lunedì 28 gennaio 2008

FRANCESCO … il perfetto levita.



di Joshua
commento a brani tratti dalla Legenda Maior di S.Bonaventura
Non voglio ne togliere ne aggiungere nulla sulla figura mistica di Francesco d’Assisi, non ne sarei all'altezza, ma sento la necessità di sottolineare degli aspetti e ribadire concetti che meglio chiariscono la figura di questo “immensamente piccolo” adoratore. E’ un luogo troppo comune il carattere ambientalista e animalista di Francesco che se pur avendo uno straordinario rapporto con le creature aveva un ben più particolarissimo rapporto con il Creatore. Infatti, fin dalla sua giovinezza si dimostrò sensibile e profondo caratterialmente, ma l’incontro con il Signore lasciò nel suo cuore, ma ancor più nella sua anima una profondissima nostalgia di Dio.

Come la cerva anela ai corsi d`acqua, così l`anima mia anela a te, o Dio.
L`anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?
Salmo 42, 2-3
Francesco, come Gesù, amava pregare ma soprattutto prediligeva i luoghi appartati e come ho detto, fin dalla giovinezza sentiva nel cuor questa profonda chiamata all’adorazione ed alla contemplazione del Volto di Dio… età fondamentale per l’incontro con Dio è la giovinezza …

Sei tu, Signore, la mia speranza, la mia fiducia fin dalla mia giovinezza.
ricorderò che tu solo sei giusto.
Tu mi hai istruito, o Dio, fin dalla giovinezza
e ancora oggi proclamo i tuoi prodigi.
Sal 71,16-17

1044 5. D'allora in poi, affrancato dalle catene dei desideri mondani, quello spregiatore del mondo abbandonò la città, e, libero e sicuro, si rifugiò nel segreto della solitudine, per ascoltare, solo e nel silenzio, gli arcani colloqui del cielo. Perciò, colmo di meraviglia e di gioia, incominciò a cantare devotamente le lodi del Signore, proponendosi, da allora in poi, di elevarsi a cose sempre maggiori. Cercava luoghi solitari, amici al pianto; là, abbandonandosi a lunghe e insistenti preghiere, fra gemiti inenarrabili, meritò di essere esaudito dal Signore.

Nessuno gli aveva detto o insegnato quale fosse l’adorazione perfetta, o consigliato un corso di formazioni per worship leader, nè sapeva come Davide suonare uno strumento musicale, ma ciò non gli impediva di far vibrare la sua anima verso altezze inimmaginabili. Ogni cosa chiedeva all’Eterno, che per lui era ogni cosa, il suo Dio, il suo Bene il sommo bene, tutto il bene … il suo Padre Vero … poneva la sua fiducia semplicemente nel cuore di Dio e questi mosso a compassione si mostrava sempre benigno e dolcissimo con il suo devoto servo …

1033 4. Da allora, sottraendosi al chiasso del traffico e della gente, supplicava devotamente la clemenza divina, che si degnasse mostrargli quanto doveva fare. Intanto la pratica assidua della preghiera sviluppava sempre più forte in lui la fiamma dei desideri celesti e l'amore della patria celeste gli faceva disprezzare come un nulla tutte le cose terrene. Sentiva di avere scoperto il tesoro nascosto e, da mercante saggio, si industriava di comprare la perla preziosa, che aveva trovato, a prezzo di tutti i suoi beni. Non sapeva ancora, però, in che modo realizzare ciò: un suggerimento interiore gli faceva intendere soltanto che il commercio spirituale deve iniziare dal disprezzo del mondo e che la milizia di Cristo deve iniziare dalla vittoria su se stessi.

Meravigliosa è la “pratica assidua”, il pregare incessantemente senza stancarsi che “paga sempre” !!! E ditemi, qual è la perla preziosa da lui trovata se non l’adorazione come mezzo per stare con il Suo Amato e placarne l’inestinguibile sete?
Con il tempo e con questo esercizio paziente e costante delle virtù divenne talmente un affamato ricercatore di Dio che l’Eterno sembrava non resistere minimamente alle sue devote e sincere lodi, tanto da piegare il Suo favore molto spesso ed in una maniera inconsueta e mai vista né prima né dopo Francesco fino ai nostri giorni. Cominciò così una meravigliosa storia d’amore tra lo Sposo e la sua sposa, una ricerca continua, appassionata, l’Uno non viveva senza l’altro …

1035 Mentre, un giorno, pregava, così isolato dal mondo, ed era tutto assorto in Dio, nell'eccesso del suo fervore, gli apparve Cristo Gesù, come uno confitto in croce

1055 Egli, infatti, divenne in seguito famosissimo per le sue sublimi virtù, come di lui aveva predetto il servitore del Signore, e, quantunque illetterato e semplice, si elevò ai più eccelsi vertici della contemplazione.

1159 Difatti proprio in quel luogo e in quel tempo il cantore e adoratore di Dio, librandosi sulle ali della contemplazione, avrebbe raggiunto le altezze supreme della contemplazione per l'apparizione del Serafino.

1222 1. Francesco, uomo evangelico, non si disimpegnava mai dal praticare il bene. Anzi, come gli spiriti angelici sulla scala di Giacobbe, o saliva verso Dio o discendeva verso il prossimo. Il tempo a lui concesso per guadagnare meriti, aveva imparato a suddividerlo con grande accortezza: parte ne spendeva nelle fatiche apostoliche per il suo prossimo, parte ne dedicava alla tranquillità e alle estasi della contemplazione.

Lascio all’immaginazione del lettore a quali altezze fosse giunta la preghiera del poverello di Gesù, perché non riesco sinceramente a sfiorarne minimamente l’idea e da ricercatore di Dio non posso che restare in silenzio d’innanzi a queste dichiarazione di Bonaventura, che provano a spiegare l’inspiegabile.
Questa intimità non può che invadere non solo i momenti sublimi del contatto con l’Immensità di Dio, ma travasano nella quotidianità con infiniti e innumerevoli esempi che per tempo non posso narrare e rimando il lettore alla stesura completa delle Fonti Francescane che meglio e più approfonditamente narrano tale unità d’amore.
Mi limito a questi due esempi straordinari


1186 Tre anni prima della sua morte, decise di celebrare vicino al paese di Greccio, il ricordo della natività del bambino Gesù, con la maggior solennità possibile, per rinfocolarne la devozione… Si adunano i frati, accorre la popolazione; il bosco risuona di voci e quella venerabile notte diventa splendente di innumerevoli luci, solenne e sonora di laudi armoniose.L'uomo di Dio stava davanti alla mangiatoia, ricolmo di pietà, cosparso di lacrime, traboccante di gioia. Il santo sacrificio viene celebrato sopra la mangiatoia e Francesco, levita di Cristo, canta il santo Vangelo. Predica al popolo e parla della nascita del re povero e nel nominarlo, lo chiama, per tenerezza d'amore, il «bimbo di Bethlehem».

1101 12. In un'altra circostanza, l'uomo di Dio era in viaggio col compagno per motivi di predicazione, tra la Lombardia e la Marca Trevigiana. Sopraggiunse la notte, mentre si trovavano vicino al Po. Siccome la strada era piena di pericoli, a causa del buio, del fiume e delle paludi, il compagno disse al Santo: " O Padre, prega Dio, che ci faccia scampare dai pericoli ". L'uomo di Dio, con molta fiducia, gli rispose: " Dio può, se piace alla sua cortesia, fugare le tenebre e donarci la luce benefica ". Aveva appena finito di parlare, che l'Onnipotente fece risplendere intorno a loro una luce grandissima, tanto che, mentre nelle altre parti persisteva l'oscurità della notte, potevano distinguere con chiarezza non soltanto la strada, ma anche moltissimi oggetti tutt'intorno. Ben indirizzati e spiritualmente confortati da quella luce, percorsero un lungo cammino, fra inni e canti di lode al Signore, finché giunsero all'ospizio.

L’intento di quest’articolo è quello di avvicinare ed incuriosire il lettore ad una figura eccelsa in grandezza e semplicità nel radioso cammino della contemplazione e dell’adorazione. Gli esempi di adoratori più adulti e maturi possono senz’altro aiutare i nuovi leviti nell’esercizio del proprio ministero certi che quando un cuore è veramente rapito in Dio, l’Eterno non disdegna di mostrare il Suo compiacimento. Concludo con l’episodio della morte di Francesco, riproponendomi di approfondire con tutti gli scritti delle Fonti l’aspetto Levitico di Francesco e la sua “passione” per l’intimità mistica con l’Amato.
Auguri a me stesso e a tutti i lettori di vivere una nuova esperienza di “risveglio” mistico ed intimo più di quella francescana, e dopo aver vissuto cantando l’amore di Dio e la nostalgia di Lui della nostra anima morire in questo modo … cantando!!!

1242 Egli, poi. come poté, proruppe nell'esclamazione del salmo: " Con la mia voce al Signore io grido, con la mia voce il Signore io supplico " e lo recitò fin al versetto finale: " Mi attendono i giusti, per il momento in cui mi darai la ricompensa ".
1243 6. Quando, infine, si furono compiuti in lui tutti i misteri, quell'anima santissima, sciolta dal corpo, fu sommersa nell'abisso della chiarità divina e l'uomo beato s'addormentò nel Signore.
Salmo 142

Con la mia voce al Signore grido aiuto, con la mia voce supplico il Signore;
davanti a lui effondo il mio lamento, al tuo cospetto sfogo la mia angoscia.
Mentre il mio spirito vien meno,tu conosci la mia via.
Nel sentiero dove cammino mi hanno teso un laccio.
Guarda a destra e vedi: nessuno mi riconosce.
Non c`è per me via di scampo, nessuno ha cura della mia vita.
Io grido a te, Signore; dico: Sei tu il mio rifugio,
sei tu la mia sorte nella terra dei viventi.
Ascolta la mia supplica: ho toccato il fondo dell`angoscia.
Salvami dai miei persecutori perché sono di me più forti.
Strappa dal carcere la mia vita, perché io renda grazie al tuo nome:
i giusti mi faranno corona quando mi concederai la tua grazia.