lunedì 17 marzo 2008

ERA QUESTO CHE VOLEVA SATANA: PORTARE IL CRISTO ALLA DISPERAZIONE

di Pd Enzo Ridolfi

Gesù è il Figlio del Dio Altissimo, ma è anche il Figlio dell'uomo. Colui che, pur essendo di natura divina, ha preso la nostra natura umana (Lettera ai Filippesi 2,6-8). Maria, la casta Madre di Gesù, ha portato il Figlio non solo per i nove mesi con cui ogni donna porta il frutto dell'uomo, ma per tutta la vita. I cuori dell'Uomo e della Donna erano uniti da spirituali fibre e hanno palpitato sempre insieme. Non c'era lacrima materna che cadesse senza rigare il cuore di Gesù, e non c'era interno lamento di Gesù che non aumentasse la sofferenza materna.Se fa pena pensare alla madre di un figlio destinato alla morte per malattia, o alla madre di un innocente ucciso dalla cattiveria umana, pensiamo a Maria che, dal momento in cui ha concepito Gesù, ha tremato, sapendo che era il Condannato. Pensiamo a questa Madre che, quando ha dato il primo bacio sulle carni morbide e rosee del suo Neonato, ha sentito sulle labbra il sangue delle sue future piaghe; a questa Madre che avrebbe dato dieci, cento, mille volte la vita per impedire al Redentore di divenire Uomo e di giungere al momento dell'immolazione; a questa Madre che sapeva, e che doveva desiderare quell'oratremenda, per accettare la volontà del Signore e per il bene dell'umanità.Non vi fu agonia più lunga per una donna, finita in un dolore più grande, di quella della Madre di Dio. E non vi è stato un dolore più grande e più completo per un uomo, di quello del Dio della Madre.Gesù sentiva, come acqua che monta e preme contro una diga, crescere, ora per ora, il rigore del Padre verso di Lui. A testimonianza degli increduli, che non volevano comprendere chi era Gesù, il Padre aveva aperto per tre volte il Cielo: al fiume Giordano, sul monte Tabor e in Gerusalemme nella vigilia della passione (Vangelo di Matteo 3,17; 17,5; Vangelo di Giovanni 12,28). Ma l'aveva fatto per gli uomini, perché credessero, non per dare sollievo al Figlio. Costui ormai era l'Espiatore.Gesù è il Redentore che ha sofferto e sa, per personale esperienza, cosa sia la pena d'esser guardato con severità dal Padre ed essere abbandonato da Lui. Più l'ora dell'espiazione si avvicinava e più sentiva allontanarsi il conforto celeste.La separazione da Dio porta con sé tristezza, paura, attaccamento alla vita, stanchezza, malinconia, insoddisfazione, turbamento. Più la separazione è profonda e più sono forti queste conseguenze. Quando la separazione è totale porta la disperazione, e tanto più ne soffre chi non l'ha meritata.Gesù ha dovuto conoscere tutto il dolore, per poter tutto perorare presso il Padre in nostro favore. Anche le nostre disperazioni Gesù le ha provate. Ha provato cosa significa dire: "Sono solo. Tutti mi hanno tradito, tutti mi hanno abbandonato. Anche il Padre nonm'aiuta più".Nella sera del Giovedì santo solo Gesù sa quanto aveva bisogno di un conforto spirituale! Era già agonizzante per lo sforzo di aver dovuto superare i due più grandi dolori di un uomo: l'addio ad una Madre amatissima, la vicinanza dell'amico traditore. Erano due piaghe che bruciavano il cuore dell'Uomo-Dio. Una col suo pianto, l'altro col suo odio.Gesù era l'Espiatore, la Vittima, l'Agnello. L'agnello, prima d'esser immolato, conosce il marchio rovente, conosce le percosse, conosce lo spogliamento, conosce la vendita al beccaio. Solo alla fine conosce il gelo del coltello, che penetra nella gola e svena e uccide. Prima deve lasciare tutto: il pascolo dove è cresciuto, la madre al cui petto si è nutrito, i compagni con cui ha vissuto. Tutto. Gesù, Agnello di Dio, ha conosciuto tutto.Allora, mentre il Padre si ritirava nei cieli, è venuto Satana. Glielo aveva promesso (Vangelo di Luca 4,13). Con la sua astuzia perfetta, Satana presentò al Salvatore le torture della carne con un verismo insuperabile. Anche nel deserto aveva cominciato dalla carne. Gesù vinse il demonio pregando, e lo spirito signoreggiò la paura del corpo.Gli presentò allora l'inutilità del suo morire, l'utilità di vivere per Se stesso senza occuparsi degli uomini ingrati. Vivere ricco, felice, amato. Vivere per sua Madre e non farla soffrire. Vivere per portare a Dio, con un lungo apostolato, tanti uomini. Una volta morto Gesù, gli uomini si sarebbero dimenticati di Lui; mentre se fosse stato Maestro non per tre anni, ma per decenni, avrebbero finito ad immedesimarsi della sua dottrina. Ed anche il Padre lo avrebbe perdonato, vedendo l'abbondante messe dei credenti da Lui raccolta.Satana presentò poi a Gesù l'abbandono di Dio.II Padre non lo amava più, perché era carico dei peccati del mondo. Gli faceva ribrezzo. Lo abbandonava al ludibrio di una folla feroce e non gli concedeva neppure il suo divino conforto. Solo! In quell'ora non c'era che Satana presso il Cristo. Dio e gli uomini erano assenti, poiché non lo amavano o erano indifferenti.Gesù pregava per coprire con la sua preghiera le parole sataniche. Ma la preghiera non saliva più a Dio. Ricadeva sul Cristo, come le pietre della lapidazione, e lo schiacciava sotto il suo peso. Invano la sua preghiera era lanciata contro i cieli chiusi.Allora il Martire senti l'amaro del fondo del calice. II sapore della disperazione. Era questo, infatti, che voleva Satana: portare il Cristo a disperare, per fare di Lui un suo schiavo. Ma Gesù ha vinto la disperazione, e l'ha vinta con le sole sue forze, perché ha voluto vincerla. Con le sole sue forze di Uomo.Sulla croce il Redentore sperimentò la sua ultima tentazione, la più forte e la più tremenda, perché quella finale. L'ultima occasione in mano di Satana per vincere il suo Nemico. Gesù ha sudato ancora sangue in quel momento, e questa volta senza conforto angelico (Vangelo di Luca 22,43). Ha sudato sangue per essere fedele alla volontà di Dio (Vangelo di Luca 22,44). Gesù ha vinto facendo la volontà del Padre, solamente quella. Non rispose più a colui che lo accusava, perché quando Satana diventa fortissimo l'unica cosa da fare è ignorarlo: silenzio e fedeltà.Il diavolo allora se ne andò vinto, vinto anche dal Padre, ma deciso a tormentare fino alla fine dei secoli i figli del suo Figlio.I nostri nomi! I nomi dei salvati dal sacrificio del Cristo! Tutti li ha avuti presenti Gesù nella lotta contro la disperazione. Ogni nome di persona buona fu per Lui come un farmaco nelle vene per ridargli speranza. Ognuno dei salvati dal suo Sangue fu per Lui vita che torna, luce che nasce, forza che aumenta, gioia che viene. Nelle inumane torture della crocifissione, per non urlare il suo dolore di Uomo e per non disperare di un Dio troppo severo verso la sua Vittima, Gesù si è ripetuto i nostri nomi. Egli ci ha visti nel futuro del suo eterno presente. Ci ha benedetti da allora e da allora ci ha portati nel cuore.Benedetti i salvati dal suo Sangue! Conforto del Cristo morente! La Madre amatissima, il discepolo prediletto, le donne pietose e molti altri erano intorno al suo morire, ma noi pure c'eravamo. I suoi occhi morenti si sono chiusi così. Beati di chiudersi per averci salvati. Noi, che abbiamo meritato il Sacrificio di un Dio, dobbiamo essere perseveranti, vivere nel bene, fuggire dal male, tenerci stretti alla croce, santificandoci nella fede, nella speranza e nella carità.

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