martedì 10 giugno 2008

LA VITA CONTEMPLATIVA di Antonio da Padova

Fratelli, ho scovato questa "perla" e permettetemi di dirvi che nella mia piccola esperienza e grandissima ignoranza non ho mai letto e mai ascoltato nessun discernere il tema della contemplazione con la poesia, la dolcezza,l'attualità e la forza di Antonio da Padova. Consentitemi di consigliarvi una lettura più pacata e lenta del solito, simile ad una meditazione, questo per assorbirne la bellezza e la profondità, inoltre sono certo lo troverete utilissimo anche per la vostra vita di adoratori! Joshua

L’uomo che vive la vita attiva percorre i sentieri del mondo in cerca di bisognosi da soccorrere, come il pesce scorre le vie del mare. Il contemplativo invece assomiglia all’uccello e si solleva sulle ali della preghiera...E in quel modo l’uccello dal petto largo fende più difficilmente l’aria dell’uccello che ha invece il petto sottile e ristretto, così l’anima del contemplativo che si distrae e si dilata in molti pensieri ritarda il suo volo; colui invece che, nel suo volo, incentra in un punto solo il suo sforzo, si eleva con slancio verso il cielo e si riempie del gaudio della contemplazione.
La soavità della vita contemplativa è più preziosa di tutta le opere, e tutto ciò che si possa desiderare non può essere paragonato a questa. La soavità della vita contemplativa conserva l’anima nella gioventù della grazia. Onde è scritto: La tua giovinezza si rinnoverà come quella dell’aquila.
La vita contemplativa, che consiste nella compunzione dell’anima, è posta in opposizione alla vita attiva perché, con l’orazione, con la compunzione delle lacrime, temperi il fervore del lavoro, il calore della tentazione, la quale deve vincersi con l’umiltà del cuore.
L’uomo spirituale, allontanandosi dalla sollecitudine delle cose temporali, dall’inquietudine dei pensieri mondani, ed entrando nel sacrario della coscienza, chiusa la porta dei cinque sensi, riposa con la sapienza, assorto con la divina contemplazione, nella quale gusta la quiete nella superna dolcezza. Giacchè la conversazione dei sapienti non ha amaritudine, cioè la dilettazione del peccato, non apporta nessun veleno al palato a cui si avvicina, e il suo convito non produce tedio. Le delizio dello spirito gustate accrescono sempre più il desiderio di goderle e di amarle, trovandosi in esse letizia e godimento.
La nostra conversazione è nei cieli, dice l’apostolo. Nota bene che l’apostolo dice non nel cielo, ma nei cieli. Questi cieli sono tre: la sottile speculazione della verità, l’amore della giustizia, la pienezza dell’eterna beatitudine. Se la luce della verità ti circonfulge, sei nel primo cielo; se ti incendia la fiamma dell’amore, sei nel secondo; se provi il gusto dell’interiore soavità, sei ammesso al terzo. Tale gusto è l’unione della sposa con lo sposo, dell’anima cioè con Dio.
L’uomo contemplativo, quando è attratto dalle cose superiori, non sa più quale via seguire, perché la contemplazione non sta nell’arbitrio del contemplatore, ma nel volere di colui che è contemplato, il quale infonde dolcezze in chi vuole, quando vuole e come vuole.
Vuoi tu possedere sempre Dio nella tua mente? Abbi sempre te dinanzi a te: dov’è l’occhio ivi è la mente. Tieni sempre l’occhio sopra di te. Ti propongo, dunque, tre cose: occhio, mente e te. Dio è nella tua mente, la mente negli occhi, gli occhi in te. Se dunque, tieni gli occhi sopra di te, hai Dio in te. Vuoi sempre ritenere Dio nella tua mente? Conservati quale egli ti creò. Non voler andare in cerca di un altro diverso da te. Non desiderare di trasformarti da quello che ti fece Iddio. Ama te come ti fece colui che ti amò. Odiati quale ti sei trasfigurato da te stesso. Sostieni la tua parte superiore, conculca la parte inferiore!
Chi desidera alzarsi a volo fino al cielo si accinga così: distacchi, in primo luogo, l’animo suo dalla terra; poi tenga in afflizione il suo corpo, quindi incominci a pregare costantemente e a versar lacrime di penitenza, giacchè la preghiera lenisce Dio, la lacrima lo spinge a dare ciò che gli si domanda.
Il Signore ama riposare in un’anima umile, che si eleva dalle cose terrene in una contemplazione delle cose eterne. Allora le sedi dei cinque sensi si riempiono della divina maestà, l’uomo riposa in pace quando ha il Signore nella sua mente. Quando il Signore è nella mente, le nostre operazioni sanno di Dio, perché sono operazioni di umiltà che edificano il prossimo.
I santi sono simili agli uccelli: essi si librano nell’aria sulle ali della contemplazione. Vengono, in questo modo, alienati dal mondo, in guisa che non si curano più della terra, non si affannano più per le cose temporali, ma vivono solo delle cose celesti.
In un’acqua torbida e agitata non si riesce più a scorgere il volto di chi vi si specchia. Se tu vuoi che nel tuo cuore appaia il volto di Cristo che ti sta a guardare, raccogliti in silenzio, come gli apostoli nel Cenacolo; chiudi le porte dell’anima al tumulto delle cose esteriori.
Quando tu ti spendi per il prossimo, fallo pure di tutta lena; ma quando volgi l’anima a Dio, ritira dalle ,creature i tuoi affetti per poter volare a lui in libertà. Deponi, pregando, il pensiero di uffici e prestazioni che hai dato o stai per dare ai fratelli, perché queste immaginazioni, che sogliono presentarsi durante l’orazione, la ostacolano assai.
La discrezione è necessaria nella contemplazione, affinché non vogliamo assaporare della celeste sapienza più di quanto è necessario... Sia, dunque, la discrezione come una sentinella tra l’occhio della fede e il gusto della contemplazione, affinché la faccia dell’anima nostra risplenda come il sole... in modo che quello che si ritiene per fede si manifesti con le opere, e il bene che discerniamo al di dentro, per virtù della discrezione, si estrinsechi nella purità dell’opera, e ciò che si gusta di Dio nella contemplazione si manifesti pieno di fervore nell’amore del prossimo, e così la nostra faccia risplenderà come il sole.
Come la madre volendo sopportare il suo pargoletto, unge il petto di assenzio, e quegli, cercando il dolce, trova l’amaro, per cui viene tolto dal suo dolcissimo cibo; così lo Spirito Santo sparge di tribolazioni le soavità delle sue grazie affinché l’uomo non si affezioni alle dolcezze più che alle amarezze, ma vada in cerca solo di quel dolce che è vero, perché eternamente dura.

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