lunedì 10 marzo 2008

L'ADORAZIONE NELL'APOCALISSE di Giovanni


commento e spiegazione a cura di
ITALO MINESTRONI

TERZA SEZIONE LE SETTE TROMBE DEL GIUDIZIO (capp. 8-11)
Per due volte finora Giovanni ci ha fatto passa d'innanzi il panorama della storia della Chiesa: la prima volta, quando ha diretto le sette lettere alle sette Chiese; la seconda, quando in cielo ha mostrato l'Agnello che apre i sigilli del libro. Finora sono stati aperti sei sigilli, e prima che venisse aperto il settimo vi è stata una sospensione per dar modo a Giovanni di presentarci la Chiesa di Dio Militante sulla terra e la Chiesa trionfante in cielo. All'apertura del settimo sigillo sarà ora dato il via al suono delle SETTE TROMBE DEL GIUDIZIO. Queste trombe del giudizio non simboleggiano avvenimenti determinati, ma si riferiscono a calamità che sempre si succedono durante tutta questa era cristiana. Esse hanno da una parte un carattere retributivo, in quanto Dio punisce con esse gli oppositori e persecutori di Cristo e della Chiesa affinché si ravvedano; dall'altra simboleggiano solo i giudizi iniziali di Dio (e non l'esplosione totale della sua collera finale), che, pur toccando l'universo in varie parti, colpiscono solo una terza parte della terra, del mare, dell'acqua, del sole, della luna, delle stelle ecc. Questi giudizi divini seguono un certo ordine: i primi quattro danneggiano i cattivi nel loro essere fisico, gli ultimi tre recano angoscia spirituale. Inoltre, tali giudizi sono espressi in un linguaggio che ricorda le dieci piaghe d'Egitto: grandine e fuoco (8, 7), tenebre (8, 12), locuste (9, 3), ma si concretizzano in modo più terribile in quanto grandine e fuoco in Apocalisse sono misti a sangue, le locuste danneggiano non solo l'erba e gli alberi, ma anche gli uomini.
CAPITOLO VIII
APERTURA DEL SETTIMO SIGILLO LE QUATTRO PRIME TROMBE
(8, 1) «E QUANDO L'AGNELLO EBBE APERTO IL SETTIMO SIGILLO»: si tratta dell'ultimo sigillo, la cui apertura rende interamente aperto il libro della storia della Chiesa e del mondo. Allora «SI FECE SILENZIO NEL CIELO PER CIRCA LO SPAZIO DI MEZZ'ORA». Perché questo silenzio? Esso vuole mostrare l'intensa attesa con cui gli spiriti angelici e disincarnati in cielo seguono lo svolgersi del piano di Dio sulla terra, specialmente nei momenti che sembrano decisivi, allorché la retribuzione iniziale divina, pur sempre spaventosa e terribile, sta per riversarsi sui cattivi. Anche nei profeti dell'Antico Testamento la venuta del Signore per il giudizio è sempre introdotta con un riferimento al silenzio (Abacuc 2, 20; Sofonia 1, 7; Zaccaria 2, 13). Questo silenzio solenne si protrae «PER CIRCA LO SPAZIO DI MEZZ'ORA», durante il quale tace la gran voce di lode dei riscattati e tacciono i cori angelici. Tutto perciò è raccoglimento e adorazione silenziosa!
(8, 2) «E IO VIDI I SETTE ANGELI CHE STANNO IN PIE' DAVANTI A DIO»: questo "stare in piè" o tenersi davanti a Dio, esprime l'atteggiamento di chi è al servizio e agli ordini immediati di Dio. Il modo in cui qui si parla di questi sette angeli mostra che si tratta di angeli di ordine molto elevato, o di arcangeli. «E FURONO DATE LORO SETTE TROMBE»: una per ciascuno, affinché potessero fare intendere lontano l'annunzio dei grandi avvenimenti. Presso gli Ebrei venivano annunziate a suon di tromba la guerra, le feste (Numeri 10, 2 ecc.) e nelle Sacre Scritture esso annunzia dei grandi avvenimenti, nei quali si ha un intervento particolare di Dio (cfr. Esodo 19, 16.19; Numeri 16, 46; Gioele 2, 1; Matteo 24, 31 ecc.).
(8, 3) Quindi compare sulla scena «UN ALTRO ANGELO», il quale «SI FERMO' PRESSO L'ALTARE»; si tratta di un'immagine evocante l'altare d'oro dell'incenso o dei profumi, che nel tempio stava davanti alla cortina dell'arca. L'angelo «VENNE... AVENDO (in mano) UN TURIBOLO D'ORO» dentro cui c'era della brace accesa, che poi versò sull'altare. Quindi «GLI FURONO DATI MOLTI PROFUMI»: che cosa rappresentano questi profumi? Ci pare l'intercessione di Gesù in cielo a vantaggio della Sua Chiesa perseguitata, perché tale intercessione, che si basa sull'espiazione fatta da Gesù, purifica e santifica le preghiere dei credenti. Infatti si dice subito: «AFFINCHE' LI UNISSE ALLE PREGHIERE DI TUTTI I SANTI SULL'ALTARE D'ORO CHE ERA DAVANTI AL TRONO»: quei "profumi" sono uniti "alle preghiere di tutti i santi", che pregano essendo in tribolazione e nella persecuzione, ma le cui preghiere sono imperfette e hanno bisogno quindi di essere profumate dalla intercessione di Cristo.
(8, 4) Tanto è vero che a fusione avvenuta, il «FUMO DEI PROFUMI E DELLE PREGHIERE DEI SANTI SALI' DALLA MANO DELL'ANGELO AL COSPETTO DI DIO», significando ciò che le preghiere sono accolte in cielo.
(8, 5) L'angelo si rende conto che le preghiere sono state accolte e perciò «PRESE IL TURIBOLO» rimasto vuoto del fuoco accanto all'altare «E L'EMPI' DEL FUOCO DELL'ALTARE», ossia della brace su cui erano stati arsi i profumi e le preghiere nell'altare «E LO GETTO' SULLA TERRA»: dopo che Dio ha accolto le preghiere dei suoi santi, il fuoco che viene gettato sulla terra vuol significare la risposta di Dio a quelle preghiere mediante l'invio dei suoi giudizi su di essa, con i quali scatena i suoi flagelli sugli empi per convertirli o punirli. Emblemi e segni precursori di tali giudizi divini, che stanno per colpire la terra, sono «I TUONI E VOCI E LAMPI E UN TERREMOTO CHE SEGUIRONO» al versamento del fuoco sulla terra. Da notare che vi è un crescendo nella gravità dei giudizi divini di fronte alla crescente empietà, che ostinatamente resiste agli appelli di Dio. Nell'Apocalisse questa crescente gravità dei flagelli, non si osserva soltanto nella loro serie annunziata dalle trombe. Infatti, se si paragonano tra loro le tre serie di giudizi connessi prima con i sette sigilli, poi con le sette trombe e quindi con le sette coppe, si noterà che mentre i cavalieri hanno potestà sopra "la quarta parte della terra" (6, 8), i flagelli delle trombe colpiscono "la terza" parte della terra, del mare, ecc. Quelli poi che seguono al versamento delle coppe sulla terra sono assai più radicali (cap. 16): ogni essere vivente nel mare perisce, le acque dolci diventano sangue, il sole brucia gli uomini, il regno della bestia diventa tenebroso... A misura che aumenta l'empietà umana, i giudizi di Dio sono più severi. Poiché la prima serie dei giudizi divini, inflitti con l'apertura dei sette sigilli, ci ha condotti col sesto sigillo in vista del "gran giorno dell'ira", così la seconda serie con la settima tromba (11, 15-19) ci conduce parimenti alla soglia del giudizio. Questo, che si può constatare nella seconda (capp. 4-7) e terza sezione (8-11) della prima parte dell'Apocalisse, è anche facilmente constatabile nelle sezioni della seconda parte (di cui la prima nei capp. 12-14; la seconda nei capp. 15-16 e la terza nei capp. 17-19). Da ciò si rileva che ogni inizio di sezione ci riporta agli inizi della nostra economia cristiana per poi concludersi col giudizio finale, alla seconda venuta di Cristo. Questo carattere ciclico della tessitura dell'Apocalisse rende evidente che i flagelli minacciati e versati sulla terra prima dai cavalieri dei sette sigilli, poi dal suono delle sette trombe e quindi dal versamento delle sette coppe d'ira, non avvengono in ordine separato e progressivo ma sono tra loro contemporanei nella storia della Chiesa. I giudizi divini, cioè, possono essere ora più severi ora meno, secondo il beneplacito di Dio, ma tutti tendono a far ravvedere gli empi.
(8, 6) «E I SETTE ANGELI CHE AVEVANO LE SETTE TROMBE SI PREPARARONO A SUONARE»: i tuoni e i lampi avvertono gli angeli che è giunto il momento, in cui dovranno dare i loro segnali col suono delle trombe.
(8, 7) «E IL PRIMO (angelo) SONO' (la tromba) E VI FU GRANDINE E FUOCO»; come nella settima piaga d'Egitto (Esodo 9, 24), «MESCOLATI CON SANGUE CHE FURONO GETTATI SULLA TERRA», cosa che non si ebbe in Egitto e che qui forse vuol significare che il flagello cagionerà la morte di molti. In conseguenza «LA TERZA PARTE (della superficie) DELLA TERRA FU ARSA, E LA TERZA PARTE DEGLI ALBERI FU ARSA ED OGNI ERBA VERDE FU ARSA»: con la parola "erba" si intende tutta la vegetazione erbacea necessaria all'alimentazione dell'uomo e del bestiame. Da tenere presente che Giovanni, parlando di una "terza parte" colpita non intende una superficie contigua (come ad esempio continenti dell'Europa o dell'Asia), ma vuole intendere che l'insieme delle parti della terra colpite costituiscono complessivamente una terza parte di essa. Con tutta probabilità il castigo inflitto da questa prima tromba vuol significare che, durante tutta l'economia cristiana, Cristo affliggerà i persecutori della Sua Chiesa con vari flagelli.
(8, 8) «POI SONO' IL SECONDO ANGELO (la seconda tromba) E UNA MASSA SIMILE A UNA GRANDE MONTAGNA ARDENTE FU GETTATA NEL MARE». Si noti che Giovanni non vede una montagna ma "una massa simile a una montagna"; si tratta cioè di una massa infuocata aventi le dimensioni di una montagna. Essa simboleggia il terrore dei giudizi divini sul mare. In questa "massa ardente" gettata nel mare, alcuni hanno voluto vedere Satana infuriato, altri una grande eresia, altri la Chiesa invasa dal fanatismo, altri l'imperatore Vespasiano (69-79) sotto il cui impero fu distrutta Gerusalemme, e altri infine le invasioni barbariche. Si tratta di speculazioni cervellotiche. In essa è da vedere piuttosto tutta la calamità e tutti i disastri che avvengono in mare, il quale diviene strumento di Cristo per ammonire e punire gli empi. Il fatto che essa è "ardente" vuol simboleggiare gran turbamento e commozione (cfr. Salmo 46, 2; Isaia 34, 3; 54, 10; Ezechiele 38, 20; Michea 1, 5; Nahum 1, 5; Giobbe 9, 5 ecc.). Questo giudizio divino è più severo del primo: «LA TERZA PARTE DEL MARE DIVENNE SANGUE».
(8, 9) «E LA TERZA PARTE DELLE CREATURE VIVENTI CHE ERANO NEL MARE MORI', E LA TERZA PARTE DELLE NAVI PERI'», cioè venne distrutta e con essa i passeggeri ed equipaggio.
(8, 10) «POI SONO' IL TERZO ANGELO»: la terza tromba e con essa, dopo che sono stati colpiti la vegetazione e il mare, viene colpita la terza parte dei fiumi e delle fonti delle acque. Infatti, al suono della tromba «CADDE DAL CIELO UNA GRANDE STELLA, ARDENTE COME UNA TORCIA; E CADDE SULLA TERZA PARTE DEI FIUMI E SULLE FONTI DELLE ACQUE»: è Dio che fa cadere questa stella per realizzare i suoi giudizi.
(8, 11) «IL NOME DELLA STELLA E' ASSENZIO»: termine che qui indica un veleno mortale (Geremia 9, 15; 23, 15) e perciò si comprende come «LA TERZA PARTE DELLE ACQUE DIVENNE ASSENZIO, E MOLTI UOMINI MORIRONO A CAGIONE DI QUELLE ACQUE, PERCHE' ERANO DIVENUTE AMARE», cioè velenose (cfr. Esodo 15, 23; 2 Re 2, 19). Si tratterebbe di peste causata dalla insalubrità dell'acqua. Gli amanti delle speculazioni inutili hanno voluto vedere in questa stella un condottiero giudeo, oppure Attila re degli Unni, oppure gli eretici o qualche loro capo.
(8, 12) «POI SONO' IL QUARTO ANGELO, (la quarta tromba) E LA TERZA PARTE DEL SOLE FU COLPITA E LA TERZA PARTE DELLA LUNA E LA TERZA PARTE DELLE STELLE, AFFINCHE' LA LORO TERZA PARTE SI OSCURASSE E IL GIORNO NON RISPLENDESSE PER LA SUA TERZA PARTE E LO STESSO AVVENISSE NELLA NOTTE»: con ciò vengono descritti tutti i mali dovuti all'anormale funzionamento dei corpi celesti durante questa età del Vangelo. Questo giudizio ricorda la nona piaga d'Egitto (Esodo 10, 21-23) e richiama alla mente i profeti che parlano spesso di oscuramento della luce del giorno (Amos 8, 9; 5, 20; Gioele 2, 30-31; cfr Atti 2, 20), e le tenebre che invasero il paese d'Israele per oscuramento del sole, da mezzogiorno alle ore tre, alla morte di Cristo (Luca 23, 44). Non è possibile dire se l'oscuramento dei luminari celesti si riferisca a una diminuzione costante di un terzo della loro luce oppure al loro oscuramento totale durante una terza parte del giorno o della notte. E' inutile poi cercare qui la spiegazione fisica di un tale fenomeno. Quanti seguono la corrente della spiegazione storica dell'Apocalisse, vedono qui annunziata o la rovina del popolo d'Israele, o quella dell'Impero Romano con le invasioni dei barbari e con le stragi di Alarico e di Attila. Colo invece che seguono la corrente della interpretazione allegorica del libro, vi vedono un'eclissi straordinaria che oscura il sole della Rivelazione divina, la luna della sapienza umana e le stelle (i conduttori) della Chiesa Cristiana. Riteniamo più giusto considerare i quattro flagelli annunziati dalle prime quattro trombe come dei castighi che colpiscono la dimora, i mezzi di assistenza, le cose che allietano la vita degli uomini, onde tutti siano tratti a ravvedimento.
(8, 13) Quattro angeli hanno suonato le loro trombe ed ora v'è una sospensione. Giovanni quindi dice: «E GUARDAI E UDII UN'AQUILA CHE VOLAVA IN MEZZO AL CIELO», perciò in modo da poter essere vista e intesa da qualsiasi parte. Questa sospensione serve a distinguere il gruppo delle prime quattro trombe da quello delle tre seguenti, che annunzieranno flagelli più gravi delle precedenti, i quali colpiranno direttamente gli uomini. Il fatto che questo uccello sia "un'aquila" presagisce male, perché l'aquila è un eccello da preda (Matteo 24, 28): essa infatti è solitamente l'emblema del giudizio divino che piomba sugli uomini come l'aquila sulla preda (cfr. Deuteronomio 28, 29; Abacuc 1, 8). Perciò essa «DICEVA CON GRAN VOCE», in modo da essere udita da tutti, «GUAI, GUAI, GUAI A QUELLI CHE ABITANO SULLA TERRA, A CAGIONE DEGLI ALTRI SUONI DI TROMBA DEI TRE ANGELI CHE DEBBONO ANCORA SUONARE»: in altre parole essa annunzia che i tre restanti flagelli, che saranno annunziati dalle tre ultime trombe, saranno peggiori dei primi quattro per "quanti abitano sulla terra", ma specialmente per gli empi.

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