mercoledì 18 giugno 2008

L’EUCARISTIA, SPERANZA DEL REGNO


di Pd Raniero Cantalamessa
in La Parola e la vita, Città Nuova 1990, pp. 273-274


Il «già» che l’Eucaristia celebra è la pienezza della grazia e della gioia messianica; essa ci ricorda che lo Sposo è già con noi (cf Mc 2,19).(...)Eppure, esso non è un banchetto chiuso e definitivo; c’è qualcosa di «inconcluso» in esso che affiora ogni istante. Si è come in quel festino di cui parla il Vangelo, in cui si aspetta che, da un momento all’altro, entri il re per vedere i commensali (Mt 22,11). È un banchetto che — come quello della notte dell’esodo — si consuma in piedi, con la cintura ai fianchi, come chi è in attesa di partire per la terra promessa. Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga (1 Cor 11,26). (...) Istituendo l’Eucaristia, Gesù, per così dire, diede appuntamento alla sua Chiesa per un altro banchetto, quello che si sarebbe compiuto nel Regno di Dio (cf Mt 26,29). L’Apocalisse parla proprio di questo banchetto nuovo ed eterno, al quale l’Agnello ora aspetta la sposa: Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello! (Ap 9,9). Per questo, dopo la consacrazione, noi diciamo: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta!». Non basta, naturalmente, che noi proclamiamo la nostra fede nel ritorno del Signore a parole soltanto, durante la Messa; anche in ciò, l’Eucaristia deve «invadere» la vita. È la nostra vita intera che deve proclamare che noi siamo in attesa che il Signore venga, e proclamarlo per il modo in cui sappiamo affaticarci e gioire nelle cose di quaggiù, mantenendo viva la fede e ardente la speranza nelle cose di lassù, dove Cristo ci aspetta. Non siamo solo noi, infatti, che aspettiamo il Signore; anche il Signore aspetta noi!

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