mercoledì 21 maggio 2008

IL MIO BENE E' STARMENE PRESSO DIO

Agostino, La città di Dio, 10,25

Il mio bene è starmene presso Dio (Sal 72,28).
In questo salmo è chiaramente esposta la distinzione fra i due Testamenti, quello Vecchio, cioè, e quello Nuovo. Il salmista dice che, a causa delle promesse carnali e terrene, vedendo che abbondantemente si adempiono per gli empi, per poco non diede un mal passo, per poco i suoi piedi non smucciarono, pensando quasi di aver servito inutilmente Dio, vedendo che chi lo disprezza prospera nella felicità che egli da Dio sperava. Soggiunge di essere stato oppresso da questo problema, volendo rendersi conto perché le cose stiano così, fino a quando non entrò nel santuario di Dio e comprese la fine di quelli che pur sembrano felici a chi erra. Allora comprese che proprio nel momento in cui si innalzarono, furono abbattuti, vennero meno e perirono per le loro iniquità; e che tutto il cumulo della loro felicità terrena fu come un sogno per chi si sveglia e si trova privo delle gioie fallaci che sognava. Poiché essi ritenevano di essere grandi su questa terra, cioè in questa città terrena, il salmista soggiunse: Signore, tu ridurrai a nulla la loro immagine nella tua città (Sal 72,20). Che poi a lui giovasse aspettarsi anche gli stessi beni terreni dall`unico vero Dio, in cui potere tutto sta, lo mostra chiaramente dicendo: Sono rimasto davanti a te come un animale, ma sarò sempre con te (Sal 72,23). Disse «come un animale», cioè un essere privo di intelligenza. Intende dire: «Avrei dovuto desiderare da te quei beni che gli empi non possono avere in comune con me; non quei beni di cui li ho visti ricchi, tanto da ritenere di averti servito invano: li avevano infatti coloro che ti avevano rifiutato il loro servizio. Tuttavia, sarò sempre con te, perché anche per il desiderio di tali beni non ho ricercato altri dèi».
Poi seguono le parole: Mi hai tenuto per la destra, col tuo consiglio mi hai guidato e mi hai accolto in gloria (Sal 72,24); proprio come se appartenessero alla sinistra i beni di cui vide ricchi gli empi, tanto da venirne quasi meno. Che cosa c`è per me nel cielo, soggiunge, e che ho voluto da te sulla terra? (Sal 72,25). Rimprovera se stesso, dispiace a se stesso, e giustamente, perché possedendo un bene tanto grande nel cielo (come comprese poi), desiderò da Dio una felicità transitoria, fragile e per così dire infangata, qui sulla terra. «Venne meno il mio cuore e la mia carne, o Dio del mio cuore». E` un venire meno buono, da ciò che è inferiore a ciò che è superiore; precisamente come si dice in un altro salmo: Desidera e viene meno la mia anima negli atri del Signore (Sal 83,3), e in un altro ancora: L`anima mia viene meno nella tua salvezza (Sal 118,81). Tuttavia, avendo asserito che vennero meno sia il cuore che la carne, non soggiunse: Dio del mio cuore e della mia carne, ma: Dio del mio cuore. E` il cuore infatti che purifica la carne. Per questo il Signore dice: Mondate ciò che è dentro, e ciò che è fuori sarà mondo (Mt 23,26). E poi dice che Dio stesso è la sua eredità; non qualcosa ricevuta da Dio, ma proprio lui: Dio del mio cuore e mia eredità, o Dio, per tutti i secoli (Sal 72,26): fra tutte le cose che gli uomini eleggono, a lui piacque eleggere Dio. Ma tutti coloro che si allontanano da te, periranno: hai distrutto chiunque ti è stato infedele (Sal 72,27): cioè chi si abbandona all`amore per molti dèi. E finalmente segue il versetto, in vista del quale sembra che sia stato premesso tutto ciò che il salmo recita: Ma per me, il mio bene è starmene presso Dio: non andarmene lontano, non abbandonarmi a liberi amori. Ma la vicinanza a Dio sarà perfetta quando sarà libero tutto ciò che deve esserlo. Frattanto però vale ciò che segue: Porre in Dio la mia speranza (Sal 72,28). Ma dice l`Apostolo: Vedere già ciò che si spera, non è speranza: ciò infatti che si vede, come ancora sperarlo? Ma se speriamo ciò che non vediamo, noi l`aspettiamo con paziente attesa (Rm 8,24-25). Ma noi, viventi ancora in questa speranza, adempiamo ciò che segue nel salmo, e saremo, a nostro modo, angeli di Dio, cioè suoi messaggeri: annunciando cioè la sua volontà e lodando la sua gloria e la sua grazia.




Nessun commento: