sabato 29 dicembre 2007

MISTICA ... i termini dell'intimità con DIO



ABBANDONO


Il termine abbandono può avere due significati con valenza sia attiva (l'anima che si abbandona a Dio) che passiva (l'anima abbandonata da Dio). Il termine prende il via dal verbo latino derelinquere da cui l'italiano derelizione, termine che designa l'anima in un grado già avanzato del suo cammino mistico di perfezione. In questo senso rappresenta l'abbandono da parte di Dio, almeno in apparenza, nel cammino spirituale che lascia nell'anima un senso di solitudine, aridità, desolazione. Si tratta in realtà di una prova che Dio permette all'anima al fine di una purificazione estrema. Dio resta silenzioso, non gratifica l'anima, anzi la conduce come in un deserto senza luce, senza consolazione alcuna. Si verifica quasi un'esperienza di morte cui il Padre consegna l'anima, ripetendo così quanto successo col suo Figlio. I vari mistici hanno descritto quest'esperienza di desolazione interiore: Teresa d'Avila parla della lotta ascetica propria di un cammino di perfezione che passa attraverso tappe e gradi di orazione. Giovanni della Croce insegna che un'anima che vuol giungere alla perfezione deve passare attraverso due forme principali di notti. Egli parla di "notte" perché è come se l'anima dovesse camminare nel buio assoluto. La notte oscura - egli afferma - è un influsso di Dio nell'anima, che la purifica nella sua imperfezione ed ignoranza abituale, natura e spirituale, dove Dio la istruisce in segreto nella perfezione dell'amore, senza che essa faccia nulla e comprenda cosa sia questa contemplazione (cfr. Notte oscura, II, 5,1). Altri autori spirituali, come Francesco di Sales, parlano di imitazione di Gesù Cristo come strada per la perfezione. Il massimo dell'amore consiste nel rimettersi interamente a lui, come il Cristo in croce fra le braccia del Padre, nel perfetto amore realizzato tramite l'esperienza della desolazione. Alla base c'è la fede nell'amorosa sapienza di Dio che dona infinitamente la vita alle sue creature.

lunedì 17 dicembre 2007

La preghiera contemplativa di Teresa d'Avila



Le forme superiori di dialogo con Dio appartengono al cammino della mistica. Esse si caratterizzano dall'azione di Dio mediante il Suo Spirito: nessuno li può raggiungere con le proprie forze, quindi non tutti possono arrivarci, perché sono grazie interiori che Dio concede alle anime in funzione del loro carisma nella Chiesa. Queste forme di dialogo prendono il nome di CONTEMPLAZIONE che, secondo la mistica, sarebbe un atto vitale ed unitario di conoscenza e di amore. La forma più semplice della contemplazione è la preghiera di quiete o di raccoglimento. Nel cammino dell'orazione contemplativa, possono sorgere in alcune persone dei fenomeni straordinari. La loro forma di intensità dipende in parte dal carisma e dalla missione che Dio assegna a ciascun' anima nella Chiesa.
In questi fenomeni mistici possiamo distinguere tre elementi principali:


a) La grazia interiore: in questo primo elemento, credo il più importante, Dio agisce nell'anima, quella stessa anima che è radicata nella condizione battesimale di ogni cristiano.
b) Una ripercussione psicologica: in questo secondo elemento, si possono avere dei fenomeni particolari che la santa stessa descrive:
  1. Visioni di natura corporale, immaginaria, intellettuale.
  2. Locuzioni, cioè parole udite oppure soltanto intese.
  3. Fenomeni corporali: sono le estasi.
c) Un effetto morale: con questo terzo elemento avviene una trasformazione interiore dell'anima; infatti prepara alle imprese per Dio e gli effetti di questo terzo elemento sono:
  1. Fortezza incrollabile per soffrire e lavorare per Dio e per la Chiesa.
  2. La carità traboccante per servire ed amare il prossimo.
  3. L'umiltà profonda per conoscere Dio e se stessi.Note:

I PADRI DELLA CHIESA E IL NATALE


Rallegriamoci, perché oggi è nato il Salvatore. Nessuno può essere triste, perché oggi è il natale della vita, che toglie il frutto della morte e ci riempie con la letizia della promessa di vita eterna. Nessuno sia escluso dal partecipare a tanto giubilo, perché a tutti è comune il motivo della gioia: il nostro Signore, distruttore della morte e del peccato, siccome non ha trovato nessuno libero da colpa, così è venuto a liberare tutti.
Esulti il santo, perché si avvicina alla palma. Goda il peccatore, perché è invitato al perdono. Si faccia animo il pagano, perché è chiamato alla vita. Infatti il Figlio di Dio, nella pienezza dei tempi disposti dall`altezza inscrutabile del divino decreto, ha assunto la natura del genere umano per riconciliarlo al suo Creatore, affinché l`ideatore della morte, il diavolo, fosse vinto proprio per mezzo di quella con cui aveva vinto. E in tale conflitto accesosi per noi si è combattuto con una legge grande e mirabile di giustizia: infatti il Signore onnipotente ha affrontato l`avversario crudelissimo non nella sua maestà, ma nella nostra umiltà: gli presenta lo stesso corpo, la stessa natura che partecipa della nostra mortalità, esente però da ogni peccato. Questa nascita si sottrae, infatti, a ciò che si legge di tutti: Nessuno è libero da immondizia, neppure il fanciullo che ha un solo giorno di vita sulla terra (Gb 14,4). Nessuna traccia di concupiscenza carnale, infatti, passò in questa nascita singolare, nessuna traccia in essa derivò dalla legge del peccato. Viene eletta una vergine della regale stirpe di Davide che, presto gravida del sacro frutto, concepisse prima con l`animo che col corpo la sua prole divino-umana. E perché, non conoscendo il divino consiglio, non si spaventasse degli effetti inusitati che in essa avrebbe operato lo Spirito Santo, viene ammaestrata dalla voce dell`angelo. Essa è certa che il suo pudore non ne avrà danno, pur divenendo tosto madre di Dio. Come potrebbe non credere alla novità assoluta di quella concezione, dato che le viene promessa come intervento della potenza dell`Altissimo? E la sua fede pronta viene confermata anche dall`attestazione di un miracolo già operato: la fecondità non più sperata che viene elargita ad Elisabetta: perché non si dubitasse così che colui, il quale aveva dato di concepire a una sterile, lo avrebbe dato anche a una vergine.
Il Verbo di Dio, dunque, Dio, Figlio di Dio che era all`inizio presso Dio e per mezzo di cui tutto è stato fatto e senza di cui nulla è stato fatto (Gv 1,2-3), si è fatto uomo, per liberare l`uomo dalla morte eterna; e si abbassò ad accettare la nostra umiltà, senza diminuire la sua maestà, in modo che restando quello che era e assumendo quello che non era, unì in sé una vera natura di servo alla natura sua, nella quale è identico a Dio Padre. Le unì con un legame tanto stretto, che la gloria non consumò la natura inferiore né l`assunzione diminuì la natura superiore. Restando integra ogni proprietà di ambedue le nature e convenendo in un`unica persona, dalla maestà viene assunta l`umiltà, dalla forza l`infermità, dall`eternità la mortalità; e per cancellare il debito della nostra condizione, la natura passibile si è unita alla natura inviolabile: il Dio vero e l`uomo vero sono presenti nell`unico Signore; così, come richiedeva la nostra redenzione, l`unico e identico mediatore tra Dio e l`uomo poté morire per l`uno e risorgere per l`altro. A buon merito dunque il parto salutare non recò corruzione all`integrità verginale: preservò il pudore e propagò la verità. Una tale nascita si convenne a Cristo, potenza di Dio e sapienza di Dio: per essa fu simile a noi nell`umanità e tanto superiore a noi nella divinità. Se infatti non fosse stato vero Dio, non avrebbe portato a noi rimedio; se non fosse stato uomo vero, non ci avrebbe dato l`esempio. Per questo gli angeli, esultando, alla nascita del Signore cantano: Gloria a Dio nel più alto dei cieli, mentre si annuncia sulla terra pace agli uomini di buona volontà (Lc 2,14). Vedono infatti che con le genti di tutto il mondo viene costruita la celeste Gerusalemme; e di questa ineffabile opera della divina bontà, quanto deve rallegrarsi l`umiltà degli uomini, dato che tanto gode la sublimità degli angeli?
Perciò, carissimi, rendiamo grazie a Dio Padre, per mezzo del suo Figlio nello Spirito Santo, che per la sua grande misericordia con cui ci amò ha avuto pietà di noi ed essendo noi morti al peccato, ci vivificò in Cristo (Ef 2,5), affinché fossimo in lui una nuova creatura, una nuova struttura (cf. Ef 2,10). Spogliamoci dunque del vecchio uomo con le sue azioni (cf. Ef 4,22; Col 3,8) e, partecipi della nascita di Cristo, rinunciamo alle opere della carne.
Riconosci, o cristiano, la tua dignità e, consorte ormai della divina natura, non tornare alla bassezza della tua vita antecedente, depravata. Ricordati di quale capo e di quale corpo tu sei membro. Rammenta che sei stato strappato dal potere delle tenebre e sei stato trasferito nella luce e nel regno di Dio. Col sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo (cf. 1Cor 3,16): non cacciare da te con le azioni cattive un ospite tanto degno e non assoggettarti di nuovo alla schiavitù del demonio: il tuo prezzo è il sangue di Cristo. Ti giudicherà nella verità, come ti ha redento per misericordia, egli, che con il Padre e lo Spirito Santo regna nei secoli dei secoli.
Leone Magno, Sermoni, 21

Un grande stupore si impossessa dell`uomo quando considera il miracolo che Dio scese prendendo dimora in un seno materno, che la sua somma essenza assunse un corpo umano e per nove mesi abitò nell`utero della madre senza contrarietà, e che quel seno di carne fu in grado di portare il fuoco, che la fiamma abitò nel corpo delicato senza bruciarlo. Proprio come il roveto sull`Oreb portava Dio nella fiamma, così Maria portò Cristo nel suo seno verginale. Attraverso l`udito, Dio entrò senza danni nel ventre materno e il Figlio di Dio poi ne uscì con purezza. La vergine concepì Dio e la sterile (Elisabetta) concepì il vergine (Giovanni), anzi il figlio della sterilità spuntò prima del germoglio della verginità.
Un miracolo nuovo Dio ha compiuto tra gli abitanti della terra: egli che misura il cielo con la spanna, giace in una mangiatoia d`una spanna; egli che contiene il mare nel cavo della mano conobbe la propria nascita in un antro. Il cielo è pieno della sua gloria e la mangiatoia è piena del suo splendore. Mosè desiderò contemplare la gloria di Dio, ma non gli fu possibile vederla come aveva desiderato. Potrebbe oggi venire a vederla, perché giace nella cuna in una grotta. Allora nessun uomo sperava di vedere Dio e restare in vita; oggi tutti coloro che l`hanno visto sono sorti dalla seconda morte alla vita.
Mosè prefigurò il mistero, vedendo un fuoco in un roveto; i magi portarono a compimento il mistero, vedendo la luce in una cuna. A gran voce dal roveto Dio impose a Mosè di togliersi le scarpe dai piedi; la stella invitò tacitamente i magi a giungere al luogo santo. Mosè non poté vedere Dio come realmente è; i magi invece entrarono e videro il Figlio di Dio fatto uomo. Il volto di Mosè splendeva perché Dio gli aveva parlato e un velo ricoprì il suo viso perché il popolo non poteva guardarlo; così nostro Signore si è circondato, nel seno materno, con il velo della carne e ne è uscito e si è mostrato: e i magi lo videro e gli offrirono i loro doni.
E` grande il prodigio che si è compiuto sulla nostra terra: il Signore di tutto è disceso su di essa, Dio si è fatto uomo, l`Antico è diventato fanciullo; il Signore si è fatto uguale al servo, il figlio del re si è reso come un povero errabondo. L`essenza eccelsa si è abbassata ed è nata nella nostra natura, e ciò che era estraneo alla sua natura lo ha assunto per il nostro bene. Chi non contemplerà con gioia il miracolo che Dio si è abbassato assoggettandosi alla nascita? Chi non si meraviglierà vedendo che il Signore degli angeli è stato partorito? Credilo senza dubitarne e sii convinto che tutto in verità si è svolto proprio così!
Efrem Siro, Inno per la nascita di Cristo, 1

Piena di fede, concependo Cristo prima nell`animo che nel seno, Maria disse: Ecco l`ancella del Signore, avvenga di me secondo la tua parola (Lc 1,38), avvenga, cioè, una concezione in me, vergine, senza seme umano; nasca di Spirito Santo da una donna integra colui in cui rinascerà di Spirito Santo la Chiesa integra. Il santo che nasce dalla madre donna senza padre uomo, si chiamerà Figlio di Dio; colui infatti che è nato da Dio senza madre alcuna, fu meravigliosamente conveniente che diventasse figlio dell`uomo; nato in quella carne, uscendo piccolo dalle chiuse viscere, perché poi, risuscitato entrasse, grande, per la porta sbarrata. Sono realtà mirabili, perché sono realtà divine; ineffabili perché inscrutabili: non basta a esprimerle la bocca dell`uomo, perché non basta a indagarle il cuore umano. Maria credette, e ciò in cui credette in lei è avvenuto. Crediamo anche noi, perché anche a noi possa giovare ciò che è avvenuto. Certo, anche questa natività è mirabile; tuttavia pensa, o uomo, ciò che per te ha accettato il Dio tuo, il Creatore per la creatura. Restando Dio in Dio, vivendo l`eterno con l`eterno, il Figlio uguale al Padre non ha sdegnato di rivestire la forma del servo per i colpevoli, per gli schiavi peccatori. E ciò non è stato certo ricompensa di meriti umani. Per le nostre iniquità, meritavamo piuttosto le pene; ma, se avesse osservato le nostre iniquità, chi lo avrebbe sostenuto? Per gli empi, dunque, e per gli schiavi peccatori il Signore si è fatto uomo e si è degnato di nascere di Spirito Santo da Maria vergine.
Agostino, Predica sulla professione di fede, 215,4


Il Verbo di Dio si è manifestato nella carne una volta per sempre. Ma, in chi lo desidera, egli vuole continuamente rinascere secondo lo spirito, perché ama gli uomini. Così, ridiventa bambino e si forma in loro con il progredire delle virtù. Il Verbo si manifesta nella misura in cui sa di poter essere ricevuto da chi lo accoglie: non limita la manifestazione della sua grandezza per gelosia, ma misura l`intensità del suo dono secondo il desiderio di chi brama vederlo. Il Verbo di Dio si manifesta sempre, secondo le disposizioni di chi lo riceve: tuttavia, data l`immensità del mistero, egli rimane ugualmente invisibile per tutti. Per questo motivo l`apostolo, penetrata con acutezza la potenza del mistero, dice: Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e nei secoli (Eb 13,8): egli dimostrava così di avere ben compreso la perenne novità del mistero e intuiva che l`intelligenza non potrà mai possederlo come una cosa invecchiata.
Il Cristo Dio nasce nel tempo e si fa uomo assumendo una carne umana dotata di anima intelligente: nasce nel tempo, lui che fa uscire dal nulla tutto ciò che esiste... Ed ecco che un giorno brilla dall`Oriente una stella e conduce i magi al luogo dell`incarnazione del Verbo. Una realtà creata indicava così misticamente colui che è al di là di ogni percezione sensibile, colui che supera la parola della legge e dei profeti, colui che guida le genti alla fulgida luce della conoscenza.
Infatti, la parola della legge e dei profeti conduce alla conoscenza del Verbo incarnato, come una stella che, piamente compresa, guida i chiamati dalla potenza della grazia, cioè gli eletti secondo il disegno di Dio (cf. Rm 8,28)...
Così, Dio si fa totalmente uomo e, assumendola, non rifiuta nulla di ciò che è proprio alla natura umana, tranne il peccato, che, d`altra parte, non è sua parte essenziale... Dio fa di se stesso il rimedio della natura umana e la riporta - per la divinità che depone in lei - all`intensità della grazia che le era stata data fin dal principio. Il serpente immise il veleno della sua malvagità nell`albero della conoscenza e determinò in tal modo la rovina del genere umano, che ne avrebbe gustato i frutti; allo stesso modo quando il Maligno volle divorare la carne del Signore, per la potenza della divinità che era in lei a sua volta trovò la propria rovina.
Immenso mistero dell`incarnazione di Dio! Eterno mistero!... Come può il Verbo essere sostanzialmente nella carne come persona e, nello stesso tempo - sempre come persona e sostanzialmente - essere tutto nel Padre? Come può il Verbo essere a un tempo veramente Dio per natura e farsi, per natura, veramente uomo? E tutto questo senza rifiutare assolutamente né la natura divina, secondo la quale è Dio, né la nostra, secondo la quale si è fatto uomo? Soltanto la fede può abbracciare questi misteri, la fede che è il fondamento di tutto ciò che supera quello che possiamo comprendere e che possiamo dire.
Massimo il Confessore, Capitoli teologici, 1,8-13


Tutti i giorni, tutti i tempi, carissimi, all`animo dei fedeli che meditano le realtà divine si presenta la nascita del nostro Signore e Salvatore dalla Vergine madre; così per l`anima che si dedica alla lode del suo Creatore, sia tra i gemiti supplici, sia nell`esultanza della lode, sia nell`offerta del sacrificio, nulla si presenta più spesso e con più fede allo sguardo spirituale, che la nascita umana di Dio, Figlio di Dio, generato dal Padre, come lui eterno. Ma nessun giorno più di quest`oggi ci fa ricordare questa nascita degna di adorazione in cielo e sulla terra, e, mentre anche fra le cose create irradia la luce del sole rinnovata, si presenta ai nostri sensi lo splendore mirabile di questo mistero. Non solo alla memoria, ma quasi allo stesso nostro cospetto ritorna il colloquio dell`angelo Gabriele con Maria stupefatta e la concezione di Spirito Santo tanto mirabilmente promessa e creduta. Oggi, infatti, il Creatore del mondo è uscito dall`utero della Vergine e colui che ha fondato ogni natura si è fatto figlio di colei che aveva creato. Oggi il Verbo di Dio appare vestito di carne e colui che mai fu visibile agli occhi umani cominciò a poter essere toccato anche con le mani. Oggi, per le voci degli angeli i pastori conobbero il Salvatore nato nella sostanza della nostra carne e della nostra anima; e i responsabili del gregge del Signore oggi hanno appreso il modo di predicare il vangelo, e perciò anche noi con le schiere celesti diciamo: Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà! (Lc 2,14).
Per quanto, dunque, lo stato infantile che la maestà del Figlio di Dio non si è sdegnata di assumere abbia poi raggiunto, col succedersi degli anni, l`età adulta e, dopo il trionfo della passione e della risurrezione, si siano succedute tutte le azioni che l`umiltà di Cristo ha accettato per noi, tuttavia l`odierna festività della nascita di Gesù da Maria vergine ne rinnova i sacri inizi; e mentre adoriamo la natività del nostro Salvatore dimostriamo insieme di celebrare il nostro inizio. La generazione di Cristo infatti è l`origine del popolo cristiano, e la nascita del capo è la nascita del corpo. Abbia in esso ognuno degli eletti il suo posto e tutti i figli della Chiesa siano pur distinti dalla successione dei tempi; ciò nondimeno tutti i fedeli nel loro complesso, sorti al fonte battesimale, con lui sono stati generati in questo Natale, come sono stati crocifissi con Cristo nella passione, nella risurrezione risuscitati e nell`ascensione collocati alla destra del Padre.
Qualsiasi uomo che in qualsivoglia parte del mondo, viene rigenerato in Cristo, diventa, con la nuova nascita, un uomo nuovo, e viene interrotta la vecchia successione originale; non deriva più dunque dalla generazione carnale del padre, ma dal germe del Salvatore che si è fatto figlio dell`uomo perché noi potessimo essere figli di Dio. Se infatti egli non fosse a noi disceso con tanta umiltà, nessuno sarebbe pervenuto a lui con i propri meriti.
Leone Magno, Sermoni, 26,1-2

La nascita di Cristo non deriva da una necessità, ma dalla potenza di Dio... E` il sacramento del suo amore, che ridona la salvezza agli uomini.
Colui che ha fatto nascere l`uomo da una terra vergine, ha fatto nascere, con la propria nascita, un uomo da un corpo inviolato. La mano che aveva preso della terra per plasmarci, ha voluto assumere essa stessa la carne per rinnovarci. Il Creatore nella creatura e Dio nella carne: è un onore per la creatura senza essere un disonore per il Creatore. Perché, uomo, hai poco valore ai tuoi occhi, mentre sei prezioso agli occhi di Dio? Perché ricerchi da quale materia sei stato tratto e non il senso della tua esistenza? Questa grande dimora che è il mondo visibile non è stata forse costruita per te? Per te la luce scaccia le tenebre che ti circondano, limita la notte e misura il giorno. Per te il cielo si illumina al diverso chiarore del sole, della luna e delle stelle. Per te la terra è cosparsa di fiori, di foreste e di frutti. Per te fu creata così bella la stupefacente varietà degli esseri viventi nell`aria, nel campi e nell`acqua...
Ma il Signore vuole aumentare ancora la tua gloria. Imprime in te la sua immagine, perché questa immagine visibile renda manifesta sulla terra la presenza del Creatore invisibile; ti ha dato il suo posto in questo mondo terrestre perché il grande regno di questo mondo non sia privo di un rappresentante del Signore... E ciò che Dio ha creato in te con la sua potenza, ha avuto la bontà di assumerlo in sé. Ha voluto manifestarsi realmente nell`uomo, nel quale, fino a quel momento, era apparso soltanto in immagine. Ha concesso all`uomo di essere in realtà quello che prima era soltanto per somiglianza...
Per questo, Cristo ha assunto in sé infanzia e ha accettato di essere nutrito; si è inserito nel tempo per instaurare la sola età perfetta, l`età che rimane e che lui stesso aveva fatto. Porta l`uomo perché l`uomo non possa più cadere; colui che egli aveva creato terrestre, ora lo fa divenire celeste. A colui che era vivificato da un`anima umana, dona la vita dello Spirito di Dio; lo trasporta interamente in Dio al punto che non resta più nulla in lui di tutto ciò che era peccato, morte, pena, dolore, di tutto ciò che era puramente terreno, in virtù dei meriti di nostro Signore Gesù Cristo che essendo Dio, vive e regna con il Padre nell`unità dello Spirito Santo, ora e sempre per tutti i secoli dei secoli.
Pietro Crisologo, Sermoni, 148

La nostra fede non consiste nel lasciarci convincere da parole vane, o trasportare dagli impulsi del sentimento, o affascinare da discorsi persuasivi: essa è l`assenso dato alle parole pronunciate per mezzo della potenza divina. Queste parole, Dio le ha consegnate al Verbo, e il Verbo ha parlato per convertire l`uomo dalla sua disobbedienza, non già costringendolo con la violenza a una fede servile, ma lasciandolo pienamente libero di rispondere alla sua chiamata.
Questo Verbo il Padre l`ha mandato nella pienezza del tempo. Non voleva più che egli parlasse attraverso i profeti, o si lasciasse oscuramente intuire nell`annuncio che di lui veniva fatto: gli disse di manifestarsi a viso scoperto perché il mondo, vedendolo, fosse portato al timore di Dio... Sappiamo che il Verbo ha assunto un corpo incarnandosi in una vergine e ha portato il vecchio uomo realizzando in sé la nuova creazione... Sappiamo che egli è veramente uomo, costituito della nostra stessa natura: se non fosse così, invano avrebbe ordinato di imitarlo come maestro. E infatti, se quest`uomo avesse una natura diversa dalla mia, come potrebbe ordinarmi di essere simile a lui, mentre io sono così debole? Dove sarebbero la sua bontà e la sua giustizia? così, per non essere considerato diverso da noi, egli ha sopportato la fatica, ha voluto soffrire la fame e la sete, si è abbandonato al sonno, non si è sottratto al dolore e ha obbedito alla morte manifestando infine la sua risurrezione. In tutto questo egli ha offerto come primizie la propria umanità, perché tu, quando soffri, non ti perda di coraggio, ma, riconoscendoti uomo, aspetti anche tu quello che il Padre ha dato a lui...
Quando conoscerai Dio come egli è, avrai un corpo immortale e incorruttibile come l`anima e giungerai al regno dei cieli. Poiché durante la tua vita sulla terra hai riconosciuto il re celeste, Dio ti farà suo amico ed erede insieme con Cristo: così non sarai più schiavo dei desideri, delle passioni e delle malattie. Infatti sei diventato Dio. I dolori che hai sofferto in quanto uomo, Dio te li ha dati perché sei un uomo; ma tutto quello che è proprio di Dio, lui ha promesso di concedertelo perché tu sei stato divinizzato, reso immortale. «Conosci te stesso» significa dunque: riconosci Dio che ti ha fatto. E` giusto che colui che è chiamato da Dio lo riconosca e sia da lui riconosciuto... Cristo infatti è Dio sopra ogni cosa (cf. Rm 9,5), e ha ordinato che il peccato degli uomini sia lavato, per creare di nuovo il vecchio uomo, che fin dall`inizio, anticipando la realtà, aveva chiamato sua immagine, e per mostrare così la sua tenerezza per te. Se tu obbedisci ai suoi santi comandamenti e se, con la tua bontà, imiti colui che solo è buono, diventerai simile a lui e partecipe della sua grandezza. Dio non è un mendicante, e ha fatto dio anche te per la sua gloria.
Ippolito di Roma, Confutazione di tutte le eresie, 10,33-34

Oh, mi fosse possibile vedere quella mangiatoia in cui un giorno giacque il Signore! Ora noi cristiani, per onorarlo, abbiamo tolto la mangiatoia di creta sostituendola con una d`argento. Ma per me quella che è stata tolta è più preziosa. Al mondo pagano si addice l`oro e l`argento; la fede cristiana preferisce quella mangiatoia di creta. Colui che in essa è nato, disdegna l`oro e l`argento. Io non disprezzo coloro che, per onorarlo, hanno collocato qui la mangiatoia d`argento, come non disprezzo coloro che hanno approntato vasi d`oro per il tempio. Ma io ammiro il Signore che, quantunque creatore del mondo, non nacque tra l`oro e l`argento, ma sulla creta.
Girolamo, Predica sul Natale del Signore

S.CHIARA E IL NATALE


E' la notte di Natale del 1252: Chiara giace inferma nel dormitorio ormai da 27 anni, le sue sorelle sono scese in chiesa a recitare il Mattutino prima della Messa di mezzanotte. Vorrebbe essere con loro a celebrare il Bambino: il silenzio della notte non porta alcun eco nel dormitorio vuoto e freddo e Chiara sospira "Tu nasci, Signore, e mi hai lasciato qui sola". Ma ecco, dalla lontana chiesa di San Francesco udire il canto dei frati che salmeggiano e il suono dell'organo che li accompagna. Chiara ode e vede: l'aria piena di luce, di cori. Ecco, è nato! Nella mangiatoia c'è un bambino, fasciato di luce. E' nato il Signore!
Quando dopo la Messa le monache vanno a trovarla nella notte santa, Chiara le accoglie dicendo: "Benedetto il Signore Gesù, il quale se mi avete abbandonato voi, non mi ha abbandonata! Ho proprio udito per grazia di Cristo tutte quelle cerimonie che nella chiesa di S. Francesco sono state celebrate questa notte e ho visto il presepe del Signore".

Chiara ama meditare il mistero della Natività di Gesù e ne parla nei suoi scritti: Mira, in alto, la povertà di Colui che fu deposto nel presepe avvolto in poveri pannicelli. O mirabile umiltà e povertà che dà stupore! Il Re degli Angeli, il Signore del Cielo e della terra. è adagiato in una mangiatoia! A questa contemplazione affianca la meditazione del Crocefisso povero: Vedi poi, al centro dello specchio, la santa umiltà, e insieme ancora la santa povertà, le fatiche e le pene senza numero ch'Egli sostenne per la redenzione del genere umano. E, in basso, contempla l'ineffabile carità per la quale volle patire sul legno della croce e su di essa morire della morte più infamante. Non mi abbandonerà mai il ricordo di te e si struggerà in me l'anima mia (FF 2904).

AUGURI SCOMODI



di Don Tonino Bello


Carissimi, non obbedirei al mio dovere di vescovo se vi dicessi “Buon Natale” senza darvi disturbo.
Io, invece, vi voglio infastidire. Non sopporto infatti l’idea di dover rivolgere auguri innocui, formali, imposti dalla routine di calendario.
Mi lusinga addirittura l’ipotesi che qualcuno li respinga al mittente come indesiderati.
Tanti auguri scomodi, allora, miei cari fratelli!
Gesù che nasce per amore vi dia la nausea di una vita egoista, assurda, senza spinte verticali
e vi conceda di inventarvi una vita carica di donazione, di preghiera, di silenzio, di coraggio.
Il Bambino che dorme sulla paglia vi tolga il sonno e faccia sentire il guanciale del vostro letto duro come un macigno, finché non avrete dato ospitalità a uno sfrattato, a un marocchino, a un povero di passaggio.
Dio che diventa uomo vi faccia sentire dei vermi ogni volta che la vostra carriera diventa idolo della vostra vita, il sorpasso, il progetto dei vostri giorni, la schiena del prossimo, strumento delle vostre scalate.
Maria, che trova solo nello sterco degli animali la culla dove deporre con tenerezza il frutto del suo grembo, vi costringa con i suoi occhi feriti a sospendere lo struggimento di tutte le nenie natalizie, finché la vostra coscienza ipocrita accetterà che il bidone della spazzatura, l’inceneritore di una clinica diventino tomba senza croce di una vita soppressa.
Giuseppe, che nell’affronto di mille porte chiuse è il simbolo di tutte le delusioni paterne, disturbi le sbornie dei vostri cenoni, rimproveri i tepori delle vostre tombolate, provochi corti circuiti allo spreco delle vostre luminarie, fino a quando non vi lascerete mettere in crisi dalla sofferenza di tanti genitori che versano lacrime segrete per i loro figli senza fortuna, senza salute, senza lavoro.
Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tranquillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consumano ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbricano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo sterminio della fame.
I Poveri che accorrono alla grotta, mentre i potenti tramano nell’oscurità e la città dorme nell’indifferenza, vi facciano capire che, se anche voi volete vedere “una gran luce” dovete partire dagli ultimi.
Che le elemosine di chi gioca sulla pelle della gente sono tranquillanti inutili.Che le pellicce comprate con le tredicesime di stipendi multipli fanno bella figura, ma non scaldano. Che i ritardi dell’edilizia popolare sono atti di sacrilegio, se provocati da speculazioni corporative.
I pastori che vegliano nella notte, “facendo la guardia al gregge ”, e scrutano l’aurora,
vi diano il senso della storia, l’ebbrezza delle attese, il gaudio dell’abbandono in Dio.
E vi ispirino il desiderio profondo di vivere poveri che è poi l’unico modo per morire ricchi.
Buon Natale! Sul nostro vecchio mondo che muore, nasca la speranza.

Perché Esiste il Natale?


di Marco deFelice

In questi giorni si festeggia il Natale. Tanti impegni, tanti addobbi, una cena speciale, spese e regali. In mezzo a tutte le faccende, ti sei fermato a considerare perché celebriamo il Natale?
Certamente molti sanno che il Natale è il ricordo della nascita di Gesù Cristo. Ma non tutti sanno perché Gesù nacque; non sanno che non solo nacque, ma Gesù venne dal cielo al mondo per compiere un’opera. Quindi, il Natale ricorda l’arrivo di Gesù nel mondo, l’inizio della sua missione. Qual era la missione di Gesù, e cosa c’entra con te, caro lettore? Troviamo le risposte a queste domande nella Parola di Dio. Prendiamo alcuni minuti insieme per scoprire quello che Dio ci dichiara in essa.


Mandato per perdonare i peccati, per salvare
Diversamente da ogni altro uomo, Gesù non iniziò ad esistere al momento della sua concezione. Invece, Gesù Cristo è sempre esistito, dall’eternità passata, in cielo. Egli è stato mandato nel mondo per compiere una missione. Da secoli Dio aveva annunciato la venuta di Gesù Cristo nel mondo, e l’opera che avrebbe compiuto.
Poco prima della nascita di Gesù, Dio mandò un angelo a Giuseppe per annunciargli di prendere Maria come moglie, nonostante ella fosse già incinta di Gesù. Nota ciò che l’angelo dichiara in merito a quale sarebbe stata l’opera principale di Gesù.
“Ma, mentre rifletteva su queste cose, ecco che un angelo del Signore gli apparve in sogno, dicendo: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria come tua moglie, perché ciò che è stato concepito in lei è opera dello Spirito Santo. Ed ella partorirà un figlio e tu gli porrai nome Gesù, perché egli salverà il suo popolo dai loro peccati”.” (Matteo 1:20-21)
L’opera principale di Gesù era di salvare dai peccati. Vediamo questo anche nel vangelo di Luca, dove Dio ci spiega che mandò Giovanni, il Battista, per annunciare l’arrivo di Cristo. Alla nascita di Giovanni, suo padre profetizzò del ruolo che Giovanni avrebbe avuto, e nota bene, di quello che il Signore (Gesù Cristo) avrebbe offerto al popolo.
“E tu, o piccolo bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo, perché tu andrai davanti alla faccia del Signore a preparare le sue vie, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza, nel perdono dei loro peccati;” (Luca 1:76-77)
Gesù è venuto nel mondo per provvedere la possibilità del perdono dei peccati.


Come ha compiuto questo?
Però, come sarebbe stato compiuto questo? In che modo Gesù poteva offrire il perdono dei peccati?
Gesù spiegava ai suoi discepoli ripetutamente quello che doveva fare per compiere la sua missione di provvedere il perdono dei peccati. Ascolta quello che dichiarava Gesù:
“Da quel momento Gesù cominciò a dichiarare ai suoi discepoli che era necessario per lui andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, essere ucciso e risuscitare il terzo giorno.” (Matteo 16:21)
“Poi cominciò a insegnare loro che era necessario che il Figlio dell’uomo soffrisse molte cose, fosse riprovato dagli anziani dai capi dei sacerdoti e dagli scribi e fosse ucciso, e dopo tre giorni risuscitasse.” (Marco 8:31)
Per poter provvedere il perdono dei peccati, era necessario che Gesù fosse ucciso e che risuscitasse. I suoi discepoli non capirono subito questa verità. Anzi, fino ai giorni immediatamente seguenti la morte di Gesù, i discepoli non l’avevano ancora compreso. Il giorno della sua risurrezione, Gesù apparve a due dei discepoli, e spiegò loro che era stato necessario che Lui morisse e risuscitasse, e che questo era già stato predetto da secoli nelle Scritture.
“Allora egli disse loro: “O insensati e tardi di cuore a credere a tutte le cose che i profeti hanno detto! Non doveva il Cristo soffrire tali cose, e così entrare nella sua gloria?”.” (Luca 24:25-26)
“Poi disse loro: “Queste sono le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: che si dovevano adempiere tutte le cose scritte a mio riguardo nella legge di Mosé, nei profeti e nei salmi”. Allora aprì loro la mente, perché comprendessero le Scritture, e disse loro: “Così sta scritto, e così era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti il terzo giorno” (Luca 24:44-46)
Perciò, per poter compiere la sua missione di provvedere il perdono dei peccati, era necessario che il Cristo soffrisse, ossia, morisse, e poi risuscitasse vittorioso: questo era lo scopo della Sua venuta sulla terra, il significato del Natale. Cristo è nato per morire sulla croce. Non vi è stato messo per caso, né era semplicemente una conseguenza del comportamento malvagio dei capi dei Giudei o di Pilato. Era tutto prestabilito da Dio. Era tutto necessario. Perché era necessario? In che senso era necessario? E poi, cosa c’entra con TE? Dio ci dà la vera risposta, scritta in modo chiaro nella Parola di Dio.


Il salario del peccato
Per capire perché era necessario che Gesù morisse sulla croce, e risuscitasse, per poterci dare il perdono dei nostri peccati, dobbiamo prima sapere che Dio ha stabilito che dopo la morte, ogni persona sarà giudicata perché sia stabilito il suo destino eterno.
“E come è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e dopo ciò viene il giudizio,” (Ebrei 9:27)
Abbiamo solo il tempo che Dio ci lascia vivere su questa terra, pochi o tanti anni che siano, per prepararci a questo giudizio. Dopo sarà troppo tardi.
Perché Dio ci giudicherà? Saremo giudicati per i nostri peccati. La Parola di Dio ci annuncia il salario del peccato, ovvero come Dio punirà coloro che sono peccatori.
La condanna per il peccato è la morte: il salario del peccato è la morte (Romani 6:23)
Questo non si riferisce alla morte fisica, a cui ogni uomo è soggetto, bensì alla morte spirituale, vale a dire, la separazione eterna da Dio. Questa viene comunemente chiamata inferno. L’inferno descrive lo stato di essere eternamente respinti dalla presenza di Dio. Leggiamo un altro brano dalla Parola di Dio che parla di questo.
“…il Signore Gesù Cristo apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono all’evangelo del Signor nostro Gesù Cristo. Questi saranno puniti con la distruzione eterna, lontani dalla faccia del Signore e dalla gloria della sua potenza,” (2Tessalonicesi 1:7-9)
Dio è la fonte di ogni gioia e ogni benedizione; essere separato da Dio sarà un terribile tormento. Sarà un’eterna rovina. Gesù descrive quest’avvenimento quando parla del giorno del Giudizio.
“Ora, quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i santi angeli, allora si siederà sul trono della sua gloria. E tutte le genti saranno radunate davanti a lui; ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri. E metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il Re dirà a coloro che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo.” “Allora egli dirà ancora a coloro che saranno a sinistra: Andate via da me maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e per i suoi angeli.” (Matteo 25:31-34,41)
Coloro che saranno condannati al giudizio finale saranno mandati in un luogo di tormento eterno, qui chiamato fuoco eterno.


Chi è un peccatore?
Allora, caro lettore, ci sarà un giudizio, e i peccatori saranno condannati all’inferno, ad un tormento eterno, ovvero, alla separazione eterna da Dio. Coloro che sono peccatori sono sotto il giudizio di Dio, e hanno bisogno di ricevere il perdono.
A questo punto, dobbiamo chiederci: secondo il metro di giudizio di Dio (e importa solamente il suo) chi è un peccatore? Di nuovo, Dio ci dà la risposta a questa domanda nella Sua Parola:
“poiché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio,” (Romani 3:23)
“Non c’è alcun giusto, neppure uno.” (Romani 3:10)
Secondo il metro di Dio, ogni persona è un peccatore. Ogni persona è colpevole. Questo perché il giudizio di Dio non è come il giudizio imperfetto che spesso gli uomini esercitano. Dio non fa un confronto fra il bene e il male che una persona ha compiuto. Dio esige un’ubbidienza totale alla sua santa legge. Chi disubbidisce in poche cose è colpevole, così come chi disubbidisce in molte cose è colpevole. Entrambi sono peccatori. Leggiamo un brano che spiega questo.
“Chiunque infatti osserva tutta la legge, ma viene meno in un sol punto, è colpevole su tutti i punti. Difatti, colui che ha detto: “Non commettere adulterio”, ha anche detto: “Non uccidere”. Per cui se tu non commetti adulterio ma uccidi, sei trasgressore della legge.” (Giacomo 2:10-11)
Troppo spesso l’uomo immagina che la sua condizione davanti al Giudice sia buona perché sta valutandosi con un metro di riferimento che gli fa comodo, a sua misura. Invece, quando consideriamo il metro di giustizia che Dio userà, un metro molto rigido perché rispecchia la santità di Dio, scopriamo che in realtà, siamo tutti grandi peccatori, colpevoli davanti a Dio. Allora, caro lettore, anche TU sei colpevole, sotto la condanna di Dio.


Non per buone opere
Siamo tutti colpevoli - questo è il chiaro messaggio della Parola di Dio. Allora, quello che ci serve, e disperatamente (perché la nostra eternità dipende da ciò) è che sia tolta la nostra condanna. Possiamo fare noi qualcosa per togliere la nostra colpa? È possibile che un grande impegno religioso, o di bontà verso gli altri, da parte nostra, possa bastare? Cioè, tante buone opere, in ubbidienza alla legge di Dio, basterebbero? Ascoltiamo ciò che Dio dichiara per quanto riguarda l’essere giustificati (cioè, resi non più colpevoli) per mezzo delle buone opere.
“Or noi sappiamo che tutto quello che la legge dice, lo dice per coloro che sono sotto la legge, affinché ogni bocca sia messa a tacere e tutto il mondo sia sottoposto al giudizio di Dio, perché nessuna carne sarà giustificata davanti a lui per le opere della legge; mediante la legge infatti vi è la conoscenza del peccato.” (Romani 3:19-20)
“sapendo che l’uomo non è giustificato per le opere della legge ma per mezzo della fede in Gesù Cristo, abbiamo creduto anche noi in Cristo Gesù, affinché fossimo giustificati mediante la fede di Cristo e non mediante le opere della legge, poiché nessuna carne sarà giustificata per mezzo della legge.” (Galati 2:16)
Il chiaro messaggio di Dio è che il nostro migliore impegno di ubbidire alla legge di Dio, e tutte le buone opere che potremmo compiere, non basteranno a salvarci. Quindi, è impossibile per l’uomo salvare se stesso. Per quanto uno può impegnarsi a fare del bene, non può togliere il proprio peccato. Siamo tutti nella stessa condizione. Nessun uomo, religioso o meno, può salvare se stesso, né può salvare altri. Ognuno è colpevole per conto suo.


Perciò siamo perduti, senza modo di salvarci
Allora, la cattiva ma vera notizia è che siamo tutti peccatori, tutti colpevoli, tutti sotto la condanna di Dio. Anche se da oggi in poi potessimo smettere completamente di peccare (e non siamo capaci di farlo), ciò non toglierebbe la colpa per tutti i nostri peccati già commessi. Siamo perduti, sotto condanna eterna, e abbiamo bisogno di un Salvatore.
Ciò che ci serve è un sostituto, qualcuno che potrebbe prendere il nostro posto, prendere la nostra condanna, e perciò liberarci dalla colpa, e salvarci dalla condanna eterna. Però, come abbiamo visto, nessun uomo può fare questo, perché tutti sono peccatori.
Ciò che era impossibile per noi uomini, Dio l’ha compiuto. Gesù Cristo, che era già Dio, è diventato uomo per morire al posto dei peccatori, per poterci offrire il perdono e la salvezza.
Solo Gesù poteva morire al posto dei peccatori, perché solo Gesù non aveva mai peccato. Leggiamo alcuni brani che parlano di questo.
“Poiché egli (Dio Padre) ha fatto essere peccato per noi colui (Gesù Cristo) che non ha conosciuto peccato, affinché noi potessimo diventare giustizia di Dio in lui.” (2Corinzi 5:21)
“(Gesù) ha dato se stesso per i nostri peccati, per sottrarci dalla presente malvagia età secondo la volontà di Dio, nostro Padre,” (Galati 1:4)
“così anche Cristo, dopo essere stato offerto una sola volta per prendere su di sé i peccati di molti, apparirà una seconda volta senza peccato a coloro che lo aspettano per la salvezza.” (Ebrei 9:28)
Il sacrificio di Gesù al posto dei peccatori era l’unico modo possibile di salvarli. Questo perché la Giustizia di Dio è tale che Egli non può chiudere gli occhi sul nostro peccato. La sua Santità richiede che il peccato sia punito pienamente. Essendo ogni uomo un peccatore, è impossibile per l’uomo salvare se stesso. Perciò, l’unica possibilità era che Dio provvedesse un Sostituto, che prendesse su di sé la condanna al posto dell’uomo peccatore, un Innocente che morisse al posto dei colpevoli. Questa era l’unica possibilità per salvare gli uomini. Questo è ciò che ha fatto Gesù, morendo sulla croce, e poi risuscitando.
Ecco perché Gesù dichiarava ai suoi discepoli: Da quel momento Gesù cominciò a dichiarare ai suoi discepoli che era necessario per lui andare a Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, essere ucciso e risuscitare il terzo giorno. (Matteo 16:21)
Era necessario poiché non c’era altro modo perché l’uomo potesse essere salvato. La morte di Gesù era il piano di Dio per la salvezza degli uomini. QUESTA è la ragione per cui c’è un Natale. Gesù Cristo è nato per morire sulla croce come sostituto per gli uomini peccatori, per provvedere la salvezza. Tramite Gesù, allora, c’è l’offerta di pieno perdono, e la vera salvezza. Tramite Gesù Cristo l’uomo può essere perdonato e riconciliato con Dio.
Ora possiamo capire perché Gesù Cristo è venuto al mondo come uomo. Ora possiamo capire ciò che voleva dire l’annuncio dell’angelo che dichiarava: “Egli salverà il suo popolo dai loro peccati.” Ora possiamo leggere e capire le parole di Cristo quando dichiara: Io non sono venuto a chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori. (Luca 5:32) Gesù è venuto per chiamare i peccatori a ravvedimento, per salvarli. Gesù è venuto per offrire la salvezza.


Chi riceve questa salvezza?
Abbiamo visto che tutti sono peccatori, colpevoli, sotto la condanna di Dio. Perciò, anche TU, caro lettore, sei colpevole. Anche TU sei sotto la condanna di Dio.
Abbiamo visto inoltre che Gesù è morto per pagare la condanna del peccato, per offrire il perdono, e la salvezza eterna.
Arriviamo ora alla domanda più importante della vita: chi riceve questo perdono? Tutti? Pochi? Che cosa bisogna fare per ricevere questo perdono? Ovvero, come si può essere salvati? Saranno tutti salvati, e quindi, non c’è da preoccuparsi, oppure, saranno in pochi?
Consideriamo una cosa alla volta. Amico, questo è l’argomento più importante della tua vita, perché da questo dipende tutta la tua eternità. Infatti, Gesù dichiara:
“Che gioverà infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua? O che cosa potrebbe dare l’uomo in cambio dell’anima sua?” (Marco 8:36-37)
La cosa più importante in assoluto è l’eterna salvezza della tua anima. Se sarai perduto, condannato al tormento eterno per tutta l’eternità, ossia, se perdi l’anima tua, che importerebbe se pure dovessi guadagnare tutto il mondo?
Allora, t’invito a considerare attentamente le chiare affermazioni della Parola di Dio per capire chi sarà salvato, e come.


Non tutti saranno salvati
La prima cosa da capire a questo punto è che non tutti saranno salvati. Addirittura, Gesù stesso, Colui che giudicherà il mondo, dichiara che pochi saranno salvati.
“Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono coloro che entrano per essa. Quanto stretta è invece la porta e angusta la via che conduce alla vita! E pochi sono coloro che la trovano!” (Matteo 7:13-14)
“Or un tale gli chiese: “Signore, sono pochi coloro che si salvano?”. Egli disse loro: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché vi dico che molti cercheranno di entrare e non potranno. Una volta che il padrone di casa si è alzato ed ha chiuso la porta, voi allora, stando di fuori, comincerete a bussare alla porta dicendo: Signore, Signore, aprici ma egli, rispondendo, vi dirà: ”Io non so da dove venite". Allora comincerete a dire: “Noi abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza, e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli dirà: “Io vi dico che non so da dove venite, via da me voi tutti operatori d’iniquità Lì sarà pianto e stridor di denti, quando vedrete Abrahamo, Isacco, Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, mentre voi ne sarete cacciati fuori.” (Luca 13:23-28)
Siccome è Gesù Cristo, Colui che giudicherà il mondo, a dichiarare che ci saranno pochi salvati, questo è un fatto sicuro.


Come puoi essere fra i salvati?
Visto che non tutti saranno salvati, e quindi, visto che la salvezza non si ha automaticamente, la domanda dalla quale dipende la tua eternità è: cosa devi fare per essere salvato? Secondo quello che abbiamo letto prima, se non riceviamo il perdono, il Natale di Gesù non ci serve a nulla. Addirittura, senza il perdono e quindi la salvezza, il Natale ricorda la nascita di Colui che ti giudicherà.
La Buona Notizia del Vangelo è che sì, siamo colpevoli, però, Dio ha provveduto un modo per darci il perdono e la salvezza, la vita eterna, per mezzo del sacrificio di Gesù Cristo. Ascoltiamo ciò che la Parola di Dio spiega per quanto riguarda come si riceve questo perdono e questa salvezza.
“Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.” (Giovanni 3:16)
“In verità, in verità vi dico: Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna, e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita.” (Giovanni 5:24)
“Così sta scritto, e così era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti il terzo giorno e che nel suo nome si predicasse il ravvedimento e il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme.” (Luca 24:46-47)
“Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Ravvedetevi e credete all’evangelo.” (Marco 1:15)
“dichiarando solennemente ai Giudei e ai Greci la necessità della conversione a Dio e della fede nel Signor nostro Gesù Cristo.” (Atti 20:21)
Leggendo tanti, tanti altri brani, troviamo la stessa verità. Si ottiene il dono della salvezza per mezzo del ravvedimento e della fede. Servono entrambi.
Allora, che cos’è il ravvedimento, e cos’è la fede che Dio intende?


Il ravvedimento
La parola ravvedersi vuol dire tornare indietro, ovvero cambiare completamente modo di pensare. Indica quindi riconoscere di cuore che finora la tua vita è stata contraria a quello che Dio comanda. Vuol dire riconoscere che finora sei un peccatore. Vuol dire riconoscerti peccatore, sotto condanna, e odiare il tuo peccato, perché esso ti separerà da Dio.
In parole semplici, ravvedersi vuol dire voltare le spalle ai propri peccati e volgersi verso Gesù Cristo.
Giovanni Battista predicava il ravvedimento. Quando venivano da lui tante persone dicendo di essersi ravvedute, egli dichiarava: fate dunque dei frutti degni del ravvedimento. (Matteo 3:8) Il vero ravvedimento non è un atto religioso esterno, ma un vero cambiamento di cuore, che produrrà un cambiamento di vita.


La fede
Il ravvedimento è un lato della moneta. L’altro lato è la fede. Cos’è la vera fede che salva? Quale fede intende Dio quando ci chiama a credere in Gesù Cristo? Ovviamente, non la fede che hanno tanti, perché Gesù dichiara che saranno pochi i salvati. La fede dei tanti è un semplice credere nei fatti. Anche i demoni credono nei fatti che riguardano Dio e Cristo Gesù. “Tu credi che c’è un solo Dio. Fai bene; anche i demoni credono e tremano.” (Giacomo 2:19)
Nel Vangelo di Giovanni, Dio ci aiuta a capire cos’è la vera fede che salva. Giovanni 1:1-3 spiega che “la Parola” è Dio, il Creatore di tutto e la vita e la luce del mondo. Essendo Creatore, Egli è il Sovrano Dio su tutto e su tutti, e tutti devono rispondere a Lui quale Creatore. Poi nei versi 10-12, leggiamo che “la Parola” è venuta nel mondo. Cioè, Dio è diventato carne, è diventato uomo, Gesù Cristo. Però gli uomini non l’hanno ricevuto. Ovvero non hanno ricevuto Gesù come il loro sovrano Dio. Erano ben disposti a riceverLo come un grande profeta. Erano ben pronti a riceverLo come un grande uomo che poteva compiere dei miracoli molto utili a loro. Potevano riceverLo come un grande maestro. Però non l’hanno ricevuto come il loro sovrano, Creatore Dio.
Però alcuni hanno riconosciuto e ricevuto Gesù come Dio stesso. Notiamo ciò che è successo a queste persone. Leggiamo in Giovanni 1: ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma sono nati da Dio. (Giovanni 1:12-13)
Chi ha ricevuto Gesù come il proprio sovrano Dio, è diventato un figlio di Dio. Il versetto stesso spiega che ricevere Gesù in questo modo è il vero senso di “credere”. Perciò, quando la Parola di Dio dichiara che per ricevere il perdono e la salvezza, bisogna ravvedersi e credere in Gesù Cristo, vuol dire riconoscerLo come Dio, e riceverLo personalmente come il sovrano Dio e Salvatore della tua vita.


Come si può avere questa fede?
Avendo capito questo, è naturale chiedere: allora, chi può avere questa fede? È solo un dono, che arriva automaticamente ad alcuni, e ad altri no? Oppure c’è qualcosa che si può fare per ottenere questa fede? Da dove viene questa fede?
Di nuovo la Parola di Dio ci fornisce la risposta a questa domanda: La fede dunque viene dall’udire, e l’udire viene dalla parola di Dio. (Romani 10:17)
La vera fede viene dall’ascolto della Parola di Cristo, ovvero dalle Sacre Scritture.
Se vuoi la salvezza, hai bisogno della vera fede. Per avere la vera fede, hai bisogno delle verità che trovi nella Parola di Dio. Come diceva Gesù: Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché vi dico che molti cercheranno di entrare e non potranno. (Luca 13:24) Sforzati di farlo. Hai davanti a te la tua eternità. Solo in questa vita puoi ricevere il perdono e la salvezza, perché dopo ci sarà il giudizio. Sforzati di entrare nel regno di Dio. Prendi in mano la Parola di Dio e leggi ciò che Dio ci dichiara. Ascolta il tuo Creatore! Tramite l’ascolto della Parola di Dio, puoi avere la vera fede.


Chi può celebrare il Natale?
Torniamo ora al discorso del Natale. Chi ha un vero motivo di celebrare la nascita di Gesù? Solamente coloro che hanno veramente Gesù Cristo come Salvatore e Signore. Gesù Cristo sarà il Giudice del mondo. Egli dichiarerà una sentenza di condanna eterna ai molti. Ed Egli dichiarerà una sentenza di vita eterna ad alcuni.
Prendi in mano la Parola di Dio, ascolta Dio, con tutto il tuo cuore, affinché tu possa avere la fede per ricevere il perdono e la salvezza eterna. Non rimandare. Allora avrai anche tu la vera ragione per celebrare il Natale, che ricorda la venuta di Gesù Cristo nel mondo per salvare peccatori. Non c’è dono più meraviglioso che ricevere il vero perdono e diventare veramente un figlio di Dio, amato e curato per l’eternità da Dio.
Gesù Cristo è venuto sulla terra per salvare i peccatori dalla condanna eterna, per essere il loro sovrano Dio e Signore. Riconosci di essere un peccatore, sotto la condanna di Dio, e vuoi questo perdono? Vuoi Gesù Cristo come il tuo Salvatore e Signore?

RALLEGRATEVI, IL SIGNORE E' VICINO!


di Pd Raniero Cantalamessa


Partiamo per la nostra riflessione dalla frase con la quale Gesú, nel vangelo, rassicura i discepoli di giovanni Battista circa la propria messianicità: "Ai poveri è annunciato un lieto messaggio". Il vangelo è un messaggio di gioia: questo proclama la liturgia della terza domenica di Avvento che, dalle parole di Paolo nell'antifona di ingresso, ha preso il nome di domenica Gaudete, rallegratevi, cioè domenica della gioia. La prima lettura, tratta dal profeta Isaia, è tutt'un inno alla gioia: "Si rallegrino il deserto e la terra arida...Si canti con gioia e con giubilo... Felicità perenne splenderà sul loro capo; gioia e felicità li seguiranno e fuggiranno tristezza e pianto".Tutti vogliono essere felici. Se potessimo rappresentarci visivamente l'intera umanità, nel suo movimento più profondo, vedremmo una folla immensa intorno a un albero da frutto, ergersi sulla punta dei piedi e protendere disperatamente le mani, nello sforzo di cogliere un frutto che però sfugge a ogni presa. La felicità, ha detto Dante, è "quel dolce pomo che per tanti rami / cercando va la cura dei mortali": quel dolce frutto che l'uomo cerca tra i rami della vita.Ma se tutti cerchiamo la felicità, perché così pochi sono veramente felici e anche quelli che lo sono lo sono per così poco tempo? Io credo che la ragione principale è che, nella scalata alla vetta della felicità, sbagliamo versante, scegliamo un versante che non porta alla vetta. La rivelazione dice: "Dio è amore"; l'uomo ha creduto di poter rovesciare la frase e dire: "L'amore è Dio!" (l'affermazione è di Feuerbach). La rivelazione dice: "Dio è felicità"; l'uomo inverte di nuovo l'ordine e dice: "La felicità è Dio!" Ma cosa avviene in questo modo? Noi non conosciamo in terra la felicità allo stato puro, come non conosciamo l'amore assoluto; conosciamo solo frammenti di felicità, che si riducono spesso a ebbrezze passeggere dei sensi. Quando perciò diciamo: "La felicità è Dio!", noi divinizziamo le nostre piccole esperienze; chiamiamo "Dio" l'opera delle nostre mani, o della nostra mente. Facciamo, della felicità, un idolo. Questo spiega perché chi cerca Dio trova sempre la gioia, mentre chi cerca la gioia non sempre trova Dio. L'uomo si riduce a cercare la felicità per via di quantità: inseguendo piaceri ed emozioni via via più intensi, o aggiungendo piacere a piacere. Come il drogato che ha bisogno di dosi sempre maggiori, per ottenere lo stesso grado di piacere.Solo Dio è felice e fa felici. Per questo un salmo esorta: "Cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore" (Sal 4). Con lui anche le gioie della vita presente conservano il loro dolce sapore e non si trasformano in angosce. Non solo le gioie spirituali, ma ogni gioia umana onesta: la gioia di veder crescere i propri figli, del lavoro felicemente portato a termine, dell'amicizia, della salute ritrovata, della creatività, dell'arte, della distensione a contatto con la natura. Solo Dio ha potuto strappare dalle labbra di un santo il grido: "Basta, Signore, con la gioia; il mio cuore non può contenerne più!". In Dio si trova tutto quello che l'uomo è solito associare alla parola felicità e infinitamente di più, poiché "occhio non vide, orecchio non udì, né mai salì in cuore di uomo quello che Dio tiene preparato per coloro che lo amano" (cfr.1 Cor 2,9).È ora di cominciare a proclamare con più coraggio il "lieto messaggio" che Dio è felicità, che la felicità -non la sofferenza, la privazione, la croce- avrà l'ultima parola. Che la sofferenza serve solo a rimuovere l'ostacolo alla gioia, a dilatare l'anima, perché un giorno possa accoglierne la misura più grande possibile.

GESU' STA' TORNANDO


Di David Wilkerson (4 Ottobre 2004 )


Questo grido: “Gesù sta tornando” si sente poco oggi nella chiesa. Non mi ricordo l’ultima volta che ho sentito un messaggio sulla venuta del Signore. Come risultato, quando guardo il corpo di Cristo, vedo poche aspettative del ritorno imminente del Signore. Purtroppo, soltanto pochi servitori pii sembrano bramare ed attendere la Sua apparizione.
Infatti, c’è una nuova idea su questo argomento fra molti cristiani. Il pensiero è: “Gesù non sta tornando. Ce lo siamo sentiti dire da anni ormai. Di tutte le profezie che devono essere adempiute prima del suo ritorno, solo poche sono giunte a compimento. Perché dovremmo aspettare la sua apparizione? Tutto continua ad essere come era prima”.
La Bibbia avverte su questo modo di pensare. Pietro disse che negli ultimi giorni sarebbero venuti degli schernitori, che avrebbero preso in giro il messaggio del ritorno di Cristo: “Sappiate questo, prima di tutto: che negli ultimi giorni verranno schernitori beffardi, i quali si comporteranno secondo i propri desideri peccaminosi e diranno: «Dov'è la promessa della sua venuta? Perché dal giorno in cui i padri si sono addormentati, tutte le cose continuano come dal principio della creazione»” (2 Pietro 3:3-4).
Incredibilmente, molti sono terrorizzati all’idea di un imminente ritorno di Cristo. Il solo pensiero che la loro vita debba giungere al termine, e che dovranno affrontare il giorno del giudizio, per loro è così terrorizzante che lo scacciano semplicemente dalla mente. Come potrebbe essere vera una cosa del genere per dei credenti, vi chiederete. Secondo Pietro, le loro vite sono dettate dalla concupiscenza: “camminano secondo i loro desideri peccaminosi” (3:3).
Pensate a quello che sta dicendo Pietro. Se nascondi un peccato, non vuoi avere niente a che fare con questo messaggio del ritorno di Cristo. L’idea che Gesù possa ritornare e giudicarti è il pensiero più terribile che ogni peccatore possa avere. Così hai preso in giro l’idea di dover comparire davanti a Dio con le tue concupiscenze, dovendogli rendere conto.
Il messaggio di Pietro per noi è chiaro: “Ecco cosa c’è dietro la frivolezza sul ritorno di Cristo: una derisione della legge di Dio. È un odio per la Bibbia, un disprezzo per i Dieci Comandamenti, una denigrazione del messaggio evangelico. È questa la causa dell’illegalità, l’ostentazione del peccato, l’impotenza della chiesa. I beffeggiatori stanno predicando un nuovo messaggio: ‘Cristo non sta tornando. Non c’è il Giudizio Universale. Tutte le cose continuano come sempre, da anni. Non dovete avere paura del Giorno del Giudizio’”.
Proprio come profetizzò Pietro, questi beffeggiatori esistono anche oggi. E non stanno deridendo la legge della terra. Si prendono gioco della legge di Dio. Lo vediamo nell’infrangersi dell’istituzione del matrimonio fra uomo e donna. Il loro obiettivo non è la Costituzione, ma la Parola di Dio. E questi beffardi sono nei posti più altolocati: nel Congresso, nelle corti supreme, nelle università e nelle scuole, e persino nei seminari biblici.
A causa di questa illegalità rampante, le persone sono state piagate da una cecità caparbia. Si può sentire i beffardi dire: “Tutte le cose continuano come al solito. Il sole sorgerà anche domani, le stagioni andranno e verranno. Tutti gli avvertimenti che abbiamo udito in passato non sono ancora avvenuti. Perciò, non vi fate disturbare da nulla. Indulgete e godetevi la vita. Fate tutto quello che vi piace”.
Devo scuotere il capo a tutto questo. Come si può dire oggi che le cose continuano ad essere come sempre? Pensate all’assurdità di questa affermazione, in questi tempi orrendi. I terroristi hanno distrutto le Torri Gemelle a New York. Hanno fatto saltare in aria la fermata di una metropolitana in Spagna. E stanno decapitando persone in Medio Oriente.
È sempre stato detto che un genocidio di massa come l’Olocausto non sarebbe più avvenuto ai giorni nostri. Eppure 700.000 Ruandesi innocenti sono stati massacrati da loro connazionali nel giro di qualche mese. L’AIDS sta uccidendo milioni di persone in Africa, in Cina, in India e in altre nazioni. Paesi furbi con la bomba ad idrogeno tengono in ostaggio il resto del mondo. E c’è un forte aumento di nuove malattie mortali, come la SARS e l’Ebola, che consuma la carne di una persona nel giro di qualche settimana.
“Tutto è come prima”? E’ un’ignoranza bella e buona. Dovrebbe essere chiaro ad ogni miscredente che il Signore sta scuotendo tutto ciò che può essere scosso. E ciò che avverrà nel prossimo futuro è così orrendo persino a pensarci.
Eppure, mentre accadono tutte queste cose, è all’opera sulla terra una potenza invisibile ed incredibile. È una potenza che nessun uomo può evadere né ignorare. Sto parlando della potenza dello Spirito Santo. Egli è l’amministratore di Cristo sulla terra. È stato mandato per rafforzare il giusto e convincere il mondo di peccato, giustizia e giudizio.
Lo Spirito Santo sa esattamente perché Gesù non è ancora tornato. È perché il nostro Signore è longanime. È paziente verso i peccatori, perché vuole che nessuno perisca. Nella sua misericordia, sta aspettando che anche il peccatore più vile si penta. E per questa ragione, lo Spirito Santo non smetterà di svolgere il suo compito. Lo potrai beffare o cercare di farlo andare via, ma lo Spirito viene e ritorna ancora, convincendo di peccato e rivelando la verità di Cristo.

IL RITORNO DI CRISTO: SIAMO PRONTI ?


(1 Tessalonicesi 5:1-11)
di Marco deFelice

Nel brano di 4:13-18, Paolo ci ha insegnato vari fatti importanti che riguardano quel che succede ai credenti che muoiono prima del ritorno di Cristo, e cosa succederà quando Gesù ritornerà. Nel brano che vogliamo considerare oggi, capitolo 5:1-11, Paolo spiega come la realtà del ritorno di Cristo dovrebbe trasformare il modo in cui viviamo. Ci esorta a vivere alla luce del ritorno di Cristo.

Sarà senza preavviso
La Bibbia parla moltissimo del ritorno di Cristo per giudicare il mondo, sia nell'AT che nel NT. Però, Dio NON rivela QUANDO Cristo ritornerà. Egli ci chiama ad essere sempre pronti. È inutile parlare di una data.Tenendo questo in mente, leggiamo 1 Tessalonicesi 5:1,2.
1 Quanto poi ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; 2 perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del Signore verrà come viene un ladro nella notte. (1 Tessalonicesi 5:1-2)
Il punto qui è chiaro: non c'è bisogno che vi scriva riguardo a una data, perché voi stessi sapete molto bene che il giorno del SIGNORE verrà senza preavviso, come un ladro viene senza preavviso. È inutile parlare di quando verrà, la cosa importante è sapere che quel giorno arriverà sicuramente.

le conseguenze per chi non è già salvato
Quando Cristo ritornerà, i non credenti non saranno pronti. Il versetto 3 ci spiega come sarà l'arrivo di Cristo per loro.
"Quando diranno: pace e sicurezza, allora una rovina improvvisa verrà loro addosso, come le doglie alla donna incinta; e non scamperanno."
Tante persone non credono veramente che Cristo ritornerà per giudicare il mondo, e perciò, non hanno timore di Dio. Si sentono in pace e tranquilli per quanto riguarda il giudizio finale, non perché sanno di essere pronti, ma perché non credono che ci sarà, o non credono che il metro di Dio sarà tanto difficile da superare. Vediamo questo stesso atteggiamento nell'AT quando Dio stava per giudicare Israele e poi Giuda. Egli li aveva avvertiti tante volte tramite i profeti che avrebbe mandato il giudizio. Ma essi non credevano, e quando arrivò quel terribile giorno, se ne stavano in pace e tranquillità.La situazione oggi è uguale. Dio ci dichiara che Gesù Cristo ritornerà per giudicare il mondo. Però, le persone non credono. Non temono il giudizio. Credono di essere al sicuro. Perciò, quando Cristo arriverà, sarà una rovina improvvisa per loro. Sarà una rovina terribile, eterna e totale.In 2 Tess. 1:7-9, impariamo in cosa consisterà:
7 ... quando il Signore Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, 8 in un fuoco fiammeggiante, per far vendetta di coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono al vangelo del nostro Signore Gesù. 9 Essi saranno puniti di eterna rovina, respinti dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza.

Al ritorno di Cristo, i non salvati saranno respinti eternamente dalla presenza del Signore e dalla gloria della sua potenza. La porta del cielo sarà chiusa per sempre a loro.
1 Tessalonicesi 5:3 ci fa capire che non ci sarà scampo in quel giorno. Al momento della morte, o al momento del ritorno di Cristo per chi sarà ancora in vita, la porta alla salvezza sarà chiusa. Non ci sarà alcun modo di chiedere misericordia, non ci sarà modo di chiedere un'altra possibilità. Chi non sarà già dentro, resterà fuori, respinto per sempre dalla presenza del Signore.
Badate di non rifiutarvi d'ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono d'ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo (Ebrei 12:25)
Chi non si ravvede oggi, prima della morte, e prima del ritorno del Signore, non avrà alcuna speranza, sarà sottoposto ad eterna rovina, respinto da Dio.Per rendere ancora più vivido e chiaro l'insegnamento, Paolo paragona la rovina improvvisa di coloro che non sono salvati alle doglie di una donna incinta. Una donna incinta non sa esattamente il giorno e l'ora in cui inizieranno le doglie. Ma esse inizieranno, senza possibilità di scampo. Così è per il giudizio di Dio. Non si conosce il giorno, ma arriverà sicuramente. Quanto sarà terribile per coloro che avranno rifiutato di cercare Dio con tutto il loro cuore. Quando Cristo ritornerà, sarà per essi una terribile sorpresa. .

v. 5:4-7 restiamo svegli, come figli della luce
Iniziando al v.4, Paolo descrive quanto sarà diverso per chi è veramente salvato. Leggiamo i vv.4-7.
4 Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno abbia a sorprendervi come un ladro; 5 perché voi tutti siete figli di luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. 6 Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri; 7 poiché quelli che dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo fanno di notte. (1 Tessalonicesi 5:4-7)

v.4 quel giorno non dovrà sorprenderci
Per noi che siamo veramente salvati, il ritorno di Cristo non deve sorprenderci. Non conosciamo la data, ma sappiamo che Cristo ritornerà.Supponiamo che mia madre mi scriva, e dica che arriverà, senza dirmi la data. Non so la data, ma quando arriverà, non sarò sorpreso, anzi, sarò gioioso. Pur non conoscendo la data, giorno per giorno, guarderò dalla finestra, sperando di vederla. Quando finalmente la vedrò, avrò grande gioia. Così sarà per coloro che aspettano il ritorno di Cristo. Essi non saranno sorpresi di vederLo.Ascoltiamo alcuni versetti che parlano di come un credente deve vivere, alla luce della realtà del ritorno di Cristo.
Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione.
(2 Timoteo 4:8)
12 E ci insegna a rinunziare all'empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo,
13 aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù. (Tito 2:12-13)
11 Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi, quali non dovete essere voi, per santità di condotta e per pietà,
12 mentre attendete e affrettate la venuta del giorno di Dio, in cui i cieli infocati si dissolveranno e gli elementi infiammati si scioglieranno! (2 Pietro 3:11-12)
La verità in questi versetti è chiara. Ogni vero figlio di Dio vive in attesa del ritorno di Cristo. Non sa il momento, ma non vede l'ora. Quando Cristo ritornerà, il vero credente non sarà sorpreso. Sarà gioioso.Che contrasto con coloro che non sono salvati! Non stanno aspettando il ritorno di Cristo. Saranno sorpresi, con un terribile spavento ed un terrore che durerà per tutta l'eternità.

v.5 siamo figli della luce
Al v.5, abbiamo letto che siamo figli della luce. Prima della salvezza, eravamo figli delle tenebre. Quando Cristo ci ha salvato, ci ha trasportati dalle tenebre alla luce. Leggiamo di questo in Colossesi 1:12,13:
ringraziando con gioia il Padre che vi ha messi in grado di partecipare alla sorte dei santi nella luce. Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. (Colossesi 1:13)
Prima della salvezza, eravamo nelle tenebre, schiavi del peccato, come gli altri. Ora, siamo nel regno di Cristo, nella luce. Perciò, è essenziale camminare nella luce.Efesini 5 parla dell'importanza di non avere come compagnia chi ancora cammina nelle tenebre.
5 Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore o impuro o avaro (che è un idolatra) ha eredità nel regno di Cristo e di Dio. 6 Nessuno vi seduca con vani ragionamenti; infatti è per queste cose che l'ira di Dio viene sugli uomini ribelli. 7 Non siate dunque loro compagni; 8 perché in passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce, 9 poiché il frutto della luce consiste in tutto ciò che è bontà, giustizia e verità, 10 esaminando che cosa sia gradito al Signore. 11 Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre; piuttosto denunciatele; 12 perché è vergognoso perfino il parlare delle cose che costoro fanno di nascosto. (Efesini 5:5-12)
Avendo la grande benedizione di appartenere alla luce, camminiamo nella luce.
il dunque:
v.6 non dormiamo
Al v.6, arriviamo ad un importante dunque. Finora, Paolo ci ha ricordato delle meravigliose benedizioni che abbiamo in Cristo. In Cristo, abbiamo una speranza viva, così che, anziché temere il ritorno di Cristo, possiamo aspettarlo con gioia. Per la grazia di Dio siamo diventati figli di Dio. Ora, egli spiega come dovremmo vivere alla luce di questa realtà. Leggiamo i vv.6,7:
6 Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri; 7 poiché quelli che dormono, dormono di notte, e quelli che si ubriacano, lo fanno di notte. (1 Tessalonicesi 5:6-7)
Alla luce di tutto questo, e alla luce della realtà del ritorno di Cristo, Paolo ci esorta a non dormire come gli altri, ma a vegliare e a essere sobri. Consideriamo il senso dell'esortazione di non dormire.Per capire meglio questa esortazione, consideriamo il sonno fisico. Quando una persona è veramente addormentata, sa poco o niente della realtà intorno a sé. In quel momento, i suoi sogni sono la sua realtà.Spiritualmente, è molto simile. Dormire in senso spirituale vuol dire non essere coscienti delle realtà spirituali intorno a noi. Per esempio, vuol dire vivere senza tenere conto del pericolo spirituale e delle conseguenze spirituali che ci sono per ogni decisione della vita. Vuol dire agire e decidere in base alle cose del mondo, e non alle verità spirituali.Chi pecca dorme spiritualmente, perché è sveglio ai piaceri del peccato, ma addormentato alla realtà del giudizio. Quindi, in base al fatto che siamo figli della luce, salvati per mezzo di Gesù Cristo, Paolo ci esorta a rimanere svegli alla realtà spirituale. Anziché dormire, dobbiamo vegliare. Dobbiamo valutare tutte le cose alla luce dell'eternità, alla luce della Parola di Dio.Ogni decisione ha un'importanza spirituale. Perciò vegliare non vuol dire solamente seguire Cristo nelle decisioni importanti, ma anche nel modo di gestire quello che facciamo nel nostro tempo libero, o come spendiamo i soldi, o come ci rilassiamo, o quali amici frequentiamo. Dio ci chiama ad essere svegli, spiritualmente preparati e attenti, in tutta la nostra vita. Non è un comandamento limitato. Dobbiamo renderci conto che ogni decisione deve essere una decisione spirituale. Dobbiamo valutare tutte le cose nella nostra vita alla luce della nostra crescita spirituale. Dobbiamo essere spiritualmente svegli in ogni cosa. Solo così siamo spiritualmente svegli anziché addormentati.

vv. 6,7 sobri e non ubriachi
Oltre a non dormire e a rimanere svegli, Paolo ci esorta ad essere sobri, a non ubriacarci. Nel NT, il senso della parola "sobrio" non è riferito tanto all'alcol, quanto a un modo di essere tranquilli, seri e attenti.Se pensiamo a cosa vuol dire essere sobri e ubriachi in senso fisico, possiamo capire meglio come Dio vuole che viviamo. Una persona ubriaca è controllata dall'alcol. Non riesce a concentrarsi bene. Ha i sensi intorpiditi. Questa è l'ubriachezza fisica.Si può essere ubriachi anche in senso spirituale. Per esempio, quando una persona è molto piena dei pensieri del mondo, o degli impegni mondani, o delle preoccupazioni della vita, o dei piaceri e dei divertimenti della vita, questo è un tipo di ubriachezza spirituale, che rende i sensi spirituali intorpiditi.Per esempio, nella parabola del seminatore e dei quattro tipo di terra, Gesù parla di quelle persone in cui la verità viene soffocata dai pensieri della vita.Contrariamente a questo, Dio ci chiama ad essere sobri, cioè, a non essere così presi dai tanti pensieri della vita da non riuscire a essere attenti alle cose spirituali. Dobbiamo restare spiritualmente svegli in ogni momento.In senso pratico, mentre gli altri bevono, ovvero, mentre si riempiono con pensieri sulle cose del mondo, noi, sapendo che siamo in una guerra spirituale, dobbiamo stare attenti. Mentre gli altri fissano i pensieri sulle cose di questo mondo, sulla sicurezza economica, sul divertimento, su tutte quelle cose che il mondo offre, noi dovremmo fissare il nostro sguardo e la nostra attenzione sulle cose di Dio. Questo è il senso dell'esortazione di svegliarci ed essere sobri.

v.7 i non salvati
Quelli che dormono, e quelli che si ubriacano, lo fanno di notte. La notte rappresenta le tenebre, quando si è lontani dalla luce. Le persone che commettono peccati, si tengono lontane da Dio. Se chi si definisce credente cammina nelle tenebre, non mostra di appartenere veramente a Dio. Camminiamo nella luce, in modo sobrio!

v. 5:8 l'armatura del credente
Allora Dio ci esorta ad essere sobri. Il versetto 8 ci aiuta a capire come possiamo applicare quest'esortazione.
Ma noi, che siamo del giorno, siamo sobri, avendo rivestito la corazza della fede e dell'amore e preso per elmo la speranza della salvezza. (1 Tessalonicesi 5:8)
Il modo di restare svegli e sobri è rivestirci con la corazza della fede e dell'amore e prendere per elmo la speranza della salvezza. Consideriamo come fare questo in senso pratico.La parola "rivestire" è un verbo che indica azione. Bisogna farlo, ogni giorno. Chi lavora in ospedale in certi reparti si copre con guanti di protezione, e lo fa ogni giorno. Similmente, dobbiamo rivestirci ogni giorno con questa corazza.La corazza della fede indica la fede in Cristo. In senso pratico, vuol dire porre la fede in Dio anziché nelle cose di questo mondo. Vuol dire credere alle verità della Parola di Dio anziché ai consigli del mondo e al nostro discernimento. Questa fede diventa una forte corazza che ci protegge dai pericoli spirituali. Questo è un aspetto del rimanere svegli e sobri.Poi, siamo chiamati ad avere anche la corazza dell'amore. Abbiamo già visto in questa lettera quanto è importante crescere sempre di più nell'amore gli uni per gli altri. Quando abbiamo la corazza dell'amore, cerchiamo il bene degli altri, anziché solo il nostro bene e le nostre preferenze. Impegnarci ad amare veramente gli altri è una forte difesa contro il peccato.Un'altra parte dell'armatura che ci protegge e che ci permette di stare svegli e sobri è prendere l'elmo della speranza della salvezza.In pratica, vuol dire sperare nel ritorno di Cristo, anziché nelle cose di questo mondo. Una persona non salvata spera in qualsiasi cosa tranne che in Dio. C'è chi spera nella sua religione, chi spera nei soldi, chi in se stesso, chi nella carriera. Un figlio di Dio deve sperare nel ritorno di Cristo. Questo diventa un elmo che protegge i suoi pensieri dai tanti inganni del mondo. Anche questo fa parte dell'essere sobri e svegli.Invito ciascuno di voi a valutare se stesso, per riconoscere in che cosa sta sperando.Dobbiamo proteggere i nostri pensieri, con l'elmo della speranza della salvezza. È quella l'unica speranza degna per un figlio di Dio. È l'unica speranza che non ci deluderà.

v. 5:9-10 la base della salvezza: Cristo
Per concludere questi pensieri, Paolo ci ricorda del fondamento della nostra speranza, quello che ci permette di vivere nella luce, e non più nelle tenebre.
v.9-10. "Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo, il quale è morto per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui."
Le persone intorno a noi sono destinate all'ira di Dio, se non si ravvedono e non si convertono a Cristo. Quest'ira durerà per tutta l'eternità. Per mezzo dell'opera di Cristo sulla croce per noi, noi che siamo veramente salvati non siamo destinati più ad ira, perché Gesù Cristo ha già subito l'ira di Dio per noi.Invece dell'ira, siamo destinati ad ottenere la salvezza. Per mezzo dell'opera di Cristo, il nostro destino è avere la vita eterna, la piena comunione con Dio stesso. I problemi di oggi, le prove, le difficoltà, saranno tutti dimenticati. Invece, avremo gioia, senza misura, avremo cuori soddisfatti, come non sono stati mai soddisfatti in questa vita. Questo è ciò che aspetta ogni figlio di Dio.Questa meravigliosa salvezza è per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo. È impossibile ottenere la salvezza per contro proprio. La salvezza che abbiamo ricevuto è totalmente per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo.Nel v. 10, Paolo parla di un risultato del fatto che Cristo è morto per noi.
"il quale è morto per noi affinché, sia che vegliamo sia che dormiamo, viviamo insieme con lui".
Il senso di vegliare e dormire qui è il senso che abbiamo visto nel capitolo 4, quando si parlava di quei credenti che erano ancora in vita, e quelli che avevano lasciato i loro corpi nella morte fisica. La verità del v.10 è che dal momento che Cristo ci ha salvati, noi saremo sempre con Lui, sia che siamo fisicamente in vita, sia che abbiamo lasciato questo corpo con la morte fisica, che qui viene chiamata "dormire".Grazie a Dio, non dobbiamo aspettare la fine del mondo per dimorare in Cristo. Chi è salvato, già è in Cristo, e può dimorare in Cristo ogni giorno. Infatti, Dio ci esorta a dimorare in Cristo. Se abbiamo il cuore fisso su Lui, se confessiamo i nostri peccati giorno per giorno, allora dimoreremo in Cristo, e avremo già un assaggio della gioia dell'eternità.

v. 5:11 il perciò: possiamo consolarci a vicenda
Paolo conclude questo brano con un meraviglioso perciò. Ascoltiamo il v.11:
Perciò, consolatevi a vicenda ed edificatevi gli uni gli altri, come d'altronde già fate. (1 Tessalonicesi 5:11)
Perciò, considerando la viva speranza che abbiamo alla luce del ritorno di Cristo, considerando che per mezzo dell'opera di Cristo non siamo più schiavi delle tenebre, e che abbiamo la certezza che staremo sempre con Cristo, alla luce di queste meravigliose verità, possiamo veramente consolarci ed edificarci.Chi non ha Cristo può solo consolare con parole vuote. Senza Cristo non c'è alcuna vera consolazione. Invece chi è in Cristo può veramente consolare altri veri credenti con le verità che non cambieranno mai. Le verità di Dio possono darci pace in qualsiasi prova.In più, possiamo edificarci l'un l'altro. Edificare vuol dire rendere più forte. Possiamo edificare aiutandoci l'un l'altro a conoscere meglio le verità di Dio.

conclusione
Quindi fratelli, ricordiamo che Cristo ritornerà! Non sappiamo il giorno, ma sappiamo che sarà il giorno più importante per ogni persona nel mondo, perché in base alla propria condizione quel giorno, ciascuno di noi passerà l'eternità o in grandi tormenti, o in una gioia immensa.Dio esorta noi che sappiamo di essere salvati per l'opera di Cristo, a non dormire più, ovvero, a restare pienamente svegli e sobri, riconoscendo l'importanza di ogni nostra decisione e pensiero. Non dobbiamo riempirci la testa di tanti pensieri in modo da essere spiritualmente assopiti.Abbandoniamo ogni peccato, e qualunque cosa che potrebbe rallentare la nostra crescita. Poniamo tutta la nostra fiducia in Dio, e non nei soldi, né nella carriera, né in altre persone, né in noi stessi, ma completamente e solamente in Dio.Cerchiamo oggi di dimorare di più nella presenza di Dio, di goderLo di più, giorno per giorno. Consoliamoci l'un l'altro, e impegniamoci a edificarci l'uno con l'altro. Grazie a Dio per l'opera di Cristo, che ci ha trasportato dalle tenebre alla luce eterna! Viviamo in attesa del ritorno di Cristo!

martedì 4 dicembre 2007

VEGLIATE (Marco 13, 33-37 )

State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. E' come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!

“Vegliate!” Questa è la parola chiave nel breve brano dell’evangelo di Marco che la Chiesa riserva per la liturgia dell’ Avvento. Vegliare, stare attenti, aspettare il padrone di casa che deve ritornare, non addormentarsi. E’ questo che viene richiesto da Gesù al cristiano. Questi quattro versi del vangelo di San Marco fanno parte del discorso escatologico del capitolo tredici. Questo capitolo ci parla della rovina del Tempio e della città di Gerusalemme. Gesù prende spunto da una osservazione che gli fa un discepolo: “Maestro, guarda che pietre e che costruzione!” (Mc 13, 1). Gesù, perciò, chiarisce le idee: “Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta” (Mc 13, 2). Il Tempio, segno tangibile della presenza di Dio in mezzo al suo popolo eletto, Gerusalemme “la città salda e compatta” dove “salgono insieme le tribù del Signore, per lodare il nome del Signore” (Sal 122, 4), tutto questo, segno sicuro della promessa fatta a Davide, segno dell’alleanza, tutto questo andrà in rovina…è solo un segno di qualcosa altro che verrà in futuro. I discepoli incuriositi chiedono al Signore seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio: “Dicci, quando accadrà questo, e quale sarà il segno che tutte queste cose stanno per compiersi?” (Mc 13, 4). A questa domanda, rifacendosi allo stile apocalittico giudaico ispirato dal profeta Daniele, Gesù si limita solo ad annunciare i segni premonitori (falsi cristi e falsi profeti che con inganno annunzieranno la venuta imminente del tempo, persecuzioni, segni nelle potenze del cielo. cf.: Mc 13, 5-32), “quanto poi a quel giorno o a quell’ora, nessuno li conosce, neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Mc 13, 32).
Da questo si capisce l’importanza dell’attesa vigilante e attenta ai segni dei tempi che ci aiutano ad accogliere la venuta del “padrone di casa” (Mc 13, 35). Quando verrà lui, tutto sparirà, “il potere dei servi” (Mc 13, 34) anche i segni che ci aiutano a ricordarci della sua benevolenza (tempio, Gerusalemme, casa). I “servi” e “il portiere” (Mc 13, 34) all’arrivo del padrone non badano più ai segni, ma si compiacciono nel padrone stesso: “Ecco lo Sposo andategli incontro” (Mt 25, 6 + Mc 2, 19-20).
Gesù spesso chiedeva ai suoi di vegliare. Nell’orto degli Ulivi, il giovedì sera, prima della passione, il Signore dice a Pietro, Giacomo e Giovanni: “restate qui e vegliate con me” (Mc 14, 34; Mt 26, 38) La veglia ci aiuta a non cadere in tentazione (Mt 26, 41) ma a rimanere svegli. Nell’orto degli ulivi i discepoli dormono perché la carne è debole anche se lo spirito è pronto (Mc 14, 38). Chi si addormenta va in rovina, come Sansone che si era lasciato farsi addormentare, perdendo così la sua forza, dono del Signore (Gdc 16, 19). Bisogna sempre stare svegli e non addormentarsi, ma vegliare e pregare per non essere ingannati, avviandosi così alla propria perdizione (Mc 13, 22 + Gv 1, 6). Perciò “svègliati, o tu che dormi, dèstati dai morti, e Cristo ti illuminerà” (Ef 5, 14).

ATTENDERE E' PREGARE

di Jean Debruynne

Dio,tu hai scelto di farti attenderetutto il tempo di un Avvento.
Io non amo attendere.
Non amo attendere nelle file.
Non amo attendere il mio turno. Non amo attendere il treno.
Non amo attendere prima di giudicare.
Non amo attendere il momento opportuno.
Non amo attendere un giorno ancora.
Non amo attendere perché non ho tempo e non vivo che nell’istante.
D’altronde tu lo sai bene,tutto è fatto per evitarmi l’attesa:
gli abbonamenti ai mezzi di trasportoe i self-service,
le vendite a creditoe i distributori automatici,
le foto a sviluppo istantaneo,
i telex e i terminali dei computer,
la televisione e i radiogiornali…
Non ho bisogno di attendere le notizie: sono loro a precedermi.
Ma tu Dio tu hai scelto di farti attendere
il tempo di tutto un Avvento.
Perché tu hai fatto dell’attesa lo spazio della conversione,
il faccia a faccia con ciò che è nascosto,
l’usura che non si usura.
L’attesa, soltanto l’attesa,l’attesa dell’attesa,
l’intimità con l’attesa che è in noi
perché solo l’attesa desta l’attenzione
e solo l’attenzione è capace di amare.
Tu sei già dato nell’attesa,e per te,
Dio,attendere,si coniuga come pregare.


FERMIAMOCI IN ATTESA


di Corrado Androetto

Ti è mai capitato di sentirti atteso da qualcuno? Sentire di valere perché qualcuno è impaziente per te? L’Avvento richiama la coda nel negozio per l’ultimo regalo, l’attesa delle vacanze. Ma non è solo questo. Pensare che uno dei periodi più frenetici dell’anno sia fatto per potersi fermare ad «attendere», suona infatti ironico. Eppure, come il sentirmi atteso mi fa percepire che valgo, così attendere qualcosa ne aumenta il valore.
Da bambini si guarda il presepe con stupore e si vorrebbe toccare ogni personaggio; da adolescenti si entra nella fase «non mi piace il presepe» o nell’indifferenza; di questo passo da adulti ci si ritroverà con il vecchio albero e uno pseudo presepe. Bella prospettiva! A meno che da giovani non si riscopra la meraviglia dei piccoli, il senso di una tradizione significativa, tanto che facendo il presepe ci si renda conto che è il presepe a "farci". Come? La risposta sta nella vita di ogni giorno, nel nostro corpo e soprattutto nel nostro cuore. Insomma Gesù è nato duemila anni fa ed è capitato ad altri il grande dono di trovarsi dalle parti di Betlemme; oggi Gesù si manifesta in chi ci circonda perché accada a tanti e sta ciascuno riconoscerlo in noi. Allora il nostro corpo sia il presepe vivente quotidiano, nei luoghi dove siamo chiamati a vivere da cristiani. Le nostre gambe siano quelle degli animali, come instancabili pellegrini alla ricerca della Verità. Il nostro ventre sia come quello di Maria che ha accolto Gesù, mentre noi possiamo farlo nell’Eucaristia. Le nostre braccia siano quelle di Giuseppe, "abbracciando" ogni giorno i fratelli: in famiglia, nel lavoro, nello studio. La nostra bocca e la nostra voce siano quelle degli angeli per dire con coraggio la Parola, testimoniare la speranza e gridare contro le ingiustizie. Le nostre orecchie e i nostri occhi siano quelle dei pastori che hanno udito il canto degli angeli e visto il Bambino; con tutti i nostri sensi possiamo essere testimoni di questo incontro. La nostra intelligenza sia quella dei Magi che si sono affidati e messi in cammino; un’intelligenza "in movimento" che operi per il raggiungimento del bene comune, aperta al mistero e all’Altro. Il nostro cuore sia la mangiatoia che ha accolto l’Eterno, perché l’amore non sia un gioco, l’amicizia non sia un’opportunità, i talenti non si svendano. Sì, perché in fondo il presepe siamo noi.