venerdì 28 settembre 2007

Il Transito di Francesco d'Assisi (legg.Maggiore)

Avendo conosciuto molto tempo prima il giorno del suo transito, quando esso fu imminente disse ai frati che entro poco tempo doveva deporre la tenda del suo corpo, come gli era stato rivelato da Cristo.
Durante il biennio che seguì alla impressione delle stimmate, egli, come una pietra destinata all'edificio della Gerusalemme celeste, era stato squadrato dai colpi della prova, per mezzo delle sue molte e tormentose infermità, e, come un materiale duttile, era stato ridotto all'ultima perfezione sotto il martello di numerose tribolazioni.
Nell'anno ventesimo della sua conversione, chiese che lo portassero a Santa Maria della Porziuncola, per rendere a Dio lo spirito della vita, là dove aveva ricevuto lo spirito della grazia.
Quando vi fu condotto, per dimostrare che, sul modello di Cristo-Verità, egli non aveva nulla in comune con il mondo, durante quella malattia così grave che pose fine a tutto il suo penare, si prostrò in fervore di spirito, tutto nudo sulla nuda terra: così, in quell'ora estrema nella quale il nemico poteva ancora scatenare la sua ira, avrebbe potuto lottare nudo con lui nudo.
Così disteso sulla terra, dopo aver deposto la veste di sacco, sollevò la faccia al cielo, secondo la sua abitudine totalmente intento a quella gloria celeste, mentre con la mano sinistra copriva la ferita del fianco destro, che non si vedesse.
E disse ai frati: " Io ho fatto la mia parte; la vostra, Cristo ve la insegni ".
Piangevano, i compagni del Santo, colpiti e feriti da mirabile compassione. E uno di loro, che l'uomo di Dio chiamava suo guardiano, conoscendo per divina ispirazione il suo desiderio, si levò su in fretta, prese la tonaca, la corda e le mutande e le porse al poverello di Cristo, dicendo: " Io te le do in prestito, come a un povero, e tu prendile con il mandato della santa obbedienza ".
Ne gode il Santo e giubila per la letizia del cuore perché vede che ha serbato fede a madonna Povertà fino alla fine; e, levando le mani al cielo, magnifica il suo Cristo, perché, alleggerito di tutto, libero se ne va a Lui.
Tutto questo egli aveva compiuto per lo zelo della povertà, che lo spingeva a non avere neppure l'abito, se non a prestito da un altro.
Volle, di certo, essere conforme in tutto a Cristo crocifisso, che, povero e dolente e nudo rimase appeso sulla croce.
Per questo motivo, all'inizio della sua conversione, rimase nudo davanti al vescovo; per questo motivo, alla fine della vita, volle uscire nudo dal mondo e ai frati che gli stavano intorno ingiunse per obbedienza e carità che, dopo morto, lo lasciassero nudo là sulla terra per il tratto di tempo necessario a percorrere comodamente un miglio .
Uomo veramente cristianissimo, che, con imitazione perfetta, si studiò di essere conforme, da vivo, al Cristo vivente; in morte, al Cristo morente e, morto, al Cristo morto, e meritò l'onore di portare nel proprio corpo l'immagine di Cristo visibilmente!
Finalmente, avvicinandosi il momento del suo transito, fece chiamare intorno a sé tutti i frati del luogo e, consolandoli della sua morte con espressioni carezzevoli li esortò con paterno affetto all'amore di Dio.
Si diffuse a parlare sulla necessita di conservare la pazienza, la povertà, la fedeltà alla santa Chiesa romana, ma ponendo sopra tutte le altre norme il santo Vangelo.
Mentre tutti i frati stavano intorno a lui, stese sopra di loro le mani, intrecciando le braccia in forma di croce (giacché aveva sempre amato questo segno) e benedisse tutti i frati, presenti e assenti, nella potenza e nel nome del Crocifisso.
Inoltre aggiunse ancora: " State saldi, o figli tutti, nel timore del Signore e perseverate sempre in esso! E, poiché sta per venire la tentazione e la tribolazione, beati coloro che persevereranno nel cammino iniziato! Quanto a me, mi affretto verso Dio e vi affido tutti alla Sua grazia! ".
Terminata questa dolce ammonizione, I'uomo a Dio carissimo comandò che gli portassero il libro dei Vangeli e chiese che gli leggessero il passo di Giovanni, che incomincia: " Prima della festa di Pasqua... ".
Egli, poi. come poté, proruppe nell'esclamazione del salmo: " Con la mia voce al Signore io grido, con la mia voce il Signore io supplico " e lo recitò fin al versetto finale: " Mi attendono i giusti, per il momento in cui mi darai la ricompensa ".
Quando, infine, si furono compiuti in lui tutti i misteri, quell'anima santissima, sciolta dal corpo, fu sommersa nell'abisso della chiarità divina e l'uomo beato s'addormentò nel Signore.
Uno dei suoi frati e discepoli vide quell'anima beata, in forma di stella fulgentissima, sollevarsi su una candida nuvoletta al di sopra di molte acque e penetrare diritta in cielo: nitidissima, per il candore della santità eccelsa e ricolma di celeste sapienza e di grazia, per le quali il Santo meritò di entrare nel luogo della luce e della pace, dove con Cristo riposa senza fine.
Era, allora, ministro dei frati della Terra di Lavoro frate Agostino, uomo davvero di grande santità. Costui, che si trovava ormai in fin di vita e aveva perso ormai da tempo la parola, improvvisamente fu sentito dagli astanti esclamare: " Aspettami, Padre, aspettami. Ecco sto già venendo con te! ".
I frati gli chiesero, stupiti, con chi stesse parlando con tanta vivacità. Egli rispose: " Non vedete il nostro padre Francesco, che sta andando in cielo? "; e immediatamente la sua anima santa, migrando dal corpo, seguì il padre santissimo.
Il vescovo d'Assisi, in quella circostanza, si trovava in pellegrinaggio al santuario di San Michele sul Monte Gargano. Il beato Francesco gli apparve la notte stessa del suo transito e gli disse: " Ecco, io lascio il mondo e vado in cielo ".
Al mattino, il vescovo, alzatosi, narrò ai compagni quanto aveva visto e, ritornato ad Assisi, indagò accuratamente e poté costatare con sicurezza che il beato padre era migrato da questo mondo nel momento stesso in cui egli lo aveva saputo per visione.
Le allodole, che sono amiche della luce e han paura del buio della sera, al momento del transito del Santo, pur essendo già imminente la notte, vennero a grandi stormi sopra il tetto della casa e roteando a lungo con non so qual insolito giubilo, rendevano testimonianza gioiosa e palese alla gloria del Santo, che tante volte le aveva invitate a lodare Dio.

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