristiana non capivo il vero significato di quella che noi chiamiamo comunemente adorazione. Per me, l’adorazione erano i coristi che cantavano di settimana in settimana, la predicazione che ne seguiva e l’appello con cui si concludeva la riunione.
Questo mio modo di pensare rimaneva invariato di settimana in settimana e valutavo il culto in base a queste conclusioni, se la musica era buona quello era un buon culto, se la musica e la predicazione erano buone, allora era un culto formidabile. Il fattore determinante che mi faceva valutare ogni culto era ciò che io ne avevo tratto e come mi aveva “smosso”.
Avevo alcuni amici evangelici di un’altra denominazione. La loro comunità era molto differente della mia. Quando visitai la loro chiesa, mi misi a ridere perché queste persone alzavano le mani e sembravano essere veramente coinvolti in ciò che accadeva.
Negli anni, trovai delle argomentazioni valide per difendere la mia ignoranza a proposito di questi “evangelici”. Li vedevo alla televisione e mi interrogavo a proposito del loro entusiasmo per la chiesa. Perché fare tanto spettacolo nel loro modo di cantare e di partecipare al culto ? Dove è il rispetto? Dove è il controllo di se stessi ? Ciò che facevano certamente non era giusto. Ero imbarazzato che la gente mi accostasse a loro. Non volevo che il mondo ci mettesse, noi e loro, nella stessa barca. Non volevo essere associato a questi “cristiani fanatici”.
Io non ero il solo a pensarla in questo modo, in molti anche in questo momento, sarebbero d’ accordo con me su questo argomento. Ma oggi io vi dico con tutto il cuore che io voglio somigliare ai quei fratelli evangelici nell’adorazione. Desidero che la mia chiesa sia più espressiva nell'adorazione.
La domanda è stata dibattuta già nella Bibbia ed il risultato di questo è una donna che non ha potuto avere mai bambini.
Conosciamo tutta la storia del Re Davide e di come abbia danzato davanti al Signore cinto di un efod di lino Ha danzato per adorare il Signore, in presenza di tutto il popolo, come un uomo “selvaggio”.
Avvenne così che quando Mical andò da lui, lo rimproverò e se la prese col re perché si comportò come un “matto” davanti al Signore e davanti alle persone.
Gli disse: " Bell'onore si è fatto oggi il re d'Israele a scoprirsi davanti agli occhi delle serve dei suoi servi, come si scoprirebbe un uomo da nulla!»"! (2 Samuele 6:20).
Ed ancora al versetto 16 è detto di Mical che “Mentre l'arca del SIGNORE entrava nella città di Davide, Mical, figlia di Saul, guardò dalla finestra; e vedendo il re Davide che saltava e danzava davanti al SIGNORE, lo disprezzò in cuor suo.”
Però ! È una cosa estremamente grave da dire a qualcuno tanto più ad un re.
Davide gli rispose dicendo: " L'ho fatto davanti al SIGNORE che mi ha scelto invece di tuo padre e di tutta la sua casa per stabilirmi principe d'Israele, del popolo del SIGNORE; sì, davanti al SIGNORE ho fatto festa. Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò umile ai miei occhi; ma da quelle serve di cui parli, proprio da loro, sarò onorato!”
Quale fù il risultato dell'azione di Mical verso il re e la sua lode? Divenne sterile, senza poter partorire per il restante della sua vita.
E Mical, figlia di Saul, non ebbe figli fino al giorno della sua morte” . 2Samuele 6:23
C'è un pericolo reale per quelli che continuano a burlarsi della lode degli altri, ed è quello di diventare sterili nella loro propria lode davanti al Signore.
Possiamo diventare aridi nel nostro modo di esprimerci verso il Signore? Durante una visita ad un amico, parlando proprio di questo passo, abbiamo cominciato a discutere chiedendoci come può una persona arrivare al punto di burlarsi e disprezzare l’altra che sceglie di adorare in un modo differente dal suo e siamo arrivati alla conclusione che ciò proviene da una mancanza di comprensione, e forse dall'orgoglio che li porta a disprezzare le azioni degli altri.
Qualcuno dice che è importante non attirare l'attenzione su noi stessi mentre adoriamo. È un timore giusto ed onorabile. Tuttavia, se adoriamo tutti, allora ciò non è più un problema. Se siamo concentrati tutti su Dio, nel dargli la lode e l'onore che merita, noi non avremo il tempo di occuparci degli altri. Vi invito a verificare il termometro della vostra vita di chiesa.
Dove sono i vostri cuori durante l’adorazione? Dove siete? Siete diventati sterili ed incapaci di esprimere il vostro amore verso Dio? Vi burlate degli altri perché fanno qualche cosa che voi desiderate fare ma che non fate per timore di quello che possono dire di voi ?
Per me, il pericolo di diventare sterile era una realtà. Tuttavia, volevo essere un adoratore che amava il Signore e che voleva che Lui lo sapesse e ci è voluto molto tempo affinché io stesso riuscissi ad adorarlo senza preoccuparmi di quello che gli altri pensavano.
Ricordatevi che l'adorazione non si rivolge a voi o a me, ma si rivolge a Dio. Davide era veramente un uomo secondo il cuore di Dio. Credo che ciò che Mical ha percepito come follia, Dio l'ha visto come una vera lode che viene dal cuore di un adoratore. Ho provato ad insegnare alle persone di mettere da parte le preferenze, i gusti personali, gli ostacoli che ci impediscono di venire davanti al Signore con un cuore sincero. Se volete sollevare le mani verso il Signore, fatelo!
È necessario essere sensibili nella lode, dobbiamo guardare a Dio e cercare ciò che Lui desidera, allora tutto il resto non avrà importanza. Dio vuole che siamo liberi in Lui. Vuole che moriamo a noi stessi per fare la sua volontà.
La prossima volta che vedrete un fratello che adora in un modo differente da quello al quale siete abituati, siate riconoscenti verso Dio per come lo fa e perchè vuole adorare il Signore con tutto se stesso.Chiedete a Dio quello che vorrebbe che voi facciate quando l’adorate. Qual è la cosa che il cuore di Dio amerebbe da voi ? Perché Davide ha deciso di danzare al posto di cantare o un’ altra forma di lode? Che cosa l'ha fatto svestire e saltare davanti al Signore? Credo che questo sia avvenuto perché Dio lo abbia ispirato a fare quel gesto in quel momento.
Davide non disse : "Non posso fare questo Signore! Che cosa penserà il popolo ? Sono un re, non un qualsiasi lunatico. Io non farò mai una cosa simile. Devo badare alla mia reputazione. Un re non farebbe mai una cosa simile in pubblico!”
Davide ha ubbidito allo Spirito. C'era un prezzo da pagare per i suoi atti e la sua adorazione, il prezzo è ricaduto su chi si era burlato di lui.
Preghiamo affinché Dio ci guardi dalla presa in giro affinché non diventiamo anche noi sterili nella nostra lode e nel nostro cammino col Signore.
Davide era cinto di un efod di lino e danzava a tutta forza davanti al SIGNORE.